TESTIMONIANZE di SOPRAVVISSUTI

Pietro Pascoli: I Deportati - pagine di vita vissuta (1960)

presentazione di Ferruccio Parri

Capitolo 1 - Introduzione

 

Il 25 luglio 1943 il Gran Consiglio del Fascismo votava a grande maggioranza l'o.d.g. Bottai, in virtù del quale veniva tolto al "duce" l'Alto Comando militare che egli aveva avocato a sé fin dall'inizio della guerra, per restituirlo al re. Fu il crollo del regime. Lo stesso giorno, alle ore 17, Benito Mussolini veniva arrestato da un capitano dei carabinieri nei giardini del Quirinale e tradotto, prigioniero, a Campo Imperatore, sul Gran Sasso d'Italia nell'Appennino Abruzzese. Il generale Pietro Badoglio, un fedele del fascismo, assunto il governo militare della Nazione in nome del re, con pieni poteri, lanciava agl'Italiani il famoso proclama contenente la storica frase: "La guerra continua"! Fu il Governo dell'incertezza e del doppio gioco, il Governo dei "45 giorni", che doveva portare all'Italia nuovi lutti e nuove rovine. Il 3 settembre il generale Castellano firmava a Cassibile, in Sicilia, a nome di Badoglio, il "breve armistizio" con le Forze Alleate del Mediterraneo, sbarcate il 10 luglio sulle coste meridionali dell'Isola, comandate dal generale Eisenhower: armistizio che fu reso noto dagli Alleati all'insaputa di Badoglio (non si sa perché!) l'8 settembre, qualche giorno prima del previsto. L'Italia precipita nel caos. Il re "capo supremo delle Forze Armate" e Pietro Badoglio "capo del Governo militare del Paese" con la famiglia reale e con lo Stato Maggiore, alle 5.10 del 9 settembre abbandonano Roma, senza dame preventiva notizia ai Comandi militari e alle Autorità civili, diretti a Pescara, per raggiungere, via mare, la città di Brindisi, nell'Italia del Sud. I soldati italiani, disorientati, privi di ordini precisi e di un Comando Generale responsabile, gettano le armi su tutti i fronti e si sbandano, cercando rifugio e "abiti borghesi" presso i civili o muovendo a piedi e con mezzi di fortuna dalle terre lontane per raggiungere la madrepatria e le loro case. Le armate di Hitler, già stanziate in Italia, al comando del generale Kesselring, rinforzate da ingenti forze meccanizzate, occupano con impeto fulmineo il territorio italiano dalle Alpi alla "Linea Gustav", che corre all'incirca da Napoli a Foggia, ed instaurano, con la complicità dei fascisti, un regime di terrore e di intimidazioni, che colpisce militari e civili, caratterizzato da devastazioni ed incendi, arresti e torture, impiccagioni, massacri e deportazioni in massa. Benito Mussolini, liberato dai tedeschi sul Gran Sasso per l'opera audace del capitano Skorzeny, ricostituisce il partito fascista nel territorio occupato dai nazisti e fonda la cosiddetta "repubblica sociale di Salò", agli ordini di Adolfo Hitler. In quella confusa drammatica situazione 615.000 soldati italiani, trattati come dei "fuori legge", vengono ammassati su lunghe interminabili tradotte, entro vagoni piombati, e deportati nei campi di concentramento della Germania. Interi nuclei e reparti militari, animati da spirito antitedesco e da un vivo sentimento d'indipendenza nazionale, ereditati dal primo Risorgimento nazionale, resistono coi loro comandanti alle truppe naziste fino al sacrificio supremo: in Albania, in Grecia, in Jugoslavia, nel Montenegro; in Francia, in Italia, creando cosi i primi focolai della Resistenza armata. Il popolo italiano, l'autentico popolo italiano, ritrovato se stesso, impugna le armi ed inizia sui monti e nelle pianure l'epopea del secondo Risorgimento nazionale, sotto la guida dei Comitati di Liberazione e dei suoi uomini migliori, per liberare il territorio occupato dai nazisti, per abbattere il fascismo, concepito come un fenomeno degenerativo della vita politica italiana, e per ridare all'Italia martoriata, caduta nel discredito, il suo posto tra le libere Nazioni, in un mondo rinnovato nella mentalità e nei costumi, nelle istituzioni e nelle sue strutture sociali. 160.000 Italiani offersero la loro vita in olocausto sull'altare di questi supremi ideali dell'uomo: 46.000 partigiani combattenti, caduti nel territorio nazionale; 30.000 compatrioti, caduti nei Movimenti di Liberazione all'estero; 33.000 militari morti nei Lager tedeschi, dove il 99% si rifiutò di arruolarsi nel fantomatico esercito di Salò; 11.000 soldati del Corpo Italiano di Liberazione, che operava nel Sud, caduti in combattimento a fianco degli Alleati, e 40.000 deportati politici e razziali, "eliminati" con metodi spietati nei campi della fame e dello sterminio. Fedele ai miei principi ed ai miei ideali di vita, il Movimento di liberazione nazionale mi trovò in linea, a fianco dei miei vecchi compagni di fede.

 

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