La storia è racconto attraverso i libri I testi che accompagnano la presentazione sono in genere quelli diffusi dall'editore, dalla libreria o da critici che vengono indicati 37 |
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Gli scienziati del Duce
Il ruolo dei ricercatori e del CNR nella politica
autarchica del fascismo |
Recensione a cura di Fausto D’Aprile
…. Tra le richieste che pervennero al CNR, di grande
rilievo fu la lettera del Duce inviata il 6 marzo 1935 a Guglielmo Marconi. In essa
Mussolini indicava quelli che in quel momento erano ritenuti i problemi
autarchici più urgenti: problema del carburante nazionale (alcool, rocce e
scisti, gassogeni, etc.); problema del tessuto nazionale; problema della
cellulosa; il problema dell’utilizzazione dei combustibili solidi
(carboni, ligniti, etc.,). Come è evidente, si trattava di una richiesta
assai impegnativa alla quale il CNR diede subito una risposta con la
massima mobilitazione scientifica. Ma, effettivamente, quali tipi di
ricerche furono svolte su vasta scala dal CNR in quel periodo
programmaticamente tutto orientato alla realizzazione del progetto
autarchico? Pochissimo è stato scritto sul ruolo svolto dalla comunità
scientifica nazionale nella definizione e attuazione del programma
autarchico degli anni trenta. Dell’autarchia spesso si ricordano alcuni
aspetti, legati anche a parte della nostra storia irrazionale, indici
senz’altro di un regresso scientifico-tecnologico che allontanò l’Italia
dalle nazioni più avanzate. |
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Fonte: R. Simili G. Paoloni - Per una storia del Consiglio Nazionale delle Ricerche - Editori Laterza dal sito http://www.cnr.it/sitocnr/IlCNR/Chisiamo/Storia/Storia.html |
Subito dopo lo scoppio della grande guerra in molti paesi europei gli
scienziati cercarono di dar vita ad organismi in grado di aggregare tutte
le attività relative alle invenzioni e alla ricerca. Questo fenomeno
riguardò in minima parte l'Italia (dove già la ricerca privata, se si
esclude le Università, latitava). Solo nel 1916 venne costituito il Comitato
nazionale scientifico tecnico per lo sviluppo e l'incremento
dell'industria italiana (CNST con il compito di "stringere maggiormente i
legami fra la Scienza e le sue applicazioni") e nel 1917
autorizzata una spesa straordinaria di 3
milioni di lire per "gli impianti e gli arredamenti degli Istituti
Superiori di fisica, chimica e le loro applicazioni tecniche (D.L. del 25/11). Attraverso queste iniziative cominciava a farsi avanti una maggiore sensibilità verso il tema della scienza, confermata dalla costituzione nel novembre del 1918 di un Consiglio Internazionale delle Ricerche (CIR), al quale l'Italia prese parte con Vito Volterra assieme a rappresentanti di Francia, Inghilterra, Stati Uniti e Belgio. Ma soprattutto da un decreto del 17 febbraio 1919, che istituiva una commissione "con l'incarico di preparare un progetto di costituzione del Consiglio Nazionale delle Ricerche", il quale in un articolo precisava che "il Consiglio Nazionale delle Ricerche deve avere per fine di organizzare e promuovere ricerche a scopo scientifico industriale e per la difesa nazionale, secondo il piano proposto dalle conferenze interalleate per la organizzazione scientifica tenute a Londra e a Parigi dal 26 al 29 novembre 1918. Con questo atto veniva sancito il punto d'inizio ufficiale del processo di costituzione del CNR, che si sarebbe concluso con l'emanazione del decreto del 18 novembre 1923. L'Italia dava vita con ben 16 anni di anticipo sulla Francia ad un ente di coordinamento e promozione della ricerca su scala nazionale. |
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La ginestra (spartium junceum L.) | ||
Secondo alcune stime dell'epoca, la produzione nazionale di ginestra si attestava intorno ai 7 milioni di quintali. I ginestrifici erano 61, di cui 9 in Toscana distribuiti tra le province di Firenze, Arezzo e Siena. In provincia di Firenze, per esempio, si ritrovano notizie su ginestrifici nel comune di Prato, Scandicci e Montelupo fiorentino. La fibra di ginestra era conosciuta e utilizzata non solo in Italia ma anche in Dalmazia, Albania, Grecia, Spagna e Francia. In Albania fino agli anni ’40 vi era la consuetudine di estrarre le fibre dallo Spartium Junceum nei villaggi di Gorishti, Kudhesi, Poci, Cemoktin, Varanishti, Kurveleshi, Golemi, Kallarati, Radhima. Tale lavorazione è di antica data in Albania, e questo è testimoniato da una tradizione storica secondo cui i soldati del grande skipetaro Castriota Scanderbeg (1414-1467), nella guerra contro i Turchi portavano i fucili assicurati a bandoliere intessute con fibre di ginestra e non in cuoio.
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In altra parte del sito sulla seconda guerra mondiale abbiamo dato
conto del procedimento di produzione del Lanital e degli sviluppi delle
sperimentazioni sulle fibre di ginestra estraibili dai rametti detti
vermene. La ginestra (spartium junceum L.) è nota fin dall`antichita` per
il suo impiego come pianta da fibra. La stessa etimologia della parola
greca “spartos” sta a confermare la tradizionale utilizzazione della fibra
nella produzione di stuoie, corde, e manufatti vari. La ginestra è diffusa
in tutto l’Appennino ed è identificabile nei dirupi per i suoi fiori
gialli. Le piccole lavorazioni locali sono antichissime. A fine estate la
gente si raccoglieva attorno ai fuochi per bollire e scorticare i gambi di
ginestra. Non solo in Italia ma in tutta Europa la ricerca di fibre
naturali ha incluso la ginestra fra i prodotti principe per la resistenza
e flessibilità tanto da farla candidare alla sostituzione della
antiecologica fibra di vetro (si fanno i pannelli delle autovetture). I
sottoprodotti e altre caratteristiche cellulosiche la candidano per la
produzione di pasta cellulosa. L’idea che poi la fibra possa essere usata
solo per prodotti grossolani è sfatata sia dal passato, con prototipi di
alta sartoria conservati nel museo di Castel Sant’Angelo a Roma che dalla
disponibilità delle Sorelle Fontana alla creazione di nuovi articoli non
appena sarà reso meno rigido e più fresco come il lino. Il momento di
maggiore attenzione per questa pianta come fonte di fibra si verificò in
corrispondenza del periodo autarchico e della successiva guerra mondiale.
Discorso di Mussolini all’Assemblea Nazionale delle Corporazioni in
Campidoglio: 23 marzo del 1936 (si tracciavano le linee della politica
autarchica) “..La deficienza di talune materie prime tessili non è
tuttavia preoccupante: è questo il campo dove la scienza, la tecnica e
l’ingegno degli italiani possono più largamente operare e stanno, infatti,
operando. La ginestra ad esempio, che cresce spontanea dovunque, era
conosciuta da molti italiani soltanto perché Leopardi vi dedicò una delle
più patetiche poesie: oggi è una fibra tessile che può essere
industrialmente sfruttata…”. La scelta della ginestra fu condizionata
dalla sua elevata disponibilità a livello spontaneo (si stima che ci
fossero circa 300.000 ettari di ginestra) e dalle caratteristiche della
sua fibra che ben si adattavano a sostituire la juta.
Secondo alcune stime dell'epoca, la produzione
nazionale di ginestra si attestava intorno ai 7 milioni di quintali.
Le attuali ricerche svolte all’università della Calabria hanno
messo in evidenza il problema della coltivazione a pieno campo e
l’estrazione della fibra fatta col procedimento più breve e a minor
impatto ambientale (maceratori a ciclo chiuso). Si tende quindi a
escludere la macerazione coi sistemi tradizionali, possibile una volta
solo per la frammentazione dei siti produttivi. Una nota marca italiana di
automobili sulla scia dei grandi gruppi europei e americani sta
sperimentando la grande produzione di ginestra e l’impiego industriale non
solo in campo automobilistico. Le fibre potrebbero essere utilizzate nel
settore tessile, cartario, della bioedilizia, della bioplastica, e in
altri settori industriali. I fiori, inoltre, si possono utilizzare per i
profumi, per la cosmetica e la medicina, mentre i residui della sfibratura
possono costituire ottimi combustibili per le centrali a biomasse. Per saperne di più:
http://www.lammatest.rete.toscana.it/lammatest/documenti/ginestra_manuale.pdf
manuale di coltivazione …. |