La storia è racconto attraverso i libri Il primo testo che accompagna la presentazione è in genere quello diffuso dall'editore, dalla libreria o da critici che vengono indicati. Se non diversamente indicati sono del sito. 52 |
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Canzoni Popolari raccolte da
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«Alzati, che si sta alzando la canzone popolare: se c’è qualcosa da
dire ancora, ce lo dirà». Non è il caso di buttarla in politica, ci mancherebbe: in questa sede non fa testo il fatto che il brano inciso da Ivano Fossati (intitolato appunto La canzone popolare) sia stato scelto, nell’ormai lontano 1996, come inno elettorale dell’Ulivo. Detta come va detto, la canzone, proprio se è popolare, non è di destra e non è di sinistra. Appartiene a tutti. E forse questo è il senso dell’intelligente lavoro di Savino Rabotti, una ricerca attenta di quanto ci unisce, sommando il presente al passato. Il senso di appartenenza, per una comunità, spesso affonda le sue radici in sentimenti genuini, quasi infantili, ma non necessariamente insignificanti. Da Vecchio scarpone a O macchinista, passando per Va pensiero e accarezzando addirittura Fratelli d’Italia, sono le canzoni a creare la colonna sonora del nostro esistere. Poi, si capisce, un’affermazione del genere si offre nuda alla spada del cinismo: figuriamoci se non siamo sul terreno dei luoghi comuni, della retorica a buon mercato, eccetera eccetera. Ma, ecco il punto, si può sopravvivere senza luoghi comuni? Non è forse vero che, dai nostri bisnonni ai bisnipoti di dopodomani, sempre ci siamo ritrovati (e sempre si ritroveranno i nostri eredi) in un coro, in una intonazione allegra accompagnata da una schitarrata? E perché dovremmo vergognarcene? In un’epoca dominata dall’iPod, in un’era sequestrata dai computer e dalla musica digitale, il coraggio di Savino Rabotti è maestosamente estremo. Ha colmato il vuoto delle nostre pigrizie, riempiendo di testi, i testi originali, quei brani. Non sapendo mai se l’estro dell’autore (che in buona sostanza ha realizzato ciò che nei giorni post moderni si chiama compilation) sia stato aiutato dalla geniale mostruosità di un motore di ricerca (ci sono segreti che meritano di essere custoditi), in ogni caso Savino è la versione naif di Google, è la nostra risposta a Yahoo!, è la versione in carne e ossa di YouTube. Insomma, chi aveva smarrito un verso della Montanara, o chi aveva sperduto le liriche de La Valsugana, recupererà nelle pagine che seguono un tesoro, un patrimonio di memoria che poi è la nostra tradizione, la nostra quotidiana fatica di vivere. La canzone popolare, sempre evitando di buttarla in politica, era priva di una sua Bibbia, di una summa definitiva e non contestabile. Adesso, grazie a Savino, finalmente ce l’ha. Dalla prefazione di Leo Turrini |
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Incontri editrice - Via Indipendenza 30 - Sassuolo mail incontrieditrice@email.it In questa presentazione troverete per ovvi motivi 6 canzoni popolari del soldato e una di ispirazione partigiana. |
Savino Rabotti nasce a Castellaro di Vetto d'Enza il 13 marzo 1935. Lavora nella scuola, nell'industria e nell'informatica. Si interessa di storia locale, dialetto, poesia raccogliendo con altri scrittori le tradizioni, le parlate (satire, preghiere, filastrocche, proverbi etc) e sta preparando il Vocabolario dialettale del medio Appennino Reggiano. E' iscritto alla Associazione Scrittori Reggiani e al Circolo Artistico Val d'Enza. Ha pubblicato anche una raccolta di versi "Virgulti" e organizza il concorso di poesia dialettale " Casa Torre di Castellaro" col fratello Brenno. Nel 2003 è uscito "Il Profumo della mia terra" primo classificato nella sezione libro edito saggi al concorso Ignazio Silone 2005 | |
E LA BANDIERA DEI TRE COLORI | ||
ADDIO, MIA BELLA, ADDIO
Addio, mia bella, addio, |
E la bandiera dei tre colori |
ERA UNA NOTTE CHE PIOVEVA
Era una notte che pioveva |
LE CAMPANE DI SAN GIUSTO | ||
SUL PONTE DI BASSANO | BELLA, CIAO! | |
Per le spiagge, per le rive di
Trieste Drovetti G.-Arona C. La canzone si riferisce alla liberazione di Trieste che nel 1948 era stata dichiarata territorio libero (Cioè non dipendente dall’Italia), mentre Dalmazia, Istria e parte della Venezia Giulia, in seguito al trattato di Parigi, erano state occupate dalla Jugoslavia di Tito. Origine della "Canzone del Grappa": FAMIGLIA CRISTIANA, N°44 - 3 novembre 1963, a cura di di Myriam Costa |
Sul ponte di Bassano, Di questo canto esistono alcune versioni ufficiali e un >>> nugolo di imitazioni. La versione partigiana, la più nota in Italia, è stata composta sulle montagne liguri nell’estate 1944, ed ebbe grande diffusione, ancora non sopita, durante e dopo la seconda guerra (Mercuri-Tuzzi, 11, pag. 63). Anche per la musica i critici sono discordi. Vi è chi la considera una canzone slava o russa, chi trentina (identificata con La mia nonna l’è vecchierella) o anche bergamasca (Beltrami). Dal punto di vista letterario alcune immagini sono il rifacimento di passaggi di altre canzoni (La pesca dell’anello, Addio, Morettin ti lascio, il fiore di Teresina, La bella la va al fosso). Si ha notizia anche di una Bella ciao alla Crouzet, canto di protesta delle operaie della ditta omonima di Milano. |
Una mattina mi son svegliato
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Nel 1918, fra i soldati in armi
fiorì una gentile leggenda. Si diceva che la popolazione della Val
Cismon, occupata dagli austriaci, cantasse sottovoce un bellissimo inno
patriottico, in un anelito di liberazione. In realtà mani misteriose
avevano scritto sui muri delle case: "Monte Grappa, tu sei la mia
patria" e a questo primo verso si ispirò il generale Emilio De Bono (di
cui abbiamo già raccontato la storia) per stendere gli endecasillabi
dell'inno nazionale, che fu musicato dall'allora Cap. Antonio Meneghetti,
nativo di Ancona, colonnello a riposo decorato con due medaglie
d'argento e una croce al valore
http://www.nsoft.it/bandamontegrappa/storia/c s.htm
.... "Ho saputo dal colonnello Jori che lei è un compositore" comincia
subito il generale De Bono" Ha mai sentito parlare d'una canzone del
Grappa, quella canzone che cantano le popolazioni della val Cismon?.
"Conosco solo la frase: 'Monte Grappa, tu sei la mia patria ', a tutti
nota e ripetuta da tutti i nostri soldati eccellenza" risponde il
capitano Meneghetti. "E' parecchio tempo che sto cercando un compositore
per affidargli una mansione di fiducia" continua il generale "e se lei
che è un ufficiale, mi dà la sua parola d'onore intesa a conservare un
segreto le confido subito di che cosa si tratta". Avuta esplicita assicurazione, gli confida che data l'impossibilità di recuperare una canzone che probabilmente, esiste solo nella fantasia dei combattenti ha pensato di preparare i versi e di affidare la composizione della musica a lui. Anzi, estratto dalla tasca un foglietto di carta scritto a lapis glielo porge dicendo: "Capitano, i versi sono già pronti: glieli affido. Senta" soggiunge canterellando un'aria di cui il capitano musicista ravvisa subito la celebre fonte" che ne direbbe di questo motivo?" "Ma quella è l'aria del coro dei 'Lombardi alla prima crociata' eccellenza" osserva il capitano Meneghetti. "Ah!" esclama ridendo De Bono. "Lei ha ragione. Non ci avevo pensato. Vada, vada: la scriva lei, la musica. Il 24 agosto del 1918, sul prato davanti a villa Dolfin, sede del Comando del IX Corpo d'Armata operante sul Grappa, l'inno fu eseguito per la prima volta alla presenza di Vittorio Emanule III. |
MONTE GRAPPA Monte Grappa tu sei la mia patria,
Contro te già s’infranse il nemico
Monte Grappa tu sei la mia patria,
Le tue cime fur sempre vietate Monte Grappa...
Quale candida neve che al verno |
tu sei puro ed invitto, col vanto che il nemico non lasci passar. Monte Grappa... Monte Grappa... Monte Grappa...
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