La Settima Via è un ipertesto di filosofia politica e, come la "Fabbrica del Duomo", è un cantiere sempre aperto e in continua evoluzione. Ma, diversamente dalla "Fabbrica del Duomo", grazie proprio al linguaggio ipertestuale, o html, può procedere a sviluppi crescenti, a "stati di avanzamento lavori" sempre maggiori verso una "meta finale" che rimane indefinita sia nei contenuti che nei tempi di realizzazione.
La Settima Via è anche, soprattutto, un'opera di filosofia dilettante, e lo è in un duplice senso: chi scrive questo ipertesto lo fa per passione, per "diletto"; ma è anche un dilettante, nel senso che non è "del mestiere". Non è il mio lavoro nè potrebbe esserlo: oggi non si vive di filosofia politica, nè di filosofia tout court; al massimo, si può campare insegnando filosofia politica, ma soltanto all'università. Mi qualifico allora filosofo dilettante in quanto non sono un professore di filosofia politica e, per vivere, nella mia esistenza quotidiana faccio altre cose.
Perchè, dunque, un dilettante si occupa di filosofia politica?
Per passione, certo, è la condizione essenziale (la conditio sine qua non); ma qual è il titolo per cui un non-professore può cimentarsi in teorie filosofiche, sia pure dilettanti?
Condivido l'opinione di Salvatore Veca quando scrive che la filosofia politica è un prolungamento del senso comune; per fare filosofia (e quindi filosofia politica) occorre saper fare tre cose: leggere, pensare, scrivere. Non è possibile fare filosofia, neppure filosofia dilettante, se manca anche uno solo di questi tre requisiti, il cui ordine, si badi bene, non è casuale ma lessicografico: prima leggere, poi riflettere, poi scrivere.
In questo senso, il menu' de La Settima Via andrebbe capovolto, cominciando la lettura dalle schede bibliografiche; poi viene "la storia", poi vengono i libri citati nella storia (che infatti non sono ancora stati scritti).
L'essere filosofi dilettanti, inoltre, consente alcune libertà (poche, perchè vincolate dalla riflessione) che ai professori di filosofia, in quanto docenti universitari, non sempre possono essere concesse: il filosofo dilettante è un outsider; in qualche caso, all'occorrenza, può essere un free rider. Inoltre, ai dilettanti qualche volta è ammesso perdonare gli errori.