I misteri della luna
di
Francesca Mele
Nel Medioevo si diceva che le streghe avessero il potere di squarciare le tenebre e di dialogare non soltanto con i defunti, ma con gli spiriti che numerosi popolavano i boschi, i fiumi, i laghi, i monti, i mari, le fonti. Nell'oscurità delle selve streghe e maghi, con incantesimi e riti magici, compivano viaggi, diversi dai viaggi fisici, incontravano e parlavano con strani interlocutori: gli abitanti silenziosi di quei luoghi, intrappolati, come crocifissi alle rupi o imprigionati negli alberi o liquefatti nelle acque, condannati in uno stato di sospensione dall'ignoranza, nel senso di non conoscenza.
Sicuramente Francesca Mele in un'altra vita, in un altro tempo ha compiuto uno di questi viaggi ed è per questo motivo che con facilità riesce a dipingere, quasi in una specie di trance, quel vorticoso cosmo che sta dietro il cancello della nostra vita sensoriale e che ha bisogno di una chiave per essere spalancato.
Già nel dipinto "Dietro la tenda" l'artista aveva simboleggiato la chiave come elemento magico che permette il passaggio dalle geometrie del mondo tridimensionale al caotico fluire dell'inconsistenza delle forme della dimensione spirituale. Nella sua ultima produzione pittorica, invece, la chiave è stata sostituita dal fuoco.
La fiamma, che si avviluppa su se stessa e s'innalza al cielo (con i colori intensi e vivi del rosso e del giallo nel loro tentacolare alternarsi), dona la luce e permette alla vista di penetrare nel buio e di evocare essenze allo stato di ectoplasma, non malvagie e infernali, ma indifferenti al bene e al male.