Seconda Parte – La destinazione.

 

Prima di raggiungere il pianoro la strada seguiva un leggero declivio.Da quel punto si poteva vedere il campo nella sua interezza.Si componeva di quindici tendoni tutti esattamente uguali, più una decina di tende più piccole.In mezzo al campo spiccava un pennone con un tricolore e, leggermente decentrato, un tendone enorme quanto quello di un circo solamente di pianta quadrata anziché rotonda.Capii che si doveva trattare della mensa per via d’alcuni camini metallici che fuoriuscivano da uno dei lati.Un poco isolata dal campo, sopra un rialzo del terreno, stava una baita in pietra e tronchi dalla cui veranda qualcuno ci stava osservando con un binocolo.I camion si fermarono al limitare del campo ed un megafono iniziò ad impartire ordini. “Scendere tutti dai camion e portarsi nello spiazzo centrale nei pressi della bandiera.Ripeto, scendere tutti dai camion e portarsi nello spiazzo centrale nei pressi della bandiera.Nello spiazzo troverete i vostri istruttori.Ognuno di loro regge un tricolore con un numero nero sullo sfondo bianco.I numeri vanno dall’uno al sei.Ogni numero indica una diversa compagnia.Quando inizierà l’appello al vostro nome sarà abbinato un numero.Vi dovrete incolonnare in righe di cinque alle spalle dell’istruttore che regge il tricolore recante quello stesso numero.Ulteriori istruzioni vi saranno date dal vostro stesso istruttore.Dovrete rivolgervi al vostro istruttore con l’appellativo di “Signor Istruttore”.E’ severamente vietato rivolgersi agli istruttori dando loro del “tu” o del “lei”.Ci si rivolgerà agli istruttori usando il “voi”.La stessa cosa vale anche e soprattutto per gli ufficiali e per il Comandante del campo.Ognuno di voi riceverà un opuscolo con il completo regolamento del campo.Ogni infrazione al codice sarà severamente punita.Coloro i quali intendessero abbandonare il campo devono farne esplicita domanda al proprio istruttore.Buona permanenza ad Audax2000”.Presi quelle parole come una sfida.Erano sicuramente state enunciate per scremare i “massicci” dai pusillanimi, ed io volevo far parte della prima categoria. Iniziò l’appello ed a noi che eravamo scesi dai camion si aggiunsero altri ragazzi che fuoriuscirono dalle tende.Contai circa trecento nomi suddivisi in sei compagnie di cinquanta ragazzi.Ogni compagnia aveva due istruttori ma, almeno per il momento di ufficiali non se ne vedeva l’ombra.Gli istruttori erano vestiti con tutte da combattimento nere, un berretto tipo baseball dal frontale rigido anch’esso nero, anfibi, ray-ban ed una pistola automatica al fianco.Non avevano dei gradi veri e propri, portavano due scudetti all’attaccatura delle spalle recanti la celtica ghignante del sito di forzanuova.net (Mr.Celtìcus) con la scritta Audax2000.Sotto ad esso il numero della compagnia e quello del plotone.Il mio istruttore portava la sigla 1-A,cioè Prima Compagnia,Plotone “A”.Aveva un’aspetto veramente marziale.Noi sembravamo un’accozzaglia di turisti persi in un aeroporto.L’istruttore ci condusse in una delle quindici tende militari dove contai ventisei brande.C’invitò a sceglierne una ed a disfare i bagagli.Avevamo a disposizione anche un armadietto metallico che riuscì a contenere a stento ciò che mi ero portato.Quando terminammo di riporre i nostri effetti personali l’istruttore ci ordinò di metterci sull’attenti a fianco al posto branda.Eseguimmo pieni di entusiasmo.Egli cominciò a camminare avanti ed indietro lungo la tenda contorcendo un frustino da cavallerizzo tenendolo dietro la schiena.Ci fissò negli occhi ad uno ad uno come per imprimersi le nostre facce nella memoria.Quando ebbe finito iniziò il discorsetto che, del resto, mi aspettavo facesse.

“Innanzitutto vi do il mio personale benvenuto.Io sono l’istruttore Persilli e mi occuperò della vostra istruzione formale.Il Campo funziona come un vero e proprio campo militare e riceverete quindi un inquadramento idoneo a non farlo sembrare un campo di frocetti.Il Comandante del Campo è Tornado, il webmaster del sito internet www.forzanuova.net . Abbiamo anche un supervisore Generale che è il Direttore di detto sito.Difficilmente lo incontrerete perché il suo compito è di pianificare le azioni che andremo a sviluppare.Come avrete notato non vi sono altri ufficiali.Per una corretta conduzione del Campo necessitiamo di sei Capitani e dodici Tenenti.Non ne vedete ora perché questi diciotto ufficiali sono ancora anonimi ragazzi fra le vostre fila.Essi verranno infatti scelti fra di voi in base ai vostri dati personali ed ai rapporti che gli istruttori stileranno nei prossimi tre giorni.Ora vi distribuirò un modulo informativo ed il regolamento del Campo.Nel modulo vi saranno richieste informazioni personali.Chi ha già svolto il servizio militare nell’Esercito della Repubblica Italiana deve necessariamente indicare l’Arma, la Specialità, l’Incarico ed il grado con il quale è stato posto in congedo.E’ ovvio che chiunque abbia prestato servizio nei Carabinieri, nei Paracadutisti della Folgore o nei Fanti di Marina del Battaglione S.Marco avrà una nota di merito particolare per diventare un nostro ufficiale.Non scrivete cazzate perché abbiamo modo di verificare le informazioni che inserirete nel modulo.Chi sarà beccato a raccontar balle sarà espulso dal Campo.Avete mezz’ora di tempo a partire da ora, dopodiché ci occuperemo delle vostre divise e dei capelli di alcuni di voi..Sono stato chiaro? Sentitevi pure liberi di rispondere <Signorsì Signor Istruttore>”

“Signorsì Signor Istruttore” rispondemmo all’unisono con una tale potenza da far vibrare i pali della tenda.

L’Istruttore Persilli pareva soddisfatto di noi.

Prendemmo tutti il modulo, una penna ed il Regolamento e ci appartammo il più possibile per la compilazione. Questa storia che diciotto su trecento di noi sarebbero stati prescelti come ufficiali mi aveva gasato come una Seven-Up rotolata giù dalla scalinata della Torre di Pisa.Quando richiestomi segnai nell’apposito spazio i dati relativi al servizio militare sottolineando per bene le parole Folgore e CaporalMaggiore.Nel generoso spazio per le “Note Varie” descrissi anche la collaborazione tenuta con il sito forzanuova.net anche se omisi la mia amicizia epistolare con Tornado per non apparire come il solito raccomandato.Avendo notoriamente la faccia come il culo scrissi in calce al modulo che mi sentivo pronto a addossarmi tutte le responsabilità di un’eventuale nomina ad ufficiale.

Il foglio successivo era una dichiarazione di assunzione di responsabilità.Firmandolo sei o sette volte, non ricordo bene, mi addossavo volontariamente la responsabilità della mia incolumità.Il foglio, sicuramente redatto da un legale esperto a giudicare da quanto era incomprensibile, specificava però in neretto che avrei potuto abbandonare il Campo in qualsiasi momento semplicemente dichiarandolo oralmente ad un istruttore.

Specificava inoltre che il protrarsi della mia permanenza era considerata una mia tacita approvazione di tutto quanto mi veniva ordinato di fare.A questo punto lo scritto richiamava degli articoli del Regolamento Generale.Allegata al foglio vi era la cedola, già pagata, di un’assicurazione con relativo estratto del contratto.

Mi pareva un’assicurazione temporanea dove, se uno è proprio fortunato, in caso di morte o di invalidità permanente si becca un tot di miliardi e buonanotte. Firmai dove richiesto e trattenei la cedola come indicato.

Una volta restituiti il modulo e la penna all’Istruttore Persilli lo seguimmo nella tenda magazzino dove ci venne consegnata una divisa identica a quella degli istruttori, solo che questa non era nera ma grigia.

Alcuni Camerati furono dirottati dal barbiere per una regolatina alle chiome.Il mio taglio fu giudicato sufficientemente corto da restare inviolato.

L’organizzazione era impeccabile, infatti, ricevemmo anche tutto il necessario per l’igiene personale, un piccolo pronto soccorso, una tripla dotazione di biancheria intima ed un’intera tuta da combattimento di riserva.Ognuno di noi ricevette inoltre un paio di stemmi uguali a quelli del nostro istruttore.Ci fu consegnato anche un fucile Beretta AR70, quattro cilindri di plastica grossi come una lattina da bibita ed una dozzina di bombolette grandi quanto un’accendino bic.Dopo un attimo di incertezza scoprimmo che si trattava di riproduzioni perfette per dimensioni e peso atte però a sparare piccole sfere di plastica. Osservandole più attentamente anche le pistole degli istruttori si rivelarono essere armi da soft-air.

A beneficio di coloro che non sapessero di cosa sto parlando dirò che si tratta di armi fedelmente riprodotte che possono sparare a qualche centinaio di metri delle palline di plastica che colpendo il bersaglio liberano della vernice colorata.Tornammo alla tenda guidati dal nostro istruttore, indossammo la divisa, cucimmo gli stemmi, deponemmo le “armi” negli armadietti e, in riga per cinque, ci dirigemmo verso la mensa.

Ci trovavamo a circa 1.500 metri d’altezza e l’aria, calata la sera, era abbastanza fredda.La tuta da combattimento, in uno strano materiale plastico che sembrava gore-tex, manteneva però il corpo ad una temperatura costante.Mangiai come un maiale e ciulai anche la merendina al cioccolato al mio vicino di tavola che si diceva sazio.Alla fine della cena, mentre eravamo ancora tutti seduti, un lungo fischio modulato impose il silenzio ed un istruttore diede il comando di “attenti”.Balzammo in piedi come un sol uomo ed assumemmo la posizione richiesta.A questo punto l’istruttore annunciò “Signori…Il Comandante di Audax2000”

Un applauso scrosciante salutò l’ingresso di un ragazzo in tuta da combattimento nera come quella degli istruttori ma con un berretto come quello dei Carabinieri: nero e con al posto della fiamma una celtica ghignante.Sul petto portava i gradi di Colonnello. Non fece caso all’applauso e nemmeno alla successiva ovazione nella quale tutti urlavano “Tornado,Tornado”.Io continuavo a fissarlo, ma il colletto alzato, la visiera abbassatissima ed una certa distanza mi impedivano di scorgerne i tratti del volto.

Parlottò un poco con gli istruttori e chissà per quale motivo speravo che si stesse informando su di me.Mi ero quasi convinto che l’istruttore Persilli mi avrebbe fatto cenno di avvicinarmi ed invece, dopo aver ricevuto il saluto militare da tutti gli istruttori, Tornado uscì dalla tenda mentre lo stesso istruttore di prima ci rimetteva sull’attenti.Gli istruttori ci informarono che eravamo in libera uscita fino alle 23.00, ora in cui dovevamo essere al posto branda per il contrappello.Io, Fulmine e Vittorio, i miei due vicini di branda con i quali avevo stretto amicizia, ci aggirammo un po’ per il Campo fino a trovare un posto appartato dove rilassarci.A mezzavia fra il Campo ed il dosso che avevamo oltrepassato arrivando c’erano due pini molto alti,mentre un terzo pino giaceva a terra probabilmente abbattuto da un temporale.Il tronco era stato completamente ripulito dai rami e tagliato in tre pezzi.Ci sedemmo sul pezzo più grosso e ci accendemmo una sigaretta.

Restammo lì a fissare le luci del Campo che, ad una ad una, si accendevano nella incombente oscurità della montagna.Ad ovest il cielo impazziva di tutte le variazioni del porpora.Lo spettacolo era sublime e maestoso ad un tempo.Gruppetti di Camerati si aggiravano per il Campo o formavano capannelli dai quali, di tanto in tanto, si alzavano risate o canzoni militanti.Ad un certo punto Vittorio ruppe il silenzio.

“Ragazzi,questo posto è una figata immensa.Speriamo di esserne all’altezza”

“Diventerò ufficiale”fece Fulmine con aria sognante “Con i miei uomini sterminerò migliaia di zecche”

“Una specie di baygon”lo canzonai io senza smettere di osservare quel paesaggio incantato.

“Peggio”continuò Fulmine alzandosi in piedi “Caleremo nottetempo su Treviso ed assalteremo il Samir alla baionetta.Catturerò personalmente il Lukiev Casarosky e, mentre lui in ginocchio mi chiederà pietà, gli caverò gli occhi con un cucchiaino da caffè.Poi glieli reinserirò invertiti così avrà una nuova visione della vita.Dopo gli taglierò l’uccello e glielo infilerò nel culo, così vedremo se inneggerà ancora al gay fottuto pride oppure si metterà a cantare come un tenore”

“Occhio per occhio, finocchio per finocchio”replicò Vittorio pensoso.

Scoppiammo tutti in una fragorosa risata e ci dirigemmo verso la nostra tenda.

La mattina successiva, dopo l’alzabandiera all’alba ed una ricca colazione in mensa, ogni plotone si appartò col proprio istruttore per l’addestramento formale.Si trattava delle solite marce in su e in giù per il pianoro per imparare a tenere il passo ed a batterlo a comando gridando “Con noi!”.La maggior parte di noi sapeva già come fare e si trattava solo di togliersi un po’ di ruggine di dosso.Sulla cadenza battuta il ritornello di Fulmine “Boia-chi molla-è il grido di battaglia” ebbe subito gioco facile.Già dalla prima cadenza il mio simpatico Camerata iniziò ad intonarlo da solo, subito imitato da tutto il plotone.L’Istruttore Persilli ci osservava soddisfatto pur mantenendo il suo atteggiamento da duro come da manuale.In breve tutti i plotoni del Campo urlavano lo stesso motto sulla cadenza.Finì che un solo istruttore si mise a chiamare il passo e la cadenza con un fischietto per tutte le compagnie sincronizzandoli in un unico boato che, amplificato dal riverbero delle montagne, faceva venire la pelle d’oca.Dalla veranda della baita, Tornado si godeva lo spettacolo mentre puliva un fucile dotato di cannocchiale.Di tanto in tanto si girava a parlare con un’ombra che se ne stava appoggiata allo stipite della porta della casupola.L’uomo si trovava in vantaggio d’ombra e troppo lontano da noi per distinguere di chi si trattasse.Pensai fosse il Direttore, venuto in visita per osservare i nostri progressi.Per mezzogiorno tutti i Camerati avevano imparato a marciare così bene da poter fare la loro porca figura anche in una vera e propria parata militare.Pensavo che a questo punto saremmo andati tutti a mangiare, invece fummo condotti nel piazzale dell’alzabandiera e schierati d’innanzi al pennone.Nessun istruttore aveva accennato a questa novità.Restammo lì in silenzio e sull’attenti per un quarto d’ora poi un fischio precedette la comparsa di cinque ragazzi in abiti civili.Uscirono in fila indiana da una tenda scortati da due istruttori.Avevano le mani legate dietro la schiena con fettucce di nylon auto bloccanti e portavano dei cartelli di cartone appesi al collo.Furono fatti allineare sotto il pennone, rivolti verso di noi.Tre di essi portavano scritto “mezzasega” con un pennarello sul cartello mentre per gli altri due la scritta era “ladro”.Avevano tutti e cinque un’aria molto impaurita.Uno degli altri istruttori, che si trovavano ora tutti nei pressi dei “prigionieri”, si rivolse a noi ed a voce alta disse “Guardate, o miei nobili Camerati, questi cinque italiani mostruosi.Questi tre che portano il cartello “mezzasega” si sono messi a piagnucolare come bambinette già a metà mattinata per l’insopportabile durezza della marcia che voialtri avete invece sostenuto cantando.Mentre questi due “ladri” hanno, il primo sottratto di nascosto del cibo dalla mensa , il secondo rubato dei soldi dall’armadietto di un suo Camerata.

E’ chiaro che saranno immediatamente espulsi tutti dal Campo ma ,mentre i primi saranno puniti solo dallo scherno, dalla derisione e dalla disistima dei loro stessi Camerati, i secondi subiranno “La Punizione”.E che questo sia di monito a tutti coloro che hanno in proposito di comportarsi nello stesso modo.”

Detto questo fece un cenno ed altri due istruttori menarono un colpo terribile con i loro frustini sulla parte posteriore delle ginocchia dei due rei.I “ladri” caddero in ginocchio con un urlo lancinante e i due istruttori li bloccarono a terra pestando un piede sul loro torace.Altri due istruttori si lanciarono sui malcapitati con due bottiglie da due litri di CocaCola riempite di un liquido giallastro, gliele apposero alle labbra e li costrinsero a bere.Fulmine accanto a me era in visibilio. “Brutti ladri di merda.Ci dovete schiattà.”A parte i commenti a denti stretti del mio amico, la scena si svolse nel più assoluto silenzio, ad eccezione ovviamente dei rantoli dei suppliziati.Dopo che “La Punizione” fu applicata i due furono fatti rialzare e si beccarono anche un paio di sonori schiaffoni.A tutti e cinque furono slegate le mani e furono sospinti fino ad un camion che attendeva col motore acceso.I due “ladri”barcollavano stremati dai conati di vomito.Si venne poi a sapere che i cinque appartenevano tutti alla seconda ed alla sesta Compagnia.Come pena aggiuntiva, a mio parere alquanto ingiusta, fu dichiarato che da quelle Compagnie non sarebbe stato scelto alcun ufficiale.Quando seppimo che il liquido giallastro usato per il supplizio era olio di ricino arricchito da una doppia dose di Guttalax, le battute ed i commenti da caserma si sprecarono.Solo Vittorio appariva seriamente preoccupato.

“Ridete bestie!Vedremo poi a chi toccherà di ripulire il cassone del camion al suo ritorno da Asiago”

La sua pur legittima preoccupazione non sortì altro effetto se non lo scatenarsi d’altre risate e battutaccie.Io pensavo che forse la punizione era stata eccessiva e che sarebbe stato meglio denunciarli ai Carabinieri di Asiago, ma tenni per me queste considerazioni tutto preso com’ero nella caccia alle “mie” stellette, resa ora più facile dall’eliminazione dall’impresa dei cento Camerati delle due Compagnie escluse.

Dopo pranzo cominciammo a familiarizzare con le nostre armi.L’Istruttore Persilli ci mostrò come smontarle, come pulirle e come rimontarle.Ci rese edotti sul come si dovevano caricare, su come andava alloggiata la bomboletta di gas e sul tiro utile che quel tipo d’arma aveva.Tutto il pomeriggio trascorse fra le nostre domande e le precisazioni dell’istruttore. Ognuno di noi dovette smontare e rimontare più volte il suo fucile, ognuno di noi dovette mettere e togliere più volte la bomboletta di gas dal suo alloggiamento. All’ora di cena sapevano farlo quasi ad occhi chiusi.L’Istruttore Persilli ci lodò per la nostra applicazione e capacità d’apprendimento, annunciandoci che il giorno dopo si sarebbe andati al poligono per mettere finalmente in pratica tutta quella teoria.Io ero preoccupatissimo perché in tutta la giornata, pur impegnandomi come non mai, non avevo avuto nessuna opportunità di mettermi in luce per la promozione.

Forse, pensai, il giorno dopo avrei avuto più fortuna.

Dopo cena io, Fulmine e Vittorio ci ritrovammo al pino caduto e, con la solita sigaretta in bocca, ci rimettemmo ad osservare il glorioso spettacolo del tramonto alpino.

Come sempre fu Vittorio a rompere il silenzio.

“Con i ladri hanno fatto benissimo, ma non dovevano umiliare così quei tre poveretti.Che cazzo di colpa avevano? Se non ce la facevano più a marciare non era certo colpa loro.Mi sa che qui qualcuno si prende un po’ troppo sul serio.”

“E chi gliene fa una colpa”sbottò Fulmine restando questa volta seduto a causa di una probabile e dolorosa vescica al tallone che lo faceva zoppicare ma della quale non intendeva stoicamente parlare. “Però non si poteva far finta di nulla.Se non lo avete ancora capito, Tornado ha messo su questo Campo con lo scopo di selezionare i migliori fra noi in vista di un’insurrezione armata contro il Regime.Solo chi arriverà alla fine dell’addestramento potrà entrare a far parte della Milizia Repubblicana.”

Vittorio ed Io ci guardammo per un’istante e contemporaneamente mollammo una spinta sul petto di Fulmine che ruzzolò giù dal tronco di spalle ed a gambe all’aria.

“Ma vai a cagare!” aggiungemmo all’unisono ridendo come due foche.

Fulmine ci osservava stupito con la schiena poggiata al terreno e le gambe dritte al cielo.Dopo pochi istanti inizio a ridere anche lui e fra una risata e l’altra cercava di convincerci ad issarlo nuovamente sul tronco.Gli fregammo invece gli anfibi e con le nostre prede strette in mano fuggimmo in direzione del Campo.

“Dai…Bastardiiiiii….”gridava Fulmine alle nostre spalle, ancora scosso dalle risate “Ridatemi gli anfibi!Maledetti Banditen!”

Arrivò in tenda dopo circa venti minuti fingendosi offeso ed incazzato, ma non appena rivide i suoi anfibi lucidi e brillanti riprese il solito cipiglio beffardo.

“Ah bhe, se era solo per lucidare gli anfibi del vostro duce che siete corsi via potevate anche dirlo.Domani dopo cena ve li consegno di persona e già che ci siete potrete lustrarmi anche il culo.”

La terrificante battaglia a cuscinate che seguì fu interrotta solo dall’arrivo dell’Istruttore Persilli pronto per il contrappello.

Il secondo giorno di permanenza al Campo Audax2000 iniziò come il precedente.

Alzabandiera all’alba e super colazione in mensa.Variante: partenza per il poligono con i fucili a tracolla.

La colonna di trecento ragazzi in divisa grigia che marciavano compatti battendo la cadenza lanciata da Fulmine doveva apparire impressionante all’elicottero dei Carabinieri che volteggiava sopra al Campo.

Ci stavamo inerpicando su di un versante della montagna e più l’elicottero si avvicinava, più gli istruttori chiamavano la cadenza.Dopo circa cinque minuti l’elicottero si allontanò verso sud e scomparve dalla nostra vista. Dopo un’ora di cammino scendemmo in una piccola valle laterale dove erano stati piazzati dei bersagli e delle piattaforme di tiro.Un fuoristrada ed un camion erano allineati a poca distanza.Mentre scendevamo scorsi Tornado che teneva conciliabolo con alcuni istruttori.Tutte le Compagnie furono fatte allineare alle spalle delle piazzole di tiro.I bersagli erano a cento metri e rappresentavano dei mezzibusti neri su sfondo bianco.Gli istruttori si apprestavano a chiamare i primi tiratori quando non uno ma tre elicotteri dei Carabinieri fecero la loro comparsa da dietro un colle.Due di essi erano dei “Mangusta” armati di mitragliatrici pesanti e di lanciarazzi.Si posizionarono di fronte a noi a circa venti metri d’altezza e dall’elicottero disarmato una voce perentoria squillò dal megafono.

“Attenzione…Attenzione, a tutte le persone che si trovano sul pianoro.Deponete lentamente a terra le armi e sedetevi sul posto con le mani sulla testa.Se non farete quanto richiesto saremo costretti ad aprire il fuoco.”

Ripeté due o tre volte l’avvertimento mentre i nostri istruttori ci facevano cenno di obbedire agli ordini.

“Questi arrivano dal Battaglione Làives”ci informò Vittorio che aveva fatto il militare nei Carabinieri.

Come tutti fummo seduti a terra due fuoristrada ed un camion militare fecero il loro ingresso dal lato sud della valle.In men che non si dica una quarantina di Carabinieri in mimetica saltarono a terra armati di AR70 da montagna.Li guidava un Capitano che, intuendo chi fosse il Comandante, si avvicinò a Tornado che era rimasto in piedi nonostante l’avvertimento.Discussero animatamente per qualche istante poi Tornado, dopo aver consegnato la sua pistola all’ufficiale, si diresse verso il proprio fuoristrada e ne estrasse una valigetta portadocumenti.Nel frattempo i Carabinieri si aggiravano fra le nostre fila brandendo minacciosi i loro veri fucili mitragliatori.Tornado ritornò dal Capitano che aveva dato precisi ordini ai suoi sottoposti di controllare tutte le armi in nostro possesso.Parlottarono ancora per qualche minuto mentre esaminavano il contenuto della valigetta.Il Capitano continuava a scrollare il capo mentre indicava noi accovacciati a terra.Alla fine afferrò in malomodo un documento che Tornado gli porgeva e compose un numero sul suo cellulare.Camminò avanti ed indietro per un bel pezzo mentre discuteva al telefonino.Interrotta la comunicazione chiamò a se i due brigadieri che aveva come sottoposti ed ascoltò il loro rapporto sulle nostre armi.Ordinò ai suoi uomini di risalire sugli automezzi e tornò a parlare con Tornado.Si capiva chiaramente che aveva ottenuto rassicurazioni dal suo interlocutore telefonico ed ora appariva più rilassato.Tornado chiamò a se un istruttore che ascoltò gli ordini del suo Comandante e corse a prendere un AR70 dei nostri per consegnarlo nelle mani del Capitano.

Costui lo soppesò, se lo rigirò fra le mani e sparò un paio di colpi nel sedere di un Brigadiere che passava lì affianco.Tutti risero della sorte del militare che si trovava ora con i pantaloni della mimetica chiazzati di un bel giallo limone molto vivido.Era chiaro ormai che il doveroso controllo era finito bene.Evidentemente il Direttore aveva procurato a Tornado tutti i permessi necessari.Meglio così, non oso nemmeno pensare cosa mi avrebbe fatto mio padre se mi avessero denunciato per associazione a banda armata, rivoluzione e guerriglia od altre amenità del genere.Il Capitano dei Carabinieri scrisse qualcosa sul retro di un suo biglietto da visita, strinse la mano a Tornado e risalì sul suo fuoristrada.Repentinamente come erano comparsi i militari e gli elicotteri lasciarono il pianoro.

Ci rialzammo tutti in piedi attendendo di essere chiamati al tiro.Io e Fulmine ottenemmo un buon punteggio, mentre Vittorio ottenne un “ottimo”.Venti centri su venti tiri.A mezzogiorno la prima e la seconda Compagnia avevano finito di sparare ma dovettero attendere sul posto che le altre quattro terminassero i tiri.

Per quel giorno, comprensibilmente, il pranzo fu sostituito da panini e merendine.Rientrammo al Campo solo verso le sei di sera.Una doccia veloce e tutti in mensa.Me magnai ‘sto mondo e pure quell’altro.Devo dire che nessuno faceva mai problemi se chiedevamo il bis.La mensa era curata da civili, credo da una società di catering, che svolgeva egregiamente il lavoro.I nostri camion compivano tre viaggi al giorno verso Asiago per rifornirsi di provviste e per accompagnare su e giù il personale della mensa.

Dopo la cena, come di consueto, la contemplazione del tramonto dal pino caduto.

“Ragazzi, vorrei che non finisse mai.” Fece il solito Vittorio raggiante per i suoi successi nel tiro a segno.

“Fottiti”ripose Fulmine con lo sguardo fisso a terra “Guardate i risultati!Tu Vittorio sei fra i primi cinque come punteggio, mentre io e Tommaso siamo quindicesimo e diciassettesimo.In sostanza hai la promozione in tasca.”

“Che centra!” si schernì Vittorio “Mica un ufficiale deve essere per forza un tiratore.Poi, scusate, se ne servono diciotto voi siete lo stesso nella rosa dei papabili ”

“Come no!”insistette Fulmine “Magari salta fuori qualche stronzo che ha fatto il militare come ufficiale di complemento ed anche se è una pippa a sparare ci frega il posto in graduatoria”

“E dai,smettetela.” Dissi io preoccupato da quel genere di discorsi “manca ancora tutta un’altra giornata, e domani c’è la guerra simulata.Quella sì che sarà importante, altro che i tiri ad un indifeso bersaglio fisso.” Questa affermazione mise fine alla discussione.Per un po’ restammo zitti a guardare il sole che moriva dietro la Cima Pòrtule poi Fulmine ruppe il silenzio.

“Oh ragazzi, ma avete pensato a quanto costa questo giochetto che stiamo facendo? Mi piacerebbe sapere chi paga tutto questo. Secondo me ci sono dietro i Servizi Segreti.Forse addirittura la CIA.”

Quando mezz’ora dopo Fulmine fece il suo ingresso scalzo nella tenda, dopo un trattamento analogo a quello della sera precedente, fu felice di vedere che i suoi anfibi si trovavano al loro posto lindi e pinti.Fu un po’ meno felice di costatare che non si staccavano dal pavimento.

“Bastardi!” Sibilò “Zeccacce maledette!”.Stava ancora tirando con tutte le sue forze quando l’Istruttore Persilli entrò in tenda per il contrappello.Va da se che dovette infilarsi negli anfibi nonostante questi restassero caparbiamente aggrappati al pavimento.Mentre Persilli faceva l’appello, Fulmine continuava a perdere il precario equilibrio e solo per un soffio non finì a terra lungo e disteso.Quando l’’Istruttore Persilli uscì dalla tenda Fulmine era rosso come un pomodoro per lo sforzo sostenuto.

Si lasciò cadere a peso morto sulla branda e senza rialzarsi mormorò.

“Brutti stronzi.Si può sapere con cosa cazzo li avete incollati?”

“Incollati?”risposi io “Mica li abbiamo incollati, li abbiamo inchiodati.”

“Ah,ecco”fece Fulmine sempre disteso sulla branda “Li avete inch…Che cazzo avete fatto?!”

Saltò su come un pupazzo a molla trasfigurato dall’ira.

“Ma siete deficienti? Adesso ci entrerà l’acqua! Coglionazzi maledetti…quando sarò Generale vi farò fucilare subito dopo che mi avrete baciato il deretano.Dormite preoccupati, concerò i vostri anfibi in modo da farvi rimpiangere di non poter marciare a piedi nudi.Vi infilerò un palo nel culo e vi darò fuoco.Vi…”

“E finiscila di rubare le battute agli altri!”esclamò ridendo Vittorio.Estrasse un’altro paio d’anfibi lucidissimi dal suo armadietto “Quelli non sono i tuoi anfibi, sono quelli di Bestetti.”

Fulmine rimase a bocca aperta dallo stupore, poi con aria da saputello disse “Eh eh eh, lo avevo capito subito che erano quelli di Bestetti, chi credevate di fregare?”Poi, senza alcun preavviso, ci assalì brandendo il cuscino come una clava, menando colpi selvaggiamente a destra e a manca.Quando, dopo mille risate e diecimila cuscinate, Fulmine cedette alla nostra controffensiva potemmo finalmente addormentarci pensando a quel fesso di un ciccione di Bestetti ed alla faccia che avrebbe fatto quando gli fosse capitato di immergere uno dei suoi “anfibi”in una pozzanghera.”Se” gli fosse capitato!Infatti il Bestetti si trovava in infermeria per un’indigestione da spaghetti al sugo che aveva divorato in quantità industriale durante la cena. Aveva la febbre a quaranta e con tutta probabilità non avrebbe partecipato alla guerra simulata del giorno dopo.Questo avrebbe decretato il suo allontanamento dal Campo.

Come sospettavo, all’alba del giorno seguente, dopo l’alzabandiera non fu dato il “rompete le righe” come di consueto.Com’era già avvenuto, il Bestetti ed un altro ragazzo furono esposti al pubblico ludibrio ed espulsi dal Campo.Sul cartello dello sconosciuto stava scritto “cagasotto” mentre su quello di Bestetti spiccava la scritta “abbuffino ripugnante”.La colpa del Bestetti la conoscete già, quella dell’altro era stata invece la richiesta di lasciare il Campo per paura di nuovi incontri meno fortunati con i Carabinieri.Essendo il Bestetti della nostra Compagnia stavo diventando folle nel timore che anche questa fosse esclusa dalla possibilità di fornire ufficiali al reparto.Fortunatamente non furono applicate pene accessorie.

Dopo la colazione salimmo sui camion e la mia Compagnia, insieme alla seconda ed alla terza, prese una direzione diametralmente opposta alle altre tre.Alle pendici del Monte Meatta scendemmo dai camion e ci schierammo.L’Istruttore Persilli mi chiamò a sé insieme a Fulmine, Vittorio ed altri sette.Ci spiegò che saremmo stati le ali protettrici dello schieramento principale che sarebbe avanzato lungo il vallone. In pratica noi sul lato ovest ed un’altra squadra analoga sul lato est del canalone avremmo dovuto avanzare come incursori per eliminare eventuali nemici che intendessero tendere un’imboscata ai nostri giù a valle.Ci arrampicammo in mezzo ai boschi mentre il grosso delle tre compagnie attendeva il passare dei trenta minuti stabiliti prima di iniziare l’avanzata.Mentre stavamo attraversando di corsa una pietraia estremamente instabile che ci metteva allo scoperto per la totale mancanza di vegetazione, l’Istruttore Persilli, che apriva la strada, mise un piede in fallo e rovinò a terra imprecando.Si tolse l’anfibio e tutti potemmo costatare che la sua caviglia si stava gonfiando come una bresaola.

“Chi cazzo è il più anziano fra di voi?”ringhiò l’istruttore.Ci consultammo velocemente ed il più anziano risultai essere proprio io.

“Il Camerata Tomàs de Torquemada fa rispettosamente notare al Signor Istruttore che è attualmente il più anziano fra la forza presente, Signore!”recitai a bassa voce per non rivelare la nostra posizione al nemico.

“Ah, Torquemada.”fece Persilli con una smorfia di dolore “Tu sei stato Paracadutista, vero?”

“Signorsì,Signore!”

“Bene, prendi il comando della squadra e fatti onore!”

Io, che credevo si trattasse solo di scegliere qualcuno che tornasse indietro a segnalare l’accaduto, rimasi inebetito e senza parole.Restai lì come un fesso mentre nella mia mente la frase di Persilli si ripeteva all’infinito.

“Allora?Che cazzo fai lì impietrito?Prendi questa fottuta squadra e proteggi il fianco del reparto. Scattare, maledetti figli di puttana!”

“Signorsì Signore!”risposi e feci cenno agli altri di seguirmi.

Attraversammo di corsa la pietraia e scomparimmo nel bosco che la costeggiava.

Avanzammo per più di un’ora senza incontrare nessuno e cominciammo a temere di finire noi stessi vittime di un’imboscata del nemico.Verso le dieci aggirammo un roccione e ci trovammo di fronte ad un’altra infida pietraia.Fermai i ragazzi con un gesto e ci accovacciammo a terra.Fulmine, che avevo nominato comandante in seconda sul campo, si portò al mio fianco sempre camminando in posizione accosciata.Pareva una papera.Restammo un minuto in silenzio ad osservare l’ostacolo poi, indicando il bosco oltre la pietraia, dissi

“Saranno si e no quindici metri, dovremo farli di corsa come prima.”

“E se t’azzoppi come quel pirla di Persilli?”

“Se mi azzoppo tu sarai il Comandante.Ma non cominciare a gufarmi fin da ora!”

“Chi io?”fece fulmine assumendo un’aria innocente, falsa come quella di Giuda Iscariota.

Mi alzai e feci il primo passo attraverso la pietraia.Le pietre che la componevano si spostarono sotto il mio peso ed un paio rotolarono a valle di qualche metro.Seguendole con lo sguardo vidi una cosa che mi gelò il sangue nelle vene.Balzai all’indietro travolgendo Fulmine che si stava alzando in quel momento.

“Cazzo c’è?”fece lui ,massaggiandosi il naso indolenzito dalla botta subita “Non avrai visto qualche serpente di merda,eh?Se c’è una cosa al mondo che mi fa schifo quanto le zecche…”

Gli piazzai la mia mano sulla bocca impedendogli di proseguire.Quando si zittì gli feci cenno di sporgersi e di guardare in basso.Obbedì e si ritrasse subito con un’espressione sbalordita.Circa cinquanta metri più in basso la pietraia terminava in una specie di foppa.In questa trincea naturale contammo un centinaio di nemici acquattati fra le pietre.Un paio di loro erano sdraiati bocconi su una roccia e scrutavano il vallone sottostante con un binocolo.Presi il mio binocolo, ereditato insieme al comando da Persilli, e controllai la situazione.

In effetti, nella foppa, si trovavano forse più di un centinaio di nemici mentre più sotto, nel vallone, un’altra quarantina d’avversari stava celata dietro a delle rocce.Il loro piano era chiaro.Intendevano far saltar fuori di dietro le rocce quella quarantina di babbei, il cui solo scopo era quello di farsi notare dai nostri per poi fuggire lungo il canalone. I nostri li avrebbero inseguiti ed alle loro spalle sarebbero entrati in gioco quelli celati in fondo alla pietraia.Prendendoli da dietro e di sorpresa li avrebbero “sterminati” tutti.Tattica simile a quella usata dai Sioux sul Little Big Horn contro Custer.Che cosa potevo fare?Eravamo solo dieci ed anche prendendo alle spalle il centinaio di nemici sotto di noi ci avrebbero sconfitti.L’unica soluzione era oltrepassare la pietraia, discendere alle spalle di quelli nascosti nel vallone, sorprenderli con un attacco improvviso, annientarli e correre incontro ai nostri per avvertirli del pericolo.Dissi a Fulmine che avremmo dovuto attraversare la pietraia strisciando per non provocare frane che avrebbero rivelato la nostra presenza.Andai avanti per primo arrancando fra le pietre rese roventi dal sole.A metà del percorso accadde l’imprevisto.Mentre avanzavo tenendo d’occhio il nemico sotto di me misi la mano su un cardo pieno di spine.La ritrassi di scatto e questo movimento mi fece perdere la presa.Le pietre cominciarono a smottare ed in men che non si dica stavo scendendo a pelle di leone verso i nostri avversari.Tentavo di rimettermi in piedi o di rallentare in qualche modo la mia folle discesa ma, più cercavo di fermarmi e più acceleravo, più acceleravo e più pietrisco trascinavo con me.A venti metri dalla foppa ero divenuto una valanga vivente e, mentre i primi nemici cominciavano a voltarsi incuriositi dal rumore, il fronte della frana superava i dieci metri.Rovinai sui malcapitati insieme a qualche quintale di pietre sotterrando la maggior parte dei ragazzi nella trincea.Mi rialzai di scatto sparando come un pazzo su quelli che si stavano riprendendo dallo spavento.Dietro di me, a grandi balzi, arrivavano Fulmine e Vittorio seguiti dagli altri.Ogni tanto cadevano e subito si rialzavano.Fulmine piombò sui pochi nemici rimasti urlando come un invasato e facendo fuoco su tutto quello che si muoveva.Le cadute ed i ruzzolii sul pietrisco appuntito ci avevano causato un’infinità di micro tagli di lievissima entità ma dai quali usciva un vasto velo di sangue.

Alcuni nemici si arresero ma Vittorio e Fulmine, ormai più simili a due otri d’adrenalina che ad esseri umani, li giustiziarono senza pietà.Accortisi del trambusto i nemici celati a valle uscirono dai loro nascondigli e furono falciati dalle avanguardie delle nostre Compagnie che stavano accorrendo in soccorso attratte dalle mie urla belluine.Nella foga “ferii” ad una gamba anche un istruttore amico e mi sparai in un piede.

Decretata la vittoria delle Compagnie Prima, Seconda e Terza sulle altre tre, tutti si prodigarono per estrarre dalla frana i nemici che avevo sotterrato.Si prodigarono tutti tranne me, Fulmine e Vittorio che, ricoperti di sangue raggrumato e di polvere, sembravamo dei diavoli usciti dall’inferno.In particolare Vittorio, che si era precedentemente dipinto il viso di verde e di marrone, sembrava William Wallace dopo la battaglia di Stirling.Ci sentivamo dei veterani, quasi degli eroi, gente veramente cazzuta che aveva visto l’inferno ed era tornata indietro con le corna di Satana appese alla cintola.Fortunatamente nessuno si era fatto male sul serio.I più avevano delle escoriazioni più o meno diffuse ed un paio si erano slogati qualche articolazione.

La guerra simulata che, nelle intenzioni degli organizzatori, avrebbe dovuto durare sino a sera si concluse del tutto prima di mezzogiorno ed alle due eravamo già tutti in mensa a pranzare.

I miei amici ed io eravamo orgogliosi di noi stessi, anche se l’azione era stata involontariamente generata dalle spine di un cardo, e il nostro auto compiacimento aumentò a dismisura una volta entrati in mensa.

Appena entrammo nella tenda tutti i ragazzi presenti si alzarono in piedi ad applaudire.Eravamo felici come non mai e sapevamo di poter considerare nostra la promozione ad ufficiali.

Tutto il pomeriggio volò via fra l’infermeria ed il magazzino del vestiario dove ci furono sostituite le tute da combattimento lacere con materiale nuovo di zecca.Sia io che Fulmine e Vittorio eravamo fermati in continuazione da altri Camerati che volevano a tutti i costi sapere dell’azione e congratularsi.

Avevamo deciso in gran segreto di non raccontare a nessuno la faccenda del cardo, veduta peraltro solo da Fulmine, ma di raccontare che avevamo precedentemente deciso di provocare lo smottamento.Questa “variante” si era rivelata però un’arma a doppio taglio.Infatti, se da un lato metteva in risalto le nostre supposte doti strategiche, dall’altro c’esponeva a critiche per la pericolosità del gesto.Più di un Camerata aveva obiettato che avremmo potuto far del male seriamente a qualcuno dei ragazzi nella trincea, se non addirittura ucciderli tutti.Ma come sapete in guerra ed in amore tutto è concesso ed infatti lo stesso Istruttore Persilli si aggirava zoppicando per il Campo pavoneggiandosi con i colleghi per le sue doti d’addestratore e per l'occhio esperto nel designare i ruoli di comando.

La sera, dopo cena, ci ritrovammo ancora al pino caduto.Il cielo si stava velocemente rannuvolando negandoci lo spettacolare tramonto che sentivamo ci spettasse di diritto.

“Siiiii!”urlò Fulmine balzando in piedi di scatto e levando i pugni al cielo “E’ fatta!Domani saremo tutti e tre ufficiali.A te Tommaso ti faranno sicuramente Capitano e forse anche a me ed a Vittorio.In questo caso mi dispiacerei un po’ perché dovremmo stare in Compagnie diverse.”

Fantasticammo ancora un po’ sul nostro futuro prossimo venturo ma poi, spossati dall’emozionante giornata, ci dirigemmo lentamente verso il Campo.Per quella sera gli anfibi di Fulmine non furono fatti oggetto delle nostre attenzioni.Pur zoppicando l’Istruttore Persilli fece ugualmente il contrappello ed ebbi l’impressione che facendo i nostri nomi sorridesse sotto i baffi.

La mattina successiva, prima dell’alzabandiera si era sparsa la voce che sarebbero stati fatti i nomi dei diciotto ufficiali. A conforto di questa teoria potevamo tutti vedere che sotto il pennone della bandiera era stato montato un palchetto con due scalette laterali.A rovinare tutto ci stavano però pensando una fastidiosa pioggerella finissima ed un cielo plumbeo carico di nubi minacciose.La piazza d’armi era invasa da una spessa fanghiglia che aderiva agli anfibi come fosse argilla.Terminato l’alzabandiera, gli istruttori fecero quadrato attorno al palchetto e due figure fecero la loro comparsa fendendo il fango con stivali da cavallerizzo.Indossavano due cerate nere per ripararsi dalla pioggia.Pensai che l’essere ufficiale aveva i suoi vantaggi, primo fra tutti una cerata che con il suo cappuccio impedisce all’acqua di colarti giù per il collo e di infilarsi sotto il colletto della tuta da combattimento.Quando i due arrivarono nei pressi del palchetto tutti gli istruttori scattarono sugli attenti facendo il saluto militare.Lo sbattimento di tacchi non ottenne il sonoro schiocco voluto , ma un patetico sgnerf a causa del fango.Un istruttore diede l’attenti ed annunciò “Signori…il Comandante Generale dell’Operazione Audax2000”

Tornado non fu nominato a causa della presenza del suo superiore, il Dottor Eminenza Ingegner Conte,

 il Direttore di forzanuova.net., anche se era ovvio che l’altro fosse lui.

Anche qui come altrove “ubi maior,minor cessat” o come disse Fulmine “ubi maggior,chilla cessa de soreta”.

Il Direttore si tolse il cappuccio sfidando gli elementi e molto semplicemente annunciò:

“Miei valenti Camerati, ho qui con me i nominativi di quelli fra voi che sono stati scelti per divenire ufficiali del vostro reparto.Il fatto che siano stati prescelti non significa che costoro siano meglio di voi, ma che costoro sono infinitamente meglio di voi e che si sono distinti dove la maggioranza degli altri si è mantenuta nella media.Questi Camerati da oggi stesso assumeranno tutti i privilegi ed i doveri del grado conferitogli, eserciteranno la loro azione di comando su tutti voi e sugli istruttori.Se fino a questa mattina potevate concedervi il lusso di rivolgervi a loro come ad un qualsiasi commilitone da ora in poi gli dovete il saluto militare e vi rivolgerete loro con “Signor Capitano”o “Signor Tenente”.Nel campo solo Tornado sarà superiore a loro e dovrete obbedire alla sua voce come se fosse la Voce di Dio.Nei giorni a venire vi saranno chiesti sempre maggiori sacrifici e sempre maggiore abnegazione fino a che, guidati dai vostri ufficiali, non otterrete la vittoria finale.Ho finito,non sono necessari applausi.”

Il silenzio regnava spettrale su tutto il Campo, interrotto solo dal rombo di tuoni lontani.Io pregavo con tutto me stesso di non essere escluso, e non nascondo che avevo maturato il proposito di abbandonare il Campo di nascosto se non fossi divenuto ufficiale.Sarà stato anche un proposito meschino ma era quello che pensavo in quel momento.

Il Direttore prese un foglio che gli era porto da un istruttore.Era l’Elenco.Esso era stato plastificato in modo da non subire l’oltraggio della pioggia, che gradatamente aumentava d’intensità mentre i tuoni ed ora anche i lampi si facevano più vicini.Il Direttore cominciò a leggere.

“Prima Compagnia.Il comando è affidato al Capitano Tomàs de Torquemada.In sottordine i Tenenti Fulmine e Vittorio.Questi tre ufficiali riceveranno anche un encomio solenne per la loro audacia sul campo.Seconda Compagnia.Il comando è affidato al Capitano Antonio Romanagens…..”

Mi venne un groppo in gola ed una lacrima mi scorse giù per la guancia.Non ascoltai il resto del comunicato, avviluppato com’ero in mille pensieri e ringraziamenti.Non mi accorsi nemmeno che il Direttore e Tornado avevano abbandonato il palchetto ed erano scomparsi.Mi ripresi solo quando Fulmine, raggiante per la sua nomina, mi strattonò per la manica della divisa.

“Tommaso? Che ti succede,ti sei imbambolato?Dai che dobbiamo andare in magazzino per ricevere le nostre nuove divise da ufficiali.Capisci quel che dico?Da ufficiali ,porcocazzo,da ufficiali!!”

Seguii come uno zombie Vittorio e Fulmine che, tenendosi sottobraccio, si avviavano al magazzino felici come due pasque.Nel frattempo la pioggia diveniva una tempesta e i tuoni sembravano cannonate nemiche che aggredissero il Campo.Ci fu consegnata una tuta da combattimento nera come quella degli istruttori ed un berretto come quello di Tornado.In una scatoletta trovammo i gradi da apporre alle divise.Mi fu assegnata una tenda tutta per me, mentre a Fulmine ed a Vittorio ne fu data una doppia.Le tende erano state montate vicine fra loro ed in prossimità del tendone della “mia” Compagnia.Entrai nella tenda e vidi che i miei effetti personali erano stati portati lì da qualcuno e disposti ordinatamente sul letto.Mi cambiai e cucii gli stemmi ed i gradi sulla mia nuova divisa.Nella tenda c’erano anche una scrivania metallica da campo ed uno specchio, carta da lettere, penne a sfera ed uno strano borsello in cuoio.Aprii il borsello e n’esaminai il contenuto.Trovai una dettagliatissima mappa militare della zona in un raggio di venti chilometri dal Campo, una bussola ed una busta sigillata indirizzata a me.Il sigillo, marchiato a caldo nella ceralacca, raffigurava la celtica ghignante di Tornado.Sorrisi e l’aprii incidendone il bordo superiore in modo da non rovinare il sigillo.La lettera,molto breve e concisa come fosse un’e-mail diceva:

<<Caro Tomàs,ti scrivo questa mia perché come avrai capito non posso rivelare a nessuno la nostra amicizia.Capirai da solo che fare altrimenti darebbe motivo di fantasticherie fra la truppa e fra gli altri ufficiali.Sono in ogni caso molto felice per la tua nomina a Capitano nella quale, credimi, non ho avuto alcuna parte se non il sottoscrivere quello che gli istruttori avevano redatto da loro stessi.Anche il Direttore si felicita per la tua promozione. Spero di non averti offeso con il mio comportamento forzatamente distaccato ma gli eventi lo imponevano e tuttora lo impongono.La parte più dura deve infatti ancora arrivare e ti chiedo nuovamente scusa per non poterti anticipare nulla. In Alto I Cuori,Tornado.>>

Buon vecchio Torny, prendeva sempre tutto terribilmente sul serio, anche un Campo estivo di soft-air.

“Senti chi parla”fece una vocetta dentro di me “Quello che se non lo facevano ufficiale sarebbe scappato di notte come un ladro”.Arrossii violentemente come se qualcuno potesse udire quella voce maliziosa e trasalii sentendomi chiamare dall’esterno.Nascosi la lettera all’interno della divisa.

“Signor Capitano Torquemada!Sono l’Istruttore Persilli,Signore.”

Misi fuori la testa dalla tenda e mi trovai Persilli di fronte.

“Dite, Persilli, che c’è?”Fuori non pioveva più ed erano state sistemate delle assi a formare un dedalo di camminamenti in modo da non dover sguazzare nel fango in continuazione.

Il cielo rimaneva lo stesso bigio.

“Se non ne avete più bisogno riporterei la vostra vecchia divisa al magazzino, Signore”

Porsi la divisa all’istruttore che salutò e si allontanò celermente.Rientrai in tenda e cominciai a provare il berretto nuovo davanti allo specchio.La visiera era bassissima e mi conferiva l’aspetto di un Colonnello delle Schutz Staffeln.Appesi nel mio nuovo armadietto, più bello e più spazioso del precedente, la cerata nera e vi sistemai la scatola contenente gli stivali da cavallerizzo.Poi ci ripensai, mi tolsi gli anfibi ed infilai gli stivali.Nella scatola trovai anche un frustino identico a quello degli istruttori, ma con una sferetta d’argento al limitare dell’impugnatura.Me lo infilai sotto il braccio ed uscii per andare in mensa.

Fuori della tenda, uno per lato, mi aspettavano Fulmine e Vittorio che non appena mi videro scattarono sull’attenti facendomi il saluto. “Comandi Sior Capitano!” fece Fulmine ridacchiando.

“Ma che due bigoli dovete essere?”domandai ridacchiando a mia volta.

Eravamo splendidi e marziali nelle nostre nuove divise e tutti impettiti ci dirigemmo a consumare il pranzo.

 

Capitolo successivo.

 

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