AFFONDAMENTO

IL LACONIA 

TRAGEDIA IN MARE

 

 

Clay Blair jr. nel suo libro "Hitler's U-Boot War"

"I polacchi, cui era assegnata la guardia dei prigionieri di guerra, rifiutarono di aprire i cancelli e di conseguenza centinaia di italiani che erano sopravvissuti ai siluri colarono a picco con la
nave. Diverse centinaia sfondarono uno dei cancelli e si riversarono sul ponte, ma ad essi vennero negati i posti sulle scialuppe a colpi di fucile e di baionetta"

    La sintetica ricostruzione degli inglesi

JOHN MEEKS copy of Original 

  (September 12, 1942)  - The Laconia, (British Cunard Line 19,695 tons) luxury liner converted to a transport ship, was torpedoed and sunk by the U-156, commanded by Kptlt. Werner Hartenstein. The ship was carrying over 1,800 Italian prisoners of war captured in North Africa and guarded by 160 Polish guards, former Russian prisoners of war. Also on board were 268 British military and civilian personnel including 80 women and children. About 500 P.O.W.s were killed instantly when the torpedoes hit the prison holds. Over 200 survivors were picked up by the U-156 helped by the U-506 and U-507 and then the U-boats in turn were attacked by an American four-engined Liberator of the USAF 343 Squadron from the US base on Ascension Island. Even though they displayed a large Red Cross flag, the plane dropped three depth charges. Altogether, including the crew, 2,732 persons were on board the Laconia when attacked. A total of 1,649 lives were lost including the captain, Rudolf Sharpe (ex-Lancastria). Vichy naval craft picked up 1,083 survivors. This incident caused the German Naval Authorities to issue the 'Laconia Order' by which all U-boat captains were forbidden to pick up survivors. At the Nuremberg Trials, Grand Admiral Doenitz was accused of a war crime by signing the order, but was acquitted on that charge only to spend 11 years and 6 months in prison for other war crimes.

   
  Il Laconia, (19.695 tonnellate di stazza) venne silurato dall' U-boat 156 del comandante Hartenstein (sotto a sinistra) nell’settembre del 42 mentre stava navigando al largo delle coste occidentali dell'Africa, diretto in Inghilterra. La nave trasportava 1800 prigionieri italiani catturati in Nord Africa, sorvegliati da 160 guardie polacche ( ex prigionieri russi rilasciati) nelle celle delle stive. A bordo c’erano anche 268 militari britannici, civili paganti (80 fra donne e bambini) ed equipaggio per un totale di almeno 2.700 persone. Quando la nave colpita si inclinò le guardie subito non volevano aprire i cancelli.... Molti si gettarono nelle acque infestate dagli squali, annegarono o rimasero in acqua 48 e più ore prima dei soccorsi. 500 prigionieri erano morti subito con le esplosioni, 200 furono presi a bordo dall’U-Boat 156 ed altri a rimorchio nelle scialuppe. Altri saranno ricuperati 2 giorni dopo dall' U-Boat 506 e 507. “Ne guizzavano tanti in mezzo a noi (squali)–

raccontò un soldato milanese ai marinai del Cappellini (altro sottomarino (italiano) intervenuto)

Hartenstein

Doenitz

  “addentavano un braccio, mangiavano a morsi una gamba. Altre bestiacce più grandi, orrende, trinciavano corpi interi”
L’oceano atlantico meridionale era sotto la vigilanza di ricognitori e bombardieri Usa con base all'isola di Ascension nell'Atlantico meridionale. Alle 11.25 del 16 settembre sull’U-156, col suo carico di disperati in coperta e al traino, apparve un B-24 ‘Liberator’. Hartenstein, prevedendo il pericolo, aveva fatto stendere un grande telo bianco con una croce rossa.  Dall'U-156 si trasmise in Morse luminoso:
“Qui sommergibile tedesco. abbiamo naufraghi inglesi a bordo”. Nessuna risposta. Un inglese chiese ad Hartenstein di trasmettere lui un messaggio all’aereo: “Qui ufficiale della Raf  (aeronautica inglese) a bordo del sommergibile. Ci sono naufraghi del Laconia, soldati, civili, donne e bambini”. Ancora silenzio fino ad un’ora dopo quando il B24 dei giovani tenenti Harden e Keller ricomparve all’orizzonte per finire il lavoro dopo aver ricevuto l'Ok dal Col. Robert Richardson alla base.
     

Sopravvissuti sull'U 156

  Caddero più bombe, di cui una centrò una scialuppa e una colpì l’U-Boat  causando avarie agli accumulatori ed al periscopio. Hartenstein ordinò di evacuare i naufraghi sopracoperta e, fatte tagliare le cime che trattenevano le scialuppe, s'immerse alla profondità di 60 metri. Quando dopo molte ore riemerse trasmise un breve messaggio in cui diceva che abbandonava la zona per avaria. I naufraghi erano lasciati al loro destino. Un sottomarino italiano, il Cappellini, aveva intanto raggiunto la zona. La mattina del 16/9 incontrò le prime scialuppe e due ore dopo un’altra con uomini donne e bambini inglesi che rifornì di acqua e viveri. Nel pomeriggio incontrò finalmente le scialuppe con a bordo gli italiani. Il Cappellini, imbarcati sottocoperta 49 italiani feriti e sistemati sul ponte tutti gli altri naufraghi, cercò per altri quattro giorni le navi francesi alleate (di Vichy) chiamate in soccorso.

“Quelli che erano più vicini alla grata, appena i morti e i feriti stramazzavano a terra, ne prendevano subito il posto. La grata si torceva, si piegava sotto la loro pressione. (…) Alla fine i nostri sforzi centuplicati, dalla follia collettiva, dall’esasperazione, ebbero ragione della grata. Calpestando i caduti ci lanciammo verso le scale.” L’orrore proseguì sul ponte della nave, dove venne fatto fuoco sugli italiani che cercavano di trovare posto nelle scialuppe, e raggiunse il culmine tra le acque dell’Oceano dove vennero trovati alcuni cadaveri di italiani privi delle mani. “Quando si aggrappavano alle scialuppe quei maledetti gli recidevano i polsi perché non potessero più arrampicarsi. Urlavano come bestie sgozzate mentre scivolavano in acqua senza più mani” (A.Trizzino).

Prigionieri dell'Oceano - La tragedia del Laconia  Donatello Bellomo Sperling & Kupfer

Antonino Trizzino "Sopra di noi l'oceano" Longanesi 1962

http://cronologia.leonardo.it/battaglie/batta108.htm

  Queste già avvertite avevano preso a bordo tutti i superstiti che erano stati salvati dagli U-Boat 506 e 507: più di 700 inglesi, 373 italiani, e 72 polacchi, che arrivarono a Dakar il 27. Alle 8 di domenica 20 settembre, il Cappellini incontrò il Dumont d'Urville del capitano Madelin, a cui consegnò altri 42 italiani e 19 inglesi. Altri naufraghi del Laconia, un centinaio di sfortunati che avevano trovato rifugio su due canotti, raggiunsero la costa dell'Africa solo dopo diverse settimane di mare. Solo sei di essi erano rimasti in vita. “Morti: 1350 italiani su 1800, contro 11 inglesi su 811”, Un sito polacco sui disastri navali della seconda guerra mondiale indica un totale di 1649 morti, di cui 31 polacchi su 103 imbarcati. L’attacco all’U-156 impegnato nel salvataggio ebbe una conseguenza che si protrasse per tutta la durata del conflitto. Döenitz ordinò, da allora in poi, ai suoi sommergibili, di non occuparsi più di naufraghi. Una decisione che sarebbe diventata capo di imputazione contro di lui al processo di Norimberga. Gli Stati Uniti ammetteranno solo dopo molti anni (non a Norimberga) d’aver ordinato al pilota del Liberator di distruggere il sommergibile tedesco, ma nessuno gli ha fatto il processo. 

Il Cappellini verrà poi attrezzato come sommergibile Cargo per trasporti in Giappone  e zone occupate. Iniziò l'11 maggio 1943 al comando del capitano di corvetta Walter Auconi, con a bordo 95 tonn. di acciai speciali, alluminio, munizioni e parti di ricambio. Causa il maltempo e consumi imprevisti di carburante il viaggio fu piuttosto difficoltoso e si rese necessario transitare nei pressi della costa sudafricana (aumentando il rischio di essere attaccati) per limitare il consumo di nafta; comunque il sommergibile, dopo 57 giorni di navigazione, arrivò a Sabang (Indonesia) e da lì si spostò poi a Singapore, da dove sarebbe dovuto ripartire, per il viaggio di ritorno, con 110 tonnellate di gomma. Incorporato nella Kriegsmarine con l’armistizio (equipaggio italo-tedesco), il Cappellini venne ribattezzato UIT.24, ma sostanzialmente non fu mai impiegato. Con la resa della Germania, avvenuta l'8 maggio 1945, fu catturato dai Giapponesi, incorporato nella Marina Imperiale Giapponese e rinominato I. 504. Con un equipaggio misto italo-giapponese continuò a combattere nel Pacifico e con le mitragliere Breda da 13,2mm riuscì ad abbattere, il 22 agosto 1945, un bimotore da bombardamento USA a Kobe.Dopo la resa del Giappone i pochi marinai italiani superstiti vennero imprigionati dagli americani, mentre il Cappellini fu portato ad affondare nelle acque al largo di Kobe il 16 aprile 1946. Il Cappellini e un altro sommergibile italiano, il Torelli, furono le uniche unità militari ad aver servito sotto tutte e tre le bandiere dell'Asse.

E' passata (ottobre 2011) in televisione la fiction -The Sinking of the Laconia- di Uwe Janson coproduzione anglo tedesca( per fortuna non italiana) che fa e ci fa giustizia del fatto. La vicenda ben narrata e strettamente legata ai fatti ha come unico personaggio di copione la tedesca in incognita fuga. Qualche slabbratura ma niente di serio riscontrabile invece spesso nelle produzioni storiche italiane

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