ALBERTO CRISPO CAPPAI

Sassari 4 aprile 1851 - Modugno 6 dicembre 1940

dalla Breccia a Vittorio Veneto (2)

CANDIA (CRETA) - LA MISSIONE INTERNAZIONALE

 

   

Sotto guerriglieri partigiani greci

MA PRIMA CHE VI GIUNGESSE IL COL. ALBERTO CRISPO CAPPAI (E CHE SCOPPIASSERO GLI ULTIMI DISORDINI) - .....  La scintilla scoccò il 21 maggio 1896 a La Canea. I massacri fornirono ai consoli europei, presenti e a rischio per loro e per i propri rappresentati l’attesa occasione per richiedere l’immediato intervento dei rispettivi stati. Il 28 Maggio 1896 tre unità da guerra, la francese Neptune, la corazzata Hood, britannica, e l’italiana Piemonte, gettarono le ancore in contemporanea nella baia di Suda. Questo non era sufficiente poiché l’organismo preposto all’ordine interno o non esisteva o era il vecchio mussulmano di parte. Un “comitato” ellenistico non ci mise due giorni a chiamare la flotta greca. Una squadriglia di torpediniere greche (ma non solo) mosse verso l’isola, per impedire alle navi turche partite da Smirne di portare eventuali rinforzi alle guarnigioni locali mentre gli insorti prendevano possesso di Candia e La Canea. La nostra piccola occasione di una “seconda Crimea” ci parve all’orizzonte foriera di "successi" vista anche la recente debacle di marzo ad Adua in Abissinia.  

La situazione di stallo diplomatico con troppi attori si protrasse per un otre un mese. Il 18 giugno gli ambasciatori (nella capitale ottomana) approvarono una mozione austriaca, con la quale si richiedeva il ristabilimento della convenzione di Halepa con la convocazione dell’assemblea cretese, la nomina di un governatore cristiano ed una amnistia generale, come condizione  "sine qua non" per una mediazione internazionale. In virtù di tali patti, venne nominato nuovo governatore dell’isola il cristiano ortodosso principe Giorgio. La mozione fu accolta "a parole" dai Turchi e con evasione da Atene. Gli ambasciatori si ritennero in diritto di diffidare la Grecia dal fomentare la rivolta nell’isola. L’assemblea locale, il 2 luglio 1896, approvò un piano in 4 punti che ricalcava nella sostanza gli accordi di Halepa . In pochi mesi la questione sembrava risolta ma gli intoppi non tardarono ed erano di diversa natura. Testi in lingua discordanti, contadini mussulmani danneggiati che non ritornavano sulle loro terre senza i soldi dell'indennizzo, il commissario turco che disertava le riunioni di fatto immobilizzando la creazione della Gendarmeria etc… Il 4 Gennaio 1897 scoppiarono nuovi disordini a Suda. Da parte italiana non si riuscì a sbarcare prima del 12 febbraio i 4 carabinieri, 1 capitano (Federico Craveri con funzioni di Comandante di Battaglione), 2 tenenti (Arcangelo De Mandato e Candido Caloria come Comandanti di Compagnia) e un sottufficiale (Giuseppe Pesavento come sottotenente, di fatto saltavano di un grado) dopo altre violenze. L’uniformità delle potenze, che non c’era prima, men che meno c’era ora. Il 5 febbraio La Canea era assediata dai cristiani: all’interno della città i turchi sparavano sulla folla e i quartieri cristiani erano dati alle fiamme. Il giorno seguente le navi europee raccolsero i superstiti delle stragi.  Contemporaneamente, la Grecia dispose l’invio della corazzata Hydra mentre 700 insorti innalzavano ad Akrotiri la bandiera ellenica, annunciando con un proclama la loro volontà di annessione alla Grecia. Il proclama di Akrotiri segnò una svolta decisiva nella complessa vicenda e determinò le misure eccezionali prese dalla Potenze:  

Allegoria per rappresentare da Creta il pericolo d'una  esplosione della guerra a livello continentale.

l’Italia inviò la 2a Divisione della 1a Squadra, al comando del contrammiraglio Enrico Gualterio composta dalle navi Francesco Morosini (capitano di vascello Carlo Amoretti), Andrea Doria, Ruggero di Lauria (cap. vasc. Alberto De Libero), Stromboli (cap. vasc. Luigi Graffagni) e Giovanni Bausan. La Germania annunciò la partenza per La Canea dell’incrociatore Kaiserin Augusta; Francia, Inghilterra e Russia spedirono a loro volta altre navi nelle acque cretesi. A bordo delle navi greche 3 battaglioni di fanteria, uno del genio e 2 batterie di artiglieria per un totale di 1.800 soldati e 12 cannoni (più 1.200 esuli cretesi filo-ellenici) al comando del colonnello Vassos. La squadra greca gettò l’ancora davanti a La Canea. Il 15 febbraio 1897 una squadra navale Italiana al comando del vice ammiraglio Felice Napoleone Canevaro si mosse in soccorso degli europei (pochi) e per il ristabilimento dello “status quo”. Sbarcarono 430 marinai: 30 dell'Austria e 100 per ciascuna delle 4 Potenze (mancava ancora la Germania). Il 2 marzo, Grecia e Turchia vennero invitate dalle Potenze, la prima a ritirare uomini e navi, l’altra a concentrare i suoi effettivi in determinate località della costa, sgomberando l’interno dell’isola in prevalenza cristiano. Nel corso del mese di marzo del '97, più di 3.000 uomini appartenenti alle forze armate delle sei Potenze affluirono a presidio dei vari settori: Sitia fu affidata al controllo dei francesi, Hierapetra degli italiani, Candia degli inglesi, Rethymo dei russi e Kyssamos degli austriaci, Suda dei tedeschi mentre La Canea fu presidiata da un distaccamento misto con mezzo battaglione (2 compagnie) per ogni nazione.  

L'arrivano i "nostri" c'era stato. Le belle navi italiane erano in maggioranza e lo resteranno per tutta la durata della campagna, tanto da far assurgere l'ammiraglio Canevaro all'ipotetico vero ruolo di governatore dell'isola (aveva il grado più alto: in futuro in simili situazioni o noi non mandavamo" pezzi grossi" o gli altri promuovevano sul campo i loro a scanso d'equivoci per non sottostare). Stazionavano o si davano il cambio infatti decine di navi, prevalenti nostre in rapporto di 29 a 87. Ogni mossa contro una potenza era da considerarsi un atto di guerra contro tutte e come tale sarebbe stato trattato. I marinai sbarcati, almeno i nostri, non erano più i fanti di marina perchè quella specialità era stata soppressa anni prima. Si trattava in parte di componenti l'equipaggio sottratta alla proprie mansioni, a rischio operatività della nave, o tratto da arsenali per navi in bacino o marinai della difesa di terra. Le poche cannonate partite alle orecchie sorde dei Greci fecero il loro effetto. Fra vecchi e nuovi arrivi s'era arrivati a un numero consistente di uomini a terra, circa 6.000 di cui 1380 italiani, così divisi  per armi e corpi: marina 128, fanteria 600 (I/36° ft), bersaglieri 496 (XII/8°), artiglieria 129 (VIII btr da montagna), carabinieri 29, distribuiti tra Candia (624), La Canea (446), Halepa (107), Soubaki (106), Akrotiri (91) e Hierapetra (5). Non erano molti per una eventuale rivoluzione organizzata, ma da qui a quella ne passava ancora del tempo. Piccole scaramucce venivano messe in conto come quella del 2 marzo soffocata dal Comandante Amoretti (Med. Argento). Il blocco navale ora era operativo e totale. Ogni natante sarebbe stato perquisito Greco o Turco che fosse. La quota della marina (imbarcata) per la difficoltà detta dovette essere integrata mentre anche gli altri contingenti arrivavano portando il totale ad oltre 6.600 soldati. Partivano con il piroscafo Eridano nella notte del 20  marzo altri 600 marinai italiani (al comando del capitano di fregata Alberto Ferro) 3 compagnie furono destinate alla Canea e 2 a Candia. Le truppe inglesi giunsero il 24 marzo; quelle francesi, russe e austriache qualche giorno più tardi. Il 25 marzo il Consiglio degli ammiragli inviò un O.D.G che ordinava alle compagnie da sbarco di marina di rientrare a bordo. Il 29 marzo a Hierapetra rimanevano comunque a terra 70 uomini del Doria, che era giunta nel frattempo. ...segue sotto  

Creta governo provvisorio

 

Bandiera marittima e di stato  nei porti dell'isola, adottata nel 1898 in seguito alla concessione dell'autonomia da parte delle potenze europee (20 maggio). Abolita de facto nel 1908 e definitivamente cancellata il 30 maggio 1913 con l'annessione alla Grecia (trattato di Londra). Bandiera greca con cantone turco.

Passi dalla tesi di laurea  in Storia del Risorgimento  di Fabio Laratta    

Università degli studi di Firenze  - L’INTERVENTO ITALIANO A CRETA 1897-1906. UN INTERVENTO DI “PEACE-KEEPING” Relatore Chiar.mo Prof.  Zeffiro Ciuffoletti  Anno Acc.co 2005/06

Ai primi di aprile, essendo imminente l’apertura delle ostilità sul fronte macedone, le Potenze giunsero, su proposta di Vienna, alla decisione di nominare governatore ad interim di Creta lo stesso Canevaro: il provvedimento tendeva a rassicurare i cretesi sul futuro dell’isola e a dissuadere la Grecia dall’attaccare, malgrado la disparità di forze, la Turchia. Ma fu lo stesso Canevaro a sconsigliare l’iniziativa: “Non ho attitudini amministrative” scriveva il 5 aprile 1897 all’ambasciatore italiano a Vienna, Avarna “e la disastrosa condizione di Creta richiede una persona di ben più alte aderenze, che, non destando gelosie tra le diverse nazioni, possa validamente contrastare l’influenza della Grecia ed ottenere dalle Potenze mezzi d’azione morali e materiali adeguati, tutto essendo qui da rifare”: aggiungendo tre giorni dopo quello che era il motivo più importante:

 

 “….non credo che al Governo italiano e al nostro paese possa convenire la mia nomina a simile carica, perché già pare troppo a tutti che io mi trovi alla suprema direzione della squadra internazionale”. Insomma, il problema vero consisteva nello scarso profilo che le altre Potenze erano disposte a riconoscere all’Italia: poteva comandare la Squadra internazionale, perché da prassi toccava al più alto in grado, ma non poteva rientrare nel gioco politico di maggior livello; esecuzione si, decisione no. Erano le pesanti conseguenze dirette del disimpegno di fatto voluto a suo tempo dal Governo colla “politica delle mani nette” iniziata da Cairoli a Berlino e proseguita da Visconti Venosta; ed era la prima avvisaglia di quale sarebbe stato il ruolo riservato in futuro all’Italia dalle altre Potenze: avrebbe potuto fornire uomini e mezzi, ma non avrebbe mai potuto pretendere nulla di più che la partecipazione e le briciole che le fossero state concesse; e guai ad alzare la voce. Si sarebbe visto alla fine della Grande Guerra e dopo la II Mondiale.  

Domokos

   

L'esibizione di forza della Grecia

segue  Con gli ultimi uomini sbarcati i contingenti erano stati completati arrivando la fanteria del T. Col. Zevi a 697 e i Bersaglieri del T. Col. Brusati a  685. Ma tutti questi uomini, pari a  circa un Reggimento leggero, erano senza un capo. La dislocazione e il frazionamento li avrebbe portati a dipendere da altri (Stranieri), più alti in grado del colonnello proposto o lo stesso colonnello con suoi pari età ma brigadieri. Il fatto poi che avessimo già la carica più alta in mare faceva desistere dal fare a breve ulteriori pressioni o contestazioni. Terminata l’esigenza politica il distaccamento di 600 marinai, rivelatosi inadatto per l’assenza dell’adeguato livello di addestramento, venne rapidamente ritirato. 

LA GUERRA - 17 aprile - 20 maggio 1897

Tirata per le corna da mesi, in aprile, la guerra fra Greci e Turchi scoppiò in terraferma in Tessaglia e Macedonia. La Grecia questa volta ebbe la peggio e solo il buon cuore del sultano evitò il disonore. Mentre i turchi attaccavano, in Italia Ricciotti Garibaldi (50enne), secondogenito dell'Eroe e di Anita, lanciava un urgente appello alla gioventù democratica affinché si arruolasse nel Corpo dei garibaldini disposto ad accorrere in difesa della Grecia (Come facessero a distinguere fra una Grecia democratica, che non lo è mai stata, e una "Turchia" antidemocratica resta un mistero). Ricciotti non era nuovo alle imprese eroiche. Era stato accanto al padre a Bezzecca, a Mentana, a Digione, ed ovunque s'era comportato da valoroso. In breve, in un lampo, si costituì il corpo di volontari in massima parte aderenti alla Massoneria perugina. La loro propaganda martellava da febbraio a favore di Creta e l’occasione per l’intervento gli venne con la guerra d'Aprile. Evangelisti fu il primo dei perugini a partire, ma il 29 altri giovani perugini seguirono le sue orme come Publio Baduel, Achille Lualdi, Edgardo Calindri, Carlo Baroni, David Inastasi e Amilcare Cipriani, Nicola Barbato, Antonio Fratti di Forlì, Giuseppe De Felice. Il corpo di volontari partecipò a vari fatti d'armi, ma quello che è passato alla storia è Domokos del 17 maggio 1897 ove i garibaldini si coprirono di gloria per evitare un colossale disastro all'esercito greco ormai in rotta. Fra i caduti vanno ricordati l'on. Fratti,  i tenenti Campanozzi e Barnaba, siciliani, Antonio Pini, di Arezzo, Alfredo Antinori, di Ancona, lo studente Alarico Silvestri, di Amelia, Romolo Garroni e Massimiliano Trombetti, di Roma, Guido Capelli, di Milano, Ettore Panzeri, di Bergamo, ed Enrico Mancini di Adria. Cipriani fu ferito ad una gamba. De Felice rischiò poi la prigione in piazza ad Atene e solo il pronto intervento del comandante della nave Sardegna, Coltelletti, che lo prese a bordo, lo salvò dall'arresto (loro erano repubblicani i greci no). Se i greci avevano perso, la guarnigione ottomana di Creta era ancora là, dentro i forti e, imbaldanzita dalla vittoria, decisa a gettare a mare gli ortodossi. La dissuasione targata "Canevaro" o come qualcuno lo chiamava CaneVero aveva però di nuovo funzionato. L'isola era tutt'ora retta col codice militare alla mano e comminava condanne a tutti i livelli compreso la "forca". Dal 12 settembre tutto l'apparato di polizia venne posto sotto il comando e la supervisione dei nostri carabinieri  (http://www.carabinieri.it/Internet/Arma/Oggi/Missioni/1855 - 1935/1897 - 1906/01_A_1897 - 1906.htm) 

 

E bene qui aprire una piccola parentesi per chiarire che spesso in politica determinati comportamenti non si tengono per amor di patria, di religione o di razza, ma per motivazioni molto più terrene come il denaro. Anche se spesso in giro per i capitoli del risorgimento e della storia europea non ne parlo "abbastanza" basta alzare il velo economico e salta fuori di tutto (quando volete mettere in difficolta qualcuno portatela sui soldi). Questo di Creta è uno di quei casi tipici che sembravano relagti all'800 ma che l'esperienza ci dice ancora molto ma molto attuali. L'esibizione di forza della Grecia mirava a nient'altro che coprire un problema politico (ed economico) interno (e internazionale) del suo debito che stava andando in default (inesigibile un po come nel 2010) altra parola per dire fallimento, bancarotta. E cosa faceva per questo?. Risparmiava ? No affrontava ancor più gravi spese nella speranza che una vittoria gli avrebbe fatto acquistare un pò di credito (e fiducia nelle altre nazioni) e la proroga dei titoli di stato in scadenza (nel nostro caso moderno organizzava le olimpiadi). Non andò così, come spesso accade, e nel febbraio del 1898 arrivò il crack. I titoli di stato grechi erano carta straccia e gli investitori dei truffati. Allora essere insolventi verso un privato o una banca straniera era come essere insolventi verso uno stato e questi secondo un diritto acquisito facevano sbarcare le truppe e occupavano zone strategiche per ripagarsi del dovuto. Non avvenne con la Grecia che subì solo l'imposizione di consiglieri economici nei centri decisionali monetari (era già successo per gli ottomani in Egitto (qui subentrano gli inglesi) e in Turchia (subentrano i tedeschi)), ma successe poi anche per il Venezuela quando nel 1902 si rifiutò, dopo laguerra con la Colombia di onorare il debito pubblico in mano alle potenze europee. Come risposta nel 1902 Italia, Inghilterra e Germania effettuarono un blocco navale ai porti venezualani e la Germania arrivò al punto di bombardare il porto di San Carlos. Queste minacce diedero i propri frutti dato che nel 1903 il governo accordò nei rapporti un trattamento preferenziale ai tre. Gli Stati Uniti si accodarono (per se) naturalmente come garanti non richiesti per gli altri !!!.

<<< International group of officers at Canea

     
IL COMANDANTE ALBERTO CRISPO CAPPAI  (dalla tesi di laurea pagg. 43-52)
     
Tutto finito? neanche per idea: i tedeschi alleati dei turchi ritiravano la loro delega seguiti a ruota dagli austriaci. Nuova suddivisione delle aree di competenza. A Ierapetra i francesi non ci volevano perchè noi si guardava verso la Libia !!!. Qualcuno dirà che la politica è stupida, a volte spesso è così. Là gli introiti fiscali (dazi) erano anche maggiori. Nel maggio del ’98 Canevaro venne richiamato in patria per ricoprire il ruolo di Ministro della Marina poi degli Esteri in diversi governi: il suo posto fu preso da un francese. La situazione galleggiava: nessuna decisione, cattiva decisione. Il 5 settembre 1898, a Candia, giorno in cui i funzionari turchi sarebbero dovuti essere sostituiti nell’incarico di esattori delle decime, la rabbia dei mussulmani esplose; ricominciò la caccia al cristiano senza che la guarnigione turca, forte ancora di 5.000 soldati, intervenisse. Anche le truppe inglesi a cui spettava il mantenimento dell’ordine in quel settore vennero selvaggiamente assalite da ogni parte e dovettero impegnarsi in corpo a corpo con la popolazione; gli inglesi, caduto l’ufficiale in comando e lasciati 14 morti sul terreno (42 i soldati feriti), furono costretti a ritirarsi sul porto per ricongiungersi con le rimanenti forze britanniche raccoltesi sui bastioni, che coprirono la ritirata dei superstiti con un fuoco serrato di fucileria. Soltanto a questo punto i soldati turchi intervennero senza molto impegno in aiuto degli inglesi, ma gli assalti della popolazione eccitata cessarono soltanto quando sul bastione venne ammainata la bandiera inglese e alzato al suo posto il vessillo turco. Nello scontro perdette la vita anche il vice console inglese. Soltanto il tempestivo trasporto e intervento di due compagnie, una francese e una italiana, riuscì ad evitare il totale annientamento del presidio inglese.….. La sanguinosa rivolta di Candia – 800 cristiani massacrati e il vice console, un ufficiale, 4 marinai e 8 soldati inglesi uccisi, una quarantina di feriti – comportò l’invio a Creta di altre unità delle Potenze: dall’Italia partirono l’incrociatore protetto Lombardia (con 320 uomini di equipaggio) ed il II btg. (644 uomini) del 49° rgt. fanteria, agli ordini del maggiore Pisanelli, di stanza a Napoli I disordini – che avevano minacciato di estendersi all'intera isola – conferirono maggiore autorità e validità all'allarme ed alle proposte di Canevaro. Il 13 settembre, dopo che l’ordine a Creta era stato ristabilito, egli proponeva che le 4 Potenze assumessero la responsabilità del governo provvisorio dell’isola, impegnandosi a garantire – dopo il ritiro delle autorità e delle truppe turche – l’alta sovranità del Sultano ed i diritti della popolazione mussulmana. Il 5 ottobre 1898 un «ultimatum» in tal senso veniva consegnato dagli ambasciatori delle Potenze alla Sublime Porta (governo turco), che era costretta ad accettarlo e si impegnava a sgomberare l’isola entro il 4 novembre.  

Kaiser, Francesco Giuseppe e il Sultano

la Dreibund, la vera Alleanza che aprirà la Grande Guerra

     
Pag 45- Ulteriori rinforzi venivano inviati agli Ammiragli per metterli in grado di imporre, se del caso, lo sgombero dei turchi e di fronteggiare i pericoli che da questo sgombero sarebbero derivati per l’ordine pubblico. L’8 ottobre partivano da Augusta le corazzate Affondatore e Castelfidardo e da Catania un altro battaglione di fanteria, il II / 93° (650 uomini) agli ordini del maggiore Pallotta. Il comando dei reparti italiani presenti a Creta fu affidato (14 ottobre 1898) al colonnello Alberto Crispo Cappai del 59° Fanteria, di stanza a Perugia, cui erano conferite per Regio Decreto “attribuzioni analoghe a un comandante di Brigata” (lo affiancarono un capitano di S.M. e un sottufficiale furiere). Comando che però avrebbe potuto esercitare con limitazioni e difficoltà, dato che i reparti – eccetto la compagnia di Kyssamos – erano tutti nella zona internazionale della Canea, dove il comando delle truppe era tenuto da un colonnello francese, dal quale il più anziano collega italiano non poteva certo dipendere.  La delicata e difficile situazione in cui Crispo Cappai si sarebbe venuto a trovare era stata segnalata a Roma, ma troppo tardi, e discussa dagli Ammiragli, i quali – «nell'interesse stesso della continuità delle operazioni» – avevano però deciso di non sostituire il colonnello francese. Bettolo propose quindi a Crispo, appena giunto, o di restare a bordo della Morosini, come semplice spettatore delle operazioni, oppure di dislocarsi nel settore italiano, a Kyssamos: l’una o l’altra soluzione avrebbe comunque estraniato il colonnello dall’attività delle sue truppe, dislocate (tutte, tranne la compagnia di Kyssamos) nel settore internazionale. Il Col. Crispo Cappai ritenne invece opportuno sistemarsi a Halepa, a 2 km dalla Canea, «in posizione comodissima per corrispondere coll’interno del settore (italiano) ed in pari tempo a portata dell’Ammiraglio, del telegrafo, della posta e dei consoli». E decise inoltre di contenere la sua azione di comando, nei riguardi delle truppe italiane dislocate nella zona internazionale, al campo disciplinare ed amministrativo ed al controllo del servizio e dell’addestramento, riservandosi in caso di operazioni di far sentire la sua voce, senza però intralciare le direttive e gli ordini del colonnello francese ai comandanti dei battaglioni italiani. .....  Nel complesso le truppe internazionali raggiunsero un totale di circa 5.000 uomini. Ai 4 battaglioni italiani (I/36°, II/49°, II/93° fanteria e XII/8° bersaglieri) si affiancavano un reggimento russo (14° Fanteria, colonnello Koroëv), 2 battaglioni inglesi ed altrettanti della fanteria di marina francese. I nostri battaglioni, tutti con sede a La Canea, avevano distaccato in diverse località della zona internazionale compagnie e plotoni, ai quali si affiancavano – costituendo unità d’impiego – paritetici reparti francesi (il che serviva a rendere evidente la stretta cooperazione tra le Potenze, ma poteva creare difficoltà in caso di operazioni). Il 20 ottobre iniziò il reimbarco dei 12.000 soldati turchi a scaglioni completato il 4 novembre. Il 17 novembre fu ammainata l’ultima bandiera turca su Creta, segnando la fine di quasi 2 secoli e mezzo di dominazione turca, mentre i cristiani innalzavano Te Deum in tutte le cattedrali ortodosse.  

Strade di Canea furono dedicate agli ammiragli Canevaro (tuttora esistente nella città vecchia Odos Kanevaro, fu anche nominato cittadino ateniese ad honorem), Bettolo (Odos Betolo) e al Col. Crispo Cappai (vedi 4a parte Odos Krispos) oltre che ad altri personaggi militari non italiani.

Il Generale Crispo alla scuola di Parma

 

*Bettolo Giovanni (Ge 1846 - Roma 1916), guardiamarina nel 1865, partecipò alla battaglia di Lissa. Contrammiraglio     dal 1897, fu Vice Ammiraglio nel 1905 e dal 1907 al 1911 Capo di S. M. della Marina. Deputato dal 1890, fu tre volte Ministro della Marina tra il 1899 ed il 1910 

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La questione anzianità

Dalle sue memorie: Parve allora conveniente al Min. della Guerra, per evidenti ragioni di disciplina e di eventuale impiego tattico, di riunire questi 4 battaglioni di diversi reggimenti sotto un solo Comando che funzionasse sotto gli ordini dell’Ammiraglio Comandante in Capo le forze navali Italiane in Levante. Il 10 Ottobre, chiamato telegraficamente a Roma, ricevetti da S.E. il Ministro della Guerra, coll’ordine di partire subito alla volta della Canea, le istruzioni necessarie; ed il R. Decreto col quale si istituiva il “Comando Superiore delle Regie Truppe Italiane in Creta”, con attribuzioni analoghe ad un Comande di Brigata. Venne addetto a questo Comando, l’allora Capitano di Stato Maggiore Elia ( che si trovava al Comando del 9° Corpo d’A.).
Con questo Ufficiale e con un Furiere Maggiore del mio reggimento (59°) m’imbarcai il 12 Ottobre a Catania sul postale “ARCHIMEDE” “della N.G.I. che il mattino del 14 diede fondo nella baia di Suda. Presentatomi al Contramm. BETTOLO* e ricevuti gli ordini, assunsi subito il Comando delle Truppe: Comando però che non avrei potuto esercitare nel campo tattico, ove si fosse addivenuti ad un’azione militare; giacché i 4 battaglioni italiani, meno la compagnia distaccata a Kissamos Castelli, erano tutti dislocati nella zona internazionale; nella quale, come si è detto più sopra, teneva il Comando un ufficiale francese - il Colonnello SPITZER. Quantunque questo Colonnello fosse di anzianità inferiore alla, mia, per la deliberazione del Consiglio deg1i Ammiragli alla quale si è già accennato…