Il diario dei combattenti della libertà

Pur avendo contattato il sito “dal Volturno a Cassino” non ci è stata data nessuna risposta in merito alla riproduzione in forma estesa e originale dei diari dei Bersaglieri del LI Auc presenti in rete. Onde evitare diatribe sul Copyright pubblichiamo solo gli incipit dei vari capitoli che interessano il periodo storico (8/9-16/12/43) e i Bersaglieri che di questo hanno lasciato testimonianza. A seguire il link per raggiungere il sito ed avere una estesa visione del periodo storico e dei momenti che anticiparono la liberazione di Roma.

http://www.dalvolturnoacassino.it/asp/n_temi_main.asp?idMenu=010301&idTypeTema=T&idTema=T05
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Enrico Farinosi, classe 1922, interrompe gli studi universitari per partire volontario all’inizio del 1943. Arruolato nei Bersaglieri presso il LI Battaglione A.U.C. di stanza a Marostica

Ero di vedetta, la mattina dell’8/12/43, dalle 2 o 3 del mattino, all’inizio del boschetto. La mattina all’alba, dopo un fuoco d’artiglieria che mi consentiva di leggere l’ultima lettera dei miei, sentii la Compagnia che attraversava il bosco e qualcuno venne ad avvertirmi che era l’ora dell’attacco. Lasciai la buca della postazione e andai avanti insieme agli altri, e ritrovai la mia squadra. I sibili dei proiettili si avvertivano frequenti ma tutto andò bene, e non vidi feriti. Vidi Fimiani che andava ficcando la testa sotto le piante e sembrava impazzito.
Ritrovai Ferrando Sandro col mitragliatore e vidi anche Massa e Bornaghi per l’ultima volta. Raggiungemmo il fossetto, al limite del bosco, ed eravamo tutti fermi indecisi. Arrivò poi il Cap. Visco che ci ordinò di andare avanti, incitandoci più volte all’attacco. Io allora saltai il fosso ed aiutai Sandro a fare altrettanto, che era in difficoltà per il peso del mitragliatore, ma gliela fece e mi seguì....

Federico Marzocchi
LI Battaglione Bersaglieri A.U.C. "Montelungo", 2a compagnia

IL MIO 8 DICEMBRE è cominciato il 7.
II Cap. Visco mi dice di passare il Peccia e di occupare con la mia squadra il boschetto, la piccola altura al termine della quale avrei dovuto disporre dei posti di sorveglianza e segnalazione. Vedo che ci sono delle buche in cui un uomo sta giusto in piedi sporgendo solo con gli occhi; quel che ci vuole. Dico di stare attenti, io sarei passato ogni ora per avere notizie.
Poi trovo una buca per conto mio e mi siedo sui ciottoli del fondo col sedere a bagnomaria. Mi dispongo in testa quel pezzo del telo da tenda che il Regio Esercito aveva splendidamente elargito a ciascuno. Nel corso del primo minuto mi addormento come un tasso, sogno tutto il sognabile e forse qualche cos'altro, mi sveglio di soprassalto sentendomi in ritardo sui miei appuntamenti e salto fuori dalla buca. Ho riposato sin troppo e vado a vedere cosa c'è di nuovo.
C'è di nuovo che si sentono voci sommesse a pochi passi. Mazzeo mi dice che sono tedeschi. Ascolto. Boia! Sono proprio crucchi. Vai indietro e avverti! Lui torna e dice che sarebbero allucinazioni. La paura fa questo ed altro. Verifichiamo per bacco! No, no, questi sono tedeschi, altro che allucinazioni. Torna giù a dirlo! Ma non serve. E allora non resta che aspettare mattina.
Notte lunga. La notte della mia vita, in cui mi debbo convincere che sono già morto……

Leone Orioli LI Battaglione Bersaglieri A.U.C. "Montelungo", 3a compagnia  8/12/43

Bersagliere del CIL e soldato inglese
 

La terza compagnia del *cinquantunesimo* bersaglieri AUC si attestò a Mignano, sul fronte di Cassino, il giorno 7 dicembre 1943. Il trasferimento al fronte della *terza moto* era stato difficilissimo e, in alcuni casi, traumatico, con le motociclette spesso bloccate dallo strato di fango, altissimo, che copriva le strade. Le cadute avevano causato alcuni feriti, che non erano quindi più presenti nell’organico della nostra *terza*.
Il capitano Enea Castelli, bolognese, comandava la compagnia.
Il cinquantunesimo, nella piana di Mignano, ai piedi di Montelungo, schierava la seconda e la prima compagnia nella vallata del *Peccia*, sul fianco ovest del monte: la terza compagnia era appostata a est di Montelungo, su Monte Rotondo, a lato della Casilina. Nel corso della giornata del 7 dicembre i tedeschi presero certamente buona nota delle nostre posizioni: la notte dal *sette* all’ *otto* la terza fu presa di mira dai mortai tedeschi, che martellarono a lungo le pendici boscose di Monte Rotondo.
Morì Alfredo Aguzzi, simpatico amico romano che, nel corso di passate, sciocche, innocenti battute scherzose, ridendo, ribatteva …. no… no caro…. io non moro in guera ….. Povero, caro Alfredo, fu il primo a cadere a Montelungo. Altri furono feriti: ricordo Deni (Pasquale) …. una scheggia di mortaio lo colpì a un piede, perforò lo scarpone e restò conficcata tra suola e carne: non riuscivamo a togliere lo scarpone …. Riccardi gli estrasse la scheggia con le pinze, tra le urla di dolore di Deni e i commenti dell’italiano stentato di Riccardi - il sergente Giuseppe Riccardi, figlio di italiani all’estero, che cadde da valoroso a Iesi, nel 1944, medaglia d’oro al valor militare.
Così passò la notte....

Corrado Fiorini, 1ª Compagnia del LI, attacco del 16 dicembre 1943 su Monte Lungo

Poiché l’azione di attacco doveva ripetersi, giunse l’ordine di tenersi pronti e difatti, la mattina del 16 dicembre si attaccò. Era il turno della 1° compagnia, la mia e il plotone d’avanguardia era quello del quale facevo parte, con al comando il Ten. Alfonso Bocedi. Ricordo che oltrepassammo il torrente Peccia verso la vallata fra Colle San Giacomo e Monte Lungo, finita la marcia di avvicinamento, iniziammo a salire sul monte per raggiungere quota 343, una delle tre gobbe del monte assegnataci come obiettivo. La raggiungemmo all’imbrunire.
I tedeschi avevano nel frattempo ripiegato. La prima preoccupazione fu quella di procurarci subito un riparo per proteggerci dal cosiddetto tiro di repressione che certamente avrebbero iniziato i tedeschi scesi da poco nella valle antistante e che ad occhio nudo scorgevamo.

 

Lamberto Pagni LI Bersaglieri A.U.C. battaglia di Montelungo
8 dicembre 1943 giorno della Immacolata

La sera del 6 dicembre 1943, il 51° battaglione bersaglieri Allievi Ufficiali fu portato in linea a pochi chilometri da Cassino, insieme al I° Raggruppamento Motorizzato Italiano. Il morale di noi allievi era alto, il desiderio di avvicinarci maggiormente a Roma era incontenibile. Sentivamo in noi, oltre al peso della nostra tradizione di bersaglieri, la responsabilità di dimostrare ai nostri cobelligeranti l’essenza militare del soldato italiano. L’entusiasmo salì alle stelle nei nostri animi quando, la notte tra il 6 e il 7 dicembre 1943, arrivarono su di noi le prime granate.
Il tempo era umido, a tratti pioveva e il fango si era già impossessato delle strade. Il giorno 7 lo passammo sotto la pioggia, in attesa dell’attacco che sentivamo vicino. Infatti la sera stessa, alle ore 23, la 2ª compagnia che era stata scelta per l’azione ebbe ordine di portarsi sulle posizioni di attacco.Ci caricammo delle nostre armi, dell’equipaggiamento personale e iniziammo la nostra breve marcia. Percorremmo così una mulattiera parallela alla via Casilina e alla ferrovia, che era interrotta da tronchi d’alberi abbattuti dall’artiglieria. Nell’aria scura, sopra le nostre teste il sibilo lacerante delle granate, giungemmo a un piccolo fiume che immaginammo essere il Peccia.
La luna riapparve tra densi nuvoloni, illuminando le ombre silenziose di noi allievi che attraversavamo la corrente del fiume sopra dei tronchi gettati tra le secche del fiume medesimo. Rimanemmo appiattiti a ridosso di una collinetta ricoperta di giovani castagni. Scavammo per qualche tempo delle postazioni.
Per qualche ora tutto tacque.

A.U.C. Gino Damiani
8ª Compagnia Bersaglieri A.A., 29° Battaglione Bersaglieri ciclisti, 4° Reggimento  Bersaglieri, 1° Raggruppamento Motorizzato. 
Nato a Pratola Peligna, classe 1922, Gino Damiani si era diplomato presso il liceo classico "Tito Livio" dell'L'Aquila. Chiamato alle armi nell’aprile 1941, era stato lasciato in congedo illimitato provvisorio fino al 1943, periodo questo che aveva sfruttato per iscriversi all’Università di Roma "La Sapienza", dove aveva iniziato a seguire i corsi di Giurisprudenza. Studente universitario come tutti gli A.U.C., fu richiamato alle armi nel dicembre del 1942, e comandato a presentarsi nel febbraio del 1943, prima al Distretto militare di Chieti, e poi al Deposito del 49° Rgt. Ftr. ad Ascoli Piceno, da dove fu infine avviato al
IX° Btg. d’Istruzione del 5° Corso d’addestramento A.U.C. . L’8 settembre lo colse a Grottaglie, da dove iniziò la sua storia come Volontario del "Raggruppamento scuola Curtatone e Montanara", del “1° Raggruppamento motorizzato" e del "Corpo Italiano di Liberazione". Alla fine del ciclo operativo nel luglio 1944, dopo essere stato promosso Sottotenente di complemento nell’ottobre 1944, fu trasferito nel dicembre dello stesso anno all’8° Gruppo Btg. Comando, III Btg. Servizi. Era in questa posizione l’8 maggio 1945, quando fu ufficialmente dichiarata la cessazione dello stato di guerra sul territorio italiano.

“10 settembre: Primi inglesi al campo. Sono diffidenti, ma cordiali. Sono di pattuglia: a me l’onere di fermare la prima “jeep”...armata. Vi siede un tenente e 3 soldati. Si fermano, l’Ufficiale scende, mi saluta cordialmente. Lo affido ad un interprete.”

(Nota - Il rapido arrivo dei Parà inglesi, sbarcati il giorno prima a Taranto, può contribuire a spiegare la fretta dei Tedeschi ad allontanarsi da Grottaglie. Sicuramente, gli stessi Paracadutisti arrivarono il 30 settembre a Gioia del Colle, salvando definitivamente gli altri AUC del 17° Btg. di Istruzione, rimasti nascosti in loco dai rischi di un possibile rastrellamento tedesco:

“30 settembre ’43: Uscimmo anche noi, recandoci verso il centro della città. Su alcune finestre si erano affacciati i liberatori… forse canadesi (così si disse). Quelli che incontrai io erano degli omoni grandi e grossi con…un baschetto rosso bordò in capo.”, op. cit. p. 64.


L’8 ottobre, il IX Btg. si sposta ad Oria, dove si stanno concentrando i resti degli altri battaglioni d’istruzione: “20 km di marcia notturna e trasferimento ad Oria. W l’uva! Altrimenti non ce la facevo. Ho perso le vecchie forze. Si è accantonati: popolazione discreta...2 cinema. Belle ragazze. Molti fichi! Speculazione affaristica sul soldato.”

(Nota - Non ho potuto trattenermi dal trascrivere queste note, che fanno sorridere di tenerezza, pensando al drammatico periodo in cui sono state scritte! Ma evidentemente Oria piacque non solo all’Allievo Damiani: “Oria ci piacque subito... E poi il biancore di certe costruzioni, basse, un piano terra.. E sul bianco il ciuffo verde di un fico...”,

Costantini, op. cit., p. 70; e ancora: “18 ottobre ’43 – Capannone a Oria – Gironzolando per il paese abbiamo scoperto un cinematografo.”, op. cit., p. 72).
“9-31 ottobre: Si costituisce il “Raggruppamento Curtatone e Montanara”. Lo dicono di guardia al Re per il ritorno a Roma. Forza: 3 Btg. Ftr. 1 Gruppo Art. Siamo tutti Allievi. Circolano brutte idee! Non se ne può più di questa vita. Conosciamo il Col. Salvo Salvoni (Salvani?)! Per fortuna, è un buon padre. Altrimenti (che) cosa succedeva nella prima adunata di Raggr. Meglio così. Fame, senza soldi... Notizie gravi sulle terre occupate dai Tedeschi. Poveri cari...
 

Il figlio Ernesto gli ha dedicato il libro "Ci riconosceremo sempre fratelli" recensito in Free Time http://digilander.libero.it/freetime1836/libri/libri23.htm

 

"IL NOSTRO LI"  DI GIOVANNI RECCHI, detto Gianni da Verona, e questa è la storia del LI° battaglione Bersaglieri allievi ufficiali di complemento, e di altri reparti, attraverso i fatti vissuti da chi scrive e dai suoi commilitoni.

 …….E veniamo al settembre del 1943, quando inizia la tremenda avventura di noi ragazzi, privi di notizie delle nostre famiglie rimaste al Nord, e primi ad accorrere, male armati e peggio equipaggiati, là dove ci attendeva la prova del riscatto dall’immane sfacelo, morale e materiale, nel quale era stata colpevolmente sprofondata l’Italia. Dal posto di blocco di Palese e da Bari - difesa in armi sin dai giorni 9, 10, 11 settembre - partivano le ardite pattuglie della terza compagnia moto, per tutto il mese di settembre, verso Molfetta, Barletta, Casamassima, San Michele, Acquaviva delle Fonti, Cassano Murge, Trani e altre località, sostenendo scontri a fuoco con reparti tedeschi e mitragliamenti aerei lungo la litoranea. Fine settembre 1943 - il LI° battaglione, inquadrato nel 1° Raggruppamento Motorizzato, si trasferisce a Cellino San Marco.
Novembre del 1943 - trasferimento, sotto la pioggia battente, ad Avellino e, successivamente, a Sant’Agata dei Goti (Benevento). Nella zona di Montesarchio il Raggruppamento svolge una brillante esercitazione, apprezzata dagli ufficiali americani con riserva, però, circa l’armamento e l’equipaggiamento giudicati scadenti e antiquati. 6 dicembre 1943 - giunge improvviso l’ordine del II Corpo d’Armata Americano, alle cui dipendenze era stato posto il Raggruppamento, di portarsi nella *zona d’impiego* che, per le notizie di radio scarpa, sembra essere Montelungo.
Partenza alle ore 12,30 sotto una pioggia torrenziale: per dove? Ma, santissima la Madonna, dico a me stesso, volete dirci dove si deve andare? Per quale itinerario? Niente! Forse si tratta di mantenere il più possibile segreto il trasferimento. La colonna si è ben presto sfilacciata su lunghi chilometri, per cui ci siamo potuti riunire nel punto di avvicinamento, oltre il bivio per Venafro, solo nella tarda serata. La strada era ricoperta da uno strato di fango così alto e tenace da bloccare all’improvviso le ruote delle motociclette, catapultandoci tra l’infernale traffico di mezzi di ogni tipo, brulicante nei due sensi. Per ripartire dovevamo staccare con le mani sanguinanti e con qualche mezzo di fortuna la mota cementatasi sotto i parafanghi: un calvario!. Non scorderò mai l’attimo di terrore provato quando, in una di tali numerose cadute, mi sono visto i cingoli di un carro armato sferragliare a breve distanza dalla mia faccia prona nel fango. Attraversiamo Mignano, grigia, cupa, rinchiusa nelle case e alle sei del mattino, stroncati dalla fatica e fradici di pioggia, ci sistemiamo tra i cespugli sulle pendici di un colle, che ci dicono essere Monte Rotondo. Siamo sotto il fuoco terribile dei mortai tedeschi e in aria ruggisce il duello delle opposte artiglierie: sorprendentemente, riesco ora a distinguere i colpi in partenza da quelli in arrivo. Trapela qualche notizia: la prima e la terza compagnia rimangono, di riserva, su Monterotondo, a est di Montelungo, che verrà attaccato, domattina, dal sessantasettesimo reggimento fanteria, fiancheggiato sulla sinistra dalla nostra seconda compagnia, contro le
posizioni nemiche di Colle San Giacomo.

Sergio Corvino
Da Vercelli, caporale maggiore, 51° battaglione bersaglieri. Bronzo alla memoria.
Durante un aspro combattimento contro i tedeschi, si offriva volontario per riconoscere le posizioni nemiche. Nell'assolvere il rischioso compito, visto la sua compagnia in fase di attacco che veniva improvvisamente minacciata sul fianco sinistro, di iniziativa, sfidando la reazione avversaria, si portava audacemente in avanti con la sua squadra per sventare la sorpresa impegnandosi in dura lotta. Costretta la compagnia a ripiegare, riusciva, insieme a qualche superstite, a rientrare nelle linee. Pochi giorni dopo l'azione, ritornato in linea coi resti duramente provati della compagnia, riportava ferita mortale all'addome. Conscio della fine affrontare la morte con stoica fermezza d'animo. Mignano [Montelungo, Ce], 8 dicembre 1943.
 
da carabinieri.it: «Io, invece», ricorda Antonio Marcucci, tenente generale della Polizia di Stato, «ero della 3a Compagnia moto del 51° Battaglione bersaglieri e comandavo la I Squadra mitraglieri col grado di caporal maggiore. Eravamo appostati su questa collina e il 7 dicembre sera, io, Comandante della I Squadra, mi trovavo sul ponte che i tedeschi avevano fatto saltare per non farci avanzare. La mattina dell'8 nevicava: la notte c'è stata una tormenta terribile e non si sentiva parlare nessuno. Si sentivano solamente camminare i tedeschi dall'altra parte della ferrovia. A mezzogiorno dell'8 la 3a Compagnia moto si è mossa, con in testa il capitano Enea Castelli di Bologna. Siamo andati all'attacco. Eravamo nascosti al margine del fiume Peccia. Io ho avuto l'ordine dal capitano che mi precedeva di andare sotto il Monte Lungo. Ci hanno raggiunto tre colpi di mortaio: il primo era corto, il secondo lungo, ma il terzo ha colpito la nostra squadra. Mi sento dire da un componente della mia squadra: "Tonino scrivi a mamma come sono morto, ferito". Il secondo, Fiorini, mi dice: "Mi manca una gamba, aiutami!". Poi Giulio di Pescara mi sussurra: "Sono ferito all'occhio: non ci vedo!". Li ho soccorsi tutti e tre. Poi il capitano mi ha ordinato di prendere la mitragliatrice e di tornare dov'era la Compagnia . Queste tre persone oggi sono vive: Giulio abita a Trento, Fiorini a Messina, Porcu a Cagliari».

Erano della partita pur non essendo Bersaglieri 8 marinai:  erano in otto e 4 di loro provenivano dal Collegio Navale MOROSINI di Venezia. Erano tutti minorenni (per quei tempi)e per questo il nostro Comando, dopo averli ricercati e trovati in un paese non lontano da Brindisi dove era in corso la costituzione di reparti destinati a raggiungere al più presto il fronte per unirsi agli alleati, mandò un ufficiale per convincerli a ritornare in Accademia. Essi, però ,risposero che:..." l'Italia non poteva certo aspettare tre anni per essere liberata!", e rimasero. Indossata la divisa dei Bersaglieri, raggiunsero a dicembre Monte Lungo, dove ben cinque di loro caddero nella prima battaglia sostenuta dal nuovo Esercito.
Con questa "menzione d'onore alla memoria" nel maggio del 1994 il Capo di S.M. della M.,Amm. Angelo Mariani, nominò Carlo Sibilia, Ludovico Luraschi, Licio Santi ,Roberto Morelli e G.Battista Bornaghi "Benemeriti dell'Accademia Navale di Livorno”. `Giovani che, con animo nobile e generoso. vollero unirsì agli Allievi dell'Accademia Navale, alla quale avrebbero ardentemente desiderato appartenere, nel trasferimento dell'Istituto a Brindisi nel settembre 1943. Con lo stesso slancio chiesero di partecipare, assieme al 51° Btg.  Bersaglieri, alle operazioni militari di Monte Lungo, affrontando in prima fila con il coraggio e la gagliardia propria degli uomini di mare, i cruenti scontri con gli antichi alleati tedeschi. Le loro giovani vite, offerte alle sorti della Patria, sfidando spontaneamente il supremo sacrificio non saranno dimenticate ed il fulgido esempio che le illumina rimarrà imperituro. -"L'Accademia Navale onora ed esalta la memoria di questi suoi figli.-Per aver dato "con il loro gesto grande lustro e prestigio alla Marina Militare, quale"tributo alla loro memoria".
Ai Caduti sono state concesse la Medaglia d'Argento al Valor Militare" alla memoria" e la nomina a Sottotenenti per Meriti di Guerra.

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