La storia è racconto attraverso i libri

I testi che accompagnano la presentazione sono in genere quelli diffusi dall'editore, dalla libreria o da critici che vengono indicati

Giuliana V. Fantuz

 

OTTAVIO BOTTECCHIA

Botescià: Bicicletta e coraggio

In questa nuova opera una accurata e minuziosa biografia del carrettiere trevigiano che divenne un grandissimo campione.

"E', in fondo, la biografia di un'Italia ormai remota, dove spesso le passioni dei figli venivano avversate dai padri, l'Italia di giovani che non erano mai stati ragazzi perché il tempo della fanciullezza era tempo rubato al lavoro" (Repubblica)  

Giuliana Fantuz. giornalista freelance di Pordenone, laureata in lingue straniere a Venezia, collabora a l'Espresso, A.P., Rai, Gazzettino. Ha scritto tra l'altro "ITALIA QUALE FUTURO" -- "VIAGGIO AI CONFINI DELL'ANIMA" -- "PRIMO CARNERA, MIO PADRE" -- "ARDITO DESIO, VITA E AVVENTURE"

GVF Libri

 Le trionfali accoglienze dei pordenonesi a Ottavio Bottecchia dopo la strepitosa cavalcata sulle strade del tour de France nel 1924. (per gentile concessione del signor  Giovanni Ongaro di Pordenone).

TOUR DE FRANCE

Fece polpette degli avversari nella Bayonne-Luchon, tipica tappa pirenaica con ben cinque colli da scalare: il secondo arrivato, Lucien Buysse, giunse a 18’58”. In due tappe aveva dato 50 minuti di distacco a  tutti. Erano anni in cui era normale un distacco tra il primo e il secondo anche superiore a un’ora!. Per i francesi ormai è un mito e altri soldi arrivano, questa volta per impiantare una piccola officina che produce bici col suo nome. Nel 1925 il Tour è di nuovo suo con 54 minuti su Buysse.

"It would be dangerous to follow Bottecchia up a mountain pass, it would be suicidal", said future winner of the Tour Nicolas Frantz. "His progression is so powerful and regular that we would be asphyxiated". trad.E' pericoloso seguire Bottecchia lungo i Passi Alpini, è un suicidio. La sua progressione è così potente e regolare che ne potreste rimanere asfissiati.

 

.....e venne la chiamata alle armi. E uno come lui, come va lui in bicicletta è prezioso, in un paese dove molti la bicicletta la conoscono solo in pubblicità. Ottavio viene inquadrato come caporale nel 6°bersaglieri ciclisti di Bologna assieme al fratello Giovanni per il periodo di addestramento. Una volta al fronte va invece in un reparto speciale, quello degli "esploratori d'assalto" sempre bersaglieri. Doveva pattugliare i difficili sentieri battuti per ora solo da contrabbandieri e in seguito possibili vie di penetrazione degli austriaci. Il suo superiore, Il luogotenente Gallia, corridore dilettante di Torino, ne era fiero. Ogni tanto organizzava gare tra i suoi uomini, e fu così che Ottavio iniziò la vera carriera ciclistica ufficiale: 

"Una volta compii una lunga corsa in bicicletta attraverso la montagna, portando sul dorso una mitragliatrice, arma che doveva essere destinata ad un posto di vedetta che ne era sfornito" (per arrivarci doveva passare in una zona scoperta, scoperta come era la postazione sotto il tiro nemico). "Quel giorno, mi spinsi attraverso passaggi e mulattiere che solo le capre erano in grado di superare, Galibier o Izoard erano niente. La pesante mitragliatrice a bandoliera poi non alleggeriva certo la mia macchina. Arrivai alla postazione in tarda serata. Il giorno dopo ebbi la gioia di apprendere dal luogotenente Gallia l'utilità del mio raid: gli austriaci avevano attaccato nel corso della notte, e il loro tentativo era fallito grazie alla mia mitragliatrice" 

... Ottavio nel 26 ha ormai 32 anni, non è più un ragazzino i chilometri pesano nelle gambe. Il 3 giugno 1927, a Peonis (Trasaghis) vicino a Gemona del Friuli, lo trovano a terra vicino alla bicicletta. Le versioni sono qui contrastanti, poiché c’è chi dice che aveva ricevuto un colpo chi un semplice malore. Lo portano all'ospedale di Gemona dove sembra riprendersi, ma dopo 12 giorni muore. Archiviato come incidente, dopo anni il caso viene riaperto da un contadino che sul letto di morte confessa di averlo ucciso perché sorpreso nel suo campo a prendere uva. Non era stagione. Ad ingarbugliare il fatto arrivano i mitomani, che rivendicano la sua morte in nome di una fantomatica organizzazione anarchica americana. Ci fu chi addirittura immaginò una spedizione punitiva di tifosi francesi e chi la vendetta di un presunto amante della moglie. La sua vita misteriosa, per molti versi, si chiudeva con un ennesimo mistero. 

Torna all'indice libri