il primo fez italianoIMMAGINI D'ORIENTE

La Crimea degli Italiani, di Bossoli, Perrin e degli altri

LA RUSSIA E LA CRIMEA DEI MONGOLI E DEI TATARI

Della Crimea dei Bersaglieri (e della carica inglese dei 600 di Balaclava), si è parlato in tanti capitoli per gli aspetti tecnici, politici e militari e non voglio qui ripetere cose già dette (riporto solo più sotto il racconto di Pietro Fea in "Storia dei Bersaglieri" del 1879, la battaglia della Cernaia perché scritta a caldo) ma solo inquadrare meglio questa terra d’Ucraina che Ucraina però non s'è mai sentita. Le cose di casa Russia non sono mai semplici e mai come sembrano. La Crimea è, o era, terra di Tatari o Tartari* (turchi del centro Asia) ma a voler cercare il pelo nell’uovo è terra di migliaia di incroci e sovrapposizioni come in genere nell'est Europa, Caucaso Russo compreso, con le inevitabili conseguenze. Veniva classificato tataro ad esempio l’attore "americano" Charles Bronson alias Buchinsky ma lui veniva dalla Lituania probabile terra di ulteriore migrazione di questi tatari. Esisteva una Repubblica dei Tartari nella vecchia Urss ma era a Kazan da tutt'altra parte. Bandiere Ucraine e della Crimea nel tempo http://www.rbvex.it/ucraina.html#ab

Pur essendo nota ai più anche per fatti "recenti", come gli accordi di Yalta (Livadiya) del 1945, o nel dopoguerra come luogo di vacanza e cura di alte personalità comuniste (vedi Togliatti), la Crimea ha riottenuto quella sfera d'autonomia (repubblica di 2° grado) così difficile dopo la dissoluzione della ex URSS in tanti stati sovrani (o quasi). Contro la completa liberalizzazione si sarebbero sicuramente pronunciati entrambi i soggetti politici precedenti (Ucraina e Russia) poiché qui coabita la flotta da guerra della Russia di Putin e quella dell'Ucraina con una coabitazione a dire il vero inquietante visti i rapporti fra ex "compagni". La Crimea antica abitata da Sciti (VIII sec. a.c. niente a che vedere con gli sciiti attuali (Islamici)), venne invasa come le pianure russe da popolazioni asiatiche, barbare e non, per finire ai mongoli. I Mongoli penetrarono in Russia a partire dal 1223 e mantennero la loro influenza fino al 1480. Si spinsero fino a Kiev (1240) e oltre minacciando, come faranno per secoli anche gli ottomani e mussulmani, le porte dell’Europa Cristiana difesa prima dai Franchi di Carlo Martello ad occidente e ora dai cavalieri Tedeschi dell'ORDINE TEUTONICO ad oriente. Lo stato fondato dai mongoli nelle steppe russe è conosciuto come Khanato dell'Orda d'Oro.

 

* I tatari entrarono (si compenetrarono) nelle vicende russe fino a giungere, nel 1410, ad una coalizione con la federazione Lituano/Polacco che muoveva guerra all'Ordine Teutonico di Marienburg (Prussia Orientale). Sarà per questo che Bronson veniva da li. Il 15 luglio del 1410, nei pressi di Tannenberg (vedi sotto francobollo del mausoleo) si ebbe lo scontro fra gli "occidentali" teutonici guidati dal Gran Maestro con una forza comprendente circa 30.000  uomini (per 1/3 mercenari ma con cavalleria pesante) e dall'altra parte circa 40.000 uomini in una coalizione guidata da Ladislao II (re di Polonia) formata da Ceki, Ruteni e Tatari oltre che Lituani e Polacchi. Degli ordini nobili religiosi si era astenuto  quello di Livonia, o dei cavalieri di Cristo Portaspada, gran maestro Konrad von Vietinghoff, che nel 1409 aveva firmato una pace separata con il Granduca di Lituania. L'ordine teutonico, pesantemente ridimensionato, continuerà a sopravvivere spaccato in protestante (dopo la riforma di Lutero del 1517) e cattolico romano. Questo ultimo ramo trasferì a Vienna il suo Ordine dove tutt'ora ha la sua sede principale oltre Roma. I suoi cavalieri combatterono per gli Asburgo durante l'assedio di Vienna (1683) ed a Zenta nel 1695. Napoleone lo sciolse nel 1809, ma già nel 1840 fu ripristinato; dal 1929 è sotto la protezione della Santa Sede ( http://www.ordineteutonicoitalia.it/index.html ).

La battaglia di Tannenberg ha acceso per secoli l'orgoglio germanico tanto che qui durante il primo conflitto mondiale, il generale tedesco Paul Von Hindenburg sconfisse sullo stesso campo il collega russo slavo Samsonov (26-30 agosto 1914), che per l'onta della sconfitta si suicidò; vittoria come "vendetta" per quella sconfitta patita cinque secoli prima.

http://tannenberg-nationaldenkmal.andreasspringer.de/   http://www.arsbellica.it/pagine/medievale/Tannenberg/tannenberg.html

Naturalmente dopo il '45 il memoriale, eretto nel 1927 (a sx), venne raso al suolo da russi e polacchi.

Ma cos'era l'Ordine Teutonico

Mausoleo TannenbergL'Ordine era confratello di tutti gli ordini monastici e/o cavallereschi Gerosolimitani** ed era nato sotto la regola di Sant'Agostino approvata da Innocenzo III. A differenza degli altri, che a prima vista potevano sembrare una "Legione straniera" ante litteram, questo era composto esclusivamente da tedeschi dell'Ovest tanto che c'è chi dice che erano dei "tedeschi associati tra loro per un'impresa straordinaria". A casa erano i difensori della Vaterland o HEIMAT, la terra dei padri quindi PATRIA, terra che andava piano piano espandendosi a Est (Prussia) per vari motivi non ultimo quello mistico di difendere la fede dalle ondate mongole o turcomanne che arrivavano alle soglie dell'Europa cristiana. Gran Maestro dell'Ordine dal 1211 al 1239 era Hermann von Salza, originario della Turingia e consigliere diplomatico di Federico II Hohenstaufen 1194-1250 [da noi noto come Federico II di Svevia Re della Puglia e della Sicilia o stupor mundi] re di Germania (dal 1212 al 1220) e Imperatore dei Romani (come Federico II del Sacro Romano Impero, eletto nel 1211, incoronato ad Aquisgrana nel 1215, incoronato a Roma dal papa nel 1220), infine re di Gerusalemme (dal 1225 per matrimonio, autoincoronatosi nella terra santa liberata nel 1229). Sua infatti la crociata (sesta 1228), detta anche incruenta o degli scomunicati, che lo porta a vincere a "tavolino" e a prendersi Gerusalemme benché osteggiato dagli altri ordini monastici religiosi e dal Papa (già lo aveva scomunicato) stesso che poi gli muoverà guerra e la perderà. Il Paradiso si conquista solo spargendo sangue e non trattando.

Di fatto ad Est negli stessi anni gli veniva "data" la Prussia come Terra Santa. Da allora (1227 ca), per quasi cinquant'anni, i Cavalieri Teutonici condussero una lunga e cruenta conquista, considerata alla stessa stregua d'una Crociata evangelizzatrice. Trasferitisi con le loro armate ed i loro abili architetti nell’Est, in breve tempo concorsero alla fondazione di nuove città, fortezze, porti e centri di attività commerciali miranti a contrastare le ricorrenti migrazioni barbariche. Nel 1237 al territorio prussiano venne annessa la Livonia, regione assegnata ai Cavalieri Portaspada che furono inglobati dai Teutonici. Il loro slancio venne fermato prima nel 1242 da Alexander Nevskij (Vladimir 1220 -Gorodez 1263), duca di Novgorod (1236-1252), granduca di Vladimir (1252-1263)  poi Principe di Novgorod che li sconfisse nella battaglia “dei ghiacci” (1242) sul Lago Peipus. Ortodosso e quindi non lontano parente dei cattolici romani aveva fatto l'errore di fregiarsi del titolo di principe assegnatogli dai mongoli dell'Orda d'oro che in quel momento avevano il controllo su gran parte della Russia. Per il cavaliere Teutonico la morte in battaglia equivaleva alla credenza di raggiungere Odino nel Paradiso Pagano. La conversione al cristianesimo probabilmente non era ancora stata del tutto digerita. Il loro Walhalla non era compatibile con la pace e la meditazione. A porre fine (storicamente) a questo ordine anziché i sicari del Papa furono i cattolicissimi polacchi di re Jagellone Stanislao II nel 1410 (Jagellone figlio del Granduca di Lituania Olgierd) che assunse il potere nel 1377 quando molte delle sue genti erano ancora pagane. Sposò Judwiga D'angiò di Polonia, unificando i due territori, e nel 1385, si impegnò a ricevere insieme al suo popolo il battesimo (atto di Kreva). Ottenne così il riconoscimento della Chiesa di Roma, e privò l'Ordine di una giustificazione "missionaria" per conquistare le sue terre. I confratelli teutonici invasero comunque Dobrin e la Samogizia Lituana, parte del regno di suo cugino Vitoldo. Ladislao fu quindi costretto da quest'azione a scendere in campo (e vincere) a Tannenberg come detto.
Ma i conti fra i tedeschi e gli "altri" non si chiudevano qui come detto sopra
. http://www.stupormundi.it/Teutonici1.html 

**  Cavalieri Ospitalieri - Cavalieri templari - Ordine Teutonico - Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme,
a cui se ne aggiunsero altri non strettamente legati alla terrasanta  http://teutonic.altervista.org/index.html



LA CRIMEA ROMANA MOLTI ANNI PRIMA L"'Europa"  RomanaGià i greci al tempo (a.c.) dell’età d’oro avevano qui insediato numerose colonie, Olbia, Eupatoria, Chersonesos (Sebastopoli), Theodosia, Hermonassa etc... (ora in Ucraina esiste una omonima Kherson prima provincia di terraferma oltre l'istmo di Perekop) ed altre colonie in quella che sarà la provincia romana della Mesia inferiore (Olbia, Tyras (Dniestr) e a sud del Danubio (Ister) Istrus, Tomi (Costantiana), Callatis, Dionysopolis, Odessus, Mesembria, Apollonia) come fecero anche i Genovesi e altre repubbliche marinare italiane in epoche successive  (1300 d.c). Ma questa, sconosciuta ai più, era terra di ROMA attraverso l'istituzione del Regno amico vassallo anche detto Regno del Bosforo. Il Regno del Bosforo Cimmerio (Capitale Panticapaeum, moderna Kerc) fu un regno "cliente" o "protetto" dai Romani,  cui pagava un tributo annuo a partire dal 63 a.C., quando Farnace si sottomise a Pompeo (piantina a sx del dominio romano). Tuttavia questi continuò a governare il paese finché non si ribellò e venne sconfitto da Cesare nella battaglia di Zela 47 a.C.(Turchia) evento che portò Cesare a pronunciare la famosa frase "veni vidi vici"). Da allora, o poco dopo***, il problema non si pose più poiché i romani nominavano direttamente i Re. Le piccole guarnigioni che là stazionavano vennero travolte però con le prime invasioni barbariche o ritirate perché il confine del Danubio-Elba (ma il limes, il confine estremo, era già stato ritirato a Nord sul Reno) era più a rischio del lontano Ponto.
***Quando i Romani furono costretti a reintervenire, Marco Vipsanio Agrippa decise, di porre sul trono il sovrano amico ed alleato, Polemone I del Ponto, che qui regnò dal 14 all'8 a.C. Da qui una successione pressoché ininterrotta di re che durò fino al 341 d.c.. Il loro regno copriva i territori delle penisole di Crimea e Taman, estendendosi fino alla foce del fiume Tanais (l'attuale Don), che costituiva un valido collegamento con i mercati interni dell'antica Russia.

Tutto ebbe però fine nel 1475 quando le orde turco/tatare si impadronirono del potere che mantennero fino al 1784/87 epoca in cui l“ortodosso” zar li sconfisse definitivamente o quasi. Molti tatari presero la via dell’esilio verso la Turchia e in più occasioni, come la Rivoluzione Russa e la seconda guerra mondiale, i tatari superstiti non mancarono di far sentire il loro dissenso schierandosi decisamente contro il potere comunista sovietico e/o ogni potere che venisse da Mosca. Ne uscirono doppiamente sconfitti con pesanti deportazioni. Deportazioni che colpirono tutte le minoranze "commerciali" che popolavano la regione compreso italiani (immigrazione dell'800 valutati in 3.000 vedi fondo pagina), tedeschi etc.. (Nel 1944, oltre ai Tartari, vennero deportate tutte le altre minoranze: Ceceni, Bulgari, Armeni, Greci, ecc., sempre con la stessa motivazione di popoli fascisti). Inutile dire che sopravvissero in pochi. La Repubblica Autonoma Socialista Sovietica di Crimea istituita nel 1921 venne abolita nel 1945 e trasferita da Nikita Chruščëv alla RSS d'Ucraina nel 1954 come gesto per commemorare il 300º anniversario del Trattato di Pereyaslav tra i cosacchi ucraini e la Russia, ma senza autonomia. Le ulteriori vicende politiche di fine XX secolo colpirono popolazioni non autoctone (russe di ripopolamento) che ancor oggi non vantano certo orgoglio ucraino e potrebbero essere causa di futuri conflitti e scontri.

LA BATTAGLIA DELLA CERNAIA DI PIETRO FEA

IN "STORIA DEI BERSAGLIERI" (1879)

….. Così composto l’esercito di spedizione piemontese giunse in Crimea nel mese di maggio 1855, e prese terra poco lungi da Sebastopolì. Questa città, divenuta sì celebre dopo la memorabile guerra di cui parliamo, giace sulla costa sud-occidentale della Crimea. A mezzodì ha poco lontani i porti di Balaclava e di Kamiensch : a settentrione è lambita dal fiumicello Tschernaja, che mette foce nel vasto porto di Sebastopoli, primo stabilimento militare della Russia sul Mar Nero, ed allora uno dei più importanti d’Europa. Gli alleati, sbarcati nei porti di Balaklava e di Kamiensch, diressero i loro sforzi contro le fortificazioni costrutte a difesa della parte meridionale della città con mirabile prontezza dall'ingegnere militare russo Todleben, per gli straordinarii suoi meriti elevato, nello spazio di due anni, dal grado di capitano a quello di generale: e, per coprire le opere dell' assedio, collocarono buona parte delle loro forze in osservazione lungo la Tschernaia, ove innalzarono inoltre trinceramenti e ripari. La spedizione sarda, per accordi presi fra i supremi direttori della guerra, si dispose tutta intera sul1a Tschernaia, per concorrere a respingere i tentativi che i Russi potessero fare per soccorrere la città assediata. Sulle prime però essa ebbe a combattere un altro e più terribile nemico. Appena sbarcata, fu assalita violentemente dal cholera, che in quegli anni fece tante stragi in quasi tutta Europa e specialmente nelle file degli eserciti combattenti sulle rive del Ponto Eusino. Non è nostro intento il descrivere qui la mirabile costanza e fermezza di cui fecero prova in quella critica contingenza i nostri militari: solo diremo che la condotta ne fu tale, da guadagnar loro la stima e l'ammirazione dei nostri alleati. Gravissime furono le perdite sofferte dai Sardi per questo terribile flagello. I bersaglieri ne furono particolarmente presi di mira, e tra gli altri morirono compiantissimi due dei più distinti loro ufficiali, Cioè il maggiore Cassinis, il prode comandante della compagnia de' bersaglieri studenti a Santa Lucia, a Colmasino, alla Corona: ed il capitano Anselmo Migliara, lombardo, che sì era pure segnalato nelle guerre del 1848-49 come ufficiale nella brigata Cuneo.
Cassinis era nato nel 1815. Sulle prime entrò nel corpo sanitario; ma poscia, invaghitosi della carriera delle armi passò a fanteria. Era caporale maggiore, allorquando nel 1836 Alessandro Lamarmora, notatane l'intelligenza e capacità, lo volle con sé nel Corpo dei Bersaglieri. Egli era fratello di quel G. B. Cassinis che fu Presidente della Camera dei Deputati. Dopo la sua morte, il comando del 5° battaglione fu dato al maggiore Raibaudi della Cainea. Però il di della battaglia di Traktir, non essendo ancor giunto questo ufficiale, comandavalo interinalmente il capitano Tommaso Garrone.....
Il dolore per la morte di tanti valorosi e specialmente del generale Alessandro Ferrero della Marmora (Lamarmora fu sepolto, per cura del fratello, sopra un poggio ove pochi mesi prima un battaglione scozzese, senza formarsi in quadrato, aveva respinto valorosamente ripetute cariche di cavalleria russa. Colà gli venne innalzato dallo sconsolato esercito un monumento che ne tramandasse la memoria ai posteri), fu pei Piemontesi alquanto mitigato dal brillante combattimento della Tschernaia che gettò sì vivo splendore sull'esercito sardo e terminò di cancellare la memoria dell'infelice guerra del 1849. Nell'agosto 1855 trovandosi Sebastopoli pressochè ridotta agli estremi dai costanti e vigorosi sforzi dei franco-inglesi, il generale in capo degli eserciti russi in Crimea, principe di Gortschakoff, deliberava di tentare un ultimo sforzo per liberarla , ed il 16 del mese, favorito da folta nebbia, assaliva, alla testa di 70,000 uomini, l'esercito d'osservazione alleato, accampato lungo la Tschernaia a protezione degli assedianti. La sinistra di questo era composta di parecchie di visioni francesi: la destra dall'intera spedizione sarda, appoggiata da alcuni battaglioni turchi. Prima ad essere investita fu la seconda divisione italiana, comandata, dopo la morte del Lamarmora dal luogotenente generale Trotti. Il grosso di questa divisione la cui forza raggiungeva a fatica 3500 combattenti (ndr dimezzata), tanto la spedizione aveva sofferto per le malattie e i disagi, era schierata sulla sinistra della Tschernaia ; ma un suo distaccamento occupava, oltre il fiume, un monticello detto "lo Zigzag, a mo di avamposto e di testa di ponte. Tale distaccamento era composto di tre compagnie del 16° reggimento di fanteria, sotto il maggiore Corporandi; ma mentre stava per accendersi il combattimento, veniva rinforzato dal 4° battaglione dei bersaglieri (Tali compagnie corrispondevano alla 25 e 26a del 7° e alla 29 e 30a dell' 8°), destinato a dargli il cambio, e comandato, nell'assenza del maggiore Della Chiesa, malato, dal capitano Emanuela Chiabrera. Avvertito l’appressarsi del nemico, i fanti del 16° reggimento si spiegarono tutti a difesa di un trinceramento che era stato costrutto alcun tempo prima dai nostri a protezione di quella importante posizione; dei bersaglieri, la 1a e la 2a compagnia, ubbidienti al luogotenente Peano ed al capitano Mario, si distesero a destra ed a sinistra sul ciglio del monte per proteggere i fianchi del fortilizio; la 3a sotto il capitano Radicati di Passerano, rimase al centro in riserva mentre la 4a, comandata dal capitano Blancardi, copriva all'estrema destra la linea di ritirata, di tutto il distaccamento. Appena eseguite queste disposizioni, lo Zig-zag veniva assalito con gran vigore da dense colonne russe protette da numerosa artiglieria. Conscii dell'importanza della posizione a loro affidata e della necessità di trattenere il nemico fino a che il grosso delle nostre forze avesse avuto campo di apparecchiarsi alla battaglia, i Sardi, sebbene non superassero il numero di 500, opposero la più ostinata resistenza. Malgrado il numero preponderante dei nemici, malgrado il fuoco dei loro cannoni, che prendeva a rovescio lo Zig-zag, essi respinsero per ben tre quarti d'ora gli sforzi di un' intera divisione russa. Alfine. dopo d'avere nella foga del combattimento, adoperate per armi anche le pietre dei trinceramenti, soverchiati da un numero sproporzionatamente superiore, girati a destra ed a sinistra e fulminati da ogni parte dall' artiglieria, quei pochi valorosi si ritirarono lentamente, sempre combattendo e spesso rivolgendo la fronte, verso la Rocca dei Piemontesi altro fortilizio sorgente dietro e nella stessa direzione dello Zig-zag, ma più presso al fiume.

La 1 e la 2a compagnia de' bersaglieri protessero la ritirata del piccolo distaccamento sotto l' energica direzione del capitano Chiabrera. In questo periodo però, avendo egli riportate gravi ferite, dovette lasciare il campo ed il comando del 4° battaglione venne preso dal maggiore Della Chiesa, il quale, udito il fragore del cannone, accorreva sul luogo dell' azione dagli accampamenti ove giaceva ammalato. I suoi bersaglieri furono allora distesi alle falde della Rocca; per proteggerne il fronte, e così disposti, respinsero una manovra girante tentata dai cacciatori nemici; poscia, essendo giunti in rinforzo dei nostri alcuni battaglioni di fanteria colla 4a compagnia. del 5° bersaglieri, comandata dal capitano Tommaso Garrone, con gran gagliardia venne assalito e ripreso il perduto trinceramento dello Zig-zag. Nel frattempo il maggior nerbo dei Russi aveva violentemente assalito il ponte di Traktìr e le posizioni circostanti, tenute dall' esercito francese: e, dopo sanguinosa lotta, erano un istante riusciti a forzare il passo della Cernaia, respingendo le truppe che vi stavano a difesa. Ma non furon lenti i nostri alleati a riprendere l'offensiva, ricacciare nel fiume i troppo ardimentosi Russi e riacquistare il terreno che per un momento avevano perduto. A questa fazione, nella quale si segnalarono gli zuavi francesi, concorsero, oltre l'artiglieria, alcuni battaglioni di fanteria e parte del 5° dei bersaglieri della 2a divisione sarda. Qui si destò nobilissima gara fra i due corpi degli zuavi e dei bersaglieri, fiore degli eserciti francese e sardo. I bersaglieri avevano spesso superato i cacciatori tirolesi nel 1848 e 1849: essi sentivano che la loro riputazione richiedeva che non si lasciassero superare dagli zuavi, la prima volta che si trovavano a paragone con quel terribile corpo, il quale, per le sue gesta in Algeria e in Crimea, riempiva di sua fama l'Europa; sentivano che, dal modo con cui si porterebbero in questa occasione, sarebbesi giudicato se avessero ragione nel non credersi inferiori ad alcuna milizia al mondo. Alessandro Lamarmora non era più là ad animarli col suo indomito coraggio, ad infiammarli col suo bellicoso ardore: ma viveva in tutti la sua memoria, tutti volevano mostrarsi degni di tanto capo. Mossi da tali sentimenti, i bersaglieri della 1a compagnia del 5° battaglione, che soli ebbero la sorte di trovarsi a questo episodio della giornata, sotto gli ordini del distinto luogotenente Enrico Franchini. Gli zuavi, generosi quanto prodi, riconobbero senza invidia il merito dei Bersaglieri. Più tardi quando si concluse la pace e l'esercito sardo, dopo un soggiorno di circa un anno in quei luoghi, nel mese di aprile 1856 faceva ritorno in patria fra gli applausi dell' intera nazione, lasciando duratura memoria di sè sulle rive del Mar Nero. I battaglioni provvisorii dei bersaglieri furono sciolti al loro arrivo e vennero ricostituiti i dieci che prima esistevano. In luogo del compianto generale Lamarmora, ne fu nominato ispettore il maggiore generale Cialdini, già comandante della 3a brigata in Oriente, ufficiale oltre ogni dire proprio per questa carica. Il cavaliere Di St. Pierre riprese il comando del corpo, e fu promosso colonnello nel novembre 1856; il cavaliere Della Chiesa, che era stato promosso luogotenente colonnello nel febbraio dell'anno medesimo, lasciò il comando del 7° battaglione al maggiore Chiabrera, che, alla testa di esso, doveva cogliere nuovi allori nel 1859, e passò col suo grado allo stato maggiore dei bersaglieri.

 

COSTANTINOPOLI - LA PORTA D'ORIENTE

 

Carlo Bossoli

 

     

Suk

     

Palazzo Vorontsov Yalta

S. Sofia Istanbul

paesaggio Crimea

     

altra galleria

http://digilander.libero.it/trombealvento/bossoli/bossoli.htm

 

Da wikipedia: La Crimea proclamò l'autogoverno il 5 maggio 1992, ma in seguito accettò di rimanere all'interno dell'Ucraina come repubblica autonoma. La città di Sebastopoli si trova all'interno della repubblica, ma gode a sua volta di uno statuto di municipalità speciale. Le lingue ufficiali di Crimea sono il russo, l'ucraino e la lingua tatara di Crimea. Altre lingue parlate sono armeno, polacco e greco. Geograficamente la sponda meridionale, cosi mediterranea (sole, ulivi, agrumi etc.) deve il suo clima a una ripida catena montuosa che ha alle spalle ad una distanza di 8-12 km dal mare.
Le colonie italiane (ex) risalgono al 1162 e oggi parlano di quei fasti le tante fortezze diroccate disseminate lungo le sue coste (vedi sotto). Dalla genovese Kaffa, durante un assedio (gli assedianti tartari catapultavano oltre le mura cadaveri ammalati), erano fuggite nell’ottobre del 1347 ben 12 navi che fecero scalo nel porto di Messina e infettarono con la peste nera tutto il mediterraneo e l’Europa (Russia compresa). In pochi anni morirà 1/3 della popolazione europea che allora non superava gli 80 milioni !!. Gli stretti dei Dardanelli e del Bosforo sono da sempre la porta del Mar Nero, in mano prima ai Bizantini o Impero Romano d’Oriente poi dei Mussulmani o Ottomani. Capitale di questo impero Costantinopoli ( Oggi Istanbul) fino al 1922. Anche qui al tempo dei Bizantini un insediamento Genovese sulla sponda europea (come altri che non specifichiamo nell’area) in quello che ora è un quartiere della megalopoli dal nome Galata (latte). Genovese era pure il generale che difese l’ultimo imperatore d’Oriente Costantino nell’aprile/maggio del 1453

 

BOSSOLI: SEBASTOPOLI E LE FORTEZZE GENOVESI DI CRIMEA

Carlo Bossoli nasce a Lugano in Svizzera da Pietro e Maria Bernasconi il 6/12/1815. Nel 1820 tutta la famiglia emigra ad Odessa (Russia)  e qui il piccolo Carlo apprende i primi rudimenti del disegno e, ancor giovane,  abbina allo studio il lavoro presso uno scenografo teatrale. All'età di 18 anni vende le sue prime opere come vedutista. Dipinge anche vetrini per una macchina ottica detta Cosmorama, della famiglia delle lanterne magiche. Rientra dalla Russia per ritornarvi dopo qualche anno sempre con la fama di vedutista e con incarichi alla corte dello Zar a Pietroburgo. Nel 1845 rientra a Milano e lavora prevalentemente in Piemonte e nel resto d'Europa. Nel 1853 quando gli austriaci chiesero l'allontanamento da Milano degli inquieti ticinesi, Carlo si trasferì in Piemonte dove iniziò a narrarne le vicende storiche a partire dalla Guerra di Crimea. Viaggiò poi per tutta Europa, fu in Marocco, dimorò, dipingendo moltissimo, alla corte della Regina Vittoria (1856) e,  per l'imperatrice Eugenia moglie di Napoleone III, eseguì tempere con vedute di Spagna.. I suoi dipinti ebbero in breve largo successo a Londra, dove già aveva pubblicato con gli editori Day & Son. Le case editrici londinesi gli diedero anche l'incarico di illustrare la campagna di guerra del 1859 (The war in Italy-40 litografie) e i Savoia quella del 1860 nell'Italia Centrale (150 fra litografie e tempere).

Arsenale Sebastopoli

     

Eupatoria

Traktir

Perekop, Istmo di (via di accesso alla Crimea)

Venice, Genoa and Pisa, those three republics of merchant nobles, contended at that time for supremacy in navigation and commerce. The Genoese gained the ascendant over their competitors. As early as 1162 they had already established factories at Constantinople. Eighteen years later (18 anni dopo), a Genoese landed in the bay, where, once beneath the walls of ancient Theodosia, vessels had found a shelter. He bought a parcel of land from the khan of Solgate, whose possessions extended to these shores, and Kaffa (or Feodosiya vedi immagine sottostante ) was founded.

Fortezza genovese a Balaclava

Kaffa

Fortezza genovese Sudak

 

 

ORLANDO NORIE

 

Traktir

<<<  Orlando Norie (sopra e a sx): (1832 - 1901),  artist of military subjects, perhaps  the most  prolific painter  of the British army. It  has  been  estimated  that Norie  alone painted well over 5,000 pictures

Induno

 

 

 

Norie: Le infermiere di Scutari

LA CRIMEA DI FERDINAND PERRIN

     

FERDINAND (O)

PERRIN

 

BIOGRAFIA

 
La scarsità o l'impossibilità di avere notizie su questo illustratore non ci ha permesso di tracciare neanche un piccolo profilo biografico. Le recenti rievocazioni risorgimentali (150°) non hanno nemmeno sfiorato questo personaggio (o la famiglia) a cui si debbono tante illustrazioni della spedizione di Garibaldi e prima della Crimea che hanno contribuito in maniera determinante alla DIVULGAZIONE della Unità Italiana. Se c'era un illustratore che meritava questo, al di là de "i soliti noti" era proprio Perrin. Saremo grati a chi vorrà fornirci anche poche righe citandolo per il contributo. La maggior parte delle opere venne stampata dal fratello Carlo (Litografo e disegnatore italiano, in Torino, dal quale uscirono numerosi lavori a sfondo patriottico. Sua é la splendida litografia a colori dal titolo "Caprera" che raffigura la Casa bianca di Giuseppe Garibaldi).

La signora della lampada Florence Nightingale

Il primo requisito di un ospedale  dovrebbe essere quello di non far del male ai propri pazienti.

Florence Nightingale

Malakoff

     

kADIKOI Induno

Sopra a sx e qui a  dx Q.G. Piemontese a Kadikoi

kADIKOI

 Gli Italiani di Crimea

Dal  1830 in poi un flusso migratorio dal sud Italia (Puglia) prese la via marittima per l'estremità orientale della penisola di Crimea (Kerč), non si sa in base a quale parametro (forse la coltivazione e il commercio del grano o la manovalanza marinara), quando già se ne era sviluppato uno verso il Sud America. Con la crisi sovietica di fine '800 e i movimenti sociali che porteranno alla rivoluzione del 1917 il flusso (già molto limitato) si interruppe. Qualche migliaio di persone era però già arrivato: erano in prevalenza pescatori, nostromi, qualche capitano e addetti ai cantieri  ma vi si trovava anche qualche contadino. La città di Kerč si trova infatti sull'omonimo stretto che collega il Mar Nero col chiuso Mar d'Azov (Taganrog) porto granario. Qui costruirono nel 1840 una Chiesa cattolica romana, detta ancora oggi la chiesa degli Italiani, una scuola, ed altri locali che individuano solitamente le piccole comunità. Da Kerč gli Italiani si diffusero anche a Feodosia (l'antica colonia genovese di Caffa) e in altre località sempre sul Mar Nero come Batum. E' qui che Garibaldi approdava nei suoi viaggi mercantili e che incontrava fuoriusciti. A metà degli anni venti (XX secolo) gli emigrati italiani antifascisti rifugiati in Unione Sovietica cominciarono ad interessarsi della minoranza italiana: da Mosca le autorità sovietiche li spedirono perché sondassero le opinioni e il risultato fu la chiusura della chiesa (erano state chiuse quasi tutte indipendentemente dagli italiani). Anche qua, scontata la NEP, nacque un Kolchoz che prese il nome di "Sacco e Vanzetti". Quelli che non vollero farne parte, furono obbligati ad andarsene, lasciando ogni avere. A seguito di ciò, nel censimento del 1933 la percentuale degli italiani decresce all'1,3% della popolazione della provincia di Kerč. Quando arrivò la grande purga staliniana che colpì la stessa comunità italiana di Mosca, di italiani in Crimea non ce ne erano molti, ma quei pochi sopravvissuti alla purga presero la via dell’Asia centrale (deportati a Karaganda e lasciati a se stessi) per aver fraternizzato col nemico (che non era ancora arrivato; si badi bene).

Ritornarono quando Kruscev nel ’56 li "liberò". Aveva detto Kruscev: deportammo solo questi che non erano "allineati" col comunismo perche gli ucraini da deportare erano troppi e non sapevamo dove metterli. Oggi sicuramente si tratterebbe di spostare qualche decina di milione di persone. Narra Giulia Boiko nel suo libro: « Tutta la strada da Kerch al Kazakistan è irrigata di lacrime e di sangue dei deportati o costellata dai nostri morti, non hanno nè tombe nè croci »: oggi gli italiani di Crimea ammontano a circa 300 persone, residenti soprattutto a Kerč. Si distinguevano per l’accanimento persecutorio alcuni esponenti del Partito Comunista italiano

 

Rovine Castello genovese a Balaclava

stesso luogo

 

Articolo di Stefano Lorenzetto pubblicato su Il Giornale di domenica 30 gennaio 2011
... A indottrinarli arrivò Paolo Robotti, il famigerato cognato di Palmiro Tognatti, rifugiato in Urss. Il suo primo atto fu la chiusura della chiesa cattolica che era stata costruita nel 1840. Il vescovo Aleksander Frison fu imprigionato dal 1929 al 1931, nel 1935 venne arrestato definitivamente, accusato di spionaggio, condannato dopo un processo farsa e fucilato a Mosca il 20 giugno 1937. Anche il fratello di Giancarlo Pajetta, Giuliano, esponente del Pci, soggiornò nel 1934 fra gli italiani di Kerch. Molti anni dopo, uscito vivo da Mauthausen, non risulta che si sia mai preoccupato di sapere che fine avessero fatto quei suoi connazionali»….«Invece in Kazakistan vivono ancora 500 italiani, figli dei pochi sopravvissuti alla deportazione staliniana. Don Edoardo Canetta, un sacerdote milanese da vent’anni missionario nella capitale Astana, ha scoperto che gli archivi del ministero degli Esteri custodiscono 800 schede di italiani morti a Karaganda, scritte in cirillico, che nessuno ha mai consultato. Giuliano Pajetta è deceduto nel 1988. Avrebbe avuto tutto il tempo per occuparsene».
Oggi vivono da poveri e vorrebbero la cittadinanza italiana, ma non possono dimostrare le loro origini perché i sovietici e i fuorusciti italiani gli hanno bruciato gli archivi. 47 di essi già negli anni '90 hanno chiesto la cittadinanza italiana, ma solo due ci sono riusciti. Nel 1992 hanno costituito un'associazione e stanno lentamente restaurando la chiesa, che è l'unica cattolica della città ma ha un parroco polacco. Memoria rimossa: nessuno in Italia si è sentito obbligato a fare nulla per questa gente di stirpe italica, non "pagano" quanto i clandestini che in televisione rendono di più. Se passasse la legge Jus soli questi verrebbero definitivamente scartati. Come direbbe la Kyenge la cittadinanza non se la sono ne meritata ne conquistata.
http://www.sovietmemories.it/schede/CimiteroKerc.htm 

digitare in google italiani nel mondo Crimea per avere un più ampio ventaglio

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http://www.giovannicecini.it/tragedia-sconosciuta-italiani-crimea  

60 anni dopo la Rivoluzione russa e i suoi effetti -  http://digilander.libero.it/fiammecremisi/storia/storia918.htm