Genealogia dei ceppi: Berlese, Casoni, Bomboi e Sanguineti ed altre famiglie collegate.

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Famiglia Berlese

        Il più remoto antenato di cui (finora) sia noto il nome è Antonio (1°) (1675? - ?); di costui sappiamo, appunto, solo il nome, non sappiamo il luogo di nascita (anche se possiamo ipotizzare sia S. Angelo) e si può solamente ipotizzare una credibile data di nascita. Finora non ci è noto il nome della moglie. L'unico altro dato certo è che avrà un figlio di nome Domenico.

        Di Domenico (1°) (1705? - ?) sappiamo poco di più, comunque poco; per la maggior parte possiamo avanzare solo delle credibili ipotesi. Potrebbe essere nato attorno al 1705. Si sposa per almeno due volte: la prima, attorno al 1724, con Domenica Casarino; rimasto vedovo, con figli a carico, si sposa una seconda volta. La seconda moglie (la nostra antenata) si chiama Chiara Favaro (secondo altri documenti Bustaco) (1718? - ?) supponiamo possa essere nata verso il 1718, ma sappiamo per certo che è figlia di tal Francesco; il matrimonio  avviene il 6 febbraio 1738 a S. Angelo. Domenico avrà molti figli (un totale di almeno 17: dei quali 7 da Domenica, e sicuramente 10 (ma forse anche 11) da Chiara). Fra i numerosi figli, fra i quali è probabile si sia verificata un'altissima morienza infantile, il 14° è Antonio (2°), il nostro antenato.

Antonio (2°) (S. Angelo 1753 – S. Trovaso 1816) fra il 1775 e il 1776 risiede a Preganziol. All'età di 24 anni e ½, il 6 novembre 1777, a Cappella di Martellago (attualmente frazione di Scorzè), si sposa con Maria Longo (1754? – ?) "... figlia di Girolamo ... dalla Capella di Martelago ..." [0]. Li troviamo dopo poco a S. Lazzaro di Treviso, ove, il 27 agosto 1784 "... alle ore diecisette ...", nasce il figlio Domenico. Di Antonio (2°) non sappiamo se abbia avuto altri figli, né quando né dove. Antonio, trasferitosi a S. Trovaso, vi muore  "... per idropisia..." il 4 gennaio 1816, all'età di "63 anni ... vedovo ... domiciliato al n° 32 ...". Di Maria (che, in alcuni altri documenti, compare anche col soprannome "Zanin") ne sappiamo ancor di meno.

Domenico (2°) (S. Lazzaro 1784 – Sambughè 1833), a 22 anni "... cattolico, villico ..." si sposa con Teresa Vecchiato "... di Preganziol ..." questo avviene a Preganziol l'8 gennaio 1806. In un primo tempo gli sposi si trasferiscono a S. Angelo di Treviso (a quel tempo "... S. Angelo di Canizan ..."). Domenico e Teresa avranno cinque figli: Maria (1807 – ?), Costantino (1808 – 1808), Costante (1809 – 1874), Moisè (1815 – 1818) e Mosè (1819 – ?) [1]. Mentre i primi tre figli nascono in S. Angelo, gli altri due nascono, invece, a S. Trovaso, in seguito al trasferimento della famiglia in questo luogo (potrebbe essere che Domenico (2°) porti con sé anche il padre Antonio (2°)). Domenico, rimane vedovo nel 1821: Teresa termina la sua esistenza terrena a 36 anni “… per consunzione ... in sua casa, al n° 18 di S. Trovaso ...”. Dopo aver trascorso qualche tempo a Campocroce, Domenico si trasferirà a Sambughè, (ove morirà all’età di 49 anni, il 3 settembre 1833) raggiungendo, forse, il figlio maggiore. Al momento della morte, causata da "... febbre gastrica nervosa maligna ..." (un cancro allo stomaco?) risulta essere "... domiciliato in Sambughè al n° 12 ...".

Costante (S. Angelo 1809 – Sambughè 1874) nel febbraio 1832 è "... domiciliato in Campocroce al n° 18 ..." si sposa a 23 anni a Sambughè "... cattolico, villico, celibe ..." con Maddalena Antoniati (Canizzano 1809 – Sambughè 1847) che risulta essere "... unica figlia ..." di "... Vincenzo ... fabbro ..." nonché "... abitante in Sambughè al n° 72 ...". A differenza del padre (la cui breve esistenza è vissuta in ben sei località) la vita e la discendenza di Costante sembrano essere concentrate tutt'e due a Sambughè. Con Maddalena ha sette figli, ma di questi, fra il 1839 e il 1846 gliene muoiono quattro, dei quali due nello stesso anno (1843); sopravvivono: Vincenzo [2] (1834 – ?); Teresa (1838 – 1917) e Giovanni Martino (1842 – 1908), che darà origine alla nostra discendenza. Fra il 1834 e il 1842 abita "... al n° 12 di Sambughè ...". Maddalena termina la sua esistenza a Sambughè nel 1847, a soli 38 anni "... dopo il decubito di anni due da tisi tracheale...". Potrebbe essere in seguito a ciò che nel 1850 Costante sembra essersi trasferito al n° 11. Infine, nel 1864, va ad abitare al n° 33 assieme ai tre figli sopravvissuti. Costante morirà a Sambughè il 3 febbraio 1874, all’età di 64 anni "... per marasmo e pellagra.".

Giovanni Martino (Sambughè 1842 – Sambughè 1908) anch'egli "... cattolico, villico, celibe ..." nel 1868 (alla tarda età di ben 26 anni!) si sposa a Gardigiano con Maria Luigia Guidotto [3] (Campocroce 1843 – Sambughè 1914), nata "... in Campocroce del Terraglio ...". Essi avranno otto figli, dei quali certamente tre moriranno in tenera età. Sopravvivono: Angelo Domenico [4] (1869 – 1936), Luigi Domenico (1870 – ?) [5], Giuseppe (Sambughè 1876 – Treviso 1946) e Maria Maddalena (1885 – 1959); di Lorenzo Francesco (1882 – ?) non si hanno notizie, ma c’è chi sostiene che potrebbe essere emigrato addirittura in America [6]. Giovanni Martino rimarrà nella casa paterna dal 1864 almeno sino al 1872, il fratello Vincenzo abiterà con lui (e, assieme a loro, le rispettive famiglie), fino al dicembre 1865 e poi, di nuovo, dal 1872. Giovanni Martino che nel 1874 si trasferisce "... al n° 57 ...", muore a Sambughè il 16 agosto 1908, all’età di 65 anni, munito di "... tutti i conforti religiosi ...". Maria Luigia passerà a miglior vita in Sambughè nel 1914, a 71 anni "... per risipola sulla faccia e testa ...".

Giuseppe (Sambughè 1876 – Treviso 1946) nasce a Sambughè, qui, nel 1899, a 23 anni, si sposa con Virginia Schiavon (Scandolara 1881 – Sambughè 1912), di soli 18 anni!. Negli anni seguenti genereranno dodici figli, fra questi due coppie sono parti gemellari; tre figli muoiono da piccoli. Nel 1912 Virginia muore in seguito a terribili ustioni definite "... scottature di 3° grado estese a tutto il corpo.", in seguito a ciò Giuseppe è costretto, in un primo tempo, a trasferirsi a lavorare a Savona. La famiglia si sbanda: i figli sono accolti ed allevati dai nonni materni, di questi, in seguito, Angelo, Alfonso, Elena e Assunta restano in Veneto, ma gli altri emigrano: Massimiliano nel 1927 va in Argentina; Daniele, Clementina e Alessandra si trasferiscono in Francia rispettivamente negli anni 1929 nel 1952 e in data imprecisata; Giovanni viene in Liguria nel 1938. Giuseppe dal giugno 1936 andrà a vivere a Zero Branco; morirà a Treviso nel 1946 all’età di 70 anni.

Giovanni (Sambughè 1908 – Lavagna 1984) nel 1938 si trasferisce in Liguria e ottiene la patente di guida. Durante la 2° guerra mondiale è richiamato sotto le armi: viene arruolato come autiere con la Divisione di fanteria Cosseria, (appartenente al CV Battaglione Mortai 81); partecipa alla campagna di Russia e rimane parzialmente ferito ad un ginocchio, dopo essere stato colpito da alcune schegge di rimbalzo. Nel 1952 sposerà Angela Casoni (Chiavari 1913 – Lavagna 1988). Giovanni avrà un figlio, Giuseppe Temistocle (Chiavari 1954), il quale nel 1978 sposerà Patrizia Bomboi.

 

Famiglia Schiavon “Nisto” [7]

Di Antonio Schiavon “Nisto” sappiamo solo il nome, che potrebbe aver avuto in moglie Caterina Casarin [8], che molto probabilmente ebbe due figli, Angelo e Giovanni (1°), che nel febbraio 1810 era già defunto e che il soprannome di famiglia potrebbe risalire addirittura a suo padre. Tutto il resto ce lo dobbiamo inventare.

Giovanni (1°) (Levada 1783? – ? ?) "... cattolico, villico ..." e "... nato e sempre dimorante nella parrocchia di Levada ..." nel 1810, presumibilmente a 23 anni d'età, in S. Ambrogio di Grion sposa Antonia Cagnin, "... nata e sempre dimorante in questa parrocchia ...". Giovanni (1°) ci risulta essere "... abitante in Levada al n° 32 ..." luogo nel quale nascono i suoi otto figli; di questi ne muoiono cinque in tenera età, altri due, nel 1856, muoiono a distanza di due settimane l’una dall’altro. Sopravvive solamente GioBatta “Nisto” (1818-1888). È credibile che i rapporti di Giovanni (1°) col fratello Angelo fossero buoni, perché madrina di battesimo di GioBatta è la zia acquisita Perina Manesso. Non ci è dato di sapere né dove né quando Giovanni (1°) e Antonia siano morti.

GioBatta “Nisto” (Levada 1818 – Sambughè 1888) nel 1840, a 22 anni, "... cattolico, villico ..." in S. Ambrogio di Grion sposa Teresa Bottacin (S. Ambrogio di Grion 1823 – Sambughè 1900), di 17 anni da poco compiuti! "... nata in questa parrocchia ...". Nel 1843 sono residenti a Scandolara e vi risiederanno almeno sino al 1865; qui nasceranno i loro dieci figli; di questi sopravvivranno solamente in tre: Clementina, Raimondo e Giovanni (2°), gli altri sette morranno piccolissimi. In alcune registrazioni ritroviamo GioBatta descritto come "... cattolico, possidente ...", in alcune altre è descritto come "...falegname...". La famiglia [9] trascorre un periodo ad Ospedaletto, da qui, nel novembre 1883 si trasferirà a Sambughè, ove, all’età di settant’anni, GioBatta morirà "... per risipoli flenumor(?) ...". Teresa morirà a Sambughè nel 1900, alla bell'età di 77 anni! "... d'aniorcatite (?) generativa ...".

Giovanni (2°) (Scandolara 1852 – ? ?) "... cattolico, villico, celibe, sempre domiciliato a Scandolara ..." nel 1877 si sposa a Zero Branco con Maria Granello (Sambughè 1858 – Sambughè 1929) che pare essere l’unica sopravissuta di cinque figli. Per i primi anni continuarono ad abitare in Scandolara (qui vi nacquero i loro primi tre figli); nel luglio 1882 sono ad Ospedaletto (ove nasce la quarta figlia), nel novembre 1883 si trasferiscono a Sambughè (ove nascono gli altri dieci figli), assieme al fratello Raimondo (e alla sua famiglia), portandosi addietro i genitori. Dei quattordici figli di Giovanni (2°) almeno nove moriranno in tenerissima età, fra i cinque figli sopravvissuti c’è Virginia, nata a Scandolara. Sono Giovanni (2°) e Maria che, dopo la morte della loro figlia Virginia, si occuperanno dei suoi figli. Se i ricordi di mio padre erano esatti questo suo nonno dovrebbe esser vissuto sino a 82 anni, quindi essere morto nel 1934. Maria muore a Sambughè nel 1929 "... per paralisi ...".

Note di lettura:

·  in grassetto blu aviazione: il collegamento ipertestuale alla scheda individuale;
·  in grassetto nero: il riporto dell'antenato diretto;
·   in corsivo blu: i brani testuali trascritti dai documenti originali;
·
   le date seguite dal punto interrogativo sono date ipotetiche.


[0] L'8 febbraio dello stesso anno (1777), sempre a Cappella, il fratello Lazaro si sposa con tale Antonia "Zanin" Longo di "Zuliano", credibilmente cugina di Maria.

[1] Mosè, dopo essere vissuto per un certo tempo in S. Angelo con la seconda moglie, si trasferisce in un primo momento a Sambughè; riparte per S. Angelo nel novembre 1861, quindi ritorna a Sambughè, per andarsene una seconda volta, a Preganziol, nell'agosto 1870.

[2] Vincenzo in Sambughè ha un primo figlio che muore piccolissimo; nel dicembre 1865 va ad abitare a Quinto di Treviso (e qui ha avuto almeno una figlia). Nell'aprile 1872 ritorna in Sambughè, qui nasce un altro figlio che, purtroppo, muore piccolissimo anche questo. Suppongo che ne sia ripartito una seconda volta, perché in Sambughè non ho trovato la registrazione della sua morte, è credibile si sia trasferito a Gardigiano.

[3] In alcuni documenti il cognome Guidotto viene trascritto sotto la forma dialettale di Vidotto.

[4] Con alcuni discendenti di Angelo Domenico sono stati riallacciati buoni rapporti di frequentazione.

[5] Luigi Domenico emigrò a Treviso nel novembre 1908.

[6] Lorenzo Francesco potrebbe quindi aver dato origine ad un ulteriore frazionamento della famiglia.

[7] Il soprannome “Nisto” si riferisce non tanto ad un’unica persona (come fui indotto a credere in un primo momento, basandomi solo sui ricordi di mio padre, che raccontandomi di suo nonno, Giovanni Schiavon, me lo citava come “me nono Nisto”), bensì a tutto il gruppo famigliare (come scopersi in seguito alle mie ricerche), quasi fosse un’estensione del cognome stesso. Si può pensare che questo nome compaia già agli inizi del 1700, perché pare attribuibile addirittura al padre del capostipite qui citato. Quest’appellativo non sempre compare nelle varie registrazioni parrocchiali, io, per tener parzialmente fede a questo principio lo cito unitamente al cognome solo quando compaia almeno in una registrazione parrocchiale.

[8]  Salvo successivi e più approfonditi accertamenti.

[9] Si può pensare che GioBatta e i due figli Raimondo e Giovanni (2°) siano vissuti sempre assieme e, sempre assieme, si siano spostati nei vari luoghi.


Questo sito, di proprietà di Giuseppe Berlese, è stato aggiornato martedì 01 novembre 2011

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