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Un tempo viveva a Ornica un tizio soprannominato Gambes, originario della Val Gerola. Costui aveva lasciato amici e parenti nel suo paese natale e un giorno, avendo saputo che uno di questi era gravemente ammalato, si mise in viaggio per recarsi a fargli visita. Risalendo verso il passo di Salmurano arrivò in località Crap Laspelagia, che si trova nei pressi del passo. Fermatosi un attimo per prendere fiato, scorse steso sopra un sasso un grosso rettile con la testa simile a quella di un maiale e due occhi piccoli e lucenti come lampadine. La bestia si trascinava lentamente su due piccole zampe munite di unghie acuminate. Superato il primo attimo di panico, il Gambes prese la zappa che portava in spalla e con quella colpì l'animale. Subito in tutta la Val di Salmurano si udirono echeggiare dei terribili lamenti e delle urla paurose emesse dal rettile che si era rifugiato in una grossa buca scavata nel terreno. Il viandante, atterrito da quelle urla se la diede a gambe, risalì di fretta le ultime rampe verso il passo di Salmurano e poi scese in Val Gerola verso la casa dell'amico ammalato. Giunto al suo capezzale, gli chiese come stava e con grande stupore si sentì rispondere con un filo di voce: "Come vuoi che stia dopo la tremenda zappata che mi hai assestato?". E dopo aver detto queste parole, spirò. Il Gambes, più spaventato che mai, si rese conto che il rettile incontrato sul Salmurano altri non era se non l'anima dannata del suo amico, già confinata in quel posto quando il corpo era ancora in vita. Sconvolto per la drammatica esperienza vissuta, il Gambes prese la via del ritorno, ma non arrivò mai a Ornica. Non è dato di sapere che cosa gli sia accaduto lungo la strada, quello che è certo è che da quel momento nessuno ha saputo più nulla di lui. Si racconta tuttavia che qualcuno abbia udito molto tempo dopo la sua voce lamentosa echeggiare nella Val di Salmurano e c'è chi asserisce che tali lamenti si sentano talvolta ancora adesso. Manco a dirlo, sia il Gambes che il suo amico di Gerola erano persone di poca fede, che frequentavano di rado la chiesa e la domenica, invece di andare a messa, preferivano dedicarsi al lavoro. Così almeno assicura chi ha tramandato la storia. |