Una breve rassegna di ciò che popola la nostra vita reale e i nostri sogni di fuga
TRA EVASIONE E REALTA': SPECIALE CINEMA
Cosa mi affascina e cosa mi fa paura
di Angelo Rampotti
10 COSE DELLA REALTA’ CHE MI FANNO PAURA:
10 COSE DELLA REALTÀ’ ALLE QUALI NON SAPREI RINUNCIARE:
10 COSE CHE MI FANNO PAURA DELL’EVADERE DALLA REALTA’:
10 MODI PREFERITI DI “OLTREPASSARE” LA REALTÀ’:
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SPECIALE CINEMA
Breve rassegna di recensioni di alcuni dei film passati per le nostre sale
ELEPHANT
di Giovanni Bonacci
Agghiacciante,
profondo, terribile, essenziale; Gus Van Sant è riuscito a fare in modo che
Elephant non fosse un film retorico, eppure nella semplice cronaca di una
giornata “qualunque” in un liceo statunitense c’è un commento oggettivo e
completo dei difetti di quella società ed una sottile nota di biasimo agli
adulti spesso assenti o inadeguati al ruolo di genitori. La pellicola non ha un
vero e proprio protagonista ed il protagonista ha intrapreso la temeraria e
affascinante via dei racconti paralleli riuscendo brillantemente a dare ritmo e
logica al racconto: ogni personaggio viene seguito singolarmente per una decina
di minuti per essere poi tralasciato e ripreso da Van Sant che ha genialmente
deciso di ricucire le varie storie ripartendo ogni volta dal punto in cui il
racconto era stato interrotto; capita quindi di vedere la stessa scena o di
risentire le stesse battute più volte, ma sempre da un’inquadratura diversa o
seguendo un altro personaggio. Il film racconta le banalità e le vicende che
ciascun ragazzo può vivere a scuola; le ansie, i disagi, i momenti di amicizia
e quelli di solitudine mettendo infine a fuoco la storia di due ragazzi
evidentemente abbandonati a se stessi disgustati dal mondo della scuola e
schizzati dai loro compagni di classe. I due ordinano ad un tratto delle armi su
internet e dopo aver ideato minuziosamente un piano fanno irruzione a scuola e
TANTO PER RABBIA QUANTO PER DIVERTIMENTO iniziano a sparare all’impazzata
facendo strage tra i ragazzi e sottoponendo talvolta le loro vittime a macabri
momenti di attesa sospesi tra la vita e la morte. Il film si conclude con
l’immagine di uno dei carnefici che uccide a bruciapelo il suo “compagno”
e dopo aver scovato una coppia di fidanzati nascosti nella dispensa inizia a
canticchiare ormai in delirio. La palma d’oro a Cannes è più che meritata
per questo film che, ispirandosi ad una storia vera, “sbatte in faccia allo
spettatore” le delicate e mai abbastanza dibattute questioni del libero
commercio di armi in America, di una società sempre più disinteressata al
mondo dei giovani troppe volte costretti a chiudersi a guscio, avvolti dalle
loro paure e feriti dall’indifferenza dei coetanei che rispondono con cinismo
alle loro richieste di aiuto. Sinceramente non credo che questo riconoscimento
(miglior regia) sia sufficiente per far arrivare alle orecchie della società
statunitense tutta la gravità del problema in questione, ammiro la coerenza del
regista (Van Sant ha lavorato in proprio, scegliendo ragazzi qualunque come
attori, e distaccandosi nettamente dagli studios holliwoodiani), tuttavia finché
ci saranno presidenti che intraprenderanno guerre mascherando i loro interessi
economici per missioni umanitarie o uomini politici che useranno ogni occasione
per gridare “Dio benedica l’America” difficilmente quella società riuscirà
a svegliarsi dal suo sogno illusorio e ben altre tragedie avverranno prima di
capire che è l’ora di cambiare direzione. I fotogrammi di Elephant
rispecchiano solo parzialmente i paradossi di un mondo dove la competizione
precede di gran lunga il bene comune, e dove chi non è assicurato può anche
morire per strada piuttosto che trovare un posto in ospedale… Scusate, forse
mi sono lasciato un po’ prendere la mano; in fondo avete ragione voi: gli
interessi delle industrie belliche vengono prima della vita dei giovani, meglio
smerciare le armi nei supermarket che farsi scrupoli, ma se le vittime di tanta
incontrollata frustrazione fossero i vostri figli che cosa direste? Lasciatemi
indovinare… “God bless America!”.