Un dolce richiamo, puntuale e ossessivo ad ogni nuova estate: la musica di True Love Always. Loro sono tre musicisti di Charlottesville,
Virginia, insieme dal 1995, dalle ceneri di una formazione rock locale, Operation
Love.
Il nucleo principale annovera John Lindaman, chitarrista e compositore delle
canzoni, e Matt Datesman, vulcanico batterista con la stessa influenza di John
Rickman nei primi Eggs. Tobin Rodriguez è il bassista della formazione sino
al 2000, quando subentrerà Tony Zanella.
Quasi subito avviene l'incontro e l'accordo determinante per la carriera del
gruppo, col patron di TeenBeat Records, Mark Robinson, già compagno di liceo
di Lindaman. Mark è l'uomo adatto con cui inventare, plasmare personalmente
un suono, denso di richiami del pop della stessa TeenBeat (Unrest, Air Miami,
ecc), quanto di storiche band statunitensi tout-court.
Il particolare affiatamento tra squillanti strimpellii di chitarra di patrimonio
Unrest, il rutilante, lucidissimo contributo del batterista e le vivaci, naturali
parti vocali, definisce praticamente ogni brano.
Una sensazione di spontaneità e ringiovanimento, a partire da quel primo singolo
del '96, "mediterranean"; indicativo a inquadrare i lineamenti True Love Always:
sgargianti frenesie strumentali + trasognate armonie vocali. La quintessenza
del suono indie jangle pop.
True Love Always si rivelano dunque tra i gruppi più avvincenti del più nascosto panorama indie. Arrangiamenti agili, istintivi e cristallini ripercorrenti strutture post-punk
o sprofondanti in lattee surreali dimensioni neo psichedeliche.
Sottili ma essenziali variazioni tonali e un senso d'equilibrio con cui magicamente
definire una carriera.
Un incrocio fortemente emotivo, oscillazioni dolci ed eleganti, impressionismo
ed assuefazione, trance "minimalista" come definisce lo stesso gruppo. Uno stile
chiaro, evidente, eppure misterioso, che arriva ad evocare gli esordienti Steely
Dan, Marc Jordan, Prefab Sprout… radio seventies-AM, la new-wave, ma anche la
bossa, Antonio Carlos Jobim.
Segnaliamo i tre più significativi album del gruppo. "Torch" del 2000, la "Spring
Collection", corposa raccolta desunta da singoli e inediti del primo lustro
1995-2000, e per finire l'ultimo "Clouds", 2003.
Brani spesso sincopati, fatti di dialoghi tra
corde, base ritmica serrata e voci (oltre a Lindaman, Evelyn Hurley di Hot Pursuit
e Mark Robinson). Irrefrenabili e rapiti i brani di "Torch", tra cui vanno a esibirsi le cadenze
isteriche di "Stream Up" e "The Losing Part", e le flessioni di "100 Years of
You". Disco spartiacque, piacevolmente disordinato: un po' la summa del primo periodo.
La "Spring Collection" riassume varietà stilistiche, linee melodiche, calibrati
sperimentalismi anche infra brano, rinnovando l'interesse per altri ascolti.
Curiosità, risvolti sempre nuovi, imperitura freschezza. Idioma ben noto ai fan di Donald Fagen, Roddy Frame o Lawrence Hayward; Wedding
Present, Sam Prekop e naturalmente Mark Robinson.
Esemplari i cambi di
tempo di "secret static", le isterie di "top", le brezze di "R U copyng with
me?", "buried treasure", e "hopelessly devoted".
Nell'approdo di "Clouds", la maturità della band.
E' il fiore all'occhiello della discografia del trio della Virginia, ove il
produttore mainstream Matthew Ellard fa quadrato ma senza peso, rispettando
(spesso sottolineando) questa peculiare frenetica sregolatezza.
Dunque, "Sidewalks and Spaces", "Let the Rain Blow In", "Bachelor Bare" e "Summer Books" sono il punto d'arrivo della ricerca, autentici gioielli jangle pop senza tempo e quasi peso,
melodico e minimalista, che fanno di Clouds uno dei dischi pop più riusciti degli ultimi anni, nonchè uno dei dischi estivi di sempre.
(luglio, 2004)