Scheda bibliografica:

Salvatore Veca, LA FILOSOFIA POLITICA

(Editori Laterza, Bari 1998)



1.
La Filosofia Politica di Salvatore Veca e' un libro interessante per almeno due ragioni: per gli spunti di ordine metodologico che propone e per la sintesi delle principali teorie della giustizia sociale (utilitarismo, contrattualismo, pluralismo).
Anzitutto, la filosofia politica e', secondo Veca, un prolungamento del senso comune: il problema saliente e' quello della giustificazione (pag.24); gli argomenti e le teorie filosofiche sono risposte costruttive alle sfide dell'incertezza, il cui migliore esito consiste spesso nel suggerire modi alternativi di guardare le cose (pagg.22-23).
Nelle democrazie costituzionali, in particolare, il problema filosofico ricorrente consiste nella definizione e ridefinizione dei limiti della politica e dei confini di cio' che volta per volta e' pubblico (pag.14).
Le principali soluzioni al problema dell'incertezza sono:
- l'orientamento nella controversia (la domanda-chiave e': perche' le istituzioni?);
- la riconciliazione (la storia ragionata);
- la costruzione di utopie ragionevoli (riforma sociale).
Pochi sono in grado di dar vita ad una politica, tutti sono in grado di giudicarla; e' la orazione di Pericle: la discussione non e' un ostacolo per l'azione politica, ma e' la premessa indispensabile per agire con saggezza (pag.32). La condivisione riduce l'incertezza (pag.107).

2.
La teoria politica puo' essere (pag.26):
- filosofia (teoria politica normativa o prescrittiva di valori o teoria del dover essere): tali sono il contrattualismo (pag.67), il liberalismo, il comunitarismo, in generale tutte le teorie della giustizia (pag.36);
- scienza (teoria politica positiva o esplicativa o descrittiva di fatti);
- teoria morale, comprensiva, che valuta ogni tipo di azione o scelta ed include tutto cio' che per noi ha valore (pag.41): tale e' l'utilitarismo.
Dal punto di vista metodologico, le teorie politiche possono essere:
a) teleologiche (utilitarismo): e' giusto cio' che massimizza il bene, il bene ha la priorita' sul giusto (pag.41); ovvero deontologiche (contrattualismo, liberalismo): queste sono basate sulla definizione preventiva del giusto, indipendentemente dal bene (pag.52).
b) conseguenzialistiche (utilitarismo, contrattualismo) in cui la valutazione e' su stati del mondo che sono conseguenze attese di scelte o di azioni (pag.42); ovvero anticonseguenzialiste (libertarismo): i diritti in questo caso vengono intesi come vincoli collaterali alle azioni, queste ultime vengono valutate in base alla loro coerenza ex ante rispetto al principio di liberta' negativa e senza badare alle loro conseguenze sugli stati del mondo (pag.73).
c) monistiche (utilitarismo, libertarismo), quando vi e' un solo criterio di giustificazione (pag.41); ovvero non monistiche: il contrattualismo riconosce il pluralismo dei valori (liberta' ed equita' distributiva, i cui principi vengono ordinati in base ad una regola di priorita': pag.55).
d) ad approccio aggregativo (utilitarismo): conta l'ammontare di utilita' totale piuttosto che la sua distribuzione (pag.42); ovvero ad approccio distributivo (contrattualismo).
e) basate sulla procedura maggioritaria di scelta collettiva (utilitarismo): l'esito sara' quello che soddisfa interessi, preferenze, desideri piu' intensi (pag.42); ovvero basate sulla procedura di scelta unanime (contrattualismo, libertarismo): "giusto e' cio' che deve poter essere ragionevolmente accettato o ragionevolmente non rifiutato da chiunque" (pag.56, tale procedura assume che vi sia potere di veto da parte di ciascuno).
f) welfaristiche o benesseriste (utilitarimo): cio' che conta sono le conseguenze valutate in base all'utilita' generata (pag.42); ovvero non welfaristiche: tale e' il contrattualismo rawlsiano, che riguarda una classe particolare di risorse (beni sociali primari, pag.56).
g) basate su criteri esterni di valutazione (utilitarismo, contrattualismo), che assumono un punto di vista esterno (archimedeo) rispetto al sistema sociale in questione (pag.83); ovvero basate su criteri interni di valutazione (pluralismo di Walzer), soggette pero' a critiche (i criteri di giustificazione che dipendono dalle pratiche sociali finiscono per essere criteri di legittimazione di queste ultime, pag.91). La valutazione, poi, puo' essere ex ante: ad esempio, il mercato viene giustificato perche' garantisce eguali liberta' negative (pag.79); oppure ex post: sempre nell'esempio del mercato, questo viene valutato in base alle conseguenze (benessere, efficienza, pag.79).
h) impersonali (utilitarismo, libertarismo, contrattualismo ideale di Rawls): il velo di ignoranza impone di valutare in modo impersonale i principi di giustizia (pag.63); oppure della contrattazione (contrattualismo reale); oppure storiche.
Le principali teorie politiche, classificate nelle une o nelle altre categorie sopra esposte, sono l'utilitarismo, il contrattualismo, il pluralismo (pag.86), il libertarismo e il comunitarismo.

3.
I conflitti possono essere distributivi (utilitarismo, contrattualismo, libertarismo) laddove vi e' incertezza non degli attori e delle loro identita' ma degli interessi (vantaggi e svantaggi, pag.107-108); oppure possono essere per il riconoscimento (comunitarismo) se vi e' incertezza dell'identita' collettiva (la quale e' un presupposto per avere certi interessi e preferenze, pag.109).
Da Aristotele (Etica Nicomachea) distinguiamo fra giustizia come rispetto della legge e giustizia come equita' (pag.115); la giustizia come equita' (a partire da Aristotele) puo' essere distributiva (o retributiva o rettificatrice), ovvero commutativa (tutela delle eguali liberta' individuali). Ne derivano due concezioni antagonistiche dei compiti dello stato: stato sociale in un caso, stato protettivo (soltanto) nell'altro. Anche le interferenze ammesse possono essere graduate per intensita': i sistemi democratici si caratterizzano per eguali diritti ma diseguaglianza di redditi e ricchezze (pag.16).

4.
Le principali domande o questioni filosofiche sull'eguaglianza sono: eguaglianza di che cosa? (risultati, opportunita', risorse, benessere, capacita', pag.19); ma, ancor prima, perche' l'eguaglianza?
Utilitarismo, contrattualismo e libertarismo, osserva Veca, "rispondono in modi diversi alla stessa domanda: eguaglianza di che cosa?" (pag.81); nel rispondere a questa domanda, per l'utilitarismo sono prioritarie le preferenze (benessere), per il libertarismo e' prioritaria la liberta' negativa (societa'), per il contrattualismo sono prioritari i diritti (equita'). In particolare, l'egualitarismo democratico, dopo Rawls, e' stato riformulato in un caso come egualitarismo delle risorse (Dworkin), in un altro caso come egualitarismo delle capacita' (Sen, pag.80).
Occorre distinguere fra un concetto di giustizia e piu' concezioni della stessa quali, ad esempio, l'utilitarismo o la teoria della giustizia come equita'; l'oggetto di una teoria della giustizia, precisa Veca, "coincide con l'assetto delle istituzioni fondamentali di una societa'" (pag.50).
Domande o questioni filosofiche cruciali sono: perche' le istituzioni? perche' dobbiamo obbedire? (la domanda centrale per Hobbes, pag.23). Il quesito filosofico diventa invece oggi quali istituzioni e non piu', come per Hobbes, istituzioni si oppure no (pag.25); la filosofia politica ci fornisce criteri di giudizio politico, e cioe' criteri per valutare sia le istituzioni che i provvedimenti politici, "tanto la politica quanto le politiche" (pag.35). Si veda anche l'analisi che Veca fa sulle ineguaglianze, citata in questo sito negli argomenti filosofici (uguaglianza).

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