AFFONDAMENTO

IL SILURAMENTO DELL'ESPERIA 

 

 

 

 

I Trasporti per l’Africa rischiavano ad ogni viaggio l’affondamento. Il rischio, a seconda del periodo, arrivava anche oltre il 50%. Navi silurate ed equipaggi in mare riempirebbero migliaia di libri di storia con una ripetitività che nulla lascerebbe all’interesse personale. I trasporti dei rifornimenti, dei mezzi o petroliere erano i più a rischio, ma identica probabilità e rischio toccava anche ai piroscafi civili che trasportavano soldati. Per questo si preferiva a volte il mezzo aereo, che non aveva però la capienza necessaria.  

Da Analisi difesa http://www.analisidifesa.it/ 
La "Battaglia dei Convogli” può essere definita come l’insieme delle operazioni aero-navali che, dal Giugno del 1940 al Maggio del 1943, vide confrontarsi nel Mediterraneo le unità militari e mercantili italiane, impegnate a rifornire di uomini e materiali i fronti oltremare (Libia, Tunisia, Albania, Grecia, Dodecanneso, Creta), e le forze navali britanniche, prima, ed alleate, poi, che a tali azioni si opposero. I rifornimenti vennero assicurati con l’impiego sia di navi militari, quando il trasporto aveva particolare carattere di urgenza, che di navi mercantili; quest’ultime talvolta in forma isolata ma, più spesso, in gruppi scortati, ossia in “convoglio”. Nel complesso si trattò di un’attività imponente che, per tutti i trentanove lunghi mesi del conflitto, vide lasciare i porti italiani una media di cinque convogli al giorno, ben pochi dei quali non furono soggetti all’offesa aero-navale o sommergibilistica del nemico, soprattutto fra quelli diretti in Africa…Le perdite italiane non furono trascurabili (79 Piroscafi e Motonavi e 22 Unità minori, per un totale di 273.637 tsl.), ma il dato più importante è che, nel complesso, si riuscirono ad assicurare percentuali di arrivo dell’ordine del 85% dei materiali e del 91% degli uomini in Libia, e del 72% dei materiali e del 93% degli uomini in Tunisia. L'attività principale nella quale furono impiegate le navi passeggeri fu però quella del trasporto di truppe verso i fronti oltremare, cioè verso la Libia, l'Albania, e poi, dall'inverno 1942-43, la Tunisia. Lo sviluppo dell'aeronautica consentiva l'impiego di aerei da trasporto per l'invio immediato di piccoli reparti o per il rapido ripiegamento di feriti gravi; a volte furono impiegate in queste missioni anche navi da guerra, sacrificandole in un ruolo per il quale non erano state progettate. La maggior parte di questo traffico si concentrò però, come era ovvio, sulle navi passeggeri, alle quali va attribuita la maggior parte dei militari trasportati e giunti a destinazione, per un totale di 1.242.729 soldati di tutte le armi.

Brani tratti da “La nave Esperia” Copyright © 2003 Eno Santecchia
il racconto completo su http://www.scrivi.com/pubblicazioni.asp?id_pub=47244  
La nave venne ordinata dalla SITMAR nel 1914 nei cantieri navali di Riva Trigoso (GE). Causa guerra i lavori vennero completati nel porto di Genova solo nel 1919. Entrò in servizio sulla tratta fra Italia e Alessandria d’Egitto dove si distinse ed affermò subito come la più lussuosa e veloce di questa linea. L’Esperia era una turbonave a due eliche della stazza lorda di 11.398 tonnellate lunga 160 metri e larga quasi 19, dalla sua silhouette snella ed elegante emergevano due fumaioli ellittici. Il suo apparato motore disponeva di oltre 19.000 HP di potenza, che le consentivano una velocità di 21 nodi. Disponeva di 179 posti in prima classe (di cui 59 in cabine di lusso) 118 di seconda e 56 di terza. L’arredamento della prima classe era quanto di più lussuoso si potesse pensare per un albergo: grandi tappeti su misura, mobili e tende dal design raffinato e servizi di alta qualità. Passò al Lloyd Triestino nel 1932 e 5 anni dopo all’Adriatica di Venezia. Dall’agosto del 1939 al marzo del 1941 subì una serie di requisizioni da parte dei vari ministeri e, pur non iscritta, entrò a far parte del naviglio ausiliario per il trasporto di truppe in Africa Settentrionale Italiana (Libia)….. L’equipaggio dell’Esperia si rese conto ben presto di quanto la guerra avesse reso insidiose le rotte per il Nord Africa. Una buona parte di quanto era stato caricato nei porti italiani non giunse mai a destinazione per affondamento del naviglio. Partita da Napoli verso Tripoli mercoledì 25 giugno 1941, al comando del capitano Emanuele Stagnaro, l’Esperia verso le ore 20.20 venne attaccata da una formazione aerea nemica che fu messa in fuga dalla difesa antiarea delle navi di scorta. Alle ore 21.40 il convoglio fu nuovamente attaccato con bombe e siluri. Un siluro fu evitato con una pronta manovra di accostata, ma raffiche di mitragliatrice colpirono la nave e nell’attacco perirono un sottufficiale italiano e due tedeschi, vi furono anche 17 feriti leggeri nell’equipaggio. Lunedì 30 giugno 1941 alle ore 9.15, mentre la nostra nave si trovava nel porto di Tripoli, dalla foschia del porto sbucarono quattro trimotori nemici che sganciarono un gran numero di bombe, quattro di esse colpirono l’Esperia tra i due fumaioli in prossimità della sala musica. Le esplosioni, oltre alla distruzione, provocarono un incendio spento dal personale di bordo. La sua sorte ormai sembrava appesa a un filo. La notte del 19 agosto 1941 salpò dal porto di Napoli in direzione Tripoli, con a bordo reparti della 101ª Divisione motorizzata Trieste. L’equipaggio era composto da 158 civili, 46 militari addetti alla segnalazione ed alle artiglierie di bordo e da 978 soldati, per un totale di 1.182 persone. Il convoglio era composto dai piroscafi Marco Polo, Esperia e dalle motonavi Neptunia e Oceania, a bordo di esse vi erano anche truppe tedesche. La rotta passava a occidente di Malta quindi nel canale di Sicilia, Pantelleria e isole Kerkennah. Scortavano il convoglio i cacciatorpediniere Vivaldi, Gioberti, Da Recco e Oriani a cui si aggiunsero più avanti Maestrale, Grecale e Scirocco e la torpediniera Dezza. Dopo 2 attacchi andati a vuoto ….La mattina di mercoledì 20 agosto 1941, il tempo era stupendo: cielo limpido e terso, leggera brezza, mare quasi calmo, visibilità ottima ma il personale di servizio era all’erta, i militari trasportati indossavano il giubbetto di salvataggio. 
Si salvi chi può: Tenente Fabrizio Romano del 66° Reggimento imbarcato sul Neptunia: 
Verso le ore 10.00, avvistato il faro del porto di Tripoli, si cessò la navigazione a zig zag, il convoglio procedeva alla velocità di 17 nodi…... tre sommergibili erano in agguato non distanti dalla costa africana. Uno di questi l’Unique riuscì ad eludere la vigilanza delle unità di scorta e, senza farsi minimamente notare, si portò a breve distanza dal piroscafo Esperia. Alle ore 10.20 il convoglio era a sole 11- 12 miglia dalla costa africana quando il sommergibile inglese Inique lanciò contro l’Esperia tre siluri in pochi istanti. Per meglio comprendere quanto devastanti furono i danni allo scafo della nostra nave passeggeri, basta sapere che, un siluro è lungo 7,5 metri e contiene in genere una carica esplosiva di 250 Kg. di tritolo. Le tremende esplosioni interruppero tutte le comunicazioni, compreso l’avvisatore di incendio, isolando completamente il ponte di comando; la nave sbandò a sinistra. Come avviene spesso nei naufragi, non è facile dominare il panico e mantenere la calma. Nonostante gli ordini impartiti a voce e con il fischietto dagli ufficiali, i militari imbarcati si fecero prendere dal panico e fu tutto inutile. A causa della notevole inclinazione dello scafo (circa 40°) non tutte le lance poterono essere utilizzate. Alcuni militari si gettarono sulle lance di salvataggio prima che fossero ammainate, che, a causa dell’eccessivo peso, si sfasciarono o si ruppero i paranchi, scaraventando gli occupanti in mare. Chi era in acqua si aggrappava disperatamente alle lance che sovraccariche si rovesciarono. Dopo pochissimi minuti, alle ore 10.30 circa il bel piroscafo, fiore all’occhiello della flotta italiana, cola a picco. Grazie all’opera di soccorso prestata da alcune navi di scorta furono salvati 1.139 uomini, ne perirono 43

Altra testimonianza: “E’ l’agosto del 41 e mi trovo a disposizione del comando truppe coloniali a Napoli pronto per essere imbarcato. Nel tardo pomeriggio del 18 mi fecero salire sull’Esperia attraccata al molo Pisacane. A bordo fui accompagnato in cabina e informato che sulla nave occorreva indossare biancheria leggera e il salvagente. Accanto alla nostra nave completavano il carico la Marco Polo, l’Oceania e la Neptunia. Il convoglio in 36 ore sarebbe dovuto giungere a Tripoli. Lo scortavano i caccia Vivaldi, da Recco, Gioberti, Oriani, Maestrale, Grecale e Scirocco. Sono trascorse 18 ore da quando abbiamo lasciato Napoli è il tardo pomeriggio del 19. Alcuni aerei volteggiano sul convoglio quando improvviso uno sbandamento della nave ci preavvisa di un cambio di rotta, forse per evitare siluri. Vengono lanciate bombe di profondità di cui udiamo gli scoppi. La notte del 20 passa abbastanza tranquilla. Dormiamo tutti sopracoperta o nei saloni. Alle prime luci dell’alba la nave procede con un andatura zigzagante. Sono ormai trascorse 30 ore e Tripoli è a 10 miglia. Dragamine e Mas perlustrano il percorso obbligato per entrare in porto. Ci si dovrebbe preparare per lo sbarco quando improvvisa arriva la segnalazione della scia di spuma lasciata dal periscopio di un sottomarino. Gli ordini a bordo della nave sono concitati non avendo a disposizione che un solo cannoncino. Tre forti esplosioni scuotono la nave a poppa, al centro e a prua. Sono le 10,24. inclinata su un fianco la nave perde nafta. Gli ordini sono di raggiungere ognuno il proprio punto di raccolta vicino alla scialuppa. Pur avendone una vicino m’avvio alla mia, incrociando altri che fanno il tragitto all’incontrario. La fiancata colpita non ha più scialuppe e l’acqua sta entrando a fiotti nelle stive. Il panico assale un po’ tutti. C’è chi si butta a mare, chi tenta di mettere in acqua, nonostante lo sbandamento, le scialuppe. Mi tuffo portandomi il più lontano possibile dalla nave e dalla nafta che prima o poi si sarebbe incendiata. Alle 10,31 dopo 7 minuti la nave si inabissa. Le altre navi, aumentata la velocità sono ormai lontane: tempo 2 ore e saranno in porto. Siamo soli in acqua fra i rottami. Attaccato ad un fusto galleggiante, raggiungo un gruppo di tedeschi ed un italiano di Milano tenente dei Bersaglieri aggrappati ad un remo. Mentre alcune unità lanciano bombe di profondità che si ripercuotono sui sopravvissuti, inizia l’opera di soccorso. Dopo un’ora viene il nostro turno e veniamo issati sullo Scirocco. Dopo un allarme aereo arriviamo a Tripoli dove saremo medicati e smistati. I macchinisti della nostra nave sono morti, così come molti soldati tedeschi che stavano consumando il rancio nella stiva. La maggior parte degli imbarcati in ogni caso si è salvata. Il sommergibile inglese attaccante si saprà poi essere l’Unique. In Italia solo il 9 settembre viene dato l’annuncio dell’affondamento. http://www.regiamarina.net/others/esperia/esperia_it.htm  

 

 

Nel 1943 il Blackett Circus, Un gruppo disparato di scienziati che si raduna intorno al futuro premio Nobel per la fisica Patrick Blackett, si interessa delle navi da guerra che scortano i convogli nel Nord Atlantico. Attraverso un'analisi statistica dei dati riguardanti gli ultimi due anni di attività, e attraverso calcoli matematici piuttosto semplici arriva a determinare delle possibili correlazioni fra il numero delle navi o dei sommergibili affondati e la dimensione delle scorte o il tipo di sottomarino. Viene anche fatto un primo semplice studio di ottimizzazione che porta alla determinazione della taglia migliore per i convogli e le scorte, nonché del percorso ottimale attraverso l'Atlantico. Nel corso della seconda guerra mondiale verranno complessivamente impiegati nel Regno Unito, in Canada e in USA, oltre 700 scienziati. Da http://www.scienzaesperienza.it/news/new.php?id=0057 

 

 

 

L’Esperia II
Nei Cantieri Riuniti dell’Adriatico di Monfalcone, per conto della Compagnia Adriatica, nel 1949, fu costruita una nave passeggeri che prese il nome di Esperia II. La sua stazza era di 9.134 tonnellate, la sua lunghezza di 148,8 m., oltre l’equipaggio poteva trasportare 1.636 passeggeri. Osservando le vecchie foto, l’Esperia II non si può confondere con la prima poiché questa (Esperia II) aveva un solo fumaiolo. Anche la nuova Esperia venne impiegata sulle rotte per il Nord Africa e il vicino Oriente. Nel 1956 il presidente egiziano Nasser decise di nazionalizzare il canale di Suez, ne seguì una crisi dei rapporti con l’Inghilterra e la Francia. Suez venne bombardata e occupata, ma grazie all’O.N.U. si evitò il conflitto. Forse anche per ritorsione Nasser accusò gli europei di espandersi in modo eccessivo nel commercio interno egiziano. Nel 1957 all’Esperia II toccò l’ingrato compito di trasportare in Italia il maggior numero di italiani residenti in Egitto, costretti dal presidente Nasser a rientrare in patria o convertirsi all’islam. L’Esperia II fu smantellata n
el 1973.

 

Motonave Victoria

 

 

TORNA