ALBERTO CRISPO CAPPAI

Sassari 4 aprile 1851 - Modugno 6 dicembre 1940

 

dalla Breccia a Vittorio Veneto  (3)

1898 CANDIA - IL COMANDO DELLA MISSIONE

IL PRINCIPE GIORGIO DI GRECIA Alto commissario per l'isola viene presentato (sotto) al comandante del contingente italiano Col.  Alberto Crispo Cappai

  IL COMANDANTE ALBERTO CRISPO CAPPAI

Giorgio di Grecia e il Col. Crispo

  Gli italiani, dopo venti mesi di permanenza, erano popolarissimi a Creta. La regolare (anche se lenta) evacuazione della guarnigione ottomana, completata il 15 novembre, rese possibile la riduzione delle forze d'occupazione: il 16 ed il 26 novembre rimpatriavano, dopo 19 mesi di permanenza a Creta, il I/36° fanteria ed il XII/8° bersaglieri e le truppe italiane si riducevano quindi a circa 1.200 uomini (II/49°, II/93° e Carabinieri). Il 5 dicembre 1898, inoltre, veniva tolto il blocco navale. Già il 15 novembre, sulla base delle direttive di Bettolo, il col. Crispo Cappai aveva impartito disposizioni per l’occupazione e l’organizzazione del settore italiano. Questo veniva affidato al comandante del II/49° che doveva dislocarsi a Colimbari (Cidonia) e provvedere, utilizzando anche una compagnia del II/93°, al presidio delle tre province settentrionali: Kyssamos, Cidonia e Apokorona. I comandanti di compagnia (cui era affidata di massima una provincia !!) e di distaccamento dovevano provvedere a tutelare l’ordine e la sicurezza pubblici, sorvegliare l’amministrazione civile ed il servizio delle dogane, reprimere il contrabbando, assicurare con i medici militari il servizio sanitario, curare il ripristino dei consigli municipali, l'impianto della polizia urbana, il riattamento della viabilità, la riattivazione delle scuole. Le nostre truppe dovevano in sostanza provvedere a far funzionare uno stabile e civile ordinamento in un’isola travagliata da lunghe e generose lotte di indipendenza (se vi sembra poco).
Dalla tesi di laurea  in Storia del Risorgimento  di Fabio Laratta presso L’Università degli studi di Firenze  - L’INTERVENTO ITALIANO A CRETA 1897-1906. UN INTERVENTO DI “PEACE-KEEPING” Relatore Chiar.mo Prof.  Zeffiro Ciuffoletti  Anno Accademico 2005/06 ( pag. 43-52)   Era stato “relativamente” facile per i Greci dichiarare la propria indipendenza dai Turchi nel 1827, più difficile trovare un re per un popolo che non ne conosceva da centinaia d’anni e non aveva caste nobili. Il primo trovato (sul mercato) era Otto il figlio di Ludwig I di Baviera. Otto, per l’aggiunta minorenne all’epoca, si diceva che almeno per famiglia discendesse dai Comneno Bizantini. Fu deposto da una insurrezione nel 1862. A sostituirlo venne chiamato un Principe della Casa regnante danese Giorgio (figlio di Re Cristiano IX e fratello di Re Federico VIII) sposato alla Granduchessa di Russia Olga. Vediamo che questi ragazzi sono sempre i secondi o terzi nella linea di successione al trono, i cosiddetti cadetti. Per la carica di alto commissario dell’isola si seguì lo stesso criterio prendendo il secondogenito di un re, ma del re di Grecia, il più interessato.
     
Occorrerà così concludeva la circolare di Crispo unire alla militare fermezza, all’esempio costante di lavoro e interessamento, il necessario tatto per guadagnarsi la stima e l’affetto delle popolazioni affidate al nostro temporaneo governo». (Pag 48 -Dottrina ancora applicata)     Speciale importanza era data da Crispo al servizio informazioni e corrispondenza, basato sulle staffette e organizzato in modo tale da consentirgli di ricevere giornalmente notizie anche dal distaccamento più lontano. Largo affidamento veniva fatto, per lo sviluppo dell’influenza ed il rafforzamento del prestigio dei comandanti di distaccamento, sulle «passeggiate militari» e sull’opera degli ufficiali medici (una dozzina), impegnati sia presso l’infermeria di Halepa (un ambulatorio aperto a infermi di ogni ceto, razza e religione), sia nel portare soccorso, per difficili sentieri e nella peggiore stagione, fin nei più remoti villaggi. Una ricognizione effettuata, tra novembre e dicembre, nelle due province meridionali, non ancora presidiate, indussero Crispo a dislocare una compagnia del 93° nella provincia di Selinos ed una del 49° in quella di Sfakìa. Intanto, il primo dicembre, erano state diramate dal colonnello le «Instructions provisoires à l’usage de Messieurs les Maires» e stabiliti così i rapporti tra autorità comunali e truppe d'occupazione, i doveri dei sindaci e dei consigli comunali, le norme di gestione finanziaria. All’inizio di dicembre cominciò a funzionare a Gribiliana, presso Colimbari – in analogia a quanto avveniva negli altri settori – una «commissione militare di polizia», simile a quella «internazionale» istituita nell’agosto 1897 alla Canea.

  La commissione di Colimbari, presieduta dal comandante del II/49°, era incaricata di giudicare – a norma del Codice Penale dell’Esercito – i reati commessi nel settore italiano da non-militari. Anche i comandanti di distaccamento furono investiti di analoghi poteri, in campo sia penale che civile. Entro la fine del 1898, come stabilito dagli Ammiragli, tutte le armi in possesso dei civili dovevano essere versate. L’operazione, particolarmente delicata, poiché per molti cretesi il possesso di un’arma rappresentava un “status symbol” sociale ed insieme una garanzia di sicurezza, fu regolata e agevolata da precise e intelligenti disposizioni di Crispo. Quasi 20.000 fucili Gras* Chassepot e Martini-Henry furono versati dagli abitanti del nostro settore (3.000 nella caserma del II/49° alla Canea e 17.000 presso i vari distaccamenti) e vennero revisionate e accuratamente conservate. Le 4 Potenze avevano intanto concordato di assumere il governo provvisorio dell’isola – che veniva lasciata sotto l'alta sovranità del Sultano – e di nominare loro Alto Commissario a Creta il principe Giorgio di Grecia. Il 4 novembre 1898 i pubblici poteri venivano assunti dal Consiglio degli Ammiragli ed il 15 le poche truppe turche rimaste ancora sull’isola (e consegnate in caserma) si imbarcavano a Suda. Il mattino del 21 dicembre 1898 il principe Giorgio giungeva a Creta, nella baia di Suda a bordo dell’ammiraglia francese, scortata da quelle britannica, italiana e russa. Quello stesso giorno l’ammiraglio Bettolo, che il 26 sarebbe partito con i colleghi da Creta, indirizzava ai suoi «dipendenti della Marina e dell'Esercito» un Ordine del Giorno di commiato ed augurio, incentrato nell'esortazione «siate quali foste». Il 26 dicembre le squadre navali delle 4 potenze salparono da Suda, lasciando a Creta una sola unità per ogni paese. Per l’Italia rimase la corazzata Castelfidardo

Torneremo nel 1941 ma in tutt’altro contesto. Il 20 giugno 1899 venero nominati i prefetti e cominciarono a funzionare i tribunali con il nuovo codice ispirato a quello Italiano. E’ a questa data ed occasione che si può far risalire  quindi l’invito qui sotto a dx del 22 giugno 1899, ma anche ad altri avvenimenti richiamabili da questa data: l’addio di una parte dei militari italiani (il II/49° fanteria s’imbarcò per l’Italia il 24 giugno) e la cessazione dal Comando Creta (per riduzione effettivi) a fine mese di Alberto Crispo Cappai.

 

International group of soldiers and sailors at Fort Izzeddin

« la pietà e la riconoscenza dei cretesi – assicurò lo statista Venizelos – avrebbero custodito e curato le tombe di coloro che erano morti lavorando all'opera di redenzione dell’isola».

Dirà un altro commentatore italiano qualche anno dopo   “ Non aspettiamoci riconoscenza, poiché il popolo cretese potrà vedere nell’azione nostra solamente una occupazione straniera per ragione di quieto vivere e di equilibrio internazionale, ma rassicuriamoci invece sul modo in cui questa occupazione venne esercitata, lasciando cioè in ogni parte dell’isola tracce tangibili dei nostri sentimenti liberali e della nostra civiltà”.

     
Venizelos (sotto) led the opposition to this. In 1905, however, he summoned an illegal revolutionary assembly in Theriso, in the hills near Chania, the then capital of the island. During the revolt, the newly-created Cretan Gendarmerie remained faithful to George. In this difficult period, the Cretan population were divided: in the 1906 elections the pro-Prince parties took 38,127 votes, while pro-Venizelos parties took 33,279. But the Gendarmerie managed to execute its duties without taking sides. Finally, British diplomats brokered a settlement and in September 1906 George was replaced by former Greek prime minister Alexandros Zaimis, and left the island. In 1908, the Cretan Assembly unilaterally declared enosis with Greece.   Invito a corte del Principe Giorgio di Grecia

INVITO A PALAZZO

Il 5 febbraio 1899 ebbe luogo in tutta l’isola la tornata elettorale chiamata ad eleggere i membri dell’Assemblea che avrebbero proceduto all’elaborazione della Costituzione cretese. Sotto la sorveglianza della forza multinazionale di pace, vennero eletti 130 deputati cristiani e 50 musulmani. Il 23 marzo il principe promulgò un’amnistia molto generosa. Ogni settore organizzava la propria forza di polizia e almeno per noi la richiesta di ordine era ampia. Nel mese di marzo fu lo stesso Giorgio che chiese di aumentare i Carabinieri (5 ten. Cap-12 marescialli Ten. – 51 sottufficiali e basta). Costituzione alla mano il principe si prese una specie di primo ministro nella persona di Eleftherios Venizelos personaggio che condizionerà la vita politica greca fino alla caduta temporanea della Monarchia nel 1924 e al suo governo personale dal 1928 al 1933. I due non andavano d’accordo per una visione, almeno all’epoca, diametralmente opposta del potere. In maggio (1889) venne inaugurato il piccolo cimitero cattolico che racchiudeva ben 17 italiani caduti per “buona causa”.

Venizelos considerato il vero eroe di Creta. E' sepolto ad Akrotiri

  Il II/93° (maggiore Pallotta), unico battaglione italiano rimasto nell’isola, dovette presidiare ben 11 località (qualcuna soltanto con pochi soldati) oltre alla Canea, sede del comando e di una compagnia. Il colonnello Crispo Cappai lasciava Creta il 1° luglio quando il capitano Craveri informava le autorità italiane che dal 26 giugno precedente aveva assunto il comando della Gendarmeria dell’isola (capitano con funzioni di maggiore), tranne che all’interno della città di Rethymo, occupata per ora dalla Gendarmeria russa, la quale tendeva a mantenere una sua autonomia di comando (ma ancora per poco). Per dare impulso all’opera di comando della Gendarmeria venne avviata una scuola per sottufficiali che fini per includere tutti i graduati già operanti sotto le altre polizie (48). La forza di questi uomini raggiunse i 1700 per poi scendere a 1.100 nel 1904. Nella forza militare si avvicendavano intanto vari reparti ad intervalli regolari ma la loro forza, anche se designata battaglione, non andava oltre le 2 compagnie: minoritaria rispetto a quella di altri paesi per una serie di solite questioni politiche che sarebbe inutile esporre perché già viste in altre sedi ed occasioni. L’esperienza peggiore toccherà al I/6° fanteria sbarcato nel settembre del 1904 che si troverà coinvolto negli scontri fra Eleftherios Venizelos e la “corona” assolutista di Giorgio. Gli scontri si protrassero per tutto il 1905. Nell’autunno del 1906 ad elezioni terminate le potenze straniere, una alla volta lasciarono l’isola. Il 29 dicembre anche l’ultimo italiano se n'era andato. Sull’isola, a dispetto delle alleanze avevano operato due blocchi. Uno occidentale con l’Italia e la Russia a fianco di Francia e Inghilterra e uno centrale con Austria Germania e Turchia esattamente come succederà 8 anni dopo con la grande guerra.
     

Con i Fucili Gras venne
poi armata la gendarmeria
Cretese, che aveva poco
per volta raggiunto una
consistenza di oltre 900
uomini e che fu in grado
alla fine di farsi carico
dell'ordine pubblico.

 

Abbiamo quindi lasciato il Col. Alberto Crispo Cappai sulla via del ritorno nell'estate del 1899 in un fine secolo che si chiudeva con grande clamore. In Cina stava per scoppiare dopo mesi di tensione la rivolta dei Boxer, a Milano c'era già stato l'assalto ai Forni e l'uccisione di Elisabetta d'Austria e di li a un anno dopo tanti attentati anarchici ad essere oggetto di simili attenzioni sarà  il nostro Re Umberto I. L'impresa Cretese aveva portato sul petto del Colonnello l'onorificenza di commendatore con placca di Grand’Ufficiale dell’Ordine di Franz Joseph (FJ), le insegne dell’Ordine di S. Anna di 2a Classe dallo zar di Russia e le insegne di commendatore della Legion d’Onore dalla Francia.

COME  ANDO' A  FINIRE

 

Source: Anderson, Frank Maloy and Amos Shartle Hershey, Handbook for the Diplomatic History of Europe, Asia, and Africa 1870-1914. Prepared for the National Board for Historical Service. 

La Canea alla moschea dei Giannizzeri come l'avrebbe vista il Col. Crispo

 

CRETE AND THE TURKISH REVOLUTION OF 1908.
In May, 1908, the powers announced that soldiers would gradually be withdrawn when order should be assured, and began withdrawal on announcement from M. Zaimis that order was guaranteed. The Young Turk revolution at Constantinople, July, 1908, was followed by stirring events in the Balkans (on October 5, the proclamation of Bulgarian independence, and on October 7, the annexation of Bosnia and Herzegovina).
On October  7, also Crete proclaimed union with Greece (ratified by Chamber October 12). M. Zaimis had left Crete October 3 “provisionally,” and in his absence the Cretan Chamber appointed an executive commission (including Venizelos) to govern in the name of King George till Greece should take charge. Turkey protested. On October 28, 1908, the powers, declining either to recognize or repudiate the union, and anxious to allay the resentment of the Young Turks on the one hand and the ardor of Greek unionists on the other, promised that the matter would be made the subject of negotiations with Turkey, provided order was maintained and the rights of Moslems respected. The close of 1908 left the matter in this anomalous situation.
Government Printing Office, Washington (Usa), 1918

     

La collina delle bandiere delle potenze alla Canea

  Dopo il proverbiale periodo di riposo Il Col. Crispo Cappai riprende servizio nel 1900 come Capo di S.M. del IX C.d.A. Nel 1905 viene nominato Maggior Generale e nominato comandante della Brigata Casale (reggimenti 11-12) poi nel 1909 è Maggior Generale della Scuola Centrale di Tiro di Fanteria a Parma. Non conosciamo molto di questo periodo se non un cartoncino di invito a corte nel 1907 la cui genesi spiego alla pagina successiva con i principi generali che hanno indotto questa ricerca. Abbiamo però una nutrita serie di fotografie (una sopra con gli ufficiali superiori) fatte a Parma nei pressi di quello che era l'ex Palazzo Ducale o nel campo addestrativo nei vari poligoni. Dalla foto sotto rilevo che nonostante l'introduzione del Grigioverde gli ufficiali continueranno ancora per anni ad indossare la divisa ordinaria blu notte in questo caso con l'elegante spencer (ad esclusione del Bersagliere a sinistra che indossa la divisa blu notte intera con la caratteristica mantellina).
     
Scuola tiro Parma

"Scuola Centrale di tiro di Fanteria"

La "Scuola di Applicazione di Fanteria" traeva origine dalla "Scuola Normale di Fanteria" istituita a Torino nel 1849 ed, in seguito, denominata "Scuola Militare di Fanteria" nel 1850, con sede a Ivrea e, nel 1862, "Scuola Normale di Fanteria", inizialmente stanziata sempre a Ivrea e successivamente a Colorno (1864) a Parma (1865). Nel 1869 essa fu trasformata in "Scuola Centrale di tiro, scherma, ginnastica e nuoto, per la Fanteria", per poi assumere la denominazione di "Scuola Normale di Fanteria" nel 1873, di "Scuola Centrale di tiro di Fanteria" nel 1888 e di "Scuola di Applicazione di Fanteria" nel 1910. Era qui che era nata alcuni anni prima a cura del Ten. Camillo Natali la specialità dei Bersaglieri ciclisti. Le insistenze del tenente Natali trovarono nell'allora generale Carlo Ferraris, comandante della scuola centrale di tiro di Parma, un ascoltatore prima  comprensivo, poi addirittura entusiasta. Natali, che era stato nel frattempo promosso capitano, venne incaricato di formare una prima compagnia sperimentale di Bersaglieri ciclisti. Era il 15 Marzo 1898, data che, rimarrà negli annali della storia della specialità.

  A Parma. Crispo Cappai terzo da sinistra
     

IL GRIGIOVERDE

 

Nel 1906 venne costituito il "Plotone grigio" formato da 40 alpini tratti dalla 45 Compagnia del "Morbegno". Nell'Ottobre di quell'anno in occasione della visita dei sovrani all'Esposizione internazionale di Milano,il Plotone grigio montò la guardia a Palazzo Reale, e venne passato in rivista dal Re Vittorio Emanuele III. Seguì una lunga serie d'esperimenti e d'esercitazioni di marcia e tiro per i quali tutta la 45 Cp venne trasformata in "Compagnia grigia"

  La carriera del Gen. Crispo Cappai prosegue nel grado superiore (Tenente Generale) con l'affidamento del comando dei corpi d'armata regionali dapprima a Ravenna poi a Palermo alla vigilia di guerra. Molti dei comandanti più giovani è già al fronte e per questi "ultra sessantenni" incarichi "territoriali" in tutti i sensi (milizia o regioni militari coi relativi depositi dove si incorporano le leve). In seconda linea si preparavano i rincalzi e si richiamavano gli anziani per il servizio nella "milizia territoriale" spesso riserva della prima linea quando si abbassava numericamente la chiamata di leva e seconda linea effettiva (per i vuoti spaventosi che si formavano nelle offensive fra morti, feriti e prigionieri. Al Piave saranno loro ad aspettare gli austriaci che avevano davanti integra solo l'invitta III armata del Duca D'Aosta. Nel 1916 torna in Puglia terra di mezzo fra la retrovia Albanese e la prima linea di mare. Si giocava in questa terra una dura lotta segreta fra spie e cacciatori il cui unico scopo era far saltare la porta d'Otranto attraverso la quale Vienna poteva ricevere aiuti. Oltre alla guerra marina e segreta, trattata in altri capitoli, si giocava qui quella aerea, la cui immagine è realmente espressa dalla foto sottostante del suo incontro a Gioia del Colle con Gabriele D'Annunzio. L'occasione è delle più felici poiché questi è rientrato dalla missione aerea di bombardamento della base austriaca delle Bocche di Cattaro aiutato anche dal Generale Crispo.
. ..... (con la nuova uniforme) si dimostrò che " il cappello molle, leggero, pieghevole ( che poi è identico a quello usato dall'esercito degli stati Uniti a Cuba e alle Filippine), è pratico, comodo, indicatissimo : che le scarpe ben fatte, all'alpina, costeranno alla fine delle escursioni, meno delle vecchie scarpacce d'ordinanza, che ad ogni mese hanno bisogno di riparazioni : che colla divisa nuova, tutta di lana, i soldati soffrono assai meno che colla divisa vecchia, cioè colla camicia di tela, fascia di lana, farsetto a maglia, giubba abbottonata: che questa uniforme, poco appariscente, è fatta per la guerra, e non per e le teatralità, e chi dimentica tale circostanza arrischia di pronunciare giudizi poco seri : che il pubblico si mostra entusiasta della nuova divisa : e che ancor più entusiasti se ne mostrarono i soldati che la portano." (...) Gli studi portarono a modifiche di fogge e di tinte che si concretarono nella disposizione 458 comparsa sul "Giornale Militare" in data 4 Dicembre 1908, con la quale si stabilì l'adozione del "Grigioverde" per la divisa dell'Esercito Italiano.  

IL GENERALE ALBERTO CRISPO CAPPAI, GABRIELE D'ANNUNZIO E L'INCURSIONE DI CATTARO

     

Gioia della Vittoria

«Non dovete aver alcun dubbio», aveva detto ai suoi uomini Gabriele D'Annunzio prima del decollo da Gioia del Colle «Tutti arriveremo al bersaglio. Tutti ritorneremo al campo. Siatene certi. Se la nostra volontà è diritta, la bussola non c'illuderà; se la stella del nostro cuore è fissa, la deriva non ci falserà la rotta».

-l'anima si fa azzurra e stellata-

annota D'Annunzio, dopo il decollo, sul solito taccuino.

Iterum rudit leo

(di nuovo rugge il leone)

  E così il suo leone rampante di San Marco lo aveva dipinto sulle fusoliere dei 14 Caproni Ca3 che piombarono la notte del 4 ottobre 1917 sulla base navale austriaca di Cattaro. Il suo apparecchio ritornò con 127 fori. Italo Balbo "La squadriglia ... dal campo di Gioia del Colle (pista battuta aperta da 2 anni) sorvolò il mare per 400 km !!! (erano poco più di 500 in linea retta andata e ritorno), e a notte alta bombardò il labirinto marino, le fortificazioni, le navi e i depositi. Altissime fiamme si videro nella notte. Compiuta l'operazione, i grossi velivoli italiani nonostante la foschia rifecero la rotta raggiungendo incolumi, dopo sei ore di volo, il campo di partenza"
Tutti avevano dovuto prendere lezioni di volo notturno con le stelle, non avevano strumenti di navigazione aerea sofisticati come gli odierni radar, ma solo bussole. Tutto in una notte molto prima del volo di Vienna, al buio e sul mare e al ritorno i fuochi per guidarli da Bari a Gioia sulla terraferma contro ogni prudenza d’oscuramento militare (Anche gli austriaci facevano crociere aeree con i dirigibili). Era il mese di Caporetto, della disfatta ma non lo potevamo prevedere, sapevamo solo della vittoria. Fra gli equipaggi (56 uomini) c’era anche un nome insospettabile venuto dal mare, assurto poi alle glorie nazionali per altri motivi, che aveva messo tutta la strumentazione possibile e il necessario se andava male. Andrea Bafile, Ufficiale abruzzese di marina poi dei nostri marines nella laguna veneta. Fu lui a dotare gli aerei di fanali Donati, di pistole da segnalazione Very, di razzi illuminanti, di fuochi indicatori Holmes, di salvagenti Kapok e a collare. In particolare, però, egli fece montare su numerosi aerei bussole "a liquido" di tipo navale molto simili a quelle regolamentari usate dalle torpediniere, che avrebbero consentito di compiere il volo cieco (di notte o in proibitive condizioni meteorologiche) a piloti di terra abituati al volo a vista diurno. E dopo chiese di partecipare come osservatore visto che la marina allora non aveva aerei. Il carico utile di bombe, non adeguato all’obiettivo, e la quantità di mezzi presenti (l'ampiezza della base e la dispersione degli obiettivi rese impossibile concentrare il fuoco su ciascun bersaglio) non produssero risultati consistenti se non quello psicologico del “non c’è più posto sicuro in Adriatico”.
     

Caproni Ca3

 

E' emerso dagli archivi familiari Crispo uno scambio di corrispondenza "brevi manu"  fatto su carta intestata personale della squadriglia de La Comina (dal prato alla periferia di Pordenone che comandava da Aprile), dello stesso D'Annunzio che pubblichiamo nella pagina seguente. Con le due squadriglie impegnate nei preparativi di cui sopra, parcheggi aeromobili (i Ca3 o 33 equipaggiati con 3 motori Isotta Fraschini erano bombardieri non proprio falene, l'apertura alare (non apprezzabile nella foto) era di m. 23 x 11 di lunghezza  del velivolo), strutture ricettive e livellamento del campo (usura in decollo e atterraggio) oltre che sorveglianza e opere campali  necessitava di una piccola forza di manovalanza straordinaria aggiuntiva nell'imminenza dell'azione che sul momento solo il Comando d'Armata di Bari del Generale Crispo poteva offrirgli traendo personale da altri servizi di caserma. Da Difesa.it (sotto) si capisce anche di altre difficoltà connesse alla rapida partenza di un simile numero di aerei con bassissimo preavviso. Ogni aereo necessitava di almeno due persone al decollo che lo trattenessero per portare al massimo i motori. Non bisogna neanche dimenticare la questione sicurezza e segretezza: i sabotaggi navali di Brindisi (1915) e Taranto (1916) erano ancora freschi e bisognava stare con le antenne dritte. L'azione era nata in seguito alla cancellazione del previsto volo su Vienna che sarà effettuato un anno dopo. La data fu sicuramente scelta per la fase di luna piena e per probabili condizioni meteo favorevoli (da un controllo rilevo che il 4 ottobre fosse giovedì e la luna piena c'era stata 4 giorni prima) ma le condizioni sul mare erano pessime. L'azione sicuramente slittò di qualche giorno dal previsto ma non dubitiamo che l'aiuto ci fu come è dato capire dalla foto sopra dell'incontro del Generale Crispo Cappai con D'Annunzio.

Su questo aereo, Caproni Ca3, considerato il miglior bombardiere della guerra (vedi più sotto scheda, si addestrava in quegli anni uno sconosciuto avvocato di New York originario di queste terre, Fiorello La Guardia futuro sindaco della metropoli. L'Italia aveva messo a disposizione degli Usa istruttori, aerei e attrezzature aeroportuali con base  a Foggia sulla pista poi nota come "Gino Lisa"

 

«Ero laggiù, nella Puglia piana, nel campo destinato alla mia dipartita per le Bocche di Cattaro, in quella Gioia del Colle che io rinominai Gioia della Vittoria». Lasciò scritto nel 1922 nel suo aulico italiano Gabriele D'Annunzio.

"Degni di ammirazione per l'ardimento sereno e gioviale gli aviatori delle Squadriglie 1a bis e 15a bis, i quali attingono una ferrea forza d'animo ed una incrollabile fede nella vittoria, dai successi ottenuti, e dalla parola e dal magnifico esempio di Gabriele D'Annunzio." Diceva Bafile ai conterranei abruzzesi durante la licenza per la lesione subita alla cornea (gli austriaci sparavano non subivano solo).

dal sito Difesa.it

"Cominus et neminus ferit" (Ferisce da vicino e da lontano) opera grafica come tante di De Carolis (sotto a destra)

 

Ottenuto dal Comando Supremo un primo permesso di tentare l’impresa (su Vienna), vengono programmati dei voli di prova a lungo raggio. L’equipaggio non poteva esser che quello di Pagliano Gori e Pratesi. Apportate alcune modifiche ai serbatoi, decollano la mattina del 4 settembre 1917 alle ore 08.10 dal campo de La Comina (Pn), con prua iniziale verso Firenze (Gori era di Pontassieve e probabilmente voleva approfittarne per sorvolare casa) poi, a causa di un vasto temporale, dopo Venezia dirigono su Milano, poi verso Torino, quindi Milano, Brescia, Verona, Venezia, Padova, Venezia, Pordenone, Udine, Comina. Riatterrano alle ore 17.23 dopo un volo ininterrotto di oltre 1000 km !!, (e quasi 10 ore) un’impresa unica e storica dal punto di vista aviatorio. Nonostante il buon esito della prova, il raid viene vietato all’ultimo minuto e, in seguito, definitivamente cancellato per i sopravvenuti avvenimenti di Caporetto. .... Forti dell’esperienza fatta, P&G vengono incorporati nella sezione “AR” (quella citata da D'annunzio nella missiva al Generale) della 1^ Squadriglia per una azione speciale, al comando del Magg. Armando Armani. Dopo essere passati a Vizzola Ticino per ritirare il nuovo modello 450Hp, modificato per aumentarne l’autonomia, compiono un avventuroso volo di trasferimento a Gioia del Colle, con tappa a Centocelle. Sulla base pugliese l’unità è bloccata da problemi logistici (mancano le bombe) ed è in attesa del plenilunio e delle condizioni meteo ottimali. D’Annunzio, che deve partecipare come osservatore con Pagliano e Gori (P&G), è impaziente; sollecita l’azione ed inveisce contro la mala sorte. Finalmente il 4 ottobre il tempo migliora, tutto è pronto. Armani coordina con la Marina il supporto di superficie, costituito da navi che fungono da segnalazione luminosa e soccorso. Pagliano e Gori con D’Annunzio sono sul secondo velivolo dietro Armani, un nuovissimo Ca. (da) 450 Hp matricola N. 4160. La navigazione è resa difficoltosa da un forte vento da nord e da strati bassi di nebbia che confondono ogni riferimento al suolo. Dopo quasi tre ore di volo, intorno alle due di notte, raggiunto l’obiettivo, sganciano dalla quota di 3.000 m. 2 bombe da 75Kg ( i “giacomini”) e sei da 25Kg. ed intraprendono la difficile navigazione di rientro, orientandosi con la bussola e le stelle. Il raid si conclude dopo circa sei ore di volo, con un atterraggio rocambolesco, con il carburante quasi esaurito, (un velivolo è costretto ad atterrare senza benzina poco dentro la costa). Il raid viene menzionato su tutti i giornali e vale il Bronzo per gli Ufficiali e l'encomio per i Graduati

     

Qui a Cattaro, 5 mesi dopo, scoppierà fra gli equipaggi della marina austriaca, in gran parte italiani e croati, una rivolta bolscevica che verrà repressa nel sangue nel giro di 3 giorni.

  logo Comina De carolisCAPRONI Ca3: Pesi:a vuoto: 2300 Kg, massimo al decollo: 3810 Kg !!! - Motore: n° 3 Isotta Fraschini V.4B a 6 cilindri in linea da 150 cv
Equipaggio: 4 uomini, di cui 2 piloti, il mitragliere di testa e quello di coda
Superficie alare: 95,64 m2, altezza da terra: 3,70 m
Armamento 2/4 mitragliatrici Revelli da 6,5 o 7,7 mm, di cui una frontale e 2 o 3 collocate in sommità. 800 Kg di bombe
Velocità max: 137 Km/h - raggio d'azione: 599 Km
     

Finita la guerra tutti i quadri soprannumerari vengono sciolti. Le stesse trattative di pace, la nefasta influenza americana, ci impongono (anche a tutta l'Europa) di ridurre la forza armata a mera rappresentanza di corpi e specialità. In pratica una demilitarizzazione. Il futuro, secondo il presidente Wilson, Nobel per la pace nel 1919, sarà governato senza conflitti in una ponderata e universale Lega delle Nazioni a cui gli stessi Stati Uniti però non aderiscono dopo averla proposta nel famoso discorso dell'8 gennaio 1918 detto dei 14 punti . Di diritto di popolo e autodeterminazione per le "grandi potenze coloniali" (noi non ci siamo o non siamo riconosciuti e invitati), non se ne parla più. Quello che era dei tedeschi se lo prendono gli altri in aggiunta alle loro colonie. In Italia la chiameremo anche "Vittoria Mutilata" come le relative conseguenze. 

Nel 1919 il Gen. Alberto Crispo Cappai lascia il servizio attivo per la riserva, poi nel '29, a 78 anni il pensionamento con lettera del Ministro della Guerra "ad interim" (Mussolini) a fianco.

 

  

       Scuola tiro Parma

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