Riflettendo sulla Parola: chi è quell'uomo percosso e derubato dai briganti?

 

UN "SOPRAVVISSUTO" SPECIALE NELLA BIBBIA

 

 

“Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gèrico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall’altra parte. Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre. Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n’ebbe compassione. Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui. Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all’albergatore, dicendo:  Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno. Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?”. Quegli rispose: “Chi ha avuto compassione di lui”. Gesù gli disse: “Va e anche tu fa lo stesso!”.

(LUCA 10, 30-37)            

 

DA "AMARE" di Padre David Maria Turoldo

 

Notiamo subito i personaggi della parabola: un uomo, una banda, un prete, un levita, un samaritano, un oste che incassa… Forse ci siamo tutti. Prima un uomo. Chi era? Anzi, chi è? Non ha nome, non c’è una carta d’identità (tanto meno il samaritano gli chiederà documenti). Non un segno per sapere chi fosse, anzi chi sia. Può essere un ebreo o un arabo; un giovane o un vecchio, un povero o un ricco (sì, anche un ricco, per una volta derubato anche lui), un onesto, un disonesto (sì, anche un disonesto, dal momento che è carico di ferite); può essere un bianco, un nero, un europeo, un americano; un maoista, un bolscevico, un anarchico; può essere un cattolico, un protestante, un musulmano… Può essere perfino un contestatore; un brigante anche lui; un assassino… Infatti è sempre un rischio fermarsi non già ad aiutare, ma perfino a guardare. Oggi poi!… Ma si sa almeno chi è significato. E’ un uomo in viaggio, un uomo in cammino; ed è sulla strada che va da Gerusalemme a Gerico; non da Gerico a Gerusalemme; non c’è nulla di inutile nei Vangeli; e attenti a tutti i particolari, che sono particolari sottolineati da Cristo. Se andava a Gerusalemme, si poteva pensare ad un pellegrino, a un uomo “che saliva al tempio per pregare”. Invece può essere un pellegrino di ritorno, già dimesso dalla Chiesa; o addirittura uno che volta le spalle alla religione, almeno a quella religione. Potrebbe essere un operaio che andava a cercar lavoro nella piana ubertosa di Gerico, non trovandolo nella capitale santa. E’ un uomo che “incappò in una banda di briganti”; ed ora è spogliato e percosso; e poi è lasciato solo, mezzo morto, carico di ferite, ai margini della strada. Non c’è dubbio circa chi significhi questo uomo: un qualsiasi uomo, spogliato, percosso, umiliato, emarginato. Anche se fosse un delinquente; almeno dal momento che uno è caricato di ferite; fosse anche Caino. Dio è anche dalla parte di Caino dal momento che Caino può essere braccato: “Guai a chi uccide Caino! Costui sarà ucciso sette volte…”. Un uomo: quest’oceano di uomini spogliati, percossi, umiliati, sfruttati, offesi, morenti, abbandonati ai margini della cosiddetta civiltà ai margini delle grandi arterie della vita, dell’organizzazione, dell’industria, del commercio; abbandonati al limitare del deserto; o ricacciati indietro come cavallette nella giungla. Un uomo, molti uomini,; centinaia di milioni di indiani, milioni di africani, di asiatici, di cinesi. Sacche di umanità per ogni continente: sacche di disoccupati, ingrumati fino nelle piazze centrali del sistema. E andrà ancora peggio. Tutti caduti in mano ai briganti? Quando uno vive in un sistema dove l’uomo non conta niente, perché conta il profitto avanti tutto; conta l’efficienza, la potenza, il denaro, quest’ultimo cosa deve dire? Quando uno pensa a quante di queste ricchezze, che fondano il nostro orgoglio e il nostro strapotere, provengono dal paese dei poveri e dal loro sfruttamento; e noi diventiamo sempre più ricchi e loro sempre più poveri - come sostiene la Populorum progressio -. Quest’uomo cosa deve rispondere? Pensiamo alla provenienza della maggior parte dell’oro del mondo e dei diamanti e di tanta parte dell’energia; pensiamo ai capitali dell’America Latina che sono per due terzi in mani straniere; pensiamo alla vicenda del Cile, del Nicaragua, della Cambogia, dell’Indonesia… Altro che un uomo mezzo morto, ai margini della civiltà! Potranno mai rialzarsi e continuare il loro cammino queste turbe immense di infelici? “Per caso, un sacerdote scendeva sulla medesima strada…” E chi è questo sacerdote? E’ sufficiente dire che è un prete? Ma io conosco tanti preti che si sono fermati. Questo sia detto come premessa. Il primo dunque a passare di lì è un sacerdote: perché? Lo avesse messo per ultimo, o non lo avesse neppure nominato! Un prete, e per primo! E’ naturale. Se non si mette in testa a tutti un prete a salvare l’uomo; un prete che si fermi dove c’è un uomo in pericolo, qualcuno che è spogliato, oppresso, umiliato; se non si ferma un prete davanti a un povero caricato di ferite e depredato perfino della sua dignità, chiunque egli sia, chi deve fermarsi per primo? Se una religione, una fede, non si propone per prima cosa la salvezza dell’uomo, una salvezza che sia concreta, tempestiva, operante persino dentro la cronaca più nera; se una religione non ha come scelta primaria la partecipazione umana - come Cristo che si fa uomo - che religione sarà mai? Da notare che il sacerdote “quando lo vide…”, quando vide quell’uomo, “passò oltre dall’altra parte”. Perché? Lo ha riconosciuto forse? Lo ha giudicato? Comunque ha creduto bene di andarsene e lo ha anche scansato. Verso dove? “Oltre”. Cosa c’è oltre? L’inutilità di una religione: in due righe! Una religione che non si ferma davanti all’uomo è una religione inutile. “Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre”. Per il levita il Signore è più sbrigativo: meno di due righe. E non è detto che andasse nella stessa direzione: potrebbe tanto scendere che salire verso Gerusalemme. E’ il secondo che passa sulla scena. Ma chi è questo levita? E’ certo un uomo dell’ordine, qualcuno della classe dirigente. Anche per noi bastino due parole e non perdiamo tempo. Spesso anche noi non sappiamo dove vada un governo, né sappiamo che rapporti intrattenga con la gente che veramente ha bisogno. Il Vangelo dice che anche il levita “vide”: anche lui sa, come il prete, come tutti. Non sapessero, sarebbero scusati. Invece sanno! “Invece un samaritano, che era in viaggio…”. Qui pare che anche il testo cambi stile. Infatti non dice che scendeva o che saliva, ma dice che gli “passava accanto”; e lo dice al gerundio; come per significare un comportamento sempre in atto, quasi una persistente disponibilità. Un samaritano, un lontano, un maledetto, uno che è fuori dalla vera religione! Ed ecco che appena costui “lo vide ne ebbe compassione”. Non c’è umanità senza compassione e senza pietà. “E lo caricò sul suo giumento”. Non lo carica sopra il giumento di un altro, cioè non lo scarica su altri. Da notare, alla fine, il seguirsi di tutti i verbi, l’incalzare dei gesti e del loro numero: 1) Lo vide; 2) Si mosse a pietà; 3)Si curvò su di lui; 4)Gli fasciò le ferite; 5)Gli versò olio e vino; 6)Lo caricò sul suo giumento; 7)Lo portò nell’albergo; 8)Si prese cura di lui; 9)Pagò per lui; 10)Ritornò indietro a pagare. E’ il Decalogo dell’Amore. Chi dei tre è il prossimo di quell’uomo? Il samaritano. Non lui prossimo a me quindi, ma io prossimo a lui: sono io che devo farmi prossimo a chi è in disgrazia e fermarmi. Siamo noi che dobbiamo andare verso l’uomo che è nel bisogno e fermarci!

 

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