Seconda Parte – La destinazione.
Prima
di raggiungere il pianoro la strada seguiva un leggero declivio.Da quel punto
si poteva vedere il campo nella sua interezza.Si componeva di quindici tendoni
tutti esattamente uguali, più una decina di tende più piccole.In mezzo al campo
spiccava un pennone con un tricolore e, leggermente decentrato, un tendone
enorme quanto quello di un circo solamente di pianta quadrata anziché rotonda.Capii
che si doveva trattare della mensa per via d’alcuni camini metallici che
fuoriuscivano da uno dei lati.Un poco isolata dal campo, sopra un rialzo del
terreno, stava una baita in pietra e tronchi dalla cui veranda qualcuno ci
stava osservando con un binocolo.I camion si fermarono al limitare del campo ed
un megafono iniziò ad impartire ordini. “Scendere tutti dai camion e portarsi
nello spiazzo centrale nei pressi della bandiera.Ripeto, scendere tutti dai
camion e portarsi nello spiazzo centrale nei pressi della bandiera.Nello
spiazzo troverete i vostri istruttori.Ognuno di loro regge un tricolore con un
numero nero sullo sfondo bianco.I numeri vanno dall’uno al sei.Ogni numero
indica una diversa compagnia.Quando inizierà l’appello al vostro nome sarà
abbinato un numero.Vi dovrete incolonnare in righe di cinque alle spalle
dell’istruttore che regge il tricolore recante quello stesso numero.Ulteriori
istruzioni vi saranno date dal vostro stesso istruttore.Dovrete rivolgervi al
vostro istruttore con l’appellativo di “Signor Istruttore”.E’ severamente
vietato rivolgersi agli istruttori dando loro del “tu” o del “lei”.Ci si
rivolgerà agli istruttori usando il “voi”.La stessa cosa vale anche e
soprattutto per gli ufficiali e per il Comandante del campo.Ognuno di voi
riceverà un opuscolo con il completo regolamento del campo.Ogni infrazione al
codice sarà severamente punita.Coloro i quali intendessero abbandonare il campo
devono farne esplicita domanda al proprio istruttore.Buona permanenza ad
Audax2000”.Presi quelle parole come una sfida.Erano sicuramente state enunciate
per scremare i “massicci” dai pusillanimi, ed io volevo far parte della prima
categoria. Iniziò l’appello ed a noi che eravamo scesi dai camion si aggiunsero
altri ragazzi che fuoriuscirono dalle tende.Contai circa trecento nomi
suddivisi in sei compagnie di cinquanta ragazzi.Ogni compagnia aveva due
istruttori ma, almeno per il momento di ufficiali non se ne vedeva l’ombra.Gli
istruttori erano vestiti con tutte da combattimento nere, un berretto tipo
baseball dal frontale rigido anch’esso nero, anfibi, ray-ban ed una pistola
automatica al fianco.Non avevano dei gradi veri e propri, portavano due
scudetti all’attaccatura delle spalle recanti la celtica ghignante del sito di
forzanuova.net (Mr.Celtìcus) con la scritta Audax2000.Sotto ad esso il numero
della compagnia e quello del plotone.Il mio istruttore portava la sigla
1-A,cioè Prima Compagnia,Plotone “A”.Aveva un’aspetto veramente marziale.Noi
sembravamo un’accozzaglia di turisti persi in un aeroporto.L’istruttore ci
condusse in una delle quindici tende militari dove contai ventisei
brande.C’invitò a sceglierne una ed a disfare i bagagli.Avevamo a disposizione
anche un armadietto metallico che riuscì a contenere a stento ciò che mi ero
portato.Quando terminammo di riporre i nostri effetti personali l’istruttore ci
ordinò di metterci sull’attenti a fianco al posto branda.Eseguimmo pieni di
entusiasmo.Egli cominciò a camminare avanti ed indietro lungo la tenda
contorcendo un frustino da cavallerizzo tenendolo dietro la schiena.Ci fissò
negli occhi ad uno ad uno come per imprimersi le nostre facce nella
memoria.Quando ebbe finito iniziò il discorsetto che, del resto, mi aspettavo
facesse.
“Innanzitutto
vi do il mio personale benvenuto.Io sono l’istruttore Persilli e mi occuperò
della vostra istruzione formale.Il Campo funziona come un vero e proprio campo
militare e riceverete quindi un inquadramento idoneo a non farlo sembrare un
campo di frocetti.Il Comandante del Campo è Tornado, il webmaster del sito
internet www.forzanuova.net . Abbiamo anche un supervisore Generale che è il
Direttore di detto sito.Difficilmente lo incontrerete perché il suo compito è
di pianificare le azioni che andremo a sviluppare.Come avrete notato non vi
sono altri ufficiali.Per una corretta conduzione del Campo necessitiamo di sei
Capitani e dodici Tenenti.Non ne vedete ora perché questi diciotto ufficiali
sono ancora anonimi ragazzi fra le vostre fila.Essi verranno infatti scelti fra
di voi in base ai vostri dati personali ed ai rapporti che gli istruttori
stileranno nei prossimi tre giorni.Ora vi distribuirò un modulo informativo ed
il regolamento del Campo.Nel modulo vi saranno richieste informazioni
personali.Chi ha già svolto il servizio militare nell’Esercito della Repubblica
Italiana deve necessariamente indicare l’Arma, la Specialità, l’Incarico ed il
grado con il quale è stato posto in congedo.E’ ovvio che chiunque abbia
prestato servizio nei Carabinieri, nei Paracadutisti della Folgore o nei Fanti
di Marina del Battaglione S.Marco avrà una nota di merito particolare per
diventare un nostro ufficiale.Non scrivete cazzate perché abbiamo modo di
verificare le informazioni che inserirete nel modulo.Chi sarà beccato a
raccontar balle sarà espulso dal Campo.Avete mezz’ora di tempo a partire da
ora, dopodiché ci occuperemo delle vostre divise e dei capelli di alcuni di
voi..Sono stato chiaro? Sentitevi pure liberi di rispondere <Signorsì Signor
Istruttore>”
“Signorsì
Signor Istruttore” rispondemmo all’unisono con una tale potenza da far vibrare
i pali della tenda.
L’Istruttore
Persilli pareva soddisfatto di noi.
Prendemmo
tutti il modulo, una penna ed il Regolamento e ci appartammo il più possibile
per la compilazione. Questa storia che diciotto su trecento di noi sarebbero
stati prescelti come ufficiali mi aveva gasato come una Seven-Up rotolata giù
dalla scalinata della Torre di Pisa.Quando richiestomi segnai nell’apposito
spazio i dati relativi al servizio militare sottolineando per bene le parole
Folgore e CaporalMaggiore.Nel generoso spazio per le “Note Varie” descrissi
anche la collaborazione tenuta con il sito forzanuova.net anche se omisi la mia
amicizia epistolare con Tornado per non apparire come il solito
raccomandato.Avendo notoriamente la faccia come il culo scrissi in calce al
modulo che mi sentivo pronto a addossarmi tutte le responsabilità di
un’eventuale nomina ad ufficiale.
Il
foglio successivo era una dichiarazione di assunzione di
responsabilità.Firmandolo sei o sette volte, non ricordo bene, mi addossavo volontariamente
la responsabilità della mia incolumità.Il foglio, sicuramente redatto da un
legale esperto a giudicare da quanto era incomprensibile, specificava però in
neretto che avrei potuto abbandonare il Campo in qualsiasi momento
semplicemente dichiarandolo oralmente ad un istruttore.
Specificava
inoltre che il protrarsi della mia permanenza era considerata una mia tacita
approvazione di tutto quanto mi veniva ordinato di fare.A questo punto lo
scritto richiamava degli articoli del Regolamento Generale.Allegata al foglio
vi era la cedola, già pagata, di un’assicurazione con relativo estratto del
contratto.
Mi
pareva un’assicurazione temporanea dove, se uno è proprio fortunato, in caso di
morte o di invalidità permanente si becca un tot di miliardi e buonanotte.
Firmai dove richiesto e trattenei la cedola come indicato.
Una
volta restituiti il modulo e la penna all’Istruttore Persilli lo seguimmo nella
tenda magazzino dove ci venne consegnata una divisa identica a quella degli
istruttori, solo che questa non era nera ma grigia.
Alcuni
Camerati furono dirottati dal barbiere per una regolatina alle chiome.Il mio
taglio fu giudicato sufficientemente corto da restare inviolato.
L’organizzazione
era impeccabile, infatti, ricevemmo anche tutto il necessario per l’igiene
personale, un piccolo pronto soccorso, una tripla dotazione di biancheria
intima ed un’intera tuta da combattimento di riserva.Ognuno di noi ricevette
inoltre un paio di stemmi uguali a quelli del nostro istruttore.Ci fu
consegnato anche un fucile Beretta AR70, quattro cilindri di plastica grossi
come una lattina da bibita ed una dozzina di bombolette grandi quanto
un’accendino bic.Dopo un attimo di incertezza scoprimmo che si trattava di
riproduzioni perfette per dimensioni e peso atte però a sparare piccole sfere
di plastica. Osservandole più attentamente anche le pistole degli istruttori si
rivelarono essere armi da soft-air.
A
beneficio di coloro che non sapessero di cosa sto parlando dirò che si tratta
di armi fedelmente riprodotte che possono sparare a qualche centinaio di metri
delle palline di plastica che colpendo il bersaglio liberano della vernice
colorata.Tornammo alla tenda guidati dal nostro istruttore, indossammo la
divisa, cucimmo gli stemmi, deponemmo le “armi” negli armadietti e, in riga per
cinque, ci dirigemmo verso la mensa.
Ci
trovavamo a circa 1.500 metri d’altezza e l’aria, calata la sera, era
abbastanza fredda.La tuta da combattimento, in uno strano materiale plastico
che sembrava gore-tex, manteneva però il corpo ad una temperatura
costante.Mangiai come un maiale e ciulai anche la merendina al cioccolato al
mio vicino di tavola che si diceva sazio.Alla fine della cena, mentre eravamo
ancora tutti seduti, un lungo fischio modulato impose il silenzio ed un
istruttore diede il comando di “attenti”.Balzammo in piedi come un sol uomo ed
assumemmo la posizione richiesta.A questo punto l’istruttore annunciò
“Signori…Il Comandante di Audax2000”
Un
applauso scrosciante salutò l’ingresso di un ragazzo in tuta da combattimento
nera come quella degli istruttori ma con un berretto come quello dei
Carabinieri: nero e con al posto della fiamma una celtica ghignante.Sul petto
portava i gradi di Colonnello. Non fece caso all’applauso e nemmeno alla
successiva ovazione nella quale tutti urlavano “Tornado,Tornado”.Io continuavo
a fissarlo, ma il colletto alzato, la visiera abbassatissima ed una certa
distanza mi impedivano di scorgerne i tratti del volto.
Parlottò
un poco con gli istruttori e chissà per quale motivo speravo che si stesse
informando su di me.Mi ero quasi convinto che l’istruttore Persilli mi avrebbe
fatto cenno di avvicinarmi ed invece, dopo aver ricevuto il saluto militare da
tutti gli istruttori, Tornado uscì dalla tenda mentre lo stesso istruttore di
prima ci rimetteva sull’attenti.Gli istruttori ci informarono che eravamo in
libera uscita fino alle 23.00, ora in cui dovevamo essere al posto branda per
il contrappello.Io, Fulmine e Vittorio, i miei due vicini di branda con i quali
avevo stretto amicizia, ci aggirammo un po’ per il Campo fino a trovare un
posto appartato dove rilassarci.A mezzavia fra il Campo ed il dosso che avevamo
oltrepassato arrivando c’erano due pini molto alti,mentre un terzo pino giaceva
a terra probabilmente abbattuto da un temporale.Il tronco era stato completamente
ripulito dai rami e tagliato in tre pezzi.Ci sedemmo sul pezzo più grosso e ci
accendemmo una sigaretta.
Restammo
lì a fissare le luci del Campo che, ad una ad una, si accendevano nella
incombente oscurità della montagna.Ad ovest il cielo impazziva di tutte le
variazioni del porpora.Lo spettacolo era sublime e maestoso ad un
tempo.Gruppetti di Camerati si aggiravano per il Campo o formavano capannelli
dai quali, di tanto in tanto, si alzavano risate o canzoni militanti.Ad un
certo punto Vittorio ruppe il silenzio.
“Ragazzi,questo
posto è una figata immensa.Speriamo di esserne all’altezza”
“Diventerò
ufficiale”fece Fulmine con aria sognante “Con i miei uomini sterminerò migliaia
di zecche”
“Una
specie di baygon”lo canzonai io senza smettere di osservare quel paesaggio
incantato.
“Peggio”continuò
Fulmine alzandosi in piedi “Caleremo nottetempo su Treviso ed assalteremo il
Samir alla baionetta.Catturerò personalmente il Lukiev Casarosky e, mentre lui
in ginocchio mi chiederà pietà, gli caverò gli occhi con un cucchiaino da
caffè.Poi glieli reinserirò invertiti così avrà una nuova visione della
vita.Dopo gli taglierò l’uccello e glielo infilerò nel culo, così vedremo se
inneggerà ancora al gay fottuto pride oppure si metterà a cantare come un
tenore”
“Occhio
per occhio, finocchio per finocchio”replicò Vittorio pensoso.
Scoppiammo
tutti in una fragorosa risata e ci dirigemmo verso la nostra tenda.
La
mattina successiva, dopo l’alzabandiera all’alba ed una ricca colazione in
mensa, ogni plotone si appartò col proprio istruttore per l’addestramento
formale.Si trattava delle solite marce in su e in giù per il pianoro per imparare
a tenere il passo ed a batterlo a comando gridando “Con noi!”.La maggior parte
di noi sapeva già come fare e si trattava solo di togliersi un po’ di ruggine
di dosso.Sulla cadenza battuta il ritornello di Fulmine “Boia-chi molla-è
il grido di battaglia” ebbe subito gioco facile.Già dalla prima cadenza il
mio simpatico Camerata iniziò ad intonarlo da solo, subito imitato da tutto
il plotone.L’Istruttore Persilli ci osservava soddisfatto pur mantenendo il
suo atteggiamento da duro come da manuale.In breve tutti i plotoni del Campo
urlavano lo stesso motto sulla cadenza.Finì che un solo istruttore si mise
a chiamare il passo e la cadenza con un fischietto per tutte le compagnie
sincronizzandoli in un unico boato che, amplificato dal riverbero delle montagne,
faceva venire la pelle d’oca.Dalla veranda della baita, Tornado si godeva
lo spettacolo mentre puliva un fucile dotato di cannocchiale.Di tanto in tanto
si girava a parlare con un’ombra che se ne stava appoggiata allo stipite della
porta della casupola.L’uomo si trovava in vantaggio d’ombra e troppo lontano
da noi per distinguere di chi si trattasse.Pensai fosse il Direttore, venuto
in visita per osservare i nostri progressi.Per mezzogiorno tutti i Camerati
avevano imparato a marciare così bene da poter fare la loro porca figura anche
in una vera e propria parata militare.Pensavo che a questo punto saremmo andati
tutti a mangiare, invece fummo condotti nel piazzale dell’alzabandiera e schierati
d’innanzi al pennone.Nessun istruttore aveva accennato a questa novità.Restammo
lì in silenzio e sull’attenti per un quarto d’ora poi un fischio precedette
la comparsa di cinque ragazzi in abiti civili.Uscirono in fila indiana da
una tenda scortati da due istruttori.Avevano le mani legate dietro la schiena
con fettucce di nylon auto bloccanti e portavano dei cartelli di cartone appesi
al collo.Furono fatti allineare sotto il pennone, rivolti verso di noi.Tre
di essi portavano scritto “mezzasega” con un pennarello sul cartello mentre
per gli altri due la scritta era “ladro”.Avevano tutti e cinque un’aria molto
impaurita.Uno degli altri istruttori, che si trovavano ora tutti nei pressi
dei “prigionieri”, si rivolse a noi ed a voce alta disse “Guardate, o miei
nobili Camerati, questi cinque italiani mostruosi.Questi tre che portano il
cartello “mezzasega” si sono messi a piagnucolare come bambinette già a metà
mattinata per l’insopportabile durezza della marcia che voialtri avete invece
sostenuto cantando.Mentre questi due “ladri” hanno, il primo sottratto di
nascosto del cibo dalla mensa , il secondo rubato dei soldi dall’armadietto
di un suo Camerata.
E’
chiaro che saranno immediatamente espulsi tutti dal Campo ma ,mentre i primi
saranno puniti solo dallo scherno, dalla derisione e dalla disistima dei loro
stessi Camerati, i secondi subiranno “La Punizione”.E che questo sia di monito
a tutti coloro che hanno in proposito di comportarsi nello stesso modo.”
Detto
questo fece un cenno ed altri due istruttori menarono un colpo terribile con
i loro frustini sulla parte posteriore delle ginocchia dei due rei.I “ladri”
caddero in ginocchio con un urlo lancinante e i due istruttori li bloccarono
a terra pestando un piede sul loro torace.Altri due istruttori si lanciarono
sui malcapitati con due bottiglie da due litri di CocaCola riempite di un
liquido giallastro, gliele apposero alle labbra e li costrinsero a bere.Fulmine
accanto a me era in visibilio. “Brutti ladri di merda.Ci dovete schiattà.”A
parte i commenti a denti stretti del mio amico, la scena si svolse nel più
assoluto silenzio, ad eccezione ovviamente dei rantoli dei suppliziati.Dopo
che “La Punizione” fu applicata i due furono fatti rialzare e si beccarono
anche un paio di sonori schiaffoni.A tutti e cinque furono slegate le mani
e furono sospinti fino ad un camion che attendeva col motore acceso.I due
“ladri”barcollavano stremati dai conati di vomito.Si venne poi a sapere che
i cinque appartenevano tutti alla seconda ed alla sesta Compagnia.Come pena
aggiuntiva, a mio parere alquanto ingiusta, fu dichiarato che da quelle Compagnie
non sarebbe stato scelto alcun ufficiale.Quando seppimo che il liquido giallastro
usato per il supplizio era olio di ricino arricchito da una doppia dose di
Guttalax, le battute ed i commenti da caserma si sprecarono.Solo Vittorio
appariva seriamente preoccupato.
“Ridete
bestie!Vedremo poi a chi toccherà di ripulire il cassone del camion al suo
ritorno da Asiago”
La
sua pur legittima preoccupazione non sortì altro effetto se non lo scatenarsi
d’altre risate e battutaccie.Io pensavo che forse la punizione era stata
eccessiva e che sarebbe stato meglio denunciarli ai Carabinieri di Asiago, ma
tenni per me queste considerazioni tutto preso com’ero nella caccia alle “mie”
stellette, resa ora più facile dall’eliminazione dall’impresa dei cento
Camerati delle due Compagnie escluse.
Dopo
pranzo cominciammo a familiarizzare con le nostre armi.L’Istruttore Persilli ci
mostrò come smontarle, come pulirle e come rimontarle.Ci rese edotti sul come
si dovevano caricare, su come andava alloggiata la bomboletta di gas e sul tiro
utile che quel tipo d’arma aveva.Tutto il pomeriggio trascorse fra le nostre
domande e le precisazioni dell’istruttore. Ognuno di noi dovette smontare e
rimontare più volte il suo fucile, ognuno di noi dovette mettere e togliere più
volte la bomboletta di gas dal suo alloggiamento. All’ora di cena sapevano
farlo quasi ad occhi chiusi.L’Istruttore Persilli ci lodò per la nostra
applicazione e capacità d’apprendimento, annunciandoci che il giorno dopo si
sarebbe andati al poligono per mettere finalmente in pratica tutta quella
teoria.Io ero preoccupatissimo perché in tutta la giornata, pur impegnandomi
come non mai, non avevo avuto nessuna opportunità di mettermi in luce per la
promozione.
Forse,
pensai, il giorno dopo avrei avuto più fortuna.
Dopo
cena io, Fulmine e Vittorio ci ritrovammo al pino caduto e, con la solita
sigaretta in bocca, ci rimettemmo ad osservare il glorioso spettacolo del
tramonto alpino.
Come
sempre fu Vittorio a rompere il silenzio.
“Con
i ladri hanno fatto benissimo, ma non dovevano umiliare così quei tre
poveretti.Che cazzo di colpa avevano? Se non ce la facevano più a marciare non
era certo colpa loro.Mi sa che qui qualcuno si prende un po’ troppo sul serio.”
“E
chi gliene fa una colpa”sbottò Fulmine restando questa volta seduto a causa di
una probabile e dolorosa vescica al tallone che lo faceva zoppicare ma della
quale non intendeva stoicamente parlare. “Però non si poteva far finta di
nulla.Se non lo avete ancora capito, Tornado ha messo su questo Campo con lo
scopo di selezionare i migliori fra noi in vista di un’insurrezione armata
contro il Regime.Solo chi arriverà alla fine dell’addestramento potrà entrare a
far parte della Milizia Repubblicana.”
Vittorio
ed Io ci guardammo per un’istante e contemporaneamente mollammo una spinta sul
petto di Fulmine che ruzzolò giù dal tronco di spalle ed a gambe all’aria.
“Ma
vai a cagare!” aggiungemmo all’unisono ridendo come due foche.
Fulmine
ci osservava stupito con la schiena poggiata al terreno e le gambe dritte al
cielo.Dopo pochi istanti inizio a ridere anche lui e fra una risata e l’altra
cercava di convincerci ad issarlo nuovamente sul tronco.Gli fregammo invece gli
anfibi e con le nostre prede strette in mano fuggimmo in direzione del Campo.
“Dai…Bastardiiiiii….”gridava
Fulmine alle nostre spalle, ancora scosso dalle risate “Ridatemi gli
anfibi!Maledetti Banditen!”
Arrivò
in tenda dopo circa venti minuti fingendosi offeso ed incazzato, ma non appena
rivide i suoi anfibi lucidi e brillanti riprese il solito cipiglio beffardo.
“Ah
bhe, se era solo per lucidare gli anfibi del vostro duce che siete corsi via
potevate anche dirlo.Domani dopo cena ve li consegno di persona e già che ci
siete potrete lustrarmi anche il culo.”
La
terrificante battaglia a cuscinate che seguì fu interrotta solo dall’arrivo
dell’Istruttore Persilli pronto per il contrappello.
Il
secondo giorno di permanenza al Campo Audax2000 iniziò come il precedente.
Alzabandiera
all’alba e super colazione in mensa.Variante: partenza per il poligono con i
fucili a tracolla.
La
colonna di trecento ragazzi in divisa grigia che marciavano compatti battendo
la cadenza lanciata da Fulmine doveva apparire impressionante all’elicottero
dei Carabinieri che volteggiava sopra al Campo.
Ci
stavamo inerpicando su di un versante della montagna e più l’elicottero si
avvicinava, più gli istruttori chiamavano la cadenza.Dopo circa cinque minuti
l’elicottero si allontanò verso sud e scomparve dalla nostra vista. Dopo un’ora
di cammino scendemmo in una piccola valle laterale dove erano stati piazzati
dei bersagli e delle piattaforme di tiro.Un fuoristrada ed un camion erano
allineati a poca distanza.Mentre scendevamo scorsi Tornado che teneva
conciliabolo con alcuni istruttori.Tutte le Compagnie furono fatte allineare
alle spalle delle piazzole di tiro.I bersagli erano a cento metri e
rappresentavano dei mezzibusti neri su sfondo bianco.Gli istruttori si
apprestavano a chiamare i primi tiratori quando non uno ma tre elicotteri dei
Carabinieri fecero la loro comparsa da dietro un colle.Due di essi erano dei
“Mangusta” armati di mitragliatrici pesanti e di lanciarazzi.Si posizionarono
di fronte a noi a circa venti metri d’altezza e dall’elicottero disarmato una
voce perentoria squillò dal megafono.
“Attenzione…Attenzione,
a tutte le persone che si trovano sul pianoro.Deponete lentamente a terra le
armi e sedetevi sul posto con le mani sulla testa.Se non farete quanto richiesto
saremo costretti ad aprire il fuoco.”
Ripeté
due o tre volte l’avvertimento mentre i nostri istruttori ci facevano cenno di
obbedire agli ordini.
“Questi
arrivano dal Battaglione Làives”ci informò Vittorio che aveva fatto il militare
nei Carabinieri.
Come
tutti fummo seduti a terra due fuoristrada ed un camion militare fecero il loro
ingresso dal lato sud della valle.In men che non si dica una quarantina di
Carabinieri in mimetica saltarono a terra armati di AR70 da montagna.Li guidava
un Capitano che, intuendo chi fosse il Comandante, si avvicinò a Tornado che
era rimasto in piedi nonostante l’avvertimento.Discussero animatamente per
qualche istante poi Tornado, dopo aver consegnato la sua pistola all’ufficiale,
si diresse verso il proprio fuoristrada e ne estrasse una valigetta
portadocumenti.Nel frattempo i Carabinieri si aggiravano fra le nostre fila
brandendo minacciosi i loro veri fucili mitragliatori.Tornado ritornò dal
Capitano che aveva dato precisi ordini ai suoi sottoposti di controllare tutte
le armi in nostro possesso.Parlottarono ancora per qualche minuto mentre
esaminavano il contenuto della valigetta.Il Capitano continuava a scrollare il
capo mentre indicava noi accovacciati a terra.Alla fine afferrò in malomodo un
documento che Tornado gli porgeva e compose un numero sul suo cellulare.Camminò
avanti ed indietro per un bel pezzo mentre discuteva al telefonino.Interrotta
la comunicazione chiamò a se i due brigadieri che aveva come sottoposti ed
ascoltò il loro rapporto sulle nostre armi.Ordinò ai suoi uomini di risalire
sugli automezzi e tornò a parlare con Tornado.Si capiva chiaramente che aveva
ottenuto rassicurazioni dal suo interlocutore telefonico ed ora appariva più
rilassato.Tornado chiamò a se un istruttore che ascoltò gli ordini del suo
Comandante e corse a prendere un AR70 dei nostri per consegnarlo nelle mani del
Capitano.
Costui
lo soppesò, se lo rigirò fra le mani e sparò un paio di colpi nel sedere di un
Brigadiere che passava lì affianco.Tutti risero della sorte del militare che si
trovava ora con i pantaloni della mimetica chiazzati di un bel giallo limone
molto vivido.Era chiaro ormai che il doveroso controllo era finito
bene.Evidentemente il Direttore aveva procurato a Tornado tutti i permessi
necessari.Meglio così, non oso nemmeno pensare cosa mi avrebbe fatto mio padre
se mi avessero denunciato per associazione a banda armata, rivoluzione e
guerriglia od altre amenità del genere.Il Capitano dei Carabinieri scrisse
qualcosa sul retro di un suo biglietto da visita, strinse la mano a Tornado e
risalì sul suo fuoristrada.Repentinamente come erano comparsi i militari e gli
elicotteri lasciarono il pianoro.
Ci
rialzammo tutti in piedi attendendo di essere chiamati al tiro.Io e Fulmine
ottenemmo un buon punteggio, mentre Vittorio ottenne un “ottimo”.Venti centri
su venti tiri.A mezzogiorno la prima e la seconda Compagnia avevano finito di
sparare ma dovettero attendere sul posto che le altre quattro terminassero i
tiri.
Per
quel giorno, comprensibilmente, il pranzo fu sostituito da panini e
merendine.Rientrammo al Campo solo verso le sei di sera.Una doccia veloce e
tutti in mensa.Me magnai ‘sto mondo e pure quell’altro.Devo dire che nessuno
faceva mai problemi se chiedevamo il bis.La mensa era curata da civili, credo
da una società di catering, che svolgeva egregiamente il lavoro.I nostri camion
compivano tre viaggi al giorno verso Asiago per rifornirsi di provviste e per
accompagnare su e giù il personale della mensa.
Dopo
la cena, come di consueto, la contemplazione del tramonto dal pino caduto.
“Ragazzi,
vorrei che non finisse mai.” Fece il solito Vittorio raggiante per i suoi
successi nel tiro a segno.
“Fottiti”ripose
Fulmine con lo sguardo fisso a terra “Guardate i risultati!Tu Vittorio sei fra
i primi cinque come punteggio, mentre io e Tommaso siamo quindicesimo e
diciassettesimo.In sostanza hai la promozione in tasca.”
“Che
centra!” si schernì Vittorio “Mica un ufficiale deve essere per forza un
tiratore.Poi, scusate, se ne servono diciotto voi siete lo stesso nella rosa
dei papabili ”
“Come
no!”insistette Fulmine “Magari salta fuori qualche stronzo che ha fatto il
militare come ufficiale di complemento ed anche se è una pippa a sparare ci
frega il posto in graduatoria”
“E
dai,smettetela.” Dissi io preoccupato da quel genere di discorsi “manca ancora
tutta un’altra giornata, e domani c’è la guerra simulata.Quella sì che sarà
importante, altro che i tiri ad un indifeso bersaglio fisso.” Questa
affermazione mise fine alla discussione.Per un po’ restammo zitti a guardare il
sole che moriva dietro la Cima Pòrtule poi Fulmine ruppe il silenzio.
“Oh
ragazzi, ma avete pensato a quanto costa questo giochetto che stiamo facendo?
Mi piacerebbe sapere chi paga tutto questo. Secondo me ci sono dietro i Servizi
Segreti.Forse addirittura la CIA.”
Quando
mezz’ora dopo Fulmine fece il suo ingresso scalzo nella tenda, dopo un
trattamento analogo a quello della sera precedente, fu felice di vedere che i
suoi anfibi si trovavano al loro posto lindi e pinti.Fu un po’ meno felice di
costatare che non si staccavano dal pavimento.
“Bastardi!”
Sibilò “Zeccacce maledette!”.Stava ancora tirando con tutte le sue forze quando
l’Istruttore Persilli entrò in tenda per il contrappello.Va da se che dovette
infilarsi negli anfibi nonostante questi restassero caparbiamente aggrappati al
pavimento.Mentre Persilli faceva l’appello, Fulmine continuava a perdere il
precario equilibrio e solo per un soffio non finì a terra lungo e
disteso.Quando l’’Istruttore Persilli uscì dalla tenda Fulmine era rosso come
un pomodoro per lo sforzo sostenuto.
Si
lasciò cadere a peso morto sulla branda e senza rialzarsi mormorò.
“Brutti
stronzi.Si può sapere con cosa cazzo li avete incollati?”
“Incollati?”risposi
io “Mica li abbiamo incollati, li abbiamo inchiodati.”
“Ah,ecco”fece
Fulmine sempre disteso sulla branda “Li avete inch…Che cazzo avete fatto?!”
Saltò
su come un pupazzo a molla trasfigurato dall’ira.
“Ma
siete deficienti? Adesso ci entrerà l’acqua! Coglionazzi maledetti…quando sarò
Generale vi farò fucilare subito dopo che mi avrete baciato il deretano.Dormite
preoccupati, concerò i vostri anfibi in modo da farvi rimpiangere di non poter
marciare a piedi nudi.Vi infilerò un palo nel culo e vi darò fuoco.Vi…”
“E
finiscila di rubare le battute agli altri!”esclamò ridendo Vittorio.Estrasse un’altro
paio d’anfibi lucidissimi dal suo armadietto “Quelli non sono i tuoi anfibi,
sono quelli di Bestetti.”
Fulmine
rimase a bocca aperta dallo stupore, poi con aria da saputello disse “Eh eh
eh, lo avevo capito subito che erano quelli di Bestetti, chi credevate di
fregare?”Poi, senza alcun preavviso, ci assalì brandendo il cuscino come una
clava, menando colpi selvaggiamente a destra e a manca.Quando, dopo mille
risate e diecimila cuscinate, Fulmine cedette alla nostra controffensiva potemmo
finalmente addormentarci pensando a quel fesso di un ciccione di Bestetti
ed alla faccia che avrebbe fatto quando gli fosse capitato di immergere uno
dei suoi “anfibi”in una pozzanghera.”Se” gli fosse capitato!Infatti il Bestetti
si trovava in infermeria per un’indigestione da spaghetti al sugo che aveva
divorato in quantità industriale durante la cena. Aveva la febbre a quaranta
e con tutta probabilità non avrebbe partecipato alla guerra simulata del giorno
dopo.Questo avrebbe decretato il suo allontanamento dal Campo.
Come
sospettavo, all’alba del giorno seguente, dopo l’alzabandiera non fu dato il
“rompete le righe” come di consueto.Com’era già avvenuto, il Bestetti ed un
altro ragazzo furono esposti al pubblico ludibrio ed espulsi dal Campo.Sul
cartello dello sconosciuto stava scritto “cagasotto” mentre su quello di
Bestetti spiccava la scritta “abbuffino ripugnante”.La colpa del Bestetti la
conoscete già, quella dell’altro era stata invece la richiesta di lasciare il
Campo per paura di nuovi incontri meno fortunati con i Carabinieri.Essendo il
Bestetti della nostra Compagnia stavo diventando folle nel timore che anche
questa fosse esclusa dalla possibilità di fornire ufficiali al
reparto.Fortunatamente non furono applicate pene accessorie.
Dopo
la colazione salimmo sui camion e la mia Compagnia, insieme alla seconda ed
alla terza, prese una direzione diametralmente opposta alle altre tre.Alle
pendici del Monte Meatta scendemmo dai camion e ci schierammo.L’Istruttore
Persilli mi chiamò a sé insieme a Fulmine, Vittorio ed altri sette.Ci spiegò
che saremmo stati le ali protettrici dello schieramento principale che sarebbe
avanzato lungo il vallone. In pratica noi sul lato ovest ed un’altra squadra
analoga sul lato est del canalone avremmo dovuto avanzare come incursori per
eliminare eventuali nemici che intendessero tendere un’imboscata ai nostri giù
a valle.Ci arrampicammo in mezzo ai boschi mentre il grosso delle tre compagnie
attendeva il passare dei trenta minuti stabiliti prima di iniziare
l’avanzata.Mentre stavamo attraversando di corsa una pietraia estremamente
instabile che ci metteva allo scoperto per la totale mancanza di vegetazione,
l’Istruttore Persilli, che apriva la strada, mise un piede in fallo e rovinò a
terra imprecando.Si tolse l’anfibio e tutti potemmo costatare che la sua
caviglia si stava gonfiando come una bresaola.
“Chi
cazzo è il più anziano fra di voi?”ringhiò l’istruttore.Ci consultammo
velocemente ed il più anziano risultai essere proprio io.
“Il
Camerata Tomàs de Torquemada fa rispettosamente notare al Signor Istruttore che
è attualmente il più anziano fra la forza presente, Signore!”recitai a bassa
voce per non rivelare la nostra posizione al nemico.
“Ah,
Torquemada.”fece Persilli con una smorfia di dolore “Tu sei stato
Paracadutista, vero?”
“Signorsì,Signore!”
“Bene,
prendi il comando della squadra e fatti onore!”
Io,
che credevo si trattasse solo di scegliere qualcuno che tornasse indietro a
segnalare l’accaduto, rimasi inebetito e senza parole.Restai lì come un fesso
mentre nella mia mente la frase di Persilli si ripeteva all’infinito.
“Allora?Che
cazzo fai lì impietrito?Prendi questa fottuta squadra e proteggi il fianco del
reparto. Scattare, maledetti figli di puttana!”
“Signorsì
Signore!”risposi e feci cenno agli altri di seguirmi.
Attraversammo
di corsa la pietraia e scomparimmo nel bosco che la costeggiava.
Avanzammo
per più di un’ora senza incontrare nessuno e cominciammo a temere di finire noi
stessi vittime di un’imboscata del nemico.Verso le dieci aggirammo un roccione
e ci trovammo di fronte ad un’altra infida pietraia.Fermai i ragazzi con un
gesto e ci accovacciammo a terra.Fulmine, che avevo nominato comandante in
seconda sul campo, si portò al mio fianco sempre camminando in posizione
accosciata.Pareva una papera.Restammo un minuto in silenzio ad osservare
l’ostacolo poi, indicando il bosco oltre la pietraia, dissi
“Saranno
si e no quindici metri, dovremo farli di corsa come prima.”
“E
se t’azzoppi come quel pirla di Persilli?”
“Se
mi azzoppo tu sarai il Comandante.Ma non cominciare a gufarmi fin da ora!”
“Chi
io?”fece fulmine assumendo un’aria innocente, falsa come quella di Giuda
Iscariota.
Mi
alzai e feci il primo passo attraverso la pietraia.Le pietre che la componevano
si spostarono sotto il mio peso ed un paio rotolarono a valle di qualche
metro.Seguendole con lo sguardo vidi una cosa che mi gelò il sangue nelle
vene.Balzai all’indietro travolgendo Fulmine che si stava alzando in quel
momento.
“Cazzo
c’è?”fece lui ,massaggiandosi il naso indolenzito dalla botta subita “Non avrai
visto qualche serpente di merda,eh?Se c’è una cosa al mondo che mi fa schifo
quanto le zecche…”
Gli
piazzai la mia mano sulla bocca impedendogli di proseguire.Quando si zittì gli
feci cenno di sporgersi e di guardare in basso.Obbedì e si ritrasse subito con
un’espressione sbalordita.Circa cinquanta metri più in basso la pietraia
terminava in una specie di foppa.In questa trincea naturale contammo un
centinaio di nemici acquattati fra le pietre.Un paio di loro erano sdraiati
bocconi su una roccia e scrutavano il vallone sottostante con un binocolo.Presi
il mio binocolo, ereditato insieme al comando da Persilli, e controllai la
situazione.
In
effetti, nella foppa, si trovavano forse più di un centinaio di nemici mentre
più sotto, nel vallone, un’altra quarantina d’avversari stava celata dietro a
delle rocce.Il loro piano era chiaro.Intendevano far saltar fuori di dietro le
rocce quella quarantina di babbei, il cui solo scopo era quello di farsi notare
dai nostri per poi fuggire lungo il canalone. I nostri li avrebbero inseguiti
ed alle loro spalle sarebbero entrati in gioco quelli celati in fondo alla
pietraia.Prendendoli da dietro e di sorpresa li avrebbero “sterminati”
tutti.Tattica simile a quella usata dai Sioux sul Little Big Horn contro
Custer.Che cosa potevo fare?Eravamo solo dieci ed anche prendendo alle spalle
il centinaio di nemici sotto di noi ci avrebbero sconfitti.L’unica soluzione
era oltrepassare la pietraia, discendere alle spalle di quelli nascosti nel
vallone, sorprenderli con un attacco improvviso, annientarli e correre incontro
ai nostri per avvertirli del pericolo.Dissi a Fulmine che avremmo dovuto
attraversare la pietraia strisciando per non provocare frane che avrebbero
rivelato la nostra presenza.Andai avanti per primo arrancando fra le pietre
rese roventi dal sole.A metà del percorso accadde l’imprevisto.Mentre avanzavo
tenendo d’occhio il nemico sotto di me misi la mano su un cardo pieno di
spine.La ritrassi di scatto e questo movimento mi fece perdere la presa.Le
pietre cominciarono a smottare ed in men che non si dica stavo scendendo a
pelle di leone verso i nostri avversari.Tentavo di rimettermi in piedi o di
rallentare in qualche modo la mia folle discesa ma, più cercavo di fermarmi e
più acceleravo, più acceleravo e più pietrisco trascinavo con me.A venti metri
dalla foppa ero divenuto una valanga vivente e, mentre i primi nemici
cominciavano a voltarsi incuriositi dal rumore, il fronte della frana superava
i dieci metri.Rovinai sui malcapitati insieme a qualche quintale di pietre sotterrando
la maggior parte dei ragazzi nella trincea.Mi rialzai di scatto sparando come
un pazzo su quelli che si stavano riprendendo dallo spavento.Dietro di me, a
grandi balzi, arrivavano Fulmine e Vittorio seguiti dagli altri.Ogni tanto
cadevano e subito si rialzavano.Fulmine piombò sui pochi nemici rimasti urlando
come un invasato e facendo fuoco su tutto quello che si muoveva.Le cadute ed i
ruzzolii sul pietrisco appuntito ci avevano causato un’infinità di micro tagli
di lievissima entità ma dai quali usciva un vasto velo di sangue.
Alcuni
nemici si arresero ma Vittorio e Fulmine, ormai più simili a due otri
d’adrenalina che ad esseri umani, li giustiziarono senza pietà.Accortisi del
trambusto i nemici celati a valle uscirono dai loro nascondigli e furono
falciati dalle avanguardie delle nostre Compagnie che stavano accorrendo in
soccorso attratte dalle mie urla belluine.Nella foga “ferii” ad una gamba anche
un istruttore amico e mi sparai in un piede.
Decretata
la vittoria delle Compagnie Prima, Seconda e Terza sulle altre tre, tutti si
prodigarono per estrarre dalla frana i nemici che avevo sotterrato.Si
prodigarono tutti tranne me, Fulmine e Vittorio che, ricoperti di sangue
raggrumato e di polvere, sembravamo dei diavoli usciti dall’inferno.In particolare
Vittorio, che si era precedentemente dipinto il viso di verde e di marrone,
sembrava William Wallace dopo la battaglia di Stirling.Ci sentivamo dei
veterani, quasi degli eroi, gente veramente cazzuta che aveva visto l’inferno
ed era tornata indietro con le corna di Satana appese alla
cintola.Fortunatamente nessuno si era fatto male sul serio.I più avevano delle
escoriazioni più o meno diffuse ed un paio si erano slogati qualche
articolazione.
La
guerra simulata che, nelle intenzioni degli organizzatori, avrebbe dovuto
durare sino a sera si concluse del tutto prima di mezzogiorno ed alle due
eravamo già tutti in mensa a pranzare.
I
miei amici ed io eravamo orgogliosi di noi stessi, anche se l’azione era stata
involontariamente generata dalle spine di un cardo, e il nostro auto
compiacimento aumentò a dismisura una volta entrati in mensa.
Appena
entrammo nella tenda tutti i ragazzi presenti si alzarono in piedi ad
applaudire.Eravamo felici come non mai e sapevamo di poter considerare nostra
la promozione ad ufficiali.
Tutto
il pomeriggio volò via fra l’infermeria ed il magazzino del vestiario dove ci
furono sostituite le tute da combattimento lacere con materiale nuovo di
zecca.Sia io che Fulmine e Vittorio eravamo fermati in continuazione da altri
Camerati che volevano a tutti i costi sapere dell’azione e congratularsi.
Avevamo
deciso in gran segreto di non raccontare a nessuno la faccenda del cardo,
veduta peraltro solo da Fulmine, ma di raccontare che avevamo precedentemente
deciso di provocare lo smottamento.Questa “variante” si era rivelata però
un’arma a doppio taglio.Infatti, se da un lato metteva in risalto le nostre
supposte doti strategiche, dall’altro c’esponeva a critiche per la pericolosità
del gesto.Più di un Camerata aveva obiettato che avremmo potuto far del male
seriamente a qualcuno dei ragazzi nella trincea, se non addirittura ucciderli
tutti.Ma come sapete in guerra ed in amore tutto è concesso ed infatti lo
stesso Istruttore Persilli si aggirava zoppicando per il Campo pavoneggiandosi
con i colleghi per le sue doti d’addestratore e per l'occhio esperto nel
designare i ruoli di comando.
La
sera, dopo cena, ci ritrovammo ancora al pino caduto.Il cielo si stava
velocemente rannuvolando negandoci lo spettacolare tramonto che sentivamo ci
spettasse di diritto.
“Siiiii!”urlò
Fulmine balzando in piedi di scatto e levando i pugni al cielo “E’ fatta!Domani
saremo tutti e tre ufficiali.A te Tommaso ti faranno sicuramente Capitano e
forse anche a me ed a Vittorio.In questo caso mi dispiacerei un po’ perché
dovremmo stare in Compagnie diverse.”
Fantasticammo
ancora un po’ sul nostro futuro prossimo venturo ma poi, spossati
dall’emozionante giornata, ci dirigemmo lentamente verso il Campo.Per quella
sera gli anfibi di Fulmine non furono fatti oggetto delle nostre attenzioni.Pur
zoppicando l’Istruttore Persilli fece ugualmente il contrappello ed ebbi
l’impressione che facendo i nostri nomi sorridesse sotto i baffi.
La
mattina successiva, prima dell’alzabandiera si era sparsa la voce che sarebbero
stati fatti i nomi dei diciotto ufficiali. A conforto di questa teoria potevamo
tutti vedere che sotto il pennone della bandiera era stato montato un palchetto
con due scalette laterali.A rovinare tutto ci stavano però pensando una
fastidiosa pioggerella finissima ed un cielo plumbeo carico di nubi
minacciose.La piazza d’armi era invasa da una spessa fanghiglia che aderiva
agli anfibi come fosse argilla.Terminato l’alzabandiera, gli istruttori fecero
quadrato attorno al palchetto e due figure fecero la loro comparsa fendendo il
fango con stivali da cavallerizzo.Indossavano due cerate nere per ripararsi
dalla pioggia.Pensai che l’essere ufficiale aveva i suoi vantaggi, primo fra
tutti una cerata che con il suo cappuccio impedisce all’acqua di colarti giù
per il collo e di infilarsi sotto il colletto della tuta da
combattimento.Quando i due arrivarono nei pressi del palchetto tutti gli
istruttori scattarono sugli attenti facendo il saluto militare.Lo sbattimento
di tacchi non ottenne il sonoro schiocco voluto , ma un patetico sgnerf a causa
del fango.Un istruttore diede l’attenti ed annunciò “Signori…il Comandante
Generale dell’Operazione Audax2000”
Tornado
non fu nominato a causa della presenza del suo superiore, il Dottor Eminenza
Ingegner Conte,
il Direttore di forzanuova.net., anche se era
ovvio che l’altro fosse lui.
Anche
qui come altrove “ubi maior,minor cessat” o come disse Fulmine “ubi
maggior,chilla cessa de soreta”.
Il
Direttore si tolse il cappuccio sfidando gli elementi e molto semplicemente
annunciò:
“Miei
valenti Camerati, ho qui con me i nominativi di quelli fra voi che sono stati
scelti per divenire ufficiali del vostro reparto.Il fatto che siano stati
prescelti non significa che costoro siano meglio di voi, ma che costoro sono
infinitamente meglio di voi e che si sono distinti dove la maggioranza degli
altri si è mantenuta nella media.Questi Camerati da oggi stesso assumeranno
tutti i privilegi ed i doveri del grado conferitogli, eserciteranno la loro
azione di comando su tutti voi e sugli istruttori.Se fino a questa mattina
potevate concedervi il lusso di rivolgervi a loro come ad un qualsiasi
commilitone da ora in poi gli dovete il saluto militare e vi rivolgerete loro
con “Signor Capitano”o “Signor Tenente”.Nel campo solo Tornado sarà superiore a
loro e dovrete obbedire alla sua voce come se fosse la Voce di Dio.Nei giorni a
venire vi saranno chiesti sempre maggiori sacrifici e sempre maggiore
abnegazione fino a che, guidati dai vostri ufficiali, non otterrete la vittoria
finale.Ho finito,non sono necessari applausi.”
Il
silenzio regnava spettrale su tutto il Campo, interrotto solo dal rombo di
tuoni lontani.Io pregavo con tutto me stesso di non essere escluso, e non
nascondo che avevo maturato il proposito di abbandonare il Campo di nascosto se
non fossi divenuto ufficiale.Sarà stato anche un proposito meschino ma era
quello che pensavo in quel momento.
Il
Direttore prese un foglio che gli era porto da un istruttore.Era l’Elenco.Esso
era stato plastificato in modo da non subire l’oltraggio della pioggia, che
gradatamente aumentava d’intensità mentre i tuoni ed ora anche i lampi si
facevano più vicini.Il Direttore cominciò a leggere.
“Prima
Compagnia.Il comando è affidato al Capitano Tomàs de Torquemada.In sottordine i
Tenenti Fulmine e Vittorio.Questi tre ufficiali riceveranno anche un encomio
solenne per la loro audacia sul campo.Seconda Compagnia.Il comando è affidato
al Capitano Antonio Romanagens…..”
Mi
venne un groppo in gola ed una lacrima mi scorse giù per la guancia.Non
ascoltai il resto del comunicato, avviluppato com’ero in mille pensieri e
ringraziamenti.Non mi accorsi nemmeno che il Direttore e Tornado avevano
abbandonato il palchetto ed erano scomparsi.Mi ripresi solo quando Fulmine,
raggiante per la sua nomina, mi strattonò per la manica della divisa.
“Tommaso?
Che ti succede,ti sei imbambolato?Dai che dobbiamo andare in magazzino per
ricevere le nostre nuove divise da ufficiali.Capisci quel che dico?Da ufficiali
,porcocazzo,da ufficiali!!”
Seguii
come uno zombie Vittorio e Fulmine che, tenendosi sottobraccio, si avviavano al
magazzino felici come due pasque.Nel frattempo la pioggia diveniva una tempesta
e i tuoni sembravano cannonate nemiche che aggredissero il Campo.Ci fu
consegnata una tuta da combattimento nera come quella degli istruttori ed un
berretto come quello di Tornado.In una scatoletta trovammo i gradi da apporre
alle divise.Mi fu assegnata una tenda tutta per me, mentre a Fulmine ed a
Vittorio ne fu data una doppia.Le tende erano state montate vicine fra loro ed
in prossimità del tendone della “mia” Compagnia.Entrai nella tenda e vidi che i
miei effetti personali erano stati portati lì da qualcuno e disposti
ordinatamente sul letto.Mi cambiai e cucii gli stemmi ed i gradi sulla mia
nuova divisa.Nella tenda c’erano anche una scrivania metallica da campo ed uno
specchio, carta da lettere, penne a sfera ed uno strano borsello in cuoio.Aprii
il borsello e n’esaminai il contenuto.Trovai una dettagliatissima mappa
militare della zona in un raggio di venti chilometri dal Campo, una bussola ed
una busta sigillata indirizzata a me.Il sigillo, marchiato a caldo nella
ceralacca, raffigurava la celtica ghignante di Tornado.Sorrisi e l’aprii
incidendone il bordo superiore in modo da non rovinare il sigillo.La
lettera,molto breve e concisa come fosse un’e-mail diceva:
<<Caro
Tomàs,ti scrivo questa mia perché come avrai capito non posso rivelare a
nessuno la nostra amicizia.Capirai da solo che fare altrimenti darebbe motivo
di fantasticherie fra la truppa e fra gli altri ufficiali.Sono in ogni caso
molto felice per la tua nomina a Capitano nella quale, credimi, non ho avuto
alcuna parte se non il sottoscrivere quello che gli istruttori avevano redatto
da loro stessi.Anche il Direttore si felicita per la tua promozione. Spero di
non averti offeso con il mio comportamento forzatamente distaccato ma gli
eventi lo imponevano e tuttora lo impongono.La parte più dura deve infatti
ancora arrivare e ti chiedo nuovamente scusa per non poterti anticipare nulla.
In Alto I Cuori,Tornado.>>
Buon
vecchio Torny, prendeva sempre tutto terribilmente sul serio, anche un Campo
estivo di soft-air.
“Senti
chi parla”fece una vocetta dentro di me “Quello che se non lo facevano
ufficiale sarebbe scappato di notte come un ladro”.Arrossii violentemente come
se qualcuno potesse udire quella voce maliziosa e trasalii sentendomi chiamare
dall’esterno.Nascosi la lettera all’interno della divisa.
“Signor
Capitano Torquemada!Sono l’Istruttore Persilli,Signore.”
Misi
fuori la testa dalla tenda e mi trovai Persilli di fronte.
“Dite,
Persilli, che c’è?”Fuori non pioveva più ed erano state sistemate delle assi a
formare un dedalo di camminamenti in modo da non dover sguazzare nel fango in
continuazione.
Il
cielo rimaneva lo stesso bigio.
“Se
non ne avete più bisogno riporterei la vostra vecchia divisa al magazzino,
Signore”
Porsi
la divisa all’istruttore che salutò e si allontanò celermente.Rientrai in tenda
e cominciai a provare il berretto nuovo davanti allo specchio.La visiera era
bassissima e mi conferiva l’aspetto di un Colonnello delle Schutz
Staffeln.Appesi nel mio nuovo armadietto, più bello e più spazioso del
precedente, la cerata nera e vi sistemai la scatola contenente gli stivali da
cavallerizzo.Poi ci ripensai, mi tolsi gli anfibi ed infilai gli stivali.Nella
scatola trovai anche un frustino identico a quello degli istruttori, ma con una
sferetta d’argento al limitare dell’impugnatura.Me lo infilai sotto il braccio
ed uscii per andare in mensa.
Fuori
della tenda, uno per lato, mi aspettavano Fulmine e Vittorio che non appena mi
videro scattarono sull’attenti facendomi il saluto. “Comandi Sior Capitano!”
fece Fulmine ridacchiando.
“Ma
che due bigoli dovete essere?”domandai ridacchiando a mia volta.
Eravamo
splendidi e marziali nelle nostre nuove divise e tutti impettiti ci dirigemmo a
consumare il pranzo.