Politica |
Trent’anni
buttati al vento
«Come
è stato possibile che si sviluppasse una campagna aberrante
contro Calabresi, un “nemico” dell’umanità nella cui
eliminazione fisica un pezzo d’Italia vide un segno di
giustizia? Fino a che punto ci siamo emendati da quella
schifezza? La mia ipotesi è semplice e disarmante. E’
stato possibile, ed è ancora possibile, perché l’uomo è
un animale ideologico e da sempre ha secolarizzato, cioè
trasportato nel mondo dei conflitti civili, la tensione
religiosa ed etica tra bene e male |
di
Giuliano Ferrara |
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Sembrerebbe
che chi, per capire come vanno le cose, si affidasse alla lettura
di un giornale, ne otterrebbe idee parziali. Chi invece si
affidasse alla lettura di più giornali, ne otterrebbe idee
confuse. Come venirne fuori? Ciascuno di noi vive un’esperienza
elementare che gli permette, se non proprio di giudicare, di
sentire l’accento di verità o di menzogna di quello che gli
viene detto. Esistono poi degli interlocutori, dei testimoni
credibili, che si avvertono come amici nel cammino della propria
conoscenza, anche se - come segnala Ferrara - sono
possibili degli errori devastanti, laddove la tensione morale e
religiosa, ovvero laicamente la tensione verso la giustizia, può
indurre a ritenere che il mondo non vada, ma debba andare secondo
le proprie idee. Questo è l’atteggiamento ideologico, ossia l’atteggiamento di chi, in base alle proprie analisi, ritiene essere lo sviluppo della realtà. Si capisce facilmente che questo atteggiamento risulta nell’uomo che mette la propria idea al posto di Dio, laicamente della verità, pensando eventualmente che Dio - in fondo - sia d’accordo con lui. In tal senso, Ferrara dice una cosa giusta quando afferma che questa tendenza dell’uomo a mettersi al posto di Dio è naturale (cristianamente si chiama peccato originale); dice - forse- una cosa sbagliata, quando implicitamente afferma che allora la tensione religiosa ed etica non deve centrare con le cose laiche, lasciando così spazio all’arbitrio delle idee, cioè dell’ideologia. Come venirne fuori? Ammettendo che dentro la storia, cioè nelle cose laiche, possa sussistere una storia, religiosa ed etica, di uomini che, con tutti i loro errori, amano ed aiutano ad amare la verità più di se stessi e che quindi - come diceva Guitton - sottomettono la propria ragione, cioè le proprie idee all’esperienza. Noi, con tutti i nostri errori, siamo certi di partecipare a questa storia e leggiamo allegramente i giornali e coltiviamo con passione le nostre idee. Quanto siamo perplessi sulla frase citata di Ferrara, tanto siamo d’accordo con l’editoriale del suo giornale (Il papa non è mai malato, Il Foglio, 24 maggio 2002), in cui con evidenza afferma «che il Papa non è un monarca, ma il vicario di Cristo. Non ha potere, ha carisma» e contro tutte le speculazioni, anche ecclesiastiche, «fino alla morte il Papa è vivo». |
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