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Autore: Lia Levi

Titolo: Una bambina e basta

Casa editrice: e/o

Città: Ariccia (Roma)

Anno di pubblicazione: 6 Giugno 1998

Trama

Il racconto parla della storia di una bambina italiana cresciuta in un periodo un po' sfortunato.

Questa sfortuna non è dovuta solamente al fatto che vi è la seconda guerra mondiale, ma anche dal fatto che lei, come altri suoi coetanei, deve portare con sé un "handicap", un qualcosa che la distingue dai comuni bambini , quello di essere ebrea, perché in Germania vi è un certo Hitler che ce l'ha con gli ebrei; quindi insieme alla sua famiglia è costretta a scappare da Torino per trasferirsi inizialmente a Milano e successivamente a Roma dove, per sfuggire alla deportazione insieme alla sorella e alla madre, viene nascosta in un convento cattolico, Maria Cristina Cavaldi .

In questo luogo si trova al sicuro anche se la paura è all'ordine del giorno; per esempio quando vede dalla finestra dei soldati tedeschi con il fucile spianato, lei pensa che abbiano scoperto che nel convento sono nascosti degli ebrei.

Vivendo in questo ambiente, arriva al punto in cui vuole cambiare fede perché è attratta da quel "mondo cattolico" non minacciato; però a questo punto interviene la madre la quale è furibonda con lei e soprattutto con le suore che l'hanno influenzata, non perchè le importi molto della religione ebraica, ma perchè l'ebraismo è un'identità che vuole difendere .

Con la madre non ha un buon rapporto, perchè non ha tempo per le carezze e altri gesti affettuosi, ma è afflitta dalla preoccupazione di dover proteggere le sue bambine da quelle persone tanto crudeli che impediscono loro di vivere una vita normale.

Con il padre, invece ha rapporto più sereno perchè è più dolce e più affabile; però è meno stretto perchè lui, non vive in convento insieme alla famiglia ,anche se saltuariamente va a fargli visita.

A guerra finita, libera dalla preoccupazione, è proprio la madre che riesce a far capire alla figlia che da quel momento l’essere ebrea non rappresenta più un handicap perchè non esiste distinzione fra una bambina ed una bambina ebrea.

Stile

Questo racconto è molto semplice anche perchè i fatti vengono raccontati dal punto di vista di una bambina quindi le sue preoccupazioni e le sue paure sono differenti da quelle che provano le persone adulte, anche se si tratta di una bambina molto matura con la foga di volere a tutti i costi essere considerata nei discorsi che riguardano i "grandi".

Questo libro è strutturato in modo che gli avvenimenti si susseguano in ordine cronologico e la vicenda raccontata ha una lunghezza di cinque anni quindi percorre la vita della protagonista compresa nella fascia d'età fra i sette e i dodici anni .

Pagina esemplare

La pagina che mi ha colpito di più è la 120-21.

«Ecco, siamo nella nostra casa striminzita e rappezzata e con Maria, la nonna e i loro litigi ora siamo davvero stretti. La sera ci lasciano restare un po’ alzate con loro come se fossimo diventate più grandi, mentre in verità è passato appena un anno da quando correvamo a piedi scalzi a Villa Sciarra. Nella penombra soffice e calda, quando c’è la corrente elettrica ascoltiamo tutti i nsieme la radio. Risuonano frasi misteriose scandite regolarmente a spezzare i nostri programmi preferiti. "Il nonno ha la barba bianca… ripetiamo… il nonno ha la barba bianca…". Sono messaggi che vanno lontano, dove ancora combattono… meglio non sapere, non capire troppo cosa succede prima di addormentarsi quando tutto si confonde: è più dolce la nebbiolina ed essere cullati da quella nenia magica amica.

Alla radio scrivo un giorno una lettera per partecipare ad un gioco, forse un concorso. Sono ancora nel cerchio di mia madre e così corro a fargliela leggere, prima di inbucare il foglietto nitido dove ho sforzato la scrittura a meglio.

"Cara radio" comincia la letterina, "sono una bambina ebrea…". Mia madre legge e con un grande gesto come di teatro comincia a strappare il foglio scritto in pezzi sempre più piccoli. La guardo sbalordita: che grande errore ci può mai essere? E’ anche se cìè da correggere, perché questo insolito rompere tutto? Dispetti così la mamma non me li aveva mai fatti. Mamma non sembra arrabiata, anzi, è quasi allegra e butta i pezzetti del mio lavoro in aria come se fossero coriandoli di carnevale. La guardo ariosa e offesa. Anche mamma mi guarda, ma con una speciedi ilare indulgenza: "non sei una bambina ebrea, hai capito? Hai capito? Sei una bambina. Una bambina e basta".

Una bambina e basta

Ho scelto questa pagina perchè si distingue da tutte le altre per la serenità che la pervade, poichè la guerra è finita e tutta la famiglia si trova riunita nella "vecchia" casa a Torino .

Quello che mi ha maggiormente colpito è la frase con la quale termina il libro che è anche la frase che lo ha intitolato, perchè la madre con queste parole vuole "entrare nella mente" della figlia per "abbattere quel muro" che la distingue da una bambina normale.

 

Scheda a cura di: Podda Igor

5^E Telecomunicazioni

Anno Scolastico 1998/99

I.T.I.S. G.B. Pininfarina.

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