Viaggio nel quartiere per raccogliere alcuni preziosi punti di vista

PER CERCARE DI FERMARSI A PENSARE

 

 

GUERRA O PACE?

Viaggio-inchiesta di un ragazzo sulle nostre strade

per non adeguarsi all’indifferenza e al silenzio

di Giovanni Bonacci 

 

Dopo i terribili eventi dell’undici settembre e la seguente reazione americana, ogni persona si è posta una lunga serie di interrogativi; uno di questi è il perno attorno al quale ruota l’intera situazione, tuttavia la nostra cultura interventista ed ancor di più la nostra rabbia lo ha fatto passare in secondo piano come se la risposta fosse scontata: “Guerra o pace?”Una domanda del genere non può essere liquidata con un monosillabo o con un ragionamento trito e ritrito in TV, pacifista o interventista che sia, merita piuttosto un ampio supporto su cui poggiarsi costituito dall’analisi capillare di noi stessi e dei diversi aspetti della vicenda. Per scrivere questo articolo e per avere un più ampio ventaglio di opinioni ho intervistato quattro persone (Don Gino, Parroco della Chiesa di S.Ambrogio, Don Raffaele, prete della chiesa di S.Leone, Don Carlo, viceparroco a S.Pio V e la professoressa Di Lorenzo del Liceo-Ginnasio Tacito). Un interessante confronto è possibile soprattutto tra le opinioni dei tre personaggi ecclesiastici che hanno rispecchiato piuttosto fedelmente l’indecisione e la confusione presente in ambito cristiano: diametralmente opposte sono le opinioni di Don Gino e Don Raffaele: il primo definisce l’azione di statunitense non un atto di guerra, ma un’azione di polizia; dice che un popolo non può lasciarsi uccidere ed una risposta del genere è più che legittima. Alla domanda ”Come interpreta le parole del Papa che dice -Basta con la guerra!-?” la sua risposta è stata: “ovviamente bisogna tentare il più possibile di fare pochi danni, ma te lo ripeto ritengo il comportamento americano giusto!”. Risposta piuttosto confusa (NdR). Più coerente o quantomeno più in sintonia con le parole del Pontefice mi è invece sembrato Don Raffaele che ha organizzato, tra le altre cose quattro Sit-in per la pace nei quali si rispecchia la sua opinione in maniera fedelissima; Don Raffaele dice infatti che la Chiesa preferisce spesse volte scegliere delle posizioni di equilibrio tra Religione e potere non avendo il coraggio di essere profetica e di dare al cristiano speranza nel futuro; lui (come dimostrano i fatti) si sta movendo attivamente su questo fronte. La risposta più particolare ed obiettiva è stata comunque quella alla domanda “Ci sono dei preti che temono di fare politica parlando di pace o di guerra al fedele, lei che ne pensa?”. Ha risposto:“Ogni volta che si esprime la propria opinione o che si prende posizione si fa politica, ma non è detto che Chiesa, Religione ed opinioni politiche debbano essere incompatibili; una propaganda di tipo partitico è negativa in ambito religioso, ma dire la propria no! E’ questa l’incoerenza da combattere”. Don Carlo ha invece analizzato la situazione sotto un punto di vista puramente obiettivo lasciando comunque trasparire il suo punto di vista pacifista. Lui, colombiano, ha difatti organizzato numerose iniziative per la pace nel suo paese, afflitto tra l’altro da un insensato e sanguinario terrorismo. Il ragionamento che (con le poche parole italiane che conosce, essendo nel nostro paese da soli due mesi) mi ha esposto ha avuto come punto di partenza il fatto che la guerra è in realtà un mercato ed una grandissima occasione per stimolare l’economia nazionale e per appropriarsi delle materie prime del paese attaccato, anche se alla luce di quanto è avvenuto l’undici settembre le alternative sembrano davvero poche, o guerra, o cos’altro? Su questo punto è sembrato insicuro, ma apprezzabilissima è stata secondo me la lucidità con la quale ha esposto la reale utilità della guerra e l’uso che i “grandi” del mondo ne fanno. Complimenti! Resta dunque la prof.ssa Di Lorenzo alla quale ho chiesto se con l’informare gli studenti su quanto sta accadendo si rischi o meno una reazione simile a quella del ’68. Con grande piacere ho invece appreso che non è l’informazione, ma la disinformazione che genera proteste e manifestazioni.  Per quanto mi riguarda credo che vedendo le immagini di quel povero popolo ed i danni che una guerra può generare sia senz’altro la pace la via da seguire.  Bin Laden va sì annientato, ma quanti tra i governanti, intellettuali, redattori ed opinionisti di prestigio hanno detto e ripetuto che a suo tempo fece molto comodo agli USA contro l’allora URSS?

 

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