FRONTE DESERTO

LONG RANGE DESERT GROUP
Il Gruppo Desertico a Lungo Raggio, in Inglese Long Range Desert Group (o in sigla LRDG), ma anche “Scorpioni del deserto” dal badge del basco, operò in Nord Africa compiendo scorrerie, incursioni e recupero piloti con jeep e camion armati. Le operazioni di sabotaggio venivano effettuate, con la compartecipazione del S.A.S. (Special Air Service) e di altri servizi S.Boat.S., Kalpaks di Mitford, Squadrone sacro greco, Special Interrogation Group (SIG), dietro le linee dell'Asse contro aeroporti, porti, linee di comunicazione, depositi e centri comando. Lo Special Interrogation Group era costituito da gente che era nata o aveva vissuto in Germania e quindi parlava tedesco fluentemente.  

http://www.lrdg.org/index.html

Sono visibili sotto le piastre forate da disinsabbiamento

 

La formazione del LRDG è del luglio '40, ma già nella Grande guerra pattugliatori inglesi operavano su "light car patrol" (vedi sotto a destra) in missioni di ricognizione e penetrazioni in profondità contro le tribù senusse di Libia quelle che, alleate degli ottomani dal deserto orientale e dall’Egitto meridionale attaccavano le guarnigioni italiane. Negli anni fra le due guerre, l'idea rimase in vita solo grazie all'entusiasmo di un maggiore del Royal Corps of Signals, Ralph Bagnold, e di alcuni suoi colleghi. Il supporto tecnico e finanziario, come sempre, venne offerto dalla Royal Society of Geography. I personaggi che girano intorno a Bagnold sono William (oBill) Boyd Kennedy Shaw, Patrick Andrew Clayton, Guy Prendergast, Jake Easonsmith, David Lloyd Owen e tanti altri (vedi capitolo uomini del deserto). Le reiterate petizioni per ristabilire questa forza vennero accettate solo il 10 giugno del 1940, giorno dell’entrata in Guerra dell’Italia. Era sorta, adesso sì, la necessità di ottenere informazioni sulla consistenza e sulle intenzioni delle truppe italiane poi dell'Asse in Nordafrica. Nel settembre 1940 a Big Cairn sul reticolato di confine (qui virtuale, perchè siamo 450 km a sud di Bardia) venne costituita una grande base materiali. Il toponimo non indicava nulla, era solo una piramide di sassi. Più a Nord c’era sempre sul reticolato l'oasi di Giarabub che fronteggiava l’Egiziana Siwa. A sud ovest (400 km) c’era l’italiana Cufra che serviva da ponte per collegare proditoriamente l'Italia all’Etiopia sorvolando (di nascosto) il Sudan anglo-egiziano.

I TRASPORTI 

Gli automezzi di costruzione britannica disponibili in Egitto non erano adatti e il Gruppo prelevò perciò i suoi primi camion dal parco macchine dell’esercito Egiziano e direttamente dal concessionario locale Chevrolet. Il miglior mezzo disponibile era il camion Chevrolet WB 30 cwt. L'esercito egiziano e la filiale locale della General Motors ne fornirono 31 con pneumatici a sezione larga, punto di forza per la sabbia. Quando non erano sufficienti si stendevano delle stuoie arrotolate o si andava a pale. Dopo 6 settimane di operazioni, agli inizi del 1941, la maggior parte dei veicoli necessitava di ingenti riparazioni: e nei 12 mesi successivi il Gruppo dovette utilizzare qualsiasi mezzo di trasporto su cui riusciva a mettere le mani. Nel 1942 dopo una lunga attesa vennero consegnati 200 Chevrolet 1533X2 30 cwt di produzione canadese, ordinati appositamente. Questi automezzi avevano la cabina aperta e il cassone in acciaio. I parabrezza furono sostituiti da blindovetro di tipo aeronautico e sui radiatori vennero montati dei condensatori. Il condensatore faceva si che il vapore del radiatore riciclasse l’acqua. Furono aggiunti supporti per mitragliatrici e un sostegno per la bussola. L'arrivo dei nuovi Chevrolet però, impose che l'armamento venisse potenziato. Da allora ogni pattuglia fu armata con 5 mitragliatrici Lewis, 6 Vickers medie e pesanti, e un cannoncino da 20 mm a doppio uso. Il raggio normale d'azione dei mezzi era di oltre 1600 km e ogni camion trasportava riserve di cibo e di acqua, sufficienti per 3 settimane di servizio attivo. Ogni mezzo quindi non imbarcava che tre o quattro uomini e i camion più grossi viaggiavano come magazzini.

 

un altro sistema (arcaico) per disinsabbiare i mezzi era stendere una stuoia di materiale vegetale arrotolata. Non serviva per mezzi pesanti.

Il controllo di questo punto era dunque importante per entrambi. Tra il dicembre del 40 e l'aprile del 43, il LRDG agì pressoché ininterrottamente, e ben poche incursioni andarono fallite. Da questo punto di vista  per successo non si intende l’acquisizione di obiettivi, ma lo scompiglio creato, la paura costante che immobilizzava migliaia di uomini in guardie e in parte anche danni alle strutture. Altre operazioni di Commandos, fuori dal continente africano, come l'attacco all'acquedotto pugliese o all'aeroporto di Rodi ( http://www.icsm.it/articoli/ri/rodi.html  ) finirono in un fallimento. A Natale del 40 il gruppo andò in appoggio dei francesi provenienti dal Ciad che volevano occupare Murzuk nel Fezzan libico.  

Light car patrol del 1917

Il colonnello D’Ornano, sostituito poi da Leclerc, vi perse la vita. Di nuovo, si dice, coi francesi ai primi di marzo del 1941 per l’attacco a Cufra riuscito. A contrastare questi reparti sparuti gruppi di nostri soldati coloniali di varia estrazione e un reparto in costituzione denominato Compagnia sahariana (equivalente !? al LRDG). Il LRDG è più conosciuto per le incursioni agli aeroporti dell'Asse, ma la miriade di azioni di ricognizione o di recupero furono il fulcro dell’azione. Si trattava di lunghe corse attraverso il deserto per localizzare le basi nemiche e tenere costantemente d'occhio le truppe dell'Asse controllandone ogni movimento. Almeno dalla parte del deserto (profondo, fascia rosa cartina) evitavano un uguale servizio dell’asse che avrebbe potuto aggirarli (con piccoli reparti, uomini e benzina permettendo). Individuavano piste adatte a tutti i mezzi o solo ad alcuni e trasportavano spie dietro le linee. Il Long Range Patrol Unit, Unità di Pattugliamento a Lungo Raggio, precursore del LRDG, aveva un organico di 8 ufficiali, 112 uomini e 16 rincalzi, suddivisi fra un comando e 3 pattuglie. In totale, aveva a disposizione 44 veicoli. Nel novembre del 1940, fu però deciso di aumentare l'organico a 21 ufficiali e 271 uomini, divisi tra un comando e 2 squadre. Ogni squadra era composta da 3 pattuglie con 10 automezzi in totale. Il Gruppo raggiunse il pieno organico nel marzo del 1942: 25 ufficiali e 324 uomini, compresi 36 addetti alle comunicazioni e 36 meccanici per la piccola manutenzione.  

Il parco macchine era di 110 automezzi (una media di 3/4 uomini per macchina, notevole). La crescita parallela del LRDG comportò la sua riorganizzazione. Il Gruppo venne diviso in due squadre: la squadra A, composta dalle pattuglie R, T e S (Rhodesiani) e la squadra B con le pattuglie G (guardie) e Y (Yeomanry Guardia Nazionale a cavallo). Questa organizzazione sopravvisse fino al marzo del 1943, quando il Gruppo fu richiamato al Cairo per essere riequipaggiato prima del trasferimento in Grecia, Italia e Jugoslavia. L’attacco vero e proprio ai campi d’aviazione, da Luglio 41, era di competenza del Sas di Stirling che doveva lanciarsi coi suoi guastatori ed essere recuperato dal LRDG. Le prime sfortunate operazioni gestite in solitario dal solo Sas avevano caldeggiato un ripensamento. Con la ripresa strategica dell'asse a metà '42 si tentò di portare nuovamente scompiglio nelle retrovie. Si ingaggiavano persone che sapevano il tedesco, vestivano Africa Korps, arrivavano addirittura a mangiare alla mensa tedesca. Tra i francesi della "Legione Straniera" che salvarono France Libre in Africa Centrale c’erano molti tedeschi, che potevano essere infiltrati per la comunanza della lingua, ma uno di questi tradì. Si scoprì poi che faceva il doppio gioco per Berlino. Un soldato della Legione Francese era allora uno scampato alla forca nel suo paese e poteva tradire solo se riceveva garanzie sul lavaggio della fedina penale. 

L’attacco a Barce del settembre 1942- Operazione Caravan

La colonna del LRDG di Easonsmith comprendeva tre pattuglie: la S2, composta da rhodesiani agli ordini del capitano John Olivery; la T2 composta da neozelandesi agli ordini del capitano Nick Wilder; e la G1, ora agli ordini del sergente Jack Dennis, alla quale si era aggregato il maggiore Vladimir "Popski" Peniakoff con due suoi agenti arabi. La S2 aveva ricevuto l'ordine di dirigersi su Bengasi (operazione Bigamy), al di là del Mare di Sabbia, per servire da appoggio all'incursione che doveva essere condotta contro quel porto dallo Special Air Service (SAS). La T2 e la G1 invece dovevano procedere direttamente su Barce per un attacco abbastanza insolito in quella fase della guerra. L'attacco era programmato per la notte tra il 13 e il 14 settembre 1942.

  ….Le dune mobili del Gran Mare di Sabbia fra l'Egitto e la Libia brillavano sotto l'implacabile sole del deserto. Una strana processione di camion Chevrolet 30 cwt stracarichi di casse, e di jeep armate con mitragliatrici, avanzava faticosamente lottando contro la natura del terreno. I veicoli macinavano i fianchi delle colline di sabbia, prima di precipitarsi giù per l'opposto pendio prendendo slancio per superare la salita successiva. L'avanzata era lenta perché i camion affondavano fino ai mozzi nella sabbia. Fra le imprecazioni e il rombo dei motori imballati, i soldati in divisa kaki, alcuni con acconciatura araba e tutti con una barba di otto giorni, si arrampicavano sulle dune per liberare le ruote dalla sabbia, sistemarvi sotto pezzi di lamiera ondulata su cui potessero far presa e aiutare a spinta i veicoli sino alla vetta… cosi narrava uno storico
Ai mezzi utilizzati si era anche aggiunta la Willis, la jeep americana con un look nuovo. Per un primo tratto di 300 km camion pesanti Mack facevano da magazzino. L’ultimo gli sarebbe andato incontro da Cufra. Lungo il percorso avvennero anche primi incidenti di strada che decurtarono il gruppo. Si era già al 7 e restavano ancora da percorrere 800 km. Easonsmith sapeva che poteva contare su di loro in ogni situazione di emergenza. Erano uomini sicuri di sé, pieni di esperienza e di spirito di iniziativa, affiatati tra loro. La maggior parte erano professionisti incalliti, pronti a guidare una jeep come a maneggiare ogni tipo d'arma, capaci di far funzionare una radio in qualsiasi condizione, e abilissimi nell'orientarsi anche in pieno deserto. Le pattuglie avevano lasciato El-Fayùm oasi egiziana il 2 settembre. La distanza era enorme (più di 1600 km su terreno desertico) e l’obiettivo distruggere i bombardieri dell'Asse impiegati contro Malta. La rotta era a zig zag per non svelare a terra la direzione finale, ma l’appuntamento per la data dell’azione era tassativo. A Big Cairn poteva atterrare un aereo di soccorso in ogni eventualità.   (sopra) Il bidone davanti alla mascherina del radiatore (a destra) della Jeep era un condensatore da 9 litri che permetteva di ridurre al minimo il consumo d'acqua. Era collegato con un tubicino di gomma o rame allo sfiatatoio del radiatore ed era riempito a metà d'acqua. Quando l'acqua del radiatore bolliva, il vapore passava nel serbatoio condensandosi. Da qui, grazie al vuoto creatosi nel radiatore l'acqua veniva risucchiata ricreando il circolo. Si potevano percorrere, se l'impianto era a tenuta stagna, centinaia di km senza aggiungere acqua. Altre innovazioni erano i filtri antisabbia e le gommature speciali a larga sezione. 
L'avvicinamento ai depositi di materiali o ai punti d'incontro doveva essere dissimulato con false piste cercando comunque di non farsi intercettare da aerei nemici. Se andava male l’unica era passare per tedeschi su camionette inglesi, il che non era infrequente. L'abbigliamento dei soldati era mantenuto sempre rigorosamente anonimo col rischio della fucilazione se catturati. La sera del 12 settembre la colonna giunse ai piedi delle colline del Gebel Akhdar. A Bir el-Gerrari, a 96 km dall'obiettivo, Easonsmith abbandonò un camion pieno di viveri, acqua e benzina, perché servisse da punto di raccolta in caso di emergenza; e si addentrò fra gli uliveti di Barce  mimetizzandosi alla ricognizione aerea. I due agenti arabi si spinsero più avanti a raccogliere notizie sullo stato delle difese nemiche ma non fecero più ritorno. Al cadere della notte, la colonna si mosse per l'ultima tappa del suo viaggio. La colonna abbandonò la pista Gerdes el'Abid e imboccò una strada accidentata che conduceva verso un posto di polizia libico isolato. Quando i camion giunsero vicino all'edificio, Easonsmith accese i fari, illuminando un solo poliziotto, che si avviò lentamente verso la jeep senza sospettare niente. Gli altri furono abbattuti salvo quelli che riuscirono a fuggire nella notte. Il gruppo ormai era segnalato e da parte italiana ci si sarebbe aspettati posti di blocco, con parole d’ordine e armi pesanti, cosa che non avvenne. I reparti di retrovia erano sempre raccogliticci, con mezzi scarsi (L3). Gli unici addestrati erano i carabinieri delle Stazioni e la Pai che aveva alcune Autoblindo. La colonna poté quindi avanzare rapidamente verso la strada principale di Barce.  

I mezzi avevano tutti nomi maori della Nuova Zelanda

Lawson e il camion con l'apparecchiatura radio delle T2 rimasero a Sidi Selin come punto di riunione avanzato; mentre il camion con la radio della pattuglia G1 fu lasciato, poco dopo la mezzanotte, a un bivio appena fuori Barce, come mezzo d'appoggio. Quindi i due gruppi d'attacco si divisero: Dennis, con una jeep e 3 camion si diresse a sinistra verso la principale caserma italiana, mentre Wilder, con una jeep e 4 camion si spostò a destra verso l'aeroporto. Ecco l'attacco alla caserma nel crudo racconto di Dennis: "Arrivammo in fretta. Una dozzina di soldati si era radunata sulla veranda più bassa dell'edificio, per scoprire la causa di tutto quel rumore. Mentre passavo lanciai una bomba a mano nel folto del gruppo. Gli uomini del camion dietro a me fecero altrettanto, e in pochi secondi gli italiani rimasero tutti uccisi. Intanto il cannoncino Breda da 20 mm (preda bellica) stava sparando ad alzo zero sull'entrata principale della caserma. Dall'interno venivano urla e imprecazioni, mescolate a un rumore di mobili rovesciati. Ricominciammo a lanciare bombe a mano puntando alle finestre e prima che le nostre riserve si fossero esaurite, tutto era finito". Nel frattempo, Wilder aveva raggiunto il perimetro dell'aeroporto e si precipitava all'interno dalla porta principale, dove non era atteso, lanciando bombe a mano dentro gli edifici e impegnando le sentinelle con il fuoco delle mitragliatrici. Un'autocisterna prese fuoco. Alla luce delle fiamme, Wilder guidò la pattuglia, in fila indiana, lungo la pista di atterraggio sino agli aerei.  

Molti si incendiarono sotto i proiettili traccianti e le raffiche delle mitragliatrici.  Quelli che rimanevano furono lasciati alle bombe a scoppio ritardato dagli uomini che si trovavano sull'ultimo camion della fila. In pochi minuti 20 aerei furono distrutti e 12 rimasero gravemente danneggiati. Easonsmith intanto proseguiva le sue azioni diversive nella città, che culminarono con la distruzione di 10 camion, un'autobotte e un trattore, raccolti in un'area di parcheggio. Alle ore 4 del 14 settembre l'incursione aveva raggiunto tutti i suoi obiettivi ed era tempo di mettersi in salvo. Ma non fu così facile. Nella caserma, Dennis trovò l'uscita bloccata da due carri armati leggeri. Cercò di attirarli fra gli edifici per sgusciare alle loro spalle, ma il trucco non funzionò. A un certo punto, anzi, si trovò dinnanzi un carro armato, sbucato da dietro un edificio. Con una violenta sterzata, Dennis lo evitò ma perse un parafango della jeep contro i cingoli del mezzo corazzato, che nel frattempo aveva cominciato a sparare sulle teste degli inglesi, a tiro teso. La pattuglia cercò rifugio dietro agli edifici, ma la situazione era apparentemente senza via d'uscita. Per fortuna uno degli uomini notò un varco nel muro perimetrale. I camion vi si precipitarono dentro e sbucarono in mezzo a tende e capannoni, che furono subito inondati di fuoco. Uno sbarramento anticarro fu superato senza troppe difficoltà e la pattuglia si ritrovò infine sulla strada, senza alcun mezzo nemico in vista. Non tutto andò cosi semplicemente, perché anche se disordinati gli italiani avevano fino alle sei del mattino contrastato il LRDG falcidiandone gli effettivi. Dopo ci pensarono gli Aerei. Wilder e Tennis e i superstiti si diressero fuori della città ricongiungendosi con Easonsmith in periferia. Giunsero al posto di polizia senza incidenti, ma all'alba finirono in un'imboscata abilmente preparata dagli italiani. Tre uomini furono feriti e il camion del medico fu colpito a un pneumatico da una pallottola.  

Camionette primo modello

Dennis si mise a girare attorno al veicolo, sparando all'impazzata, mentre i suoi uomini cambiavano la ruota in meno di tre minuti. Sottrattasi finalmente al fuoco nemico, la colonna riprese la marcia, ma d'improvviso il camion radio della pattuglia G1 si bloccò su un pendio senza ripari, con l'assale posteriore rotto. La colonna, a soli 40 km da Barce, era di nuovo sotto il tiro degli italiani che l'avevano inseguita dopo l'imboscata. Easonsmith, con Duncalfe come mitragliere, costrinse il nemico a ritirarsi, ma alla 10.30 comparvero 6 aerei. I caccia dell'Asse mitragliarono la colonna per tutto il giorno, distruggendo un veicolo dopo l'altro. Le perdite umane furono leggere perché i soldati erano al riparo fra le rocce, ma all'imbrunire erano rimaste intatte soltanto due jeep, uno Chevrolet e il carro radio T2 che veniva finito di li a poco dall’attacco aereo. La colonna era ridotta così a tre mezzi sui quali 33 uomini, di cui 6 feriti, avrebbero dovuto viaggiare per quasi 1300 km attraverso un territorio desolato e ostile, prima di raggiungere la salvezza. L'unica speranza era di raggiungere il camion di riserva lasciato a Bir el-Gerrari. Easonsmith divise i suoi uomini: Lawson con i feriti, sull'ultimo Chevrolet e una delle jeep dovevano dirigersi verso LG 125, una striscia d'atterraggio provvisoria a nord del Gran Cairn; mentre il "gruppo appiedato", con l'altra jeep, doveva puntare su Bir el-Gerrari. Fu un viaggio difficile, dietro le linee nemiche, con le riserve di acqua ormai agli sgoccioli.  

SQUADRONE  SACRO GRECO

Their first raid (commandos) was made on April 20 (1941) on the port of Bardia; although little damage was caused, Rommel recalled a brigade from the front. The Commandos were then used to help defend the island of Crete, and covered the eventual evacuation, with the exception of No.11° Commando, who were reinforcing Cyprus. Lo sbarco inglese a Bardia (20 aprile 1941), viene contenuto, ma una brigata viene ritirata dal fronte. Anche nell'operazione di abbandono di Creta i commandos sono di supporto. Rommel, preoccupato, per le continue incursioni invia rapporti a Roma, Berlino e a Canaris responsabile del controspionaggio.

Lawson dovette abbandonare la sua jeep, ma il gruppo riuscì a raggiungere la striscia di atterraggio senza altri incidenti. Gli uomini appiedati invece si sarebbero certamente persi se il 15 settembre non si fossero imbattuti in un campo di beduini. Nel frattempo, però, altre pattuglie LRDG, furono inviate alla ricerca della colonna di Easonsmith. Il gruppo a piedi venne rintracciato all'alba del 17 settembre. Un'altra pattuglia si affrettò verso LG 125 dove Lawson e i feriti erano però già stati recuperati da un'aereo da trasporto Bombay della 216ª squadriglia della RAF. Gli altri componenti della forza d'assalto furono trasportati a sud, a Kufra. A Tobruch e Bengasi gli attacchi erano completamente falliti Gli inglesi ebbero 13 morti + 2 arabi. Di 17 mezzi solo 3 rientrarono (uno era quello non coinvolto nel raid). Easonsmith e Wilder furono decorati entrambi con il Distinguished Service Order, DSO mentre Lawson ottenne una Military Cross e Dennis una ben meritata Military Medal. Nella strategia complessiva della guerra Del deserto, la perdita di 32 aerei era solo una puntura di spillo.   

AL FAYUM è un'oasi che si estende a ovest del Nilo a circa un centinaio di chilometri dal Cairo. E’ alimentata da un canale naturale, il Bahr Yusuf, (Fiume di Giuseppe, influenza religione copta) proveniente dal Nilo. Quando le piene del fiume (con la diga di Assuan molte cose sono cambiate) erano più abbondanti, il Bahr Yusuf e il Fayum seguivano il regime del Nilo. Il Fayum era anticamente noto come She-resi 'il lago meridionale', successivamente diviso in Sher-resi e Mr-Uer 'il grande lago' da cui la corrispondente dizione greca Moeris. E' una profonda, vasta e fertile depressione(-44) il cui fondo è occupato da un lago chiamato oggi Birket Qarun (corrispondente al lago Moeris dell'età classica). Il nome attuale del luogo, Fayum, deriva  dal copto Peiom che era il nome copto del lago. La depressione e le grandi piene causavano l'inconveniente che l'oasi diventava un emissario del Nilo e per il continuo apporto d'acqua, che non trovavano vie d'uscita, diventava zona palustre dalla vegetazione lussureggiante, regno dei coccodrilli. I primi a ridurre il Fayum in condizioni di abitabilità furono i faraoni della XII dinastia. Un’altra epoca importante è la tolemaica. Tolomeo II Filadelfo compì grandi lavori di irrigazione nella zona che si veniva inaridendo e vi insediò, in situazione privilegiata, veterani e greci del Delta, che introdussero la coltura della vite. Al tempo della conquista romana, la popolazione del Fayum era mista. Agli occhi dei Romani i discendenti dei coloni erano Egiziani, ma essi stessi si consideravano Greci e così si presentavano alle autorità romane che li incaricavano dell'amministrazione delle città e dei villaggi del Fayum con riduzioni personali impositive (tasse). Le autorità romane dal momento che il loro imperatore era rispettato e venerato nel modo stabilito, tolleravano le credenze religiose indigene, anche se erano bizzarre ai loro occhi, come quelle egiziane riguardo il culto dei morti che qui assume, prima della scomparsa della mummificazione, aspetti particolari. Fayum è famosa per le mummie dipinte (Diana Fulbright), A proposito delle possibili relazioni fra i ritratti sindonici egiziani, la Sindone di Torino e l'iconografia cristiana va riferito che sono stati ritrovati in Egitto più di mille ritratti funerari (dal vero), o applicati o dipinti direttamente su sindoni di lino che avvolgevano corpi mummificati. La maggior parte di essi sono stati trovati nel Fayum. Si pensa che i ritratti venissero dipinti in vita e che fossero anche appesi nelle case. Più a sud c’è l’oasi di Bahariyya e di Farafra nota per altri tipi di sepolture.   

LERO NOVEMBRE 1943

It was the last day of the battle. At 07:30 brigadier Tinley sends signal in the Cairo that describes the situation. From 04:00 the Germans strike Merovigli from the north and East and little by little with the support of aviation by afternoon they take over the English headquarters. At 17:30 lieutenant Max Vantray with 20 commandos arrests brigadier Tinley (ma Tilney T. Colonnello era generale provvisorio). Immediately afterwards Italian head admiral Mascherpa also surrenders. At 18:30 the English Italian forces orders to "ceased fire". That is how the resistance in the Leros finished after rough days of siege. The head of L. R. D. G. colonel Prendergast, major Lord Jelicoe of S. B. S. but also many English and Italian soldiers slipped into Turkey.

I raid  http://www.nzetc.org/tm/scholarly/tei-WH2-1Epi-c2-WH2-1Epi-e.html

http://www.agonelpagliaio.it/apocalisse/testi/historia.htm     http://www.leg.it/editrice/guerre/rommel.htm libro   http://digilander.libero.it/avantisavoiait/LRDG%20Tobruch.htm 

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