Non posso dimenticare questa sua pittura,sarà stato il pomeriggio nicoterese pigro, pieno di sole che m'ha spinto a cercare la frescura delle sale dell'antico castello dove espone le tele Peppe Fonti, sarà stato un ricordo puntiglioso, preciso che ha spazi lontani e che ritorna come un pezzo di cielo che cade e si schiaccia a terra.Ma io quei cipressi coi papaveri, stesi tra un solicello e le brume del paesaggio tutto suo, li avrò visti davvero da qualche parte, in Toscana, o nelle nostre campagne abbeverate di sole e d'aria. Peppe Fonti, nella pittura, vi ha messo l'anima, la sua e quella del mondo; è uno che con le linee ci sa fare, linee tecniche perché è architetto, linee morbide calcolate che sanno catturare la bellezza dei cieli e dei panorami perché è pittore. La sua è una pittura che va letta non in modo sfacciato, smargiasso, perché non si trova il colore che spesso piace. E' un privilegio colorare secondo certi stati d'animo e certe sensazioni, perché il sentimento è l'anima del mondo di un qualsiasi pittore, spesso lo stesso colore è malinconico, si tinge di tristezza, allora nascono alberi che, su prati in fiore, mostrano, invero, la loro secchezza, o prati bui, al contrario, tra alberi che sgroppano di fiori suggestivi. Una attività sentita ed un impegno certamente costante fanno di lui un pittore serio che ama la sua arte e che ha fatto una scelta ben precisa, in queste universo calabrese dove non si emerge, pur avendo le carte a posto, anzi si paga lo scotto di tutto,e si finisce col restare oscuri del mondo per l'antica questione meridionale che ci perseguita e da cui non sembra più uscire. Peppe Fonti ha un suo modo di vedere le cose, i paesaggi, i cieli di questa Calabria, li legge in modo poeticissimo perché teneri sono i suoi fiori e i suoi discorsi pittorici . Lasciamolo fare, almeno nella pittura esiste il sogno, la libertà. Giuseppe Neri |