Una ragazza si interroga su cosa si aspetta dal proprio futuro
Sulla mia strada
di Claudia Chiapparelli
Luciano Ligabue intitolava così il suo tour del 2000, “sulla mia strada”, e oggi che mi trovo a scrivere un articolo su cosa voglio fare da grande (impresa non facile a 17 anni, ve lo garantisco) prendo spunto da queste parole che mi hanno fatto riflettere più di una volta. Spesso, guardando il biglietto di quel concerto che ancora conservo con molta cura, mi chiedo: cosa c’è sulla mia strada? O meglio: cosa voglio che ci sia sulla mia strada? A dire la verità ho sempre avuto le idee poco chiare a riguardo, ma quest’anno, forse perché ho vissuto nuove esperienze, o forse solo perché sono cresciuta rispetto agli anni passati, comincio a capire meglio che cosa desidero veramente dalla vita, e mi gusto pian piano questa meravigliosa sensazione di aver scoperto la mia indole, il mio carattere, i miei obiettivi.
Ho deciso che la mia sarà una strada piena di bambini, non importa se poi sarò un insegnante, un’assistente sociale o una psicologa, questa è una di quelle cose che scoprirò col tempo, per ora so soltanto che voglio dedicare a loro il mio tempo, voglio avere una vita allegra, e dove c’è allegria ci sono i bambini, su questo non c’è dubbio. Certamente continuerà ad avere un posto importante sulla mia strada il volontariato, anzi, mi auguro che col passare degli anni aumenti sempre di più il tempo da trascorrere con chi è meno fortunato. Mi viene in mente proprio a questo proposito una frase molto bella di una canzone di Renato Zero che dice “…fragili, deboli, non negargli un po’ del tuo amore…”; quali parole migliori di queste potrebbero convincerci a non lasciare o a intraprendere il mondo del volontariato!
Viviamo
in un mondo dove si lavora per arricchirsi, per diventare qualcuno, per
ascendere una scala fatta di imbrogli e poi vantarsene davanti alla gente. Si
rincorre il potere, il denaro, il successo, la moda; no, non ho voglia di
sprecare in questo modo la mia vita, la mia strada sarà grande per ospitare
chiunque chiederà di passarci sopra; rincorrerò un sogno invece del potere, un
sorriso invece del denaro, un “grazie” invece del successo, una mano tesa
invece della moda. Voglio arrivare alla fine della mia strada, voltarmi e vedere
bambini che ridono, e ancora persone che sono felici perché sono vive, voglio
vedere le lacrime scomparire dai loro volti, è questo quello che voglio
realizzare, e nessuno mi venga a dire che è un’utopia: ho 17 anni, lasciatemi
sognare e cercare di realizzare tutto con un po’ di forza di volontà, con un
po’ di amore per gli altri.
Ho avuto dalla vita una grande fortuna, quella di aver ricevuto dalle persone che sono cresciute e continuano a crescere con me gli affetti giusti al momento giusto: un sorriso nella tristezza, un abbraccio nello sconforto, il perdono nell’errore; in questo modo ho imparato a sorridere, ad abbracciare, a perdonare ed è ciò che vorrei saper trasmettere agli altri.
Voglio lavorare e nello stesso tempo essere utile a qualcuno e quel Qualcuno saranno i bambini, perché è da loro che si sente la verità, è da loro che si impara ad amare le piccole cose (“solamente i bambini schiacciano il naso contro i vetri. Solo loro sanno quello che cercano, perdono tempo per una bambola di pezza, e lei diventa così importante che, se gli viene tolta, piangono…” Il Piccolo Principe), solo loro ti chiedono scusa, perché non sanno cos’è l’orgoglio, o meglio, lo sanno benissimo perché non sono stupidi, solo non conoscono la cattiveria e quindi tutto diventa un gioco; solo loro quando passano davanti ai barboni che fanno l’elemosina rimangono profondamente turbati e ci ripensano per tutto il giorno. Queste sono le persone con cui voglio passare la vita; ho bisogno di persone vere, sincere e finora le ho trovate solo in loro.
Si vive una volta sola, giusto?!… E allora rendiamoci utili da subito perché a quanto pare non ci sarà una seconda volta per rimediare.
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