Scheda bibliografica:

Benjamin Constant,
Antologia di scritti politici

(ed. il Mulino, Bologna 1982)


1.
Lo scopo di tutte le societa' umane e' la liberta' personale (pag.73)
Constant distingue due tipi di liberta':
la liberta' dei moderni, basata sul sistema rappresentativo e che consiste in un complesso di diritti che l'individuo ha nei confronti del potere sociale (pagg.37-38):
- diritti negativi (non essere arrestato, maltrattato, ucciso per volonta' arbitraria);
- diritti positivi (essere sottosposto solo alle leggi, esprimere la propria opinione, scegliere il proprio lavoro, disporre della sua proprieta', muoversi senza chiedere permessi, unirsi con altri individui per interesse, fede, ecc.).
La liberta' dei moderni si basa sul godimento pacifico dell'indipendenza privata (pag.44) che e' il primo bisogno dei moderni (pag.49), mentre l'esercizio dei diritti politici costituisce solo una parte dei vantaggi; infatti i mezzi del benessere privato variano e si moltiplicano in funzione di (pag.45):
- progressi della civilta';
- tendenza al commercio;
- comunicazione dei popoli fra loro.
L'uomo, scrive Constant, "deve essere padrone di se stesso prima di estendere il suo potere di fuori di se'" (pag.174).
L'Autore distingue la liberta' individuale, che e' la liberta' dei moderni, dalla liberta' politica, collettiva; la seconda e' indispensabile alla prima perche' ne e' la garanzia, e si esplica col sistema rappresentativo, che Constant definisce "una procura data a un certo numero di uomini dalla massa del popolo, che vuole che i suoi interessi siano difesi e che tuttavia non ha il tempo di difenderli" (pag.56), pur controllando che i governanti non siano negligenti, corrotti, incapaci (pag.56): il pericolo della liberta' moderna e' infatti che si rinunci al diritto di partecipazione al potere politico, per perseguire solo interessi privati (pag.56).
La liberta' degli antichi consisteva invece nell'esercizio collettivo, diretto (pag.38), di funzioni sovrane (deliberare guerra e pace, pronunciare giudizi, esaminare atti, ecc.); non c'e' nulla che non sia regolato dalle leggi, l'autorita' si intromette in tutti i rapporti privati: "presso i moderni, al contrario, l'individuo, indipendente nella vita privata, e', anche nel piu' libero degli Stati, sovrano solo in apparenza. La sua sovranita' e' limitata, quasi sospesa" (pag.39).
Per esercitare funzioni di democrazia diretta, occorrono:
a) limitata estensione dello Stato (l'estensione territoriale accresce gli svantaggi, pag.131);
b) schiavi che permettano ai cittadini di dedicare tempo alle funzioni sovrane (deliberare quotidianamente in pubbliche piazze, pag.42);
c) scarso amore per la liberta' individuale e per il commercio che la ispira (pag.43).
Il fine degli antichi, scrive ancora l'Autore, "era la divisione del potere sociale fra tutti i cittadini di una stessa patria; era questo che essi chiamavano liberta'. Il fine dei moderni e' la sicurezza nei godimenti privati; e chiamiamo liberta' le garanzie accordate a questi godimenti dalle istituzioni" (pag.45).

2.
Il consenso della maggioranza non e' sempre sufficiente a legittimare gli atti (pag.61): "la volonta' di tutto un popolo non puo' rendere giusto cio' che e' ingiusto" (pag.67); inoltre, i rappresentanti della volonta' generale (che sono alcuni, pur agendo a nome di tutti), divengono despoti (Rousseau, pagg.63-64).
Il genere umano non e' stazionario, il giudizio sulle opinioni e le istituzioni e' percio' relativo, quelle un tempo necessarie oggi sono considerate abusi, quelle oggi indispensabili un domani potranno essere esse stesse respinte come abusi: dai grandi mali nascono le rivoluzioni che hanno come scopo il bene dell'umanita' (pagg.181-182).
La sovranita' deve essere limitata, e non basta dividere i poteri, se questi possono formare una coalizione (pag.66); un popolo infatti "non puo' delegare a nessuno un'autorita' che egli stesso non ha" (pag.67).
L'arbitrio e' nemico della liberta', di tutte le attivita' che danno prosperita', del commercio, del credito, della sicurezza, della morale (non esiste morale senza sicurezza, pag.73), ed e' contagioso (pag.111).
I diritti sono indipendenti dall'autorita' sociale, che non puo' lederli (pag.82), e vanno separati dal principio di utilita' (Bentham) perche' una violazione di diritti potrebbe anche rivelarsi utile (pag.80); l'obbedienza alla legge e' un dovere relativo, presuppone sia la legittimita' che la giusta limitazione della legge (pag.85).
I caratteri di illegalita' delle leggi sono:
a) la retroattivita' (pag.86);
b) la prescrizione di azioni contro la morale (pag.87);
c) la divisione dei cittadini in classi e la loro punizione non per fatti dipendenti dalla loro volonta' ma in quanto appartengono a classi: "le leggi contro i nobili, contro i preti, contro i padri dei disertori, contro i parenti degli emigranti, non erano leggi" (pag.87).
L'uomo che serve una legge che considera iniqua non e' scusabile (pag.88 e pag.182).
Alcuni diritti individuali sono indipendenti dall'autorita' sociale, quale che sia (pag.109):
- la liberta' personale;
- la liberta' religiosa;
- la liberta' di pensiero;
- la garanzia contro l'arbitrio;
- i diritti di proprieta': questi ultimi non sono pero' anteriori alla societa' come lo sono invece gli altri diritti individuali, anzi la proprieta' e' una convenzione sociale, sebbene necessaria alla divisione del lavoro e allo sviluppo (pag.110).

3.
Guerra e commercio sono entrambi mezzi per possedere cio' che si desidera, ma mentre il commercio e' calcolo, la guerra e' impulso: "per questo appunto deve sorgere un'epoca in cui il commercio sostituisce la guerra" (pag.41).
Nell'universo, sostiene Constant, ci sono due principi, la forza e la ragione (pag.204); le opinioni creano la forza (pag.205), le istituzioni sono opinioni messe in pratica (pag.181) mentre la sola forza non puo' combattere il pensiero: per disarmare l'errore, occorre confutarlo (pag.70).
Alla base delle ingiustizie ci sono sempre ineguaglianze: si vedano anche le considerazioni dell'Autore citate in questo sito negli "argomenti filosofici" relativi all'uguaglianza.

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