Il problema dell'educazione visto da un'angolazione diversa

RIFLETTIAMO SU UN ALTRO ASPETTO DEL 

"PIANETA SCUOLA"

 

 

L’IMPORTANZA DELLA SCUOLA NEI PAESI DEL TERZO MONDO

di Giovanni Bonacci (Studente del Liceo Tacito)

 

Attualmente in numerosi paesi dell’emisfero sud del mondo (e non solo)  una  delle cause del  mancato sviluppo è indubbiamente la mancanza di istruzione. E per istruzione si intende sia l’apprendimento scolastico sia, successivamente,l’apprendimento di come vada portata avanti un’attività lavorativa di carattere operaio, amministrativo o manageriale.

L’assenza di persone che trasmettano queste conoscenze agli abitanti locali è dovuta sì alla difficoltà che queste persone vengano formate, ma anche (concedetemi questa tesi, sostenuta da numerose testimonianze e numerosi documenti) al fatto che c’è chi trae profitto da questa difficoltà e di riflesso fa di tutto perché persista.

Ma torniamo ora alla radice del problema: nei paesi sottosviluppati (una nazione per tutte: il Congo) nella stragrande maggioranza dei casi mancano insegnanti di ruolo e l’educazione elementare e media è affidata ad individui semplici come tutti gli altri, i quali hanno però qualcosa più degli altri culturalmente parlando; questo qualcosa in  più si riduce tuttavia ad una conoscenza non approfondita della materia in questione ed è addirittura pensabile che il dislivello scolastico con le élite delle nazioni sia tale che un qualunque liceale italiano potrebbe andare in quei posti ad insegnare ai suoi coetanei, disponendo, tra l’altro, di conoscenze addirittura superiori a quelle dei professori locali; non solo: la società attuale ci impone il raggiungimento di una specializzazione in qualunque campo dopo il periodo scolastico. In questo una qualunque nazione di 3° fascia viene drammaticamente ridicolizzata!!!! (E non dite che non esistono nazioni di 3° fascia, perché questa mia affermazione non è suffragata dalle mie parole, ma dalla politica di “certi governanti”).

Detto questo, resta da curare un aspetto esterno a quello didattico: la crescita intellettuale del ragazzo in questione. Sotto questo aspetto, dal basso della mia esperienza di studente, posso dire che è fondamentale indurre l’adolescente, o prima ancora il bambino, ad un’analisi critica ed obiettiva delle materie, la storia in primis.

Sono fermamente convinto che questa sia la chiave di “svolta” della situazione, visto che un qualunque studente di un qualsiasi paese povero, analizzando quanto è stato fatto dal 1500 ad ora sulla pelle della sua nazione e quanto ancora si sta facendo sulla medesima pelle lacerata da ferite che di questo passo non si rimargineranno mai, capirebbe perché la via dell’emancipazione economica e culturale è così difficile da imboccare. (Vi ricordano niente le stragi degli Indios in Sudamerica, la tratta di schiavi africani, le sanguinose dominazioni inglesi, olandesi, francesi e ancora quelle dei Belgi e diciamolo… degli Italiani in tutto il continente africano o, infine, la nauseante ingordigia delle multinazionali nell’economia del Sudamerica che ha avuto un ruolo determinante nella recente crisi argentina?). Detto questo, finito il periodo scolastico è importante che ognuno sia in grado di procurarsi e di lavorare le materie prime di cui ha bisogno e di portare avanti la politica del proprio paese sotto l’aspetto diplomatico, economico, organizzativo e dell’istruzione. Tutto ciò richiede un bagaglio di competenze e di mezzi che raramente sono messi a disposizione e che costano tanti tanti soldi, troppi! Qualunque nazione tra quelle sviluppate potrebbe permettersi un’iniziativa umanitaria di questo tipo, di sicuro molto più utile del già tanto discusso azzeramento del debito. Perché dunque nessuno lo fa? Evidentemente, come ho già detto, fa comodo a molti che tutto ciò persista. Mi sia concessa, per concludere, la citazione di una frase tratta da una vecchia canzone dei Litfiba: “Non è la fame ma è l’ignoranza che uccide!”

 

 

 

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