Il nazismo  e i campi di concentramento

«Plus jamais ça»

mostra fotografica e documentale

fotografie - Memorial di Gusen

di Francesco Coluccio

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Il campo di concentramento di Gusen 1939 - 1945 - tracce - frammenti - ricostruzioni

Il crematorio del campo di concentramento di Gusen

 

Originariamente il campo di concentramento di Gusen non aveva un crematorio suo. I cadaveri dei prigionieri venivano bruciati prima nel crematorio della città di Steyr, in seguito nel crematorio del campo di concentramento di Mauthausen. La costruzione della baracca del crematorio di Gusen fu portata a termine alla fine del 1940 ed era locato tra le baracche 17, 18, 25 e 26. Oltre allo stanzone per il forno, la baracca conteneva una cella frigorifera per la conservazione delle salme e l'obitorio, una camera dove il medico Felix Kaminiski, anche lui un deportato, doveva eseguire le autopsie. Durante gli scavi furono scoperti i resti delle stanze per la conservazione dei cadaveri e la camera per le autopsie. Quando la cremazione era ancora all' inizio, le ceneri dei morti si mettevano in delle urne per consegnarle ai parenti che le richiedevano. In seguito le ceneri degli internati vennero disperse sui prati lungo il Danubio. Il forno crematorio era riscaldato con coke e fu messo in funzione alla fine del gennaio del 1941. Fino al 30 aprile del 1945 furono circa 30.000 i prigionieri, morti al campo di concentramento di Gusen, che vennero bruciati in questo crematorio. Franc Martinčič (nato nel 1926) era prigioniero a Mauthausen, Gusen I e Gusen II. Descrive lo svolgimento dell'incenerimento:

 

"Allora con il mio permesso scritto andai a trovare Vinko Kuntarič. [...] Lavorava a Gusen I alla fabbricazione di certi pezzi di fucile. Potevo stare solo 20 minuti con lui e in questa occasione osservai come si bruciavano i morti nel crematorio. Al forno lavoravano sempre due polacchi. Mettevano i corpi su un'inferriata che tiravano fuori dal forno, sempre con un solo morto. In seguito un polacco spingeva una salma all'interno del forno, dove il morto cominciava a girarsi ed a saltare, come se ballasse il twist. poi il corpo bruciava ed entro pochi minuti si riduceva in ceneri grosse con dei resti d'ossa carbonizzate".

Fonte: Racconto di memoria di Franc Martinčič (s. a.). Citato a: France Filipič: Slowenen in Mauthausen. Wien 2004.

 

Nella fase finale nel lager morirono una quantità tale di prigionieri, che la capacità del crematorio non bastava più per poter bruciare tutti immediatamente. I cadaveri non furono solo accatastati nella sala dei morti del crematorio o davanti al crematorio, ma anche davanti alle baracche dei prigionieri. La composizione del personale cambiò varie volte. Il lavoro nel crematorio era molto faticoso - dal punto di vista sia mentale, sia fisico. La conoscenza del personale sul numero di prigionieri morti era, inoltre, un rischio per la sicurezza della SS. Per questo motivo la prospettiva di potersi salvare era molto bassa per gli appartenenti al comando del crematorio. I Prigionieri dell'ultimo comando (kapò Josef Schwenemann e quattro prigionieri sovietici) furono portati al campo di concentramento di Mauthausen il 2 maggio 1945 e fucilati.

testi: C. Dürr, R. Lechner, S. Wolfinger - traduzione: G. Pflug, dalla Mostra del Memorial di Gusen

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