La stessa cosa faremo per la scultura, la più
difficile e più espressiva, in quanto
tridimensionale, di tutte le arti. Già in un'altra
occasione ci siamo occupati della scultura di
Aldino De Vittorio. In quella sede prendemmo in
considerazione la scultura in ulivo e in noce
dell'artista che con pazienza certosina e a mani
nude percepisce le forme incompiute di un tronco
inerte e,quasi ispirato da una divinità interiore,
agisce, opera, porta a termine le sue sculture
nonostante gli ostacoli che la dura materia
oppone. Dai movimenti dell'ulivo, dalle sue spire
progressive, dal suo vorticoso piroettare nasce
una scultura tentacolare e dinamica. Così le linee
ascendenti a spirale, i contorni indefiniti, i
volumi volutamente imperfetti suscitano
nell'osservatore un certo eterno pessimismo come
eterno è il legno d'ulivo salvato dalle lingue del
fuoco edace. Una tentazione è l'arte di Aldino De
Vittorio e il fascino che da essa promana, un
fascino misto di gusto aristocratico e popolare,
di cristianesimo e di orfismo, di idillico e di
tormentoso.
Il tormento e la sofferenza sono le tematiche
comuni anche nelle orribili e affascinanti maschere di
pietra che raffigurano volti battuti dalle
intemperie dei millenni. Le sinergie del cosmo
esplodono ed erompono dalla pietra grezza che
sintetizza archetipi, elementi e simboli. Dalla
pietra, come dal caos primordiale, si sprigiona
l'essenza della vita. I volti diventano voci che
urlano per ottenere la libertà, i volti con i loro
occhi che hanno visto l'eternità anelano svelare
il segreto dell'universo, i volti con la loro
anima desiderano comunicare le emozioni. Non
maschere funebri, carnevalesche o teatrali,
quindi, ma volti umani espressivi che sentono e
provano emozioni ancestrali. Qui è giunta l'arte
di Aldino De Vittorio a sintetizzare il desiderio
dell'umanità di eterno, la sua simbiosi con il
cosmo, la sua identificazione con il ciclo della
vita: anche la pietra nasce, prende per mano
dell'artista un volto, la sua anima diventa
eterna.