La storia è racconto attraverso i libri

Il primo testo che accompagna la presentazione è in genere quello diffuso dall'editore, dalla libreria o da critici che vengono indicati. Se non diversamente indicati sono del sito.

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VAQUERO PELÁEZ, DIMAS -Doctor en Historia por la Universidad de Zaragoza. Realizó su Tesis Doctoral sobre la Intervención Italiana en la guerra civil española, con la calificación de “Sobresaliente cum Laude”.
- Premio Nacional de Innovación Educativa

Dimas Vaquero Peláez es el autor del libro 'Creer, obedecer, combatir... y morir. Fascistas italianos en la guerra civil española', editado por la Institución Fernando el Católico. Esta obra aborda el tema de dos intervenciones italianas en la guerra civil española, una en cada bando contendiente: la de los voluntarios antifascistas que no dudaron en alistarse para defender la República y luchar contra el fascismo, y la de los legionarios fascistas enviados por Mussolini y que resultaron decisivos para el triunfo final de Franco. Unos 70.000 legionarios sin escrúpulos pusieron en práctica los lemas fascistas de 'Credere, Obbedire, Combattere' y el de 'Agredire per Vincere'. Una parte de ellos creían ciegamente por lo que luchaban y obedecieron hasta sus últimas consecuencias en el combate. Otros fueron simples mercenarios que en situaciones difíciles se olvidaron de su credo y de su obediencia al Duce para pensar ante todo en sus vidas y en sus familias. Su colaboración humana y material con el bando franquista resultaría decisiva para la victoria de los llamados nacionales; solo una escandalosa derrota, la de Guadalajara, les llevaría a ser objeto de burla en los dos bandos contendientes. Pero si decisivo fue su apoyo al general rebelde para la victoria, de escándalo se puede calificar el simultáneo apoyo clandestino de víveres que hizo a la República en los momentos más decisivos para esta. "Casi 4.000 fascistas dejaron en España sus vidas, lo que originó una amplia red de cementerios con soldados italianos, espacios de muerte y lugares de memoria que el franquismo supo aprovechar como soporte material con gran carga ideológica y justificar en ellos el levantamiento militar, convirtiendo a estos muertos en mártires por la religión y la Nueva España. Será el Sacrario Militare de Zaragoza el lugar más emblemático de estos espacios de muerte y memoria. Fue concebido por Mussolini para reagrupar en su Torre-Osario los cuerpos de los fascistas italianos caídos. Hoy día se pretende que sea el monumento funerario a “todos los italianos” que dejaron en España sus vidas, fascistas y antifascistas".

BRIGADISTAS-GARIBALDINOS ITALIANOS EN LA GUERRA CIVIL ESAPAÑOLA

En el Sacrario Militare de Zaragoza, popularmente conocida como Torre de San Antonio, también se recuerdan a los 546 brigadistas garibaldinos italianos que muurieron en España por defender la República española. En el Sacrario están enterrados sólo 22 de ellos, pero su recuerdo está presente en una lápida donde están grabados y recordados todos ellos.
Igualmente la Torre o Sacrario Militare disponde de dos pequeñas exposiciones, una pertenciente a los soldados fascistas y otra a los brihgadistas garibaldinos. son pequeños recuerdos, cartas, fotografía y olbjetos personales que nos puedan dar una idea de su paso por el suelo español defendiendo ideales bien opouestos. En el Sacrario Militare se recuerda a TODOS los soldados italianso que dejan su vida en Españ, por una u otra causa.

http://zaragozaciudad.net/dimas/

CREDERE, OBBEDIRE, COMBATTERE
Creer, obedecer, combatir ...y morir - Fascistas italianos en la Guerra Civil espanola
MIRA EDITORES - Zaragoza AÑO: 2007

 

 

Argomenti della guerra civile spagnola tratti da
Pietro Ramella - La partecipazione fascista alla
guerra di Spagna-su "l'impegno", a. XXVII, n. 2,

dic. 2007 © Istituto per la storia della Resistenza e della società contemporanea nelle province di Biella e Vercelli. È consentito l'utilizzo solo citando la fonte.

Massimiliano Griner - I ragazzi del '36 - .. Riguardo ai bombardamenti effettuati dall'aviazione nazifascista mi sembrano giuste due precisazioni. La prima: Guernica era un bersaglio importante, sede di comando, con fabbriche d'armi ed un ponte strategico; peccato però che questi due ultimi obiettivi non furono bombardati, ma tutte le bombe caddero sulla città. Così come l'affermare che le vittime furono meno di duecento è l'accettare il "minimo stimabile", mentre da studi comparativi fatti avendo come riferimento i bombardamenti alleati della seconda guerra mondiale si otterrebbe una cifra di 3/400 morti. L'affermazione che il bombardamento di Barcellona del 18 marzo 1938, effettuato da aerei italiani di stanza a Maiorca, non causò vittime, viene smentito dai dati ufficiali dell'Esposizione che quest'anno, a Barcellona, ha ricordato le 285 incursioni italiane compiute dal 13 febbraio 1937 al 24 gennaio 1939, causando 2.550 morti. In particolare, dai succitati dati si desume che i bombardamenti del 18, 19 e 20 marzo 1938 fecero 1.300 morti e 22.000 feriti.

il testo completo a http://www.storia900bivc.it/indexnet.html 

L'autore spagnolo suddivide il suo lavoro in capitoli che richiamano il famoso slogan di Mussolini, che è anche il titolo del libro. Nel primo capitolo, "Aggredire per vincere", suddiviso in due sottocapitoli, "Creer" e "Obedecer", esamina le motivazioni che spinsero Mussolini ad impegnarsi in Spagna. La prima è senz'altro l'aggressività che caratterizzò il fascismo, che si espresse non solo nel disprezzo delle convenzioni internazionali e delle decisioni del Comitato di non intervento, ma anche nei confronti di Francisco Franco che, malgrado fosse contrario all'invio in Spagna di truppe straniere, in quanto già sotto accusa per l'impiego di reparti marocchini, fu posto dal dittatore italiano davanti al fatto compiuto. …. L'autore insinua che i primi aiuti dell'Italia non fossero disinteressati e la componente ideologica non c'entrasse, in quanto vennero prontamente pagati sia con l'oro custodito nella Banca di Spagna dell'isola di Maiorca, in mano ai ribelli, che il 19 agosto 1936 fu trasferito sulla torpediniera "Maestrale" e portato in Italia, sia con 5.000.000 di lire che il finanziere Juan March aveva depositato nella Banca d'Italia di Roma, come testimoniano le ricevute di presa in consegna dell'istituto d'emissione....
Si diede quindi il via libera ad un affrettato arruolamento di un contingente di tremila camicie nere che, dopo un breve periodo di addestramento, furono imbarcate sul piroscafo "Lombardia" con destinazione Spagna, dove sbarcarono il 22 dicembre 1936. Il loro arrivo diede il via ad una serie di contrasti con gli spagnoli, che si sarebbero ripetuti fin dopo la battaglia di Guadalajara. Gli italiani intendevano costituire unità indipendenti, sotto il loro comando, autonomo nelle decisioni strategiche. Tutto questo irritò Franco, che non voleva che le sorti della guerra fossero decise da soldati stranieri, il che avrebbe diminuito il prestigio che stava faticosamente conquistando tra gli spagnoli. Con l'arrivo di circa cinquantamila uomini, appoggiati da aerei, cannoni, carri armati ed automezzi, fu costituito il Corpo truppe volontarie (Ctv), al comando del generale Roatta. A molti degli arruolati non era stata specificata la destinazione, tanto che molti ritenevano che avrebbero costituito delle compagnie di lavoro da impiegarsi nell'impero appena conquistato. La chiamata aveva interessato anche militari del regio esercito e della Mvsn; il maggiore Faldella, che sarebbe poi diventato capo di Stato maggiore del Ctv, ricordò che in un'assemblea fu chiaramente proposto l'arruolamento per una destinazione ignota, e che alla stessa risposero prontamente sedici ufficiali e centosessanta soldati. Per questi militari, sicuramente anche motivati politicamente, fu di sprone la prospettiva d'avanzamento di carriera in una guerra che si riteneva breve e con scarsi rischi, dovendo combattere contro milizie di civili impreparati, con l'aggiunta di un'elevata paga e di un'indennità di firma. Un soldato semplice avrebbe percepito un'indennità di 3.000 lire di allora (pari a 1.700 euro) più una paga mensile di 1.200 lire (pari a 700 euro), cifra che spinse ad arruolarsi molti che in Italia erano sottoccupati o disoccupati….Tra i volontari si contarono infatti uomini d'età avanzata, con malattie croniche o con pendenze con la giustizia. L'importante era partire, partecipare e conseguire una rapida vittoria per una maggior gloria dell'Italia e di Mussolini. …
Un aspetto però ignorato dall'autore, come da tutti gli altri storici finora, è quello della sorte dei prigionieri italiani. Si sa che frequentemente i catturati venivano uccisi sia da una parte che dall'altra, ma in questo caso la questione è diversa. Il governo repubblicano presentò alla Società delle Nazioni un libro bianco in cui, in centouno punti, denunciava il diretto intervento del governo italiano, accompagnandolo con un elenco nominativo dei prigionieri, per cui è difficile ritenere che siano stati uccisi, come ipotizzò Lucio Ceva in un articolo in "Italia Contemporanea" attingendo a fonti straniere. Da documenti della Croce rossa internazionale, che fece da tramite a scambi di prigionieri, si deduce che nel 1938 furono scambiati 433 prigionieri italiani contro 243 inglesi (esistono loro fotografie scattate prima dello scambio), 87 americani, 68 francesi, 11 svizzeri, 10 danesi, altrettanti svedesi e 4 cileni. Ora, un numero così elevato di italiani non poteva essere stato catturato che nella battaglia di Guadalajara, dove la cifra indicata dai diversi storici oscilla tra i trecento ed i cinquecento, compresi però i dispersi. La parte sicuramente più interessante del libro è quella che riguarda la tumulazione delle salme dei soldati italiani del Ctv. Nel capitolo "La morte in cifre", l'autore indica in 3.796 il numero dei caduti, molto prossimo a quello stabilito dal Commissariato generale onoranze caduti del Ministero della Difesa italiano pari a 3.731 caduti, di cui 1.765 della Mvsn e 1.339 dell'esercito, più 133 morti in Italia e 218 dispersi. A dimostrazione del risultato delle sue ricerche presenta una serie di tabelle: a) indicazione dei duecentotrentasei cimiteri dove furono tumulate in un primo tempo le salme, suddividendo la Spagna in tre zone (Nord, Centro e Sud), più le isole Baleari. Interessante questa suddivisione perché dà una visione della maggiore o minore asprezza delle battaglie. Il maggior numero di morti (2.262) si ebbero nel Centro: Guadalajara (376), Ebro (1.074) e Catalogna (495). Pietro Ramella
   

Finita la guerra, cominciarono in Spagna gli onori e le cerimonie d'addio ai Legionari che si avviavano al concentramento di Cadice per essere imbarcati e rimpatriati. Il 1° giugno 1939 partirono, coi Legionari, alcuni Generali spagnoli, tra cui l'eroico Queipo  de Llano, ed il Ministro degli esteri di Spagna, Serrano Suner. I Legionari sbarcarono a Napoli dove furono accolti dalla popolazione acclamante e dall'abbraccio affettuoso dei parenti. Una rappresentanza dei combattenti volontari e tutti gli ufficiali del C.T.V. raggiunsero Roma dove li attendeva l'elogio di Mussolini, cui furono presentati personalmente dal Gen. Bergonzoli. Il tributo italiano alla guerra civile spagnola fu di oltre 3.300 caduti e di più di 11.000 feriti. Le decorazioni e le medaglie d'oro di Spagna furono cancellate, annullate nell' immediato dopoguerra (agosto '45 - ministro della giustizia Togliatti). I componenti della Milizia furono degradati e a 32 caduti venne ritirata la medaglia. Ma la burocrazia era in agguato: nel 1982, dopo 37 anni, qualcuno al Ministero della Difesa si accorse che il  decreto del '45 non era stato applicato al sacrario di Saragozza. Un maresciallo dell'esercito fu mandato, in via riservata, a Saragozza per rimuovere le targhe tombali sulle quali comparivano ancora le decorazioni. Le associazioni d'arma protestarono, ma nessuno in Italia prestò loro ascolto. Nel novembre del '91 ex-combattenti ottantenni decorati al valor militare decisero di rendere giustizia ai loro commilitoni ripristinando nel mausoleo le targhe affisse ai loculi. Non è stato un atto ufficiale, ma i vertici della Difesa erano informati e non hanno frapposto ostacoli. Le Medaglie d'Oro al V.M. concesse a combattenti di Spagna distintisi  per atti di eccezionale eroismo, furono complessivamente 152 (3 a spagnoli aviatori). 137 costituiscono riconoscimenti alla memoria di aviatori, fanti, arditi, artiglieri, camicie nere, carristi. 12 furono assegnate a viventi (oggi anch'essi tutti scomparsi). 33 di queste ricompense furono attribuite a legionari provenienti dalla MVSN. (30 Caduti e 3  sopravvissuti). Negli appositi albi del  Min. Difesa e nei fogli matricolari, com'è noto, tali decorazioni, come ogni altra al V.M. guadagnate in Spagna dai mobilitati dalle Legioni CC.NN. e non dai Distretti, sono state depennate e il loro ricordo scalpellato sulle pietre tombali nel Sacrario di San Antonio de los Italianos in Saragozza. Le vedove ed i figli continuano a portarne sul petto le insegne sfidando l'incriminazione a norma di legge

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Es el monumento funerario italiano más importante en España con soldados fascistas caídos en la guerra civil española está en Zaragoza, el Sacrario Militare de la Torre de San Antonio, popularmente conocida como Torre de los italianos o de los Capuchinos. Es una Torre Osario, y varias fueron las razones y motivos para que se construyera en Zaragoza y se pensara como lugar de reposo definitivo de sus caídos en la guerra española. Una respuesta clara ya la dio en el día de la colocación de la primera piedra, 3 de Mayo de 1.942, el entonces embajador de Italia en España D. Francisco Lequio: “Es de justicia que el monumento de nuestros muertos se levante en Zaragoza que lleva en su nombre el de su imperial fundador romano. Bien está el monumento a los caídos en la Inmortal ciudad de los Mártires, en el Santuario de la Raza Hispánica, centro espiritual de la nación desde que la Santísima Virgen fijó en ella su Pilar inconmovible”. Estas palabras encierran todo lo que anteriormente he comentado sobre los monumentos. Una idea del añorado y soñado imperio romano que se proyecta sobre el nombre de la ciudad elegida. Una ciudad en la que la religión ha triunfado sobre el ateismo marxista contra el que combatían, santuario religioso de una raza hispánica protegida por el manto de la Virgen del Pilar .Reunía todo lo necesario en aquellos momentos para convencer a Mussolini: Idea imperial y justificación religiosa. Proyecto inicial inacabado que como consecuencia de la segunda guerra mundial se quedó en la mitad. Torre concebida como una gran mole de piedra, con la severidad y robustez de un edificio militar conjugado perfectamente con la serenidad y el reposo que infunde su interior. Y por supuesto el reflejo político del fascismo aparece bien patente en su obra, en la construcción y línea política que le marcó su arquitecto Víctor Eusa. Desde las columnillas de la verja de la fachada a modo de fascios romanos, pasando por los grandes arcos romanos que nos conducen hasta la iglesia de los PP. Capuchinos, hasta el conjunto en general si es visto desde una cierta distancia en donde se puede apreciar el símbolo del hacha invertida formado por la Torre y los arcos, mango y corte respectivamente. Obra simbólica con un lenguaje expresionista que intentaba integrar la vida y la muerte, el jardín y la Torre, el pasado imperial romano y el presente fascista, el espíritu castrense y el religioso. Este Sacrario Militare es hoy día, además de mausoleo y reposo definitivo para 2.889 cuerpos, un lugar de recuerdo y reconciliación de “todos” los soldados italianos que vinieron a luchar por sus ideales De los soldados que con su aportación contribuyeron de una manera importante al triunfo del General Franco, defendiendo unos ideales en los que creían y por los que entregaron sus vidas, y de los otros soldados italianos brigadistas, los garibaldinos, que no tuvieron la suerte de ganar pero que vinieron también a España a defenderla entregando su suerte a un doble destino fatal, morir y perder la guerra. El grabado que existe sobre el arco de acceso a la cripta, rodeando a sus dovelas , así nos lo dice. “L’Italia a tutti suoi Cadutti in Spagna” . Este mismo sentido de reconciliación tiene el acto homenaje que el que todos los 2 de Noviembre se les honra y recuerda. La muerte, después de los años pasados, ha triunfado sobre las ideas y la guerra, pero la mejor victoria hubiera sido haberla evitado