Fede
Non vagabondi ma pellegrini
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Trentamila in
marcia verso Loreto
Giancarlo Vecerrica, vescovo di Fabriano - Matelica,
intervistato: «Non siate vagabondi, ma pellegrini. Camminare senza
direzione, come appunto un vagabondo, non fa scoprire nulla, essere
pellegrini significa desiderare una meta. Questo desiderio è ciò che
unisce chi accetta il nostro invito a camminare verso il destino buono che
Dio ha voluto per ogni uomo. A camminare si fa fatica, ma molti possono
testimoniare che ne vale la pena perché hanno intuito cosa c’è alla meta».
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di Giorgio Paolucci
Venticinque
anni fa erano in trecento, l'anno scorso in trentamila. E stasera quanti
saranno quelli che cammineranno a piedi dallo stadio Helvia Recina di
Macerata al santuario di Loreto, pellegrini della notte nella campagna
marchigiana? Come al solito a Piazza Strambi, sede del Comitato promotore
che in queste ore è in perenne attività, non si sbilanciano. Di certo si sa
che fioccano le iscrizioni, che solo da Milano arriveranno 20 pullman, che
sono annunciate partecipazioni da Belgio, Croazia, Spagna e Svizzera, e che
il sito (www.pellegrinaggio.org)
ha registrato 1600 contatti solo nell'ultima settimana. Gli organizzatori
hanno preparato quarantamila rosari e altrettanti cappellini da regalare ai
partecipanti. E quarantamila fiaccole, per illuminare un pezzo di questa
notte in cui ciascuno porterà nel cuore le domande, i dubbi, le speranze, i
dolori di cui è intessuta l'esistenza d'ogni uomo. Come nel 1978, a guidare
il pellegrinaggio a piedi da Macerata a Loreto ci sarà Giancarlo Vecerrica,
allora giovane insegnante di religione, oggi vescovo di Fabriano-Matelica.
L'hanno già chiamato "il vescovo del pellegrinaggio": non perché ne sia il
proprietario, ma perché tutti riconoscono in lui l'anima di quello che è
diventato uno dei gesti di devozione popolare più seguiti in Italia. Chi ha
già partecipato lo sa: non è uno che guida per modo di dire, per tutta la
notte la sua voce esorta con forza a pregare, a cantare, a offrire la
stanchezza e il sonno che prima o poi bussano alla porta dei pellegrini, ad
ascoltare le testimonianze di chi è stato toccato dalla Grazia o di chi
mette la sua miseria nelle mani di Maria.
Da
trecento a trentamila, ogni anno le adesioni aumentano: qual è il segreto di
questo successo?
«Nessuna strategia di
marketing religioso, per carità. Piuttosto
la conferma della grande sete di verità che anima l'uomo di oggi, e del
fascino che l'esperienza cristiana esercita su quanti sono alla ricerca di
una risposta per le proprie attese.
Ogni anno sono colpito dalle storie umane che si ritrovano fianco a fianco
nel cammino verso la Santa Casa di Loreto, dalla grande partecipazione di
gente che non frequenta la chiesa ma che avverte in questo gesto una traccia
di verità per la sua vita, un'attrattiva buona a cui non si rimane
indifferenti. Lo scrive anche Sant'Agostino: c'è qualcuno che non desidera
la verità della vita?»,
Qual è
l'accento particolare dell'edizione 2003?
«Quello di quest'anno è
il pellegrinaggio dell'entusiasmo per la vita e per la fede. Un entusiasmo
che non sia l'infatuazione passeggera per una delle tante mode del momento,
magari farcita di spiritualità a buon mercato, ma
l'attaccamento a una Presenza
che dà senso all'esistenza perché può essere sperimentata nella quotidianità.
Vorrei riproporre a tutti il senso del messaggio pasquale che ho inviato ai
fedeli della diocesi di Fabriano-Matelica, e che era intitolato "L'evento
cristiano sprigiona tutta la positività della vita"».
Il
pellegrinaggio è nato come proposta che lei fece agli studenti del suo liceo
per un gesto di ringraziamento al termine dell'anno scolastico, ed è
caratterizzato dalla partecipazione di tanti ragazzi delle più diverse
provenienze e tipologie. Come si riesce ad arrivare al cuore dei giovani?
«Testimoniando che c'è
una positività che scaturisce dalla Presenza di Gesù nel mondo, e che questa
presenza si può incontrare nella comunità cristiana. Il mondo giovanile è
pervaso da curiosità, desiderio e stupore, e grande è la responsabilità
degli adulti - compresi i pastori della Chiesa - perché sappiano comunicare
speranza, facciano vedere come il cristianesimo è capace di far fiorire la
positività dell'esistenza. Certo, i proclami non arrivano al cuore:
si deve fare esperienza di ciò che si vuole comunicare, lo scetticismo e la
disperazione di tanti giovani nascono dal fatto che troppa gente vende sogni
a buon mercato».
Non può essere
un sogno a buon mercato anche camminare per una notte da Macerata a Loreto?
«Durante il nostro
percorso di domani notte rilancerò una frase che dicevo ai miei studenti:
non siate vagabondi, ma pellegrini.
Camminare senza direzione,
come appunto un vagabondo, non fa scoprire nulla, essere pellegrini
significa desiderare una meta.
Questo desiderio è ciò che unisce chi accetta il nostro invito a camminare
verso il destino buono che Dio ha voluto per ogni uomo. A camminare si fa
fatica, ma molti possono testimoniare che ne vale la pena perché hanno
intuito cosa c'è alla meta».
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