La nostra civiltà, intesa in senso globale come civiltà umana, sta attraversando indubbiamente un periodo di crisi, o forse sarebbe meglio dire di transizione, di assestamento. Essa è afflitta da grandi problemi, da paurosi squilibri. Vi sono persone che non riescono ad avere il minimo indispensabile per sopravvivere, ed altre che nuotano tra immense ricchezze, e che cibandosi di queste ricchezze generano sofferenza. La civiltà occidentale, dopo il secondo dopoguerra, sembrava essere riuscita a conquistare un relativo benessere, seppure limitato prevalentemente alla dimensione materialistica dell'esistenza. Quanto sta accadendo negli anni più recenti mette in forse anche questo relativo benessere. Vi sono paesi in via di sviluppo, come la Cina e l'India, in cui i beni di consumo vengono prodotti a prezzi bassissimi, al costo di condizioni disumane per i lavoratori che producono quei beni. La globalizzazione porterebbe i paesi in cui le condizioni dei lavoratori sono migliori a competere con quelle realtà, con il rischio di dover abbassare drasticamente il livello delle condizioni lavorative e di vita dei propri abitanti. In altre parole, se ci mettiamo a competere con la Cina e l'India, lo possiamo fare solo peggiorando drasticamente le condizioni dei nostri lavoratori. Come possiamo continuare a mantenere un livello di vita accettabile nonostante la concorrenza di paesi in cui i beni di consumo vengono prodotti a costi bassissimi? Ma forse il problema non è tanto di continuare a mantenere i livelli attuali di benessere materiale, quanto piuttosto di cambiare i nostri modelli di appagamento, ciò che ci rende contenti e felici. Forse si potrebbe tentare di diventare più autonomi e più autosufficienti, senza la necessità di dover dipendere da ciò che viene prodotto altrove. Bisognerebbere abbattere le distese di cemento per dare maggiore spazio all'agricoltura e favorile lo sviluppo di quei settori dell'economia preposti al soddisfacimento dei bisogni primari. Non possiamo pensare di continuare sulla strada che abbiamo percorso finora, non è sostenibile. Per quanto riguarda il titolo di questo post, le ragioni della crisi, cosa si può dire? Forse il motivo per cui l'umanità versa in una condizione che definire di malessere è un eufemismo sono da ricercare nelle modalità con cui avviene lo sviluppo, cioè in maniera incontrollata, disordinata, caotica, senza un grande progetto che ne determini lo svolgimento. E così hanno modo di affermarsi delle condizioni che sono nocive per l'umanità. A questo proposito potrebbe essere utile leggere quanto ho scritto tempo fa su questo argomento: Sforziamoci di sradicare la disonestà, la corruzione, gli interessi personalistici; acquisiamo la consapevolezza che l'unica via possibile è quella della solidarietà, della fratellanza, del bene comune; mettiamo da parte le pulsioni negative come l'orgoglio, la voglia di autoaffermazione, e abbracciamo il cammino di un rinnovamento dello spirito e della civiltà. |