Storia del gioco del BASTARDO. |
Il "Bastardo" nasce a Torino nell'Agosto del 1991. E` tempo di vacanze, ed il caldo e l'umidita` opprimono i pochi abitanti
rimasti in questa citta` industriale.
Quasi tutti i locali della citta` sono chiusi. |
E` cosi` che ci si ritrova a casa di Alessio, per giocare a qualche
videogame oppure a scacchi. Tutti e quattro apprezziamo molto gli scacchi.
Ma siamo in quattro, e gli scacchi sono per due. Perche` non trovare un modo di giocare in quattro ?
Qui si attiva la fantasia vulcanica di Sergio.
Due giocatori, sedici pezzi. Quattro giocatori, otto pezzi.
Dividiamo a meta` i pezzi normali. I Re sono due, ma se fingiamo che le Regine
siano dei Re ne abbiamo ottenuti quattro.
Dove ci mettiamo? Negli angoli. Ognuno dei giocatori ha un angolo della
scacchiera, 4 x 4.
Qualche prova, e si ottiene una disposizione che funziona.
I Pedoni in diagonale, a proteggersi l'un l'altro. La Torre al fondo, a
proteggere l'ultimo pedone ed il Re, che sta nell'angolo. Il Cavallo sopra il
Re, e l'Alfiere sopra ancora: entrambi possono fronteggiare l'attacco al Re
sulla diagonale.
Gia`, ma come fare a distinguere i bianchi di uno dai bianchi dell'altro?
I neri di uno dai neri dell'altro?
Nessun problema: basta appoggiare i pezzi degli scacchi sopra le pedine della
dama. Si ottengono quattro combinazioni : bianchi-bianchi, bianchi-neri,
neri-bianchi, neri-neri.
Le regole hanno bisogno di ben pochi cambiamenti. I movimenti normali dei
pezzi vanno piu` che bene e lo sviluppo delle partite risulta gia` abbastanza
caotico, ed e` proprio questo ad entusiasmarci sempre di piu`.
Anzi, per aggiungere ulteriore caos Roberto propone che i Pedoni vengano
promossi ad Amazzone invece che a Regina. L'Amazzone e` un pezzo mostruoso,
che combina le mosse della Regina con quelle del Cavallo. In questo modo la
promozione di un pedone e` un evento terribile, che sbilancia mostruosamente
la partita. Tutti si fanno in quattro per evitare che un altro ottenga
un'Amazzone.
E su una cosa si e` concordi: lo scacco non va dichiarato: e` molto piu`
divertente lasciare che il distratto che non si e` accorto dello scacco
("il pollo") ne subisca le conseguenze e gli venga mangiato il Re !
Il gioco comincia ad appassionarci: tutta l'estate passa all'insegna del
nuovo gioco che non ha ancora nome.
E cominciano a delinearsi chiaramente alcune caratteristiche. Giocando in quattro,
tutti contro tutti, ogni giocatore parte svantaggiato perche` ha un potenziale
avversario tre volte piu` grande di lui. Gli scambi sono SEMPRE svantaggiosi.
Conviene non farsi notare. Conviene cercare di avere degli alleati. Conviene
muoversi dopo gli altri. Ma le partite, dopo una fase di iniziale circospezione,
si evolvono regolarmente in massacri con escalation esponenziale.
Le alleanze si fanno e si disfano, ed a tutti piace il gusto dell'imprevedibile,
il gusto della mossa dall'esito incerto, dell'azzardo, della bastardata alle
spalle di qualcun altro.
Dopo aver constatato che la parola "Bastardo" viene pronunciata
sempre piu` di frequente durante le partite, questa parola diventa il nome
del gioco.
Ma giocare con dei pezzi appoggiati sulle pedine della dama comincia a
diventare fastidioso.
E cosi` Roberto propone: perche` non creare dell'hardware per questo gioco?
Avere ognuno un proprio set di pezzi, ogni set diverso dall'altro, in modo da
distinguerci bene.
Ed una scacchiera.
Pensate: una scacchiera costruita da noi, con le caselle di vetro e di specchio.
Ognuno ha il suo angolo, ognuno puo` decorare il proprio angolo secondo il suo stile.
Anzi, ognuno puo` costruire i propri pezzi degli scacchi secondo il suo stile.
L'idea viene accettata con entusiasmo.
Alessio, impallinato con i frattali, ricava il suo primo set di pezzi da
diversi particolari di Mandelbrot pinzati fra due lastrine di vetro, e decora
la sua parte di scacchiera con dei frammenti di programma in C.
Roberto dipinge il suo angolo con un motivo a tempietti greci color celeste,
e realizza il suo set di pezzi con delle biglie di vetro azzurre, bianche e
nere, decorate ed arricchite con varie appendici.
Sergio ricava il suo primo set di pezzi da una versione rimpicciolita di alcuni
tarocchi particolarmente artistici, e disegna nel suo angolo i danzatori-ombra
(ovviamente, completamente neri, con gli occhi rossi) nell'atto di ballare.
Paolo, completamente immedesimato nel suo personaggio di Dungeons & Dragons,
dedica il suo angolo al Dio Huckle (di cui e` chierico) e lo decora col suo
simbolo, usando come suo set di pezzi i dadi da D&D.
Nelle stagioni successive giochiamo in molti locali della nostra citta`, non mancando mai di attirare l'attenzione ed i complimenti di chi si sofferma ad osservare il nostro strano gioco, anche per la scenicita` della scacchiera e dei pezzi.
Il gioco interessa anche altri amici, che realizzano ognuno un proprio set di pezzi personalizzato. Dopo due anni riusciamo a raggiungere un numero sufficiente per indire un piccolo torneo, il cui vincitore guadagna il titolo di Gran Bastardo ed il diritto di giocare quando vuole con i pezzi degli altri giocatori.
Nel frattempo la sete di novita` non da` riposo: il Bastardo classico ha
bisogno di innovazioni. E` cosi` che vengono alla luce le prime perversioni
del gioco del Bastardo.
Sergio produce la piu` riuscita: quella
ad obiettivi. Si estrae da un mazzo
di tarocchi una carta, ad ogni carta e` associato un obiettivo, ossia un
risultato da raggiungere. Raggiungere l'obiettivo significa vincere prima
della vera fine della partita.
Eliminare un particolare giocatore, essere eliminati per primi, dare quattro
scacchi consecutivi, catturare cinque pedoni sono alcuni tra i piu` semplici
obiettivi. Altri ne vengono aggiunti man mano durante gli anni, rendendo il
gioco sempre piu` vario e divertente.
Un'altra variante, il
Bastardo Dinamico, consiste nel disporre
i pezzi in caselle a scelta, uno per volta a turno. In questo modo la partita
si svolge in due parti: una statica, di pura strategia, durante la disposizione
dei pezzi, ed una dinamica, d'azione, durante il fulmineo gioco successivo.
Tra le varianti meno fortunate citiamo quella che prevede l'estrazione a sorte,
per ciascuno, di quattro posizioni della scacchiera da raggiungere con quattro
pezzi a scelta , e quella che prevede l'assegmanento di carte che consentono
di eseguire mosse "particolari" una sola volta durante la partita.
Un solo set di pezzi non basta piu` : alcuni giocatori iniziano a produrne un
secondo.
Alessio forgia il suo secondo set con del piombo fuso, Sergio usa
delle miniature di D&D, Paolo si converte ai pupazzetti di plastica colorata.
Recentemente Sergio ha proposto quella che cronologicamente e` l'ultima
variante, detta "del Presidente".
Viene estratta a sorte e tenuta segreta, per ciascuno, una carta che
stabilisce quale dei pezzi e` il Presidente. In questa variante e` il
Presidente (e non necessariamente il Re) il pezzo che gli avversari devono
mangiare per eliminare l'avversario, ed essendo in incognito, il gioco non
manca di riservare piacevoli (o spiacevoli) sorprese!