Birmania

 

«Birmania, cremate le vittime delle stragi»


«I militari starebbero utilizzando il crematoio pubblico che si trova a nord-est di Rangoon per far sparire i corpi delle vittime della repressione, così da impedire ogni  futura “conta del male”. “Ho visto personalmente bruciare 71 cadaveri”, ha rivelato un testimone oculare alle fonti del corriere. La notizia è stata confermata, dall’ex capitale birmana, anche da un giornalista del Sunday Times, anonimo, per evidenti ragioni di sicurezza […]. La descrizione di quanto avvenuto è raggelante ma non consente di stimare un bilancio, neppure approssimativo, di quante siano effettivamente le vittime della repressione. La giunta è ferma a dieci uccisi “ufficiali”. Mentre per l’opposizione democratica i morti sarebbero “almeno duecento”.»


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Commento
 

 
Paolo Salom, Corriere della sera, 08.10.2007


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Democrazia: «Birmania, cremate le vittime delle stragi». «I militari starebbero utilizzando il crematoio pubblico che si trova a nord-est di Rangoon per far sparire i corpi delle vittime della repressione, così da impedire ogni  futura “conta del male”. “Ho visto personalmente bruciare 71 cadaveri”, ha rivelato un testimone oculare alle fonti del corriere. La notizia è stata confermata, dall’ex capitale birmana, anche da un giornalista del Sunday Times, anonimo, per evidenti ragioni di sicurezza […]. La descrizione di quanto avvenuto è raggelante ma non consente di stimare un bilancio, neppure approssimativo, di quante siano effettivamente le vittime della repressione. La giunta è ferma a dieci uccisi “ufficiali”. Mentre per l’opposizione democratica i morti sarebbero “almeno duecento”.», Paolo Salom, Corriere della sera, 08.10.2007


 
Rassegnina  

La lezione birmana

  • «Birmania, cremate le vittime delle stragi», Paolo Salom, Corriere della sera, 08.10.2007
    «I militari starebbero utilizzando il crematoio pubblico che si trova a nord-est di Rangoon per far sparire i corpi delle vittime della repressione, così da impedire ogni  futura “conta del male”. “Ho visto personalmente bruciare 71 cadaveri”, ha rivelato un testimone oculare alle fonti del corriere. La notizia è stata confermata, dall’ex capitale birmana, anche da un giornalista del Sunday Times, anonimo, per evidenti ragioni di sicurezza […]. La descrizione di quanto avvenuto è raggelante ma non consente di stimare un bilancio, neppure approssimativo, di quante siano effettivamente le vittime della repressione. La giunta è ferma a dieci uccisi “ufficiali”. Mentre per l’opposizione democratica i morti sarebbero “almeno duecento”.»
     
  •  «I bonzi finiscono nei forni crematori. Ancora vivi», Maria Acqua Simi, Libero, 09.10.2007
    «Alcuni testimoni oculari raccontano ad Asianews di aver visto “soldati spogliare i monaci delle loro tuniche, come per non compiere un sacrilegio, e poi colpirli a sangue durante gli interrogatori”.
    Immagini inquietanti, che evocano ricordi del passato. Come quello dell’immediato dopo guerra italiano, quando la resistenza partigiana sequestrò il piccolo Rolando Rivi, quindicenne seminarista della bassa emiliana. Gli levarono la tonaca, quel che aveva di più caro, lo uccisero a colpi di fucile e lo lasciarono morire in un bosco. La tonaca venne appesa ad un porticato, in segno di sfregio.»
  • Dal “Programma” del Lanzin, la “via birmana al socialismo”, varata nel 1962:
    «Al posto di dio bisogna mettere l’uomo, che è l’essere supremo […]. La filosofia del nostro partito è una dottrina puramente mondana e umana. Essa non è una religione […]. La storia dell’umanità è non solo storia di nazioni e di guerre, ma anche di lotta di classe. Il socialismo intende mettere fine a questo sfruttamento dell’uomo sull’uomo. L’ideale del socialismo è una società prospera, ricca, fondata sulla giustizia. Non c’è posto per la carità. Noi faremo di tutto, con metodi appropriati, per eliminare atti e opere di falsa carità e assistenza sociale. Lo stato pensa a tutto. Nutrire ed educare i figli dei lavoratori sarà esclusiva responsabilità dello stato, quando ci saranno abbastanza risorse economiche. L’attività di imprese sociali fondate sul diritto di proprietà privata è contro natura e non fa che sfociare in antagonismi sociali. La proprietà dei mezzi di produzione deve essere sociale […]. Un’azione può essere considerata come retta, morale, solo quando serve agli interessi dei lavoratori. Per un uomo, lavorare tutta la vita per il benessere dei suoi concittadini e per quello dell’umanità in spirito di fratellanza è il “Programma delle Beatitudini” per la società dell’Unione Birmana.»

 

Commento:

 


Birmania, settembre-ottobre 2007. Abbiamo visto scendere in piazza un intero popolo, guidato da migliaia di monaci. Non contro qualcosa, ma per chiedere innanzitutto quella libertà e quella possibilità di sopravvivere che un regime militare comunista filocinese nega da più di quarant’anni con ogni mezzo, riducendo alla fame quella che era la prima nazione al mondo per esportazione di riso.

Da ogni parte sono pervenute espressioni di solidarietà al popolo birmano e attestati di stima per i bonzi, di cui si è soprattutto sottolineato, in una prospettiva tipicamente “occidentale”, l’esemplare pacifismo. Neanche un cenno al fatto che si trattasse precisamente di monaci, impegnati in una esperienza che, comunque la si voglia intendere, resta religiosa.

Questo è il cuore della lezione birmana e la forza, da tutti sottaciuta, di questo sommovimento di popolo.

Il “Programma” del Lanzin, la “via birmana al socialismo”, varata nel 1962, recita: “Al posto di dio (minuscolo) bisogna mettere l’uomo, che è l’essere supremo[…]. La filosofia del nostro partito è una dottrina puramente mondana e umana. Essa non è una religione”. Al contrario, quello che abbiamo visto dimostra che una religiosità sinceramente vissuta è l’unica condizione di promozione dell’umano. Solo dove il senso del mistero domina la concezione della vita, solo dove vi è spazio per un’autentica religiosità, l’uomo può essere rispettato e la libertà salvaguardata e divengono possibili opere come quelle costruite dai bonzi intorno alle loro pagode (scuole, università, ospedali).

I nostri opinionisti e intellettuali che versano fiumi di inchiostro per dimostrare quanto siano incompatibili religiosità e democrazia, sponsorizzando lo sdoppiamento di coscienza, devono incassare il duro colpo inflitto loro dalle tonache rosse dei bonzi.

 

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