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Cultura

«L’avanzata dello strano cristiano che fa paura a Ezio Mauro»

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di Giuliano Ferrara,
Il Foglio, 18 novembre 2002


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Cultura: «L’avanzata dello strano cristiano che fa paura a Ezio Mauro», di Giuliano Ferrara, Il Foglio, 18 novembre 2002
 
Rassegnina  
 

Commento:

 

Piccolo Hegel     In margine a

RAI DUE Giovedì 20.45

D
opo due trasmissioni, due, di Socci, le quali a loro volta vengono dopo un diluvio “santoriano”, “costanziano”, “biagiano”, etc., il direttore di Repubblica, Ezio Mauro, si allarma.


L'ampia attenzione prestata alla Madonna di Medjiugorie, al Papa, alla Sindone, insieme a qualche frase degli intervistati, lo inducono a richiamare enfaticamente: non abbiate paura.


Secondo Mauro, all’orizzonte sta comparendo un nuovo pericolo: un cattolico originario e primitivo, che ci crede e che ci crede a tal punto da usare “integralmente” di tutto - politica, economia, e soprattutto Rai (che per i salotti è più tutto di tutto) - al fine di esprimere quello che pensa. Il direttore de la Repubblica accusa il colpo di questa realtà che ammira, tanto che scrive: «Ritengono di avere incontrato Dio. Ma non tramite l’adesione a una dottrina o ad una filosofia religiosa, bensì attraverso quell’“avvenimento” che è la concreta, fisica nascita del cristianesimo duemila anni fa». Però un istante dopo ricade nella logica chiusa degli schieramenti: quella realtà è ora giudicata irrimediabilmente tradizionalista e di destra, quindi potenzialmente eversiva, perché non riconosce quel moderno “tutto” che è lo Stato. Di più: copre Berlusconi, che è notoriamente un incolto, ma se ne frega; dentro la Chiesa fa quello che gli pare, alla faccia di quel cattolicesimo, democratico e progressista, con cui era così bello dialogare. Anche perché, con quei cattolici, in fondo la sinistra parlava con se stessa. Lo osserva Giuliano Ferrara su Il Foglio (L’avanzata dello strano cristiano che fa paura a Ezio Mauro, Il Foglio, 18 novembre): «Mauro, che è intelligente, e svelto in ogni sua mossa, li ha capiti e ne ha timore, per questo invita l’esercito a non averne paura… cerca di bloccare l’avanzata dello strano cristiano».


Don è stato semplice capire la logica dell’articolo di Mauro. Ma consultandoci con i compagni di filosofia, abbiamo compreso: è la logica di Hegel.


Il mondo, la vita civile - almeno nell’Occidente - sono costituiti dal tutto che è lo Stato e, all’interno di questo, dalla dialettica tra destra e sinistra. Non esiste altro. In queste condizioni, l’unico problema, che si sente acutissimo nell’articolo di Mauro, è il potere e il modo per accaparrarselo. Questione, questa, che nonostante la retorica degli ideali, attanaglia la sinistra nostrana, così antiquata, inconcludente e divisa. Noi, come involontariamente riconosce lo stesso Mauro, non siamo così: non siamo interessati al numero; non siamo schiavi del potere, anche se ne comprendiamo l’utilità; siamo invece amanti della vita, della verità che può dare la felicità all’uomo. Questa è la nostra stranezza: “siamo cresciuti nella Repubblica” (come riconosce Mauro), rispettando scrupolosamente lo Stato (anche se non è tutto, come riconoscono i riformisti di sinistra), costruendo ovunque possibile (opere, cultura e politica), resistendo a un continuo tentativo di ostracismo intellettuale (non riuscito), secondo il quale l’altro è irrimediabilmente il nemico cui contrapporsi. Hegelianamente.
 

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