La storia è racconto attraverso i libri

I testi che accompagnano la presentazione sono in genere quelli diffusi dall'editore, dalla libreria o da critici che vengono indicati

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Gianfranco Ciriacono

Cdb Editore, 2005

L'editore è una cooperativa locale che ha dato la possibilità al nipote di una delle vittime, Gianfranco Ciriacono (figlio di un maresciallo dei carabinieri in pensione testimone da piccolo dell’uccisione di otto contadini inermi da parte dei soldati americani in territorio di Acate-Biscari), di pubblicare una meticolosa ricostruzione di quel che avvenne in provincia di Ragusa nei giorni dello sbarco del 1943. Il libro è rintracciabile solo in alcune librerie siciliane o richiedendolo allo stesso autore (gianfranco.ciriacono@tin.it)

Le stragi dimenticate

Aeroporto di Biscari (il piccolo aeroporto di Santo Pietro (o di Biscari poi Acate) non era altro che una corta pista per il decollo e l’atterraggio degli Ju-87 Stukas tedeschi, situato tra Caltagirone e Vittoria dal quale decollano gli aerei per colpire le retrovie americane dello sbarco).
Il 14 luglio 1943 il 180° fanteria USA va all’assalto dell’aeroporto, difeso da un reparto italiano e dai paracadutisti tedeschi della “Hermann Goering”: i fanti del 180° non hanno mai combattuto e l’attacco al piccolo aeroporto è il loro battesimo del fuoco. Lo scontro è aspro e solo verso mezzogiorno le truppe dell’Asse iniziano a cedere: un gruppo di 38 soldati italiani s’arrende e gli uomini s’accoccolano nella polvere bruciata dal sole siciliano, stanchi, stufi, pronti a finire dietro al filo spinato. Ma il capitano John T. Compton dà un ordine che sulle prime non è nemmeno compreso ma che viene prontamente attuato: i 38 italiani vengono allineati al bordo della strada e fucilati all’istante in oltraggio a tutte le leggi di guerra. Poco dopo s’arrendono altri 45 italiani e 3 tedeschi, 38 (36) dei quali (quelli in grado di camminare) sono affidati al sergente Horace T. West per essere portati nelle retrovie ed essere interrogati. Ci sono 14 chilometri da percorrere a piedi per giungere alla meta. Forse condizionato dal comportamento del superiore, forse disturbato dalla lunga marcia sotto il sole cocente, il sergente West dopo un paio di chilometri si volta e sventaglia con il mitra la colonna dei prigionieri.

Passi da una intervista a Ciriacono da Oggi7del 10/7/2005 http://www.oggi7.info/dettaglio.asp?Art_Id=1905&Art_Tema=Storie

Fucilazioni sommarie di italiani in Sicilia 43 http://www.quattroruote.it/auto/club/forum/read.cfm?forum=184&id=717452&thread=178670&data=29_06_2004_14_56_00 
http://it.wikipedia.org/wiki/Massacro_di_Biscari
Carlo D'Este - Lo sbarco in Sicilia - Mondadori 1990,
Ezio Costanze - Sicilia 1943 (edito da Le Nove Muse, 2003)

The 59th Pioneer Infantry Regiment was formed from the Delaware National Guard on 4 October 1917 under Special Orders No. 7, 29th Division. The 59th embarked for the American Expeditionary Forces in Europe on 28 August 1918 and disembarked on 8 September 1918 near Brest, France. The unit was assigned to the 1st Army. On 10 October 1918, the 59th transferred to the 2nd Army. On 21 March 1919, the 59th was transferred from the 2nd Army to the Advance Section, Service of Supply.
In september, 1917, the First Delaware Regiment received orders to move from the state Rifle Range below New Castle to Camp McClellan Alabama. The regiment was broken up, with most of the men and some of the officers assigned to the 114th Infantry Regiment of the 29th Division. Even though the Army had assured Delaware that its regiment would be maintained the reality of the war situation took precedence. Eventually the regiment of a new type-pioneer infantry, More men were assigned to it from the draft in Delaware, and it was finally rounded out to full strength. By the addition of required because the new-type regiment were considerable larger than the pre-war ones. After a time, the regiment was finally told that its was engineer
service,with infantry combat duty required. On February 27, it was officially designated the 59th Pioneer Infantry Regiment. In August, orders were received and Governor Townsend visited the camp site for an official farewell to the Delaware troops. Because of the urgent need for troops at the front, the units of the 59th were almost immediately assigned to duty at various points in the first Army's zone in France. The Third Battalion-Companies I.K.L. and M-did its work in the Argonne forest at the height of the battle, building their water and railway systems under almost continuous air raids and shell fire, including gas shells. This is commemorated on the colors of the present day Delaware National Guard descendants of the 59th-the 198th Signal Battalion-by rainbow-hued battle streamer for Meuse-Argonne.

L'uso della svastica non era infrequente nell'esercito americano: a fianco un reparto della Guardia Nazionale del Delaware nella I guerra mondiale in Francia

….. Oltre alla strage di contadini di cui faceva parte suo nonno, nel libro si riportano due episodi dove vennero trucidati dagli americani soldati italiani presi prigionieri. Lei, per ricostruire questi episodi, é riuscito a risalire ai documenti della corte marziale americana. Alla fine solo West fu giudicato colpevole, scontando comunque solo pochi mesi di prigione per poi tornare a combattere sempre in Italia. Per quale motivo, secondo lei, la giustizia militare americana, pur avendo subito individuato e processato i colpevoli di quei crimini, non andò fino in fondo?

(Svastica da Old American Indian symbol)

patch da manica della 45a divisione fino al 1930

''Dai documenti in possesso si evince un interessamento delle alte sfere militari per non far trapelare nulla agli organi di stampa, pare che esista un carteggio tra il Generale Patton e il suo vice Bradley in cui il primo cerca di dissuadere Bradley di rendere pubblica la vicenda di Biscari.Tra i documenti si trovano anche lettere del futuro Presidente Eisenhower e di Membri del Congresso in cui si chiedeva una revisione del processo. Nei due processi celebrati si cercò di salvaguardare gli ufficiali, infatti l’unico ad essere condannato è il sergente H. West''. ''Nel mio studio si fa riferimento allo stato d’animo dei soldati, alla preparazione, alle motivazioni e all’origine dei soldati americani, insomma una spaccato sociologico delle truppe. Ad ingrossare le fila dell’esercito statunitense erano soprattutto le classi impoverite dalla crisi economica del 1929. (Anche il sergente West si era visto costretto ad abbandonare il grembiule da cuoco per l’uniforme americana).

La maggior parte dei soldati della 45a divisione della Guardia Nazionale proveniva dall’Oklahoma, Arizona e Colorado, ed annoverava la presenza di parecchi nativi americani: fù per questo che a distinguerli venne scelto il moderno''Totem'' (vedi sotto in sostituzione della svastica)

Cosa è successo a West e Compton dopo la guerra? Hanno avuto una vita normale, o anche la loro vita è stata segnata da quegli episodi come poi avvenne a molti reduci dal VietNam?
 

''Il Capitano Compton, dagli studi in mio possesso pare sia rimasto ucciso nello sbarco di Salerno sempre nel 1943 (ma altre fonti dicono di no), della vita del sergente West poco si sa. So soltanto che, prima la Procura Militare di Padova, e poi quella di Palermo competente territorialmente, hanno chiesto all’Interpol di accertare che fine abbiano fatto sette militari che parteciparono alle stragi''.  E’ rimasto il mistero dei resti di questi soldati italiani, molti originari della provincia di Brescia (Attilio Bonariva, Santo Monteverdi, Leone Pontara, Battista Piardi, Gottardo Toninelli, Pietro Vaccari, Mario Zani, Celestino Bressanini. Cadde il mio compaesano Aldo Capitanio. Cadde il bello della compagnia, il magazziniere Angelo Fasolo di Camin, nel padovano. Cadde Salvatore Campailla, che era un siciliano, ma faceva il postino a Nervi. Cadde Sante Zogno di Lodi.), che non furono mai ritrovati. Patch Totem della 45a

Lei é riuscito a sapere dove sono sepolti? Il governo italiano ha mai cercato questi soldati o fatto ufficiale richiesta al governo americano? Se non lo ha fatto, secondo lei perché?
 

''È mia convinzione, confermata anche da qualche accenno degli Atti della Corte Marziale, che i corpi degli sventurati soldati italiani si trovino presso cimiteri militari americani. Di certo negli archivi storici italiani questi uomini, di cui sono riuscito a ricostruire le generalità, risultano dispersi. Ancora, oggi, le famiglie di quei soldati che ebbero la sventura di incrociare le divise delle truppe americane, rimangono in attesa di notizie certe e di un giaciglio dove poter ricordare con un fiore ed una lacrima il parente morto in guerra ''

Il suo libro è per dimostrare che nessuno è immune dai crimini di guerra? La storia va riscritta sempre, anche da chi ha perso?

L’ECCIDIO DI PIANO STELLA

Piano Stella, era uno dei tanti poderi assegnati da Mussolini ai coloni locali a partire dal 1938, poderi di circa 10 ettari ciascuno, con una casa colonica in mezzo composta da due stanze, una cucina e una stalla, dove trovavano malamente posto le due mucche a famiglia assegnate anch’esse dallo Stato per arare la terra e per il latte. Nei 38 poderi di contrada Piano Stella si coltivavano fave, orzo, avena e, in certi casi, anche uva per ricavare vino in piccole quantità. I contadini chiamavano questi poderi «orticelli di guerra», dato che servivano soltanto per il fabbisogno della famiglia concessionaria e non per una produzione destinata al mercato. A una ventina di chilometri in linea d’aria, verso est, vi era l’aeroporto di Comiso e a ovest quello di Ponte Olivo (Gela).

''Che la storia la scrivano i vincitori è fatto arcinoto e ciò può trovare una spiegazione, seppure perversa ed inaccettabile, laddove si tratti di storici appartenenti alla Nazione vincitrice, ma nel nostro caso ciò che ripugna è il silenzio degli storici di casa nostra, di quelli che per più di 60 anni non hanno ritenuto importante studiare, indagare, informarsi ed informare sugli accadimenti di quei giorni. C’è voluto il mio lavoro di ricerca per aprire il caso. Ritengo che dopo sessantadue anni occorra ristabilire la verità storica sugli eccidi di Biscari e Piano Stella: sarebbe seppur tardivo, un atto di giustizia e il giusto riconoscimento per il tributo di sangue pagato dalla nostra gente''.
 

… In questi giorni in Sicilia ricorre l’anniversario dello sbarco degli alleati. Dei soldati americani, i siciliani allora bambini, ancora ricordano la cioccolata e la ''gomma americana''. Perché nella vostra zona andò diversamente? Nella presentazione al suo libro, il prof. Emanuele Ferrera, dice che riguardo ai fatti di cui lei si è occupato, ''il ricordo degli acatesi è sempre stato labile, sfumato, se non addirittura inesistente''. La popolazione locale ha voluto dimenticare? E secondo lei perché?


''L’icona del soldato americano rappresentava la libertà, dolciumi, sigarette e razioni C. L’America aveva mandato la crema della sua gioventù in tutto il mondo, non a conquistare ma a liberare, non a terrorizzare ma ad aiutare. Grazie alla martellante e danarosa propaganda che ha bombardato il mondo per sessant’anni, l’opinione pubblica ha, in linea di massima, recepito e fatta propria, come verità di fede, questa oleografia storico-militare, tanto che nessuno ha mai pensato di sottoporre a verifica il comportamento reale degli arcangeli della libertà e della democrazia. Questo è certamente uno dei motivi per cui la popolazione locale ha faticato a creare una memoria comune, l’altro dato è che i 73 soldati, per lo più bresciani, non avevano alcun rapporto di parentela o sociale con il territorio, pertanto la loro scomparsa non è stata notata da nessuno.

Per saperne di più:

Gianfranco Ciriacono, - Arrivano ..., Comune di Vittoria, 2003.
Alfio Caruso, - Arrivano i nostri, Longanesi, 2004.
Giuseppe Federico Ghergo - 14 luglio 1943: il massacro di Biscari - su Storia Militare N° 133 Ottobre 2004 (pagg. 4-7).

Passi da una intervista da Oggi7del 10/7/2005 http://www.oggi7.info/dettaglio.asp?Art_Id=1905&Art_Tema=Storie 
Il 13 luglio, nell'insediamento colonico "Arrigo Maria Ventimiglia", in contrada Piano Stella, del comune di Caltagirone, 7 braccianti vengono trucidati, inermi e nelle loro case, cambiati" dai soldati americani per cecchini. Suo nonno, contadino bracciante, aveva ottenuto un piccolo podere come altre famiglie che appunto costituivano la nuova comunità ''coloniale'' di Piano Stella ora Acate. Poveri contadini che effettivamente avevano ricevuto un aiuto concreto da Mussolini. Potrebbe questo spiegare l’accanimento dei soldati americani contro di loro? Oppure potrebbe essere possibile che qualche contadino, rimasto escluso dai benefici elargiti dal regime, ha dato delle informazioni agli americani in cerca di fedelissimi di Mussolini?
''Lo escludo categoricamente, era gente che viveva del sudore della propria fronte ed aveva da sfamare una famiglia numerosa composta da 8 figli; non credo a questa congettura, le stesse testimonianze provano come nelle giornate immediatamente precedenti allo sbarco gli abitanti dei borghi colonici avevano cercato di nascondere tutti gli orpelli che potevano ricondurre alle strutture al fascismo. Era gente umile, aveva mostrato sin dall’inizio la propria umanità nei confronti dei soldati americani, basti pensare che nelle ore precedenti alla strage, mio nonno assieme ad altri prestarono le prime cure ad un paracadutista americano rimasto ferito ad una gamba, tutto questo nonostante la presenza di truppe tedesche sul territorio. La sincera umanità mostrata dai coloni di Piano Stella (luogo dell’eccidio n.d.r.) fu contraccambiata dalla cieca ed immotivata ferocia delle truppe americane''.

 

http://rassegnastampa.totustuus.it/modules.php?name=AvantGo&file=print&sid=1164 Giuseppe Ciriacono, allora tredicenne, viveva insieme ai genitori nella casa del podere 26. Il giorno in cui i soldati della 45° divisione americana di fanteria arrivarono nei pressi della piccola abitazione di campagna, il piccolo Giuseppe era con il padre, Peppino, e altri quattro uomini: due della famiglia Curciullo (padre e figlio di 16 anni), Salvatore Sentina e Giuseppe Alba. I soldati li scovarono tremanti dentro un rifugio di fortuna scavato poco distante dalla casa. Era il pomeriggio del 13 luglio 1943.
A raccontare cosa accadde quel giorno è lo stesso Giuseppe Ciriacono, oggi 73enne, unico sopravvissuto. «Verso il pomeriggio tardi sentimmo qualcuno che chiamava dall’esterno del rifugio: "uscite fuori, uscite fuori", la voce gridava. Così uscimmo fuori e trovammo u soldato che parlava bene l’italiano e ci chiese di entrare a casa per vedere se vi erano soldati tedeschi. Mio padre si apprestò a fare perlustrare la casa, ma quando arrivammo davanti alla porta ci accorgemmo che già i soldati avevano sfondato la porta ed erano entrati. Dopo qualche ora arrivarono altri soldati… ormai era l’imbrunire. Ci fecero segno di uscire, ma nessuno parlava italiano. eravamo in sei persone e ci fecero segno di seguirli verso Acate. Il nostro podere confinava con il territorio della provincia di Ragusa e, dopo aver camminato un po’, giungemmo presso una casa che apparteneva a un certo Puzzo… Gli americani ci portarono in questa casetta, il terreno circostante era piantato a vigneto e lì ci fecero segno di sederci… Poi i soldati imbracciarono delle armi, dei fucili mitragliatori, e si misero ad angolo, uno da un lato e l’altro dall’altro. Ricordo che quando assunsero questa posizione il signor Curciullo, che era accanto a me, disse: "compari Pippinu haiu ‘mprissioni che ci vogliono uccidere" . A questo punto, mentre parlavano, mi sentii prendere da qualcuno per il bavero della camicia e tirarmi su… allora ero ragazzino, andavo ancora alle elementari e sentivo i racconti dei fratelli Bandiera e cose del genere e pensai che il primo ad essere ucciso sarei stato proprio io. Quando mi sentii tirare per il bavero, girandomi vidi questo americano che aveva il fucile abbrancato, con lamano sinistra teneva un’anguria e con la destra mi tirava. Appena mi girai a guardarlo disse delle frasi che a mio parere volevano dire di allontanarmi. Non appena mi allontanai 20, 30 passi circa sentii una raffica di mitra e le urla di mio padre, del mio amico e degli altri. Li avevano uccisi.
King celebra il natale

Chaplain (LTC) William E. King performs outdoor Christmas services for the 45th Infantry Division, Italy, 25 December 1943.

Il mattino del 15 luglio il tenente colonnello W.E. King, cappellano della 45° divisione, trovò una fila di cadaveri sulla strada che dall'aeroporto portava al paese di Biscari, a pochi metri da una grande quantità di bossoli americani, per un totale di 34 italiani e 2 tedeschi. Il tenente colonnello King trovò altri cadaveri allineati, quindi, presumibilmente, fucilati, prima di giungere all'aeroporto, dove venne a conoscenza di un ulteriore gruppo di militari italiani fucilati.
La testimonianza del cappellano permise lo svolgersi di un regolare processo, dal quale emerse la colpevolezza del sergente Horace West. Effettivamente colpevole, West fu condannato all’ergastolo, ma non scontò neppure un anno della pena che gli era stata impartita. Washington infatti era terrorizzata dalla possibilità che la notizia di quei delitti potesse diffondersi nel mondo. L'immagine americana poteva essere fortemente compromessa, soprattutto davanti all'Italia, con la quale gli Stati Uniti avevano da poco concluso l'armistizio (8 settembre 1943). Il capitano John Compton, che si difese dicendo di aver eseguito soltanto gli ordini del comandante generale (Patton), al contrario di West, venne assolto dall'accusa di aver compiuto il massacro (ma dovrebbe essere morto a Salerno). È noto (attraverso dichiarazioni rilasciate da decine di soldati ed ufficiali, i quali testimoniarono al processo sui crimini di Biscari), che il generale Patton avrebbe detto ai suoi militari prima dello sbarco.
“kill, kill, and kill some more ma anche (wikipedia) Se si arrendono quando tu sei a 2-300 metri da loro, non badare alle mani alzate. Mira tra la terza e la quarta costola, poi spara. Si fottano, nessun prigioniero! È finito il momento di giocare, è ora di uccidere! Io voglio una divisione di killer.
Trasporto prigionieri catturati negli ultimi giorni di guerra Un solo ufficiale tedesco (Anton Dostler) è stato fucilato per crimini commessi in Italia, ma da una corte Usa trattandosi di un commando sorpreso a sabotare gallerie a La Spezia. La motivazione della assoluzione del capitano Compton .... affermando che non poteva essere condannato in quanto aveva obbedito ad ordini superiori, quelli criminosamente emessi dal generale Patton che disponeva appunto l’uccisione sul posto dei militari italiani e tedeschi che non si fossero arresi alle prime intimazioni. principio questo dell’obbedienza ad ordini superiori che avrebbe fatto saltare pressoché tutti i processi e le condanne emesse nel dopoguerra a carico di “criminali di guerra” dell’Asse. A parte poi questo isolato processo statunitense per l’eccidio di Biscari, nessun inglese o americano è stato condannato per uno dei pur numerosi casi di uccisione di prigionieri di guerra italiani, tedeschi o giapponesi avvenuti nel corso della guerra mondiale, nessun sovietico ha subito sanzioni per le morti di prigionieri di guerra italo-tedeschi. Purtroppo. da sempre, sono i vincitori che processano i vinti, mentre davanti a dei “crimini di guerra” non vi sono né vincitori né sconfitti, ma solo “criminali” e “vittime”. S. Dini

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