La storia è racconto attraverso i libri

I BERSAGLIERI IN DALMAZIA....

 

E IL BATTAGLIONE BERSAGLIERI "ZARA"ed. ANVGD

Storia dei bersaglieri dalmati dal Risorgimento in poi, dei reparti che dal 1918 si succedettero in pace ed in guerra in Dalmazia, e del battaglione bersaglieri "Zara"

Il Generale dei Bersaglieri Elio Ricciardi ha scritto la storia dei Bersaglieri in Dalmazia con grande passione non disgiunta da rigore scientifico e documentazione storica che fanno di questo volume un punto di riferimento per quanti vogliano conoscere la storia dei bersaglieri e la loro presenza in Dalmazia. Pagine di eroismo in gran parte sconosciute fuori dal nostro ambiente ma che i dalmati ben conoscono e che spiegano il loro attaccamento alle Fiamme cremisi. La memorialistica è legata agli ultimi drammatici avvenimenti che hanno insanguinato la Dalmazia nei quali i Bersaglieri hanno pagato un altissimo prezzo. Il libro è stato dato alle stampe per merito di Edo Apollonio, cittadino onorario di Zara e Presidente del Comitato di Gorizia dell'ANVGD. Il libro si basa, oltre che su numerose pubblicazioni, anche su documenti inediti tratti dall'archivio storico dello Stato Maggiore dell'Esercito, nonché su testimonianze di reduci e su conoscenze personali. Dopo una ricostruzione sintetica della storia della Dalmazia dalle origini, è descritta quella delle Società dei Bersaglieri dalmate che, richiamandosi ai bersaglieri dell'esercito italiano, costituiscono i precedenti più antichi dell'attuale Associazione Nazionale Bersaglieri. Sono ricordati i Dalmati volontari nelle guerre del Risorgimento e nella 1a guerra mondiale, nonché quelli caduti o decorati nella 2a. La storia del battaglione "Zara" è seguita anche al di fuori della Dalmazia: in Bosnia, in Croazia, in Erzegovina.

IL 4° E L'11° BERSAGLIERI

 

DA GENNAIO A  SETTEMBRE DEL 1943 PAG 152 E SEGG.

4° reggimento

     

 

Il comando del 4° rgt. bersaglieri, con la cp. comando ed il XXVI btg., che si trovavano a Dernis dal 30 dicembre 1942, il 17 gennaio si trasferirono a Tenìn (Knin) da dove ripartirono per Gracac per prendere parte, come abbiamo visto, all’Operazione “Weiss”. Gli altri btgg. del reggimento rimasero nella provincia di Spalato. Di essi si è riusciti a raccogliere solo notizie frammentarie. Sappiamo così che il 4 febbraio il 4° rgt. fu impegnato in ricognizioni a livello cp. e pl. nelle zone di Marina e verso Rogosniza. Sappiamo anche che tra il 25 e il 26 gennaio un pl. bersaglieri, rinforzato con una squadra mitraglieri e una mortai da 81 (in tutto 57 uomini) fu coinvolto nell’isola di Solta in un tragico incidente. Inviato con un rimorchiatore in soccorso del locale piccolo presidio ed accompagnato dal Gen. Alfonso Cigala Fulgosi, comandante della XVII Brigata costiera, il reparto aprì il fuoco contro un’imbarcazione con la quale, senza tenere conto di segnali e precauzioni di riconoscimento, il comandante del presidio tornava da una ricognizione: il tragico bilancio fu di 3 morti e 2 feriti. Dal 2 al 9 marzo del 43 un plotone bersaglieri di 40 uomini dette protezione a 4 operai addetti alla riparazione della strada nella zona di Seghetto Superiore (Gornji Seger) sopra Traù. I partigiani attesero di attaccare di sorpresa il giorno 10 quando un plotone (44 uomini) del 229° btg. territoriale mobile, da poco giunto in zona, dette il cambio ai bersaglieri. Il plotone subì una strage: 19 morti, 13 feriti e 6 dispersi. Il 23 marzo il XXIX btg. si trasferì da Signo (Sinj) a Muc rimanendovi fino al 25.

     

  Dal 4 al 10 aprile un raggruppamento “Bersaglieri”, comandato dal Ten. Col. Francesco Tavani, partecipò ad un’operazione di rastrellamento, denominata “Punta Planca”, nella zona circostante detto promontorio e compresa tra Castel Andreis (Jadriovac). Percovich e Traù. L’11 aprile il comando del 4° ed il XXVI btg. si ricongiunsero con gli altri reparti a Traù. Per un breve periodo quindi il rgt. si trovò riunito e questo costituisce un caso raro durante la sua permanenza in Dalmazia. Il 20aprile fu costituito il presidio di Prgomet trasferendovi il XXIX btg.. L’11 maggio restarono uccisi due bersaglieri di un pattuglione della 9” cp. del XXXI btg. durante un’azione di vigilanza lungo la linea telefonica Salona-Clissa.
     

  Il 25 maggio il comando e la compagnia comando del rgt. tornarono a Spalato, questa volta insieme al XXXI btg.. Dopo pochi giorni gli stessi reparti si trasferirono a Salona (Solin a 6 km da Spalato) paese celebre per i resti dell’omonima città romana, seconda per grandezza (dopo Aquileia) sull’Adriatico. Nello stesso periodo il XXIX btg. si trasferì a Sebenico ed il XXVI a Pergomet, a protezione della ferrovia Spalato-Sebenico. La cp. motociclisti rimase a Traù. L’8 luglio un btg. bersaglieri (presumibilmente il XXXI) ed una cp. arditi di fanteria sorpresero una formazione partigiana che stava pernottando nell’abitato di Zernovizza. L’abitato fu circondato ed attaccato. I ribelli si asserragliarono nelle case e la loro resistenza poté essere superata solo con l’intervento dell’artiglieria e dei mortai da 81. Vennero contati 63 morti, ma è da ritenere che molti fossero civili del posto coinvolti nello scontro. Il 23 luglio il XXXI btg. prese parte, insieme con il III btg. del 2° rgt. della D. SS. “Prinz Eugen” e con il I btg. del 25° rgt. fanteria, all’eliminazione del btg. partigiano di Signo. La colonna, che era agli ordini del Col. Adriano Costelli, comandante del 26° fanteria, accerchiò nella notte sul 23 il paese di Lovrec, tra Imoschi e Almissa,con il btg. tedesco ed il XXXI btg. bersaglieri rinforzato da una cp. mitraglieri divisionale. Il btg. fanteria rimase in riserva. All’alba i partigiani uscirono da Lovrec dirigendosi, in formazione di movimento, verso il btg. tedesco. Quest’ultimo aprì il fuoco da breve distanza e la sorpresa fu completa. I partigiani, inseguiti dai Tedeschi, si asserragliarono nelle case del paese. Lle case furono prese ad una e il btg. partigiano fu completamente distrutto, lasciando sul terreno 210 uomini, compreso il comandante che fino a qualche settimana prima aveva comandato la marina partigiana.
     

   Da pane italiana si ebbero 3 caduti, 6 feriti e 3 dispersi. Il 27 luglio una colonna denominata “Verdi” dal nome del comandante del 4° rgt. bersaglieri, partita da Dicmo (tra Clissa e Signo) in un rastrellamento a Bisko si incontrò con altre forze provenienti da Trilj (Treglia). I partigiani si erano però sottratti all’accerchiamento sgomberando su Muc. Nei primi giorni di settembre il XXVI btg. ottenne il desiderato avvicendamento. Lasciò così l’attendamento sistemato a caposaldo tra le pietraie di Pergomet per trasferirsi a Sebenico, sostituito dal XXIX btg. Questo avvenimento sarà dopo qualche giorno determinante nella sorte dei due battaglioni. Quella del XXVI sarà infatti, come vedremo, peggiore di quella del XXIX.
    11° reggimento

  L’1 gennaio il XV btg. si trasferì dalla stazione ferroviaria di Gracac a Cerovac, lungo la ferrovia per Tenìn, dove prese posto il comando di btg. mentre le compagnie, rinforzate da plotoni mitraglieri, si dislocarono lungo la linea ferroviaria a protezione della stessa. Gli altri reparti dell’ 11° si trovavano: il XXVII btg. a difesa del caposaldo di Tenìn, la 111a cp. motociclisti anche a Tenìn, impegnata in compiti di ricognizione e protezione stradale, la 271a cp. cannoni a Sebenico (meno 2 p1. a Tenìn) L'11° rgt era organico alla divisione Celere di cavalleria. Il giorno 6 il XV btg. si riunì (meno la 2” cp.) presso la stazione ferroviaria di Cerovac, da dove il giorno 8 si trasferì in ferrovia riunendosi presso Zermagna e sistemandosi a difesa della stazione e del paese, in sostituzione di reparti di fanteria. A Zermagna fu raggiunto dal XXXI btg. del 4° rgt. bersaglieri che, svolta un’azione notturna, il giorno successivo si trasferì a Dernis. Il 9 il XV btg. distaccò la 2” cp. alla stazione di Plavno. Dalla notte sul 17 gennaio la D. “Sassari” cedette il settore di Tenìn (che dal 22 successivo sarà denominato “Dinara”) al Gen. di Brigata Ettore Giannuzzi, comandante della fanteria della D. “Bergamo”, e si trasferì il 18 a Gracac conservando il comando del relativo settore. Conseguentemente l’ll° rgt. venne a dipendere dal Gen. Giannuzzi con il XX VII btg. e la 111a cp. motociclisti, mentre il XV btg. restò alle dipendenze della D. “Sassari” e la 271” cp. cannoni (meno 2 PI.) alle dipendenze della I” D. Celere. Il 19 giunse in rinforzo del presidio di Tenìn un btg. di formazione del 292° rgt. fanteria della D. “Zara”. Dal 21 al 24 il XV btg. si dedicò alla pulizia ed alla disinfestazione degli uomini e degli indumenti, utilizzando le apposite apparecchiature messe a disposizione dalla D. “Sassari”. Il 25 gennaio il XV btg., insieme con reparti cetnici, eseguì una ricognizione al passo Srb.
     

Durante la Seconda guerra mondiale, in Jugoslavia, sia le forze dell’Asse, in particolare gli italiani, sia quelle alleate puntarono, per ragioni differenti e ciascuna con finalità proprie, sulla carta dei cetnici. Pertanto questi nazionalisti serbo-ortodossi furono al contempo un movimento di resistenza e di collaborazione con gli occupanti che operò in diversi modi, dovuti a una pluralità di situazioni e di fattori politici, militari e strategici, per conseguire l’obiettivo finale della conquista del potere e della restaurazione della monarchia quando tedeschi e italiani si fossero ritirati. Dalla storia dei cetnici, alcuni inquadrati nelle Vac altri in formazioni autonome, e della loro collaborazione con gli italiani fino al 1943, e con i tedeschi nel biennio successivo, emergono anche episodi poco conosciuti quali l’ambiguo atteggiamento di Stalin nei confronti del movimento di Mihajlovic che, oltre ad essere monarchico e a combattere il trotzkista Tito, era anche panslavista e filorusso. Poco conosciuti anche i tentativi da parte dei partigiani comunisti di pervenire ad accordi con i tedeschi per distruggere gli odiati nazionalisti serbi e per respingere un eventuale e temuto sbarco sulle coste adriatiche della Jugoslavia da parte degli Alleati, di cui i cetnici erano ritenuti la quinta colonna. Questa pagina poco nota  di storia, italiana e jugoslava è ricostruita soprattutto con materiale documentario  degli archivi dello SM dell’Esercito e del Ministero degli Esteri. Oltre a farci conoscere il percorso di un movimento che nasce per combattere i croati e gli occupanti italo-tedeschi e poi finisce per collaborare con entrambi pagando pesantemente il prezzo dell’alleanza con la parte sconfitta, aiuta a comprendere le tante e profonde ragioni per cui i popoli della Jugoslavia si sono massacrati, senza esclusione di colpi, non solo nel secondo conflitto mondiale, che in quel Paese fu la guerra di tutti contro tutti, ma anche in tempi a noi più vicini.

  Nello stesso giorno i cetnici operarono contro le forze partigiane attive nella zona fra Tenìn, Dernis, Muc e Verlicca, nonché per insediare un presidio cetnico in quest’ultima località. All’operazione presero parte quattro squadre mortai da 81 mm dell’ 11° rgt. bersaglieri, costituite per l’occasione e riunite in due plotoni. E’ interessante vedere come i mortai da 81, arma efficacissima specie in questo tipo di terreno, comparirono nel corso della guerra anche nei reparti bersaglieri che inizialmente non ne disponevano (in quanto non erano previsti dall’ordinamento). Quanto i mortai fossero preziosi lo dimostra la frequenza con la quale troveremo impiegati questi due plotoni, anche in rinforzo ad altre unità.
ll 26 GENNAIO 1943, la 6” cp. del XXVII btg. partecipò con reparti cetnici ed altri reparti italiani all’azione contro le forze partigiane che avevano sopraffatto i cetnici che presidiavano Plavno, Golubié e Stermizza (località quest’ultima tenuta fino al 13 gennaio dal btg. “Zara”). L’operazione non ebbe successo, fu ripetuta il giorno 28 e vi presero parte, oltre a formazioni cetniche, il btg. di formazione di fanteria, la 111a cp. motociclisti dell’ 11° rgt. e uno squadrone carri L. Dopo Golubié e Plavno, Stermizza fu ripresa il pomeriggio del 29 quando «il distaccamento celere, formato da motomitraglieri e carri armati, giungeva in paese mitragliando le ultime retroguardie partigiane che fuggivano verso nord». Il presidio di Stermizza fu riassegnato ai cetnici per risollevarne il morale che risultava essere in un momento critico (le perdite nei giorni precedenti di Stermizza, di Golubié, e di Plavno erano state precedute da sbandamenti e diserzioni e bisognava tenere conto che Stermizza era il paese del pope Djujic). Stermizza fu persa nuovamente dai cetnici il 5 febbraio ma ripresa, come vedremo, il successivo giorno 9. Il 31 gennaio la 2” cp. si riunì con il proprio btg. a Zermagna. Nella stessa data l’11° rgt. risulta avere avuto 52 ufficiali, 73 sottufficiali e 1.943 bersaglieri di truppa, mentre gli organici prevedevano una forza rispettivamente di 84,87 e 2.042. La disponibilità era quindi carente per quanto riguardava gli ufficiali ed i sottufficiali, mentre era soddisfacente e da qualche mese in miglioramento per la truppa. Comandante dell’11° era il Col. Michele Adabbo, comandanti del XV e del XXVII btg. rispettivamente il Magg. Umberto Cipolletti ed il Ten. Col. Renato Lalli. Il 4 febbraio il XV btg., mantenendo invariati compiti e dislocazione, passò alle dipendenze del settore “Dinara” (Gen. Giannuzzi). Il 5 la 3” cp. del XV prese posizione a Velika Popina (circa li km a nord di Stermizza) da dove rientrò presso il btg. il giorno 13. Il 9 febbraio ebbe luogo, agli ordini del Gen. Giannuzzi, un’operazione di rastrellamento della zona di Tenìn, Zermagna, Plavno e Stermizza (località che fu riconquistata). Vi prese parte il Col. Michele Adabbo, con elementi del proprio comando di rgt., con la cp. motociclisti ed un p1. mortai del reggimento. nonché con altri reparti italiani e cetnici. Il giorno 10 il Col. Adabbo, con elementi del proprio comando. con il btg. del 292° rgt. e con formazioni cetniche. partirono in ferrovia per Zermagna. ove pernottarono. per partecipare dal giorno successivo all’operazione “Weiss”. A tale operazione il settore “Dinara” partecipò infatti con una colonna agli ordini del Col. Adabbo e composta dalle D. cetniche “Erzegovese” (con 2.800 uomini) e “Dinara” (con 1.500 uomini), dal btg. del 292° rgt. fanteria, da un p1. mortai dell’ 11° rgt. e da una btr. di artiglieria di formazione.

Cimitero di Tenin -  immagine dal libro

  La colonna, dirigendo da Zermagna per il passo Srb (q. 790) e Srb sulla valle dell’Una, aveva lo scopo di concorrere con l’azione condotta dalla D. “Sassari” da Gracac verso Bruvno. Mazin e Lapac, nella quale abbiamo visto impegnati il btg. “Zara” e il XXVI btg. con il comando del 4° rgt. bersaglieri. Il XV btg. sostenne l’azione distaccando una cp. sul passo Srb nei giorni 11 e 16 per dare sicurezza ai passaggi delle autocolonne. Il 20 febbraio il Magg. Umberto Cipolletti lasciò il comando del XV btg. al Cap. Giovanni Barbaro, essendo stato assegnato al Campo addestramento paracadutisti di Tarquinia. Nel mese di marzo ai compiti di base, che per tutti i reparti dell’ 11° Bersaglieri (tranne la cp. motociclisti)consistevano nel presidio dei caposaldi. nei lavori di fortificazione e nei pattugliamenti notturni, se ne aggiunse uno nuovo.  Dal 2 marzo infatti il XXV Il btg. concorse con due PI. ad un servizio di protezione. dalle ore 7 alle 17. ai contadini impegnati nei lavori agricoli. A tale servizio parteciparono anche due plotoni di domobrani croati. Il XV btg. dal 3 marzo eseguì pattugliamenti lungo la ferrovia; il 5, dopo che erano sfilati tutti i reparti della D. “Sassari” che avevano partecipato all’operazione “Weiss”. il battaglione lasciò Zermagna portandosi alla stazione di Pagene, dove pernottò. Il giorno 6 si trasferì a Tenìn dove si sistemò nelle caserme a nord ex-jugoslave. Il giorno 5 la 111” cp. cercò di raggiungere Bos. Grahovo e di prendere contatto con la “Prinz Eugen” diretta da nord verso il Livanjsko Polje.

Tomba Ten. Franco Quadrotta

   

Conclusione

I ribelli nonostante fossero battuti e respinti, continuarono a premere pericolosamente. Il 1° luglio 1943 prevenendo la minaccia nemica, tre colonne di reparti italiani (bersaglieri ed altri) e di cetnici attaccarono da Tenìn: a nord verso Plavno, ad ovest verso Padjene ed al centro. L’operazione continuò, con successo, fino al 5. Le perdite italiane furono di 6 caduti e 19 feriti; quelle cetniche di 7 caduti e 15 feriti; molto superiori le perdite fra i partigiani. L’iniziativa era tornata e restò per un certo periodo dalla ns. parte. I cetnici della Dinara, con il pope Djujic, si erano assicurati una certa autonomia che li portò ad essere l'elemento più importante di rottura contro i partigiani. Verso la fine di luglio i partigiani avevano ripreso l’iniziativa e le formazioni cetniche, minacciate di aggiramento da sud, rientrarono in sede. Una Brigata, rimasta isolata sul Dinara, fu disimpegnata da un btg. dell’ 11° rgt. Il 4 agosto, 4.000 partigiani dotati di cannoni e di mortai pesanti, travolsero alcuni presidi croati della valle della Cetina, tra i quali quello di Verlicca. Da Tenìn uscirono quattro colonne composte di reparti italiani e cetnici in soccorso. Tre puntarono su Verlicca, che non riuscirono a riprendere, e la quarta verso sud. Il 10 agosto (notte) i partigiani iniziarono l’investimento di Tenìn anche da nord ed il 14 occuparono il monte Promina a sud di Tenìn. La situazione, che per la piazzaforte di Tenìn si stava facendo critica, migliorò quando parte delle forze partigiane furono spostate per parare un movimento tedesco a nord. Italiani e cetnici ripresero il controllo della situazione, ma ai primi di settembre la pressione dei partigiani era ancora forte.

  Le numerose interruzioni stradali e la bufera di neve costrinsero la cp. a rientrare la sera a Tenìn. Il tentativo fu ripreso con successo il giorno seguente. Il 7 marzo il comandante del XVIII CA. visitò il presidio di Tenìn. tenendo rapporto agli ufficiali dell’ 11° rgt. e del btg. “Zara”. L’11° era tutto riunito a Tenìn. ad eccezione della cp. cannoni che, con due plotoni, restava a Sebenico. Il 13 marzo il XV btg.. con un nucleo di carabinieri, eseguì una ricognizione ed un rastrellamento nella zona di Oklaj. li giorno 17 arrivò a Tenìn da Gradisca d’ Isonzo una cp. di complementi. reclute della classe 1923: 145 uomini al comando del Cap. Corbelli. Il giorno 26 questa cp. partecipava, insieme con la 2’ del XV btg.. ad un primo appostamento notturno di due ore serali. La situazione e le attività dell’ 11° rgt. bersaglieri nel mese di aprile non subirono sostanziali cambiamenti. Nella notte sul 12aprile i ribelli si avvicinarono a Tenìn aprendo un fuoco di mortai sulle difese esterne: ma l’attacco fu prontamente respinto. Dopo alcuni giorni la pressione partigiana sulle difese esterne cominciò una temporanea diminuzione di intensità, dovuta ad un periodo di stanchezza e di disgregazione. I cetnici della zona invece, già dal mese di marzo. si erano ripresi dalla crisi che li aveva interessati. Tra il 24 e il 25 aprile il comando della D. “Sassari” lasciò Tenìn, dove era rientrato al termine dell’operazione Weiss.. e il relativo settore fu scisso in due: “Tenìn” e “Dernis”. La responsabilità del settore Tenìn fu assunta dal Gen. Francesco Giangrieco, comandante della fanteria della D. “Zara”. lI 26 aprile. reparti dell’ 11° rgt.. insieme con forze della D. Cetnica “Dinara”, eseguirono un rastrellamento nelle zone di Stara Straza e di Golubié (a nord di Tenìn). Un altro rastrellamento fu eseguito da una cp. dell’ 11° il giorno 28.
Il 19 maggio iniziò un’operazione contro consistenti forze partigiane a nord di Tenìn. Dal 19 aI 22 i cetnici della D. “Dinara” attaccarono verso nord facendo credere di essere diretti a Drvar. Il 22 i cetnici, giunti all’altezza di G Tiskovac effettuarono una conversione a est per schierarsi, come pianificato, fronte a sud tra G Tiskovac e Otrié. La sorpresa ricercata fu raggiunta e l’operazione riuscì con pieno successo provocando ingenti perdite tra i partigiani. Nella notte sul 23 il XV btg. bersaglieri con un btg. fanteria si schierarono nella zona di Raducicco per muovere all’alba nella direzione di Plavno. Il XXVII btg. bersaglieri, rinforzato da 2 sezioni artiglieria, si spostò la mattina del 23 a Stara Straza da dove convergere anch’esso su Plavno. Questa fase dell’operazione ebbe esito negativo in quanto nella zona non furono trovati i partigiani, che se ne erano andati nei due giorni precedenti. Dal 28 maggio al 4 giugno i cetnici della D. “Dinara”, sempre al comando del pope Djujic, effettuarono una puntata su Bos. Grahovo. L’11° continuerà invece nelle azioni di rastrellamento e di ricognizione nel versante dalmata delle Dinariche. Il 27 maggio furono effettuate ricognizioni nella zona di Kosovo da una cp. bersaglieri ed in quella di Mokropolje da un Pl. motociclisti. Il 30 maggio un btg. bersaglieri operò nella zona di Pagene e il 2 e il 3 giugno il XXVII btg. operò nella zona di Golubié e lungo la rotabile per Siverié. Il 5 fu eseguita una ricognizione da parte di un btg. di formazione composto da reparti dell’ 11° rgt. e del btg. fanteria “Cadorna”.

   Il 7 giugno un rastrellamento fu effettuato dal XXVII btg. bersaglieri. L’8 un btg. dell’ 11° ebbe uno scontro con i partigiani durante un rastrellamento nella zona di Pagene-Stara Straza. Nella notte sul 14 giugno i partigiani attaccarono in forze i piccoli presidi di fanteria di Mokropolje e Raducicco sulla sinistra del Cherca in corrispondenza della linea di confine. Questi, come abbiamo visto, resistettero ottimamente, dando il tempo di intervenire ad un btg. di fanteria da Chistagne e alla colonna della quale faceva parte il btg. “Zara” e che stava operando agli ordini del Col. Lucchetti. Da Tenìn uscì una colonna composta dal XXVII e da parte del XV btg. bersaglieri e da tre carri L giungendo, dopo avere superato la resistenza dei ribelli, a Stara Straza, dove erano convenuti pure 2.000 cetnici. Questi ultimi con il XV btg. sostarono, mentre il XXVII proseguì giungendo a Raducicco da dove i partigiani si erano ritirati. il XXVII proseguì quindi per Chistagne, dove giunse alle 18,30. Un btg. di formazione, composto da reparti del btg. “Cadorna” e dalla III a cp. motociclisti, si unì alle forze presenti a Stara Straza, delle quali assunse il comando il Ten. Col. Reguzzoni dell’ 11° rgt.. Nella notte sul 15 il presidio di Mokropolje fu nuovamente attaccato. La colonna Reguzzoni, superando più resistenze, giunse a Mokropolje verso il tramonto. Il giorno 15 (era giunta anche la colonna della quale faceva parte il btg. “Zara”) bersaglieri, fanti, artiglieri, carristi, V.A.C., operarono fino a sera riprendendo il dominio della situazione. L’aviazione intanto bombardava e spezzonava carriaggi e formazioni partigiane in ripiegamento. Nonostante ciò nella notte seguente i partigiani tentarono un nuovo attacco contro Raducicco e Mokropolje, lasciando altri morti sul terreno.

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