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I miei ricordi della grande mareggiata del 1989
Io sono nato nel 72, per cui non posso dire nulla della mareggiata del 1955, se non dalle foto che ho visto (anche nella mostra allestita nella "sala dei ragazzi", in Piazza Colombo, sopra alle sale dove normalmente c'è una mostra di quadri o la lotteria). Posso però ricordare molto vividamente la mareggiata del 1989. Eccola:
Era domenica, il 14 del mese di febbraio del 1989. Una bella giornata, fresca, ma tersa, con un bel sole che scaldava le membra intorpidite dell'inverno (beh, ora basta parlare in maniera poetica...). Il mare era già mosso, molto mosso. Io dormivo ancora nella "casa di sopra", sopra la sacrestia, cioè, e la finestra della mia cameretta dava sul porto. Quando mi svegliai non notai particolare movimento nel porto, era una mareggiata come tutte le altre.
Durante la mattinata, però, ci si accorse che il mare stava ingrossando sempre più. Già alle 10 metà della spiaggia era invasa dalla bianca schiuma delle onde, ed alcune barche erano già state spinte verso monte, le une accanto alle altre. I segnali non mancavano, le onde erano veloci e sempre potenti, si schiantavano contro il Giorgio e salivano alte, a lambire la facciata della Chiesa, mentre l'acqua che finiva poi in spiaggia stava scavando buche profonde intorno al molo.
Alle 11 ed un quarto il primo grande boato. In chiesa. Siamo al salmo responsoriale, la ragazza recita il ritornello "Il Signore protegge il suo popolo". In quel momento uno schianto si propaga per la chiesa, un'onda particolarmente alta ha infranto la vetrata di S. Prospero ed è entrata nel coro, sparpagliando sull'altare i pezzi della vetrata, della rete di protezione, e del vetro di protezione (2 centimetri di spessore), nonché alcune pietre. Il gelo avvolge i fedeli, i chierichetti sull'altare fuggono, poi finalmente si va a vedere se qualcuno si è fatto male, e fortunatamente al momento della caduta dei vetri, nessuno era presente di sotto. Intanto l'acqua scorre copiosa sul legno del coro, ma è il danno minore. Dopo alcuni minuti di concitazione, la funzione riprende regolarmente, ma ogni volta che un'onda rimbomba sugli scogli, tutti trattengono il fiato, aspettandosi un'altra ondata. Ma fortunatamente ciò non accade. Terminata la celebrazione delle 11, mio padre cerca di tamponare i danni, asciugando prima di tutto l'acqua dal pavimento ma anche dagli scranni (l'acqua di mare non fa molto bene al legno...), poi vengono rimossi i pezzi pericolanti della vetrata, in modo che non possano cadere all'improvviso. L'acqua non entra più dallo squarcio, ma gli spruzzi e l'odore di salsedine avvolgono ormai tutto l'altare ad ogni nuova ondata. La vetrata di S. Prospero è divisa in segmenti orizzontali, ognuno di mezzo metro di altezza. Si sono infranti il primo dal basso (la lunetta), il terzo ed il quarto, fino al collo del Santo. La celebrazione seguente si svolge senza particolari problemi, la folla è tranquilla.
Intanto il mare in spiaggia sta già portando via le prime barche e le prime canoe. Prima le onde si limitavano a spingere le barche, ma ora la forza è tale da sollevare le barche in prima fila, e di portarle via con sé. La loro sorte è segnata, già venire sballottate da una parte all'altra in spiaggia non è piacevole, ed ogni nuova ondata che le travolge, ne fa rompere un pezzo. È così che si spezzano le canoe (al primo colpo) e le barche in vetroresina. A peggiorare le cose sorgono anche i tubi della fogna, che il mare ha dissotterrato dalla spiaggia. Ora sui sassi ci sono alcuni pezzi di tubo (altri sono già in fondo al mare) e cubi di cemento con i tombini per l'ispezione dei tubi, dove si schiantano le barche trascinate dalla risacca.
È verso le 3 del pomeriggio però che si scatena il peggio: siamo tutti alla finestra che dà sulla passeggiata, quelle che danno sul mare sono irrimediabilmente chiuse dalla forza delle onde (ed anche perché non volevamo mica che il mare ci entrasse in casa!), io, mia mamma, mio papà, Valeria e Daniele. Alcune barche sono state portate via dalle onde, mentre altre sono state portate via dai proprietari o dai pescatori, e messe al sicuro in piazza Colombo o lungo la passeggiata a mare. Ma molte altre sono ancora in spiaggia, tra esse c'è anche l'Ü Dragun. Molte persone sono affaccendate a spostarle, mentre altre sono solo incuriosite dalla forza del mare, e stanno a guardare. Mi ricordo di un tizio, che cercava di spostare una barchetta che era appoggiata su di un gozzo più grande, all'improvviso abbiamo sentito un forte rombo proveniente dall'infrangersi di un'onda particolarmente alta sul Giorgio, e la gente ha cominciato ad urlare ed a scappare: l'acqua arrivava molto velocemente, non c'era più tempo per scappare in passeggiata, e questo tizio si è arrampicato sul lampione della luce. Non l'avesse mai fatto! L'acqua infatti ha raggiunto le barche rimaste in spiaggia, le ha sollevate come se fossero di carta, e le ha sbattute tutte in passeggiata, travolgendo il lampione ed il tizio che ci si era arrampicato sopra! In un attimo ci si rese conto della tragedia: 10-15 barche erano state spinte in via Garibaldi, travolgendo chi non aveva avuto il tempo di scappare... del resto non c'era neanche lo spazio per scappare, visto che le barche sono arrivate fino ai negozi, rompendo le vetrine di B&B (dove adesso c'è il Ristorante Il Portico).
In spiaggia non era rimasta neanche una barca.
Io e Daniele corremmo giù a dare una mano nelle operazioni di soccorso, mentre mia sorella scoppiava in lacrime. Già nel mandraccio c'erano 50 centimetri di acqua, di quella che proveniva da Piazza Colombo: l'onda, infatti, dopo essersi infranta sulle barche, aveva fatto il giro del portico, ed aveva invaso tutta la piazza. A questa si aggiungeva quella che arrivava direttamente dal porto, che confluiva nel mandraccio. Alcune barche erano già state portate via, in modo da vedere chi fosse rimasto schiacciato dalle barche. Mi pare di ricordare che il tizio sbalzato giù dal lampione si fosse rotto una gamba, mentre invece sorte peggiore fosse capitata ad una ragazza che ha perso due dita di una mano, per una barca che le era piombata addosso. Anche da Revello si contava un ferito, l'inferriata abbattuta infatti aveva rotto una finestra che dava sul forno, dove lavorava un ragazzo. I lavori di soccorso durarono più di un'ora, e fortunatamente in quel periodo nessun'altra ondata venne a causare danni. Via Garibaldi era impraticabile: sassi, alghe, rottami di barche, lampioni (uno), inferriate, topi annegati, di tutto era presente sul lastricato. I Vigili del fuoco e la Protezione Civile accorsi sul posto decisero di chiudere immediatamente l'accesso alla passeggiata, per evitare che altri curiosi rischiassero la vita nel guardare la mareggiata.
Intanto qualcuno si era accorto che dal Giorgio mancava un pezzo! Le onde infatti, si erano portate via tutto il pezzo di cemento con le scalette, più di 10 tonnellate di peso!!! Ora il molo invece di avere i 5 gradini per salire ed il rotondo dove prendere il sole (o tuffarsi tra i tubi), aveva un grosso unico scalino verso il basso... e sotto il Ristorante Rosa, un'intera parete di roccia era franata in mare, compromettendo le stesse fondamenta del Ristorante! (ora infatti c'è una serie di chiodi che mantiene il resto della parete unita).
La mareggiata non accennava a diminuire d'intensità. I Vigili chiusero anche l'accesso alle scale della Chiesa, sembrava infatti pericolante tutta la parte del Castello, dove non arrivavano solo gli spruzzi come in tutte le mareggiate, ma direttamente le onde, sollevandosi di ben 20 metri d'altezza! (il giorno dopo, mio fratello salì sulla cima del Castello, ed un'onda riuscì a bagnarlo... e sono più di 30 metri di altezza...). Inoltre le case sulla Bardiciocca erano prese di mira in maniera particolare dalle onde, non avendo protezione se non qualche scoglio. Ed infatti i primi piani di tutte le case irrimediabilmente si allagarono: la forza delle onde scardinò finestre e persiane ed invase tutti gli appartamenti. Sul molo i giganteschi blocchi di cemento (5x3x4 metri di dimensioni), all'apparenza indifferenti alle onde, si erano spezzati, o spostati, rovesciati... prima erano una fila perfettamente orizzontale, ora sembrano appoggiati alla rinfusa... Nel porto non si contano più le barche affondate: le onde, infatti, passavano tranquillamente la barriera del molo e riversavano tutta l'acqua sulle barche ormeggiate in porto, dove le prime file erano già state completamente decimate. Purtroppo anche la nuova pavimentazione del molo fece una brutta fine, ad una ad una, tutte le ciappe sono state sbalzate dalla loro sede e trascinate in mare. Anche gli stabilimenti balneari non furono risparmiati: il Lido addirittura ha perso il pavimento, sfondato dalle onde, che, scavate le fondamenta, sono poi entrate da sotto il pavimento, allagandolo completamente.
Alla fine della giornata il mare sembrava essersi finalmente tranquillizzato. Il giorno dopo tutta Camogli sembrava essere uscita da un bombardamento, la passeggiata a mare era impraticabile dalle auto, ostruita dalle barche ancora intere e dai rottami di quelle più sfortunate. Pian pianino si fece il conto dei danni, si cercò di focalizzare le nuove geografie che aveva assunto la costa (le spiaggette sotto il Monte, ad esempio, erano franate ancora di più). Il sabato dopo il mare era di nuovo in burrasca, ma niente in confronto alla domenica 14 febbraio 1989. E finora, fortunatamente, nessun'altra mareggiata è stata così potente come quella. Finora.
Guarda le altre foto della mareggiata nell'album fotografico!