Ai figli eroici dell’Italia, della Francia, della Gran Bretagna,
della Grecia e della Serbia, che fedeli ai precetti dei loro
antenati hanno combattuto in questi luoghi e sono caduti per la
libertà e per la pace mondiale. Vieni o spirito e soffia
acciocché rivivano
Salonicco Policastro |
Qui
nell’arco che va dal Golfo di Salonicco ai laghi di Dojran, Ostrovo,
Ochrida oltre 3.000 italiani della 35a divisione caddero, non per
difendere la patria, ma l’ideale di libertà.
Qui dove gli imperi
centrali con l’alleato turco mantenevano ancora mire di rivincita,
80 anni dopo si innescherà una guerra di razze e religioni che
frantumerà la geografia politica degli stati.
Quando si
parla di Macedonia bisogna distinguere fra quella Greca e quella
Jugoslava, cosa che all’epoca non era significativa. L’occupazione Ottomana dei Balcani,
in prevalenza
Ortodossi aveva creato isole di enclave mussulmana. Così era per alcune
province della
Bosnia, Albania, Macedonia e Bulgaria. Ora sul campo militare
Germania, Austria, Bulgaria, Turchia si contrapponevano a Serbia,
Italia, Francia, Inghilterra, Russia e Grecia (dal 1917). L’esercito
Serbo (150.000 soldati), messo in rotta dopo Sarajevo dagli Austriaci, era
stato traghettato dagli italiani nella Grecia religiosamente affine. L’Albania, di credo mussulmano maggioritario, non
schierandosi attese la vittoria dell’uno o dell’altro contendente
per far prevalere "disinteressatamente" la propria indipendenza. Nel febbraio 1915, quando
ancora non eravamo entrati in guerra, l’impero britannico che mirava a
controllare oltre al canale di Suez, anche i pozzi petroliferi dell’Arabia,
dell’Iraq e della Persia ritenne opportuno che anche gli stretti dei Dardanelli
che davano accesso al Mar Nero dovessero essere tenuti liberi o restare
neutrali. Un corpo
di spedizione denominato ANZAC dalla nazionalità dei soldati, Australiani e Neozelandesi (Commonwhelt) sbarcò nei Dardanelli
per quella
che fu una delle più disastrose pagine del conflitto:
“Gallipoli”. Abbandonata l’impresa ci si concentrò sull’Epiro
greco per sostenere lo sforzo di chi in quel momento si contrapponeva
alla Alleanza vittoriosa. Dalla Russia infatti non proveniva più alcun aiuto e gli
unici che potevano concorrere erano gli italiani entrati in
guerra nel maggio 1915. Gli italiani erano già presenti in Albania,
protettorato italiano dal 1914 con alterne fortune (XVI CDA: vedi succ).
Si approntò quindi un corpo di spedizione che fu pronto nei
primi mesi del 1916 sotto il comando del Generale Petitti di Roreto
composto dalla 35a divisione e
da elementi di supporto come in calce elencato.
Il
corpo sbarcato a Salonicco per un totale di 44.ooo uomini ai primi di
agosto, venne destinato al fronte del lago Dojran subendo subito un
attacco da parte Bulgara. L’alleggerimento serviva agli Imperi per
rivolgersi a nuovo
avversario, la Romania, che si apprestava ad entrare nel conflitto.
Monastir, Elbasan, Berat (Perati), lago Ochrida, in Albania sono in mano avversaria.
Ormai è inverno con diversi gradi sotto lo zero, e tutte le quote sono innevate.
Alla fine del 16, il nostro comando
chiede di essere tolto dalla primitiva destinazione, piana paludosa e
malarica, e di essere schierato nella zona dei grandi laghi dove
resterà per oltre un anno.
http://www.storiain.net/arret/num60/artic5.htm
In Macedonia, solo
nel luglio del 1916 fu decisa la spedizione di truppe italiane. Fu
scelta la 35a divisione; comandata dal
generale PETITTI di RORETO
e composta dalle brigate "Sicilia" (61° e 62° reggimento) e "Cagliari"
(63° e 64° reggimento, di uno squadrone di cavalleggeri "Lucca", di 8
batterie da montagna, di tre compagnie (72a, 75a e 86a) zappatori del
genio, una di pontieri, una di telegrafisti, una di minatori e servizi.
La divisione fu dotata di larghi mezzi di sussistenza e di ricco
materiale bellico. A Salonicco fu costituita una base di rifornimento e
sgombero: quattro ospedali di 100 letti l'uno, con grande quantità di
mezzi sanitari, derrate, viveri di riserva, vino, olio, tabacco e generi
di confort; un panificio da campo, forti scorte di vestiario e di
materiale d'equipaggiamento, materiali d'artiglieria, munizioni,
macchine ecc. Al corpo di spedizione fu aggregato prima un nucleo
d'ufficiali per il servizio di tappa, reparti di carabinieri, un
autoparco con 5 sezioni di autocarri leggeri poi altri militari compreso
6 compagnie di bersaglieri mitraglieri. Per trasportare il Corpo in
Macedonia furono impiegati 34 piroscafi italiani e 3 francesi, che
trasportarono 34.000 uomini, 10.000 quadrupedi, 1000 carri, 40 cannoni,
15.000 tonnellate di materiale vario. Il primo scaglione partì da
Taranto l'8 agosto 1916 e sbarcò a Salonicco, festeggiato dalle
rappresentanze alleate e dalla numerosa colonia italiana. "Quelle
truppe (bersaglieri) così superbe e superiori ad ogni elogio -scrisse
l'inglese WARD PRICE - ....attraversarono Salonicco fatte segno
all'ammirazione ed alla curiosità dei presenti. Solo, avanti a tutti,
sopravanzando con la sua imponente statura, il generale Petitti di
Roreto, un vero Amek, alto 6 piedi e 4 pollici, grande slanciato,
solido".http://cronologia.leonardo.it/storia/a1917i.htm
LA SITUAZIONE
SANITARIA DEL FRONTE ALBANESE-MACEDONE-Lettera trasmessa il 10 ottobre 1916 dal comandante della 35a divisione
generale Petitti di Roreto: N. 2316 prot. R.P.
OGGETTO: Condizioni sanitarie e di efficienza degli eserciti alleati in
Macedonia.
Al Comando Supremo
Pur ritenendo che codesto Comando sia informato sulla situazione degli
Eserciti Alleati in Macedonia, in via indiretta, credo mio dovere
riferire circa l'impressione generale che ho riportato da quanto ho
visto, e da quanto ho inteso dai numerosi ufficiali esteri coi quali
sono stato in contatto.
L'inazione della quale si fa un carico al generale Sarrail è dovuta, per
quanto mi risulta, a deficienza di forza. Le 5 divisioni inglesi e le 4
francesi hanno subito durante l'estate perdite enormi per malaria, per
tifo e per dissenteria, e non hanno ricevuto che un numero assolutamente
insufficiente di complementi.
Attualmente, secondo informazioni datemi da persone degne di fede, e in
condizioni di essere al corrente della situazione, le due armate inglese
e francese non superano, complessivamente, le 70.000
baionette.Altrettanti, forse, sono i Serbi; ma si calcola che,
sopportando il maggior peso della guerra, perdano mensilmente circa
20.000 uomini, fra morti, feriti e ammalati, dei quali soltanto metà
potranno ritornare nelle file. E i Serbi non ricevono complementi che in
misura scarsa e saltuaria.
I Russi avevano qui una brigata, e pare avessero intenzione di portare
il loro contingente a una divisione; finora non sono giunti che scarsi
rinforzi - meno di un reggimento. Il piroscafo Gallia, che portava da
Marsiglia a Salonicco circa 2.500 uomini russi e serbi, è stato silurato
nelle acque della Sardegna; si sono salvati 200 uomini.
La mia divisione ha
perduto in meno di due mesi quasi 5.000 uomini, pochi dei quali potranno
riprendere prossimamente servizio; la maggior parte sono stati
rimpatriati, o lo saranno man mano che si renderanno disponibili le
navi-ospedale, perché affetti da forme così gravi di malaria da esigere
molte cure e una lunga convalescenza. Devo però segnalare che la mia
divisione è la sola che riceva prontamente e regolarmente i complementi
che le occorrono.
Quanto avviene per le fanterie, si verifica in misura non minore per le
altre armi. Le batterie francesi in posizione sulla mia fronte hanno
meno della metà del personale che loro occorrerebbe; e mi risulta che
intere batterie inglesi rimangono inutilizzate per assoluta mancanza di
serventi.
Concludendo, le truppe agli ordini del generale Sarrail sono attualmente
al disotto di duecentomila uomini, e ritengo che non solo siano
assolutamente insufficienti a portare a fondo una offensiva di qualsiasi
importanza, ma che difficilmente potrebbero resistere, sulla stessa
fronte che occupano, ad un attacco condotto energicamente.
II Maggior Generale Comandante PETITTI
DI RORETO”
L’anno 1917 s’era chiuso
per la Brigata Sicilia con la routine del fronte alternato a periodi di
riposo. L’ultima grande offensiva c’era stata in maggio (perdite circa
250 uomini). II 9 marzo 1918, mentre la brigata è in linea nel settore
est Jaratok-q.1050, il nemico attacca ma viene respinto dal II/61° anche
il 19 e 20 aprile altri assalti vengono respinti brillantemente dal
III/61°. Il 4 maggio la « Sicilia», sostituita dalla « Cagliari » si
trasferisce in riserva nella zona Gniles-Jaratok. Il 5 giugno ritorna in
linea nelle posizioni del settore ovest (Vranovoi) ed il 4 agosto,
ricevuto il cambio dalla brigata Cagliari torna di nuovo agli
alloggiamenti della zona tra Gniles e Jaratok. Nelle notti del 2, 3, 4
settembre sostituisce la brigata Ivrea sulle posizioni del settore est (Jaratok),
mentre si sta preparando l’offensiva generale degli alleati.
Il comando
della Brigata Sicilia viene in quel momento assegnato al Magg. Gen.
Giovanni Garruccio ex comandante dei servizi segreti che lo terrà fino al termine del conflitto.
L'attacco serbo-francese è predisposto contro il settore di Vetnmk e
verso la Cerna ed il Vardar, per il mattino del 1° settembre: frattanto,
nei giorni precedenti immediatamente l'attacco serbo, i reparti della
brigata, in linea nel settore est, svolgono azioni dimostrative con
violento fuoco d'artiglieria e bombarde e con incessanti ricognizioni
offensive di esploratori. Nel pomeriggio del 21, infine, i
reparti della brigata muovono all'attacco. Il 22 la 35a
divisione sloggiò i Bulgari del contrafforte di Kalabach e il giorno
dopo, scesa nella conca di Prilep per l'occupazione ne venne all’ultimo momento esclusa
per far posto all'ingresso trionfale dei francesi. L'obiettivo assegnatole era comunque stato
raggiunto, ma la 35a non doveva riposare sugli allori. Infatti,
ebbe ordine di convergere a sinistra, puntare subito su Krusevo,
traversare il massiccio del Baba Planina e affrettarsi verso Sop per
tagliare la ritirata all'estrema destra della III Armata bulgara che
ripiegava dirigendosi per Pribilei e Kicevo verso la stretta di
Kalkandelen e quindi verso Uskub. Nonostante la stanchezza delle truppe,
le difficoltà della marcia e la resistenza opposta dal nemico con fuoco
d'artiglieria dal margine del Baba Planina, la brigata raggiunge il 24
il fronte Zapolzani (nord-ovest di Malo Vrbjani); La brigata "Sicilia"
con sei batterie da montagna procedette a destra della "Cagliari" e,
giunta a Novoselani, attaccò il nemico che resisteva su quelle alture.
Il 25 le alture di Novoselani furono occupate dalla "Sicilia", e caddero
in potere della "Cagliari" la stretta della Corna e Krusevo. Il 26 tutta
la 35a divisione, al comando del generale MOMBELLI era sul Baba o si
disponeva a tagliare ai Bulgari la strada Monastir-Sop di Brod. Nella
giornata del 27 tutta la regione del M. Cesma è occupata;il 28, l'azione
prosegue per Stramol e Baba, ove viene superata la tenace resistenza del
nemico, ma, sopraggiunta la notte, la prosecuzione dell'attacco di
Planina è rimandata al giorno dopo.
Il 29, infatti, l'avanzata è ripresa, ma, avendo il nemico ricevuto
nella notte rinforzi di truppe e mitragliatrici, oppone vivissima
resistenza ed impedisce progressi sensibili. L'attacco dovrebbe
proseguire il giorno 30 in direzione di Ricevo, ma alle ore 5 del detto
giorno giunge ordine di sospendere le ostilità con l'esercito bulgaro
che aveva chiesto l’armistizio al generale FRANCHET D' ESPERY.
Tre generali, 240 ufficiali, 7.627 nomini di truppa con 8 cannoni, 70
mitragliatrici ed abbondante materiale si consegnarono alla 3a divisione.
Nel frattempo un'altra divisione bulgara si arrendeva alla brigata
"Sicilia", ma per ragioni di comodità consegnava le armi nelle mani
dell'11a divisione coloniale francese. Costretta la Bulgaria a
capitolare, l'armata continua le sue operazioni offensive contro le
forze nemiche ancora rimaste nei Balcani e in Turchia.
La brigata
Sicilia, trasferita nella zona di Veles, inizia la marcia in direzione
di Prilep-Veles il giorno 9 ottobre ed il 10 sosta nei pressi di Prilep,
rimanendovi fino al 18 ottobre. Intanto è emanato l'ordine per la
costituzione di un distaccamento speciale destinato alle operazioni
contro la Turchia; esso è composto dalla brigata Sicilia, un gruppo di
artiglieria da montagna, zappatori, due compagnie mitraglieri
bersaglieri, un plotone di cavalleggeri del Lucca e servizi. Esso inizia
il 18 ottobre il trasferimento nella zona di Monastir ove giunge il 19,
accampando a sud e sud-est della città. Da Monastir la brigata parte il
30 ottobre in ferrovia per Salonicco, donde il 7 novembre si sposta
nella zona di Guvesne (sud-est di Salonicco).
Per i combattimenti del
maggio 1917 viene insignito di Medaglia d'Oro al V.M il Magg. TONTI Ulrico, da Forlì del Sannio (Cb) del 61°Ftr.
« In aspro combattimento preparava una colonna d'assalto di forza
superiore alle competenze del suo grado con ammirevole calma e grande
riflessività, infondendo fiducia in tutti, e, alla testa di essa,
percorrendo terreno scoperto e sconvolto dal violento tiro nemico, con
meraviglioso slancio e magnifica opera personale, brillantemente
occupava gli obiettivi assegnatigli. Si poneva poi, di sua iniziativa,
alla testa di un'ulteriore ondata d'assalto formata di due sole
compagnie, per la conquista delle seconde linee e delle artiglierie
nemiche, dando fulgida prova di coraggio, e, nel momento in cui
raggiungeva lo scopo, rimasto colpito a morte, noncurante di sé,
continuava ancora ad eccitare i suoi uomini, fin quando cadde esanime.
Eroico esempio di suprema virtù militare ». — Nord Meglenci (Macedonia),
9 maggio 1917
Nel corso del 1917 la
rivoluzione Russa, prima di marzo poi d'ottobre e il conseguente disimpegno, aveva
infatti favorito gli
Imperi Centrali che spostarono molte delle loro divisioni dalla Galizia
ai fronti occidentali, italiano (cadeva in ottobre il
fronte di Caporetto)
e balcanico.
Solo l’entrata in guerra degli Stati
Uniti permise di superare la crisi economica che si era venuta a
creare. L'intervento strettamente militare degli Usa in effetti tardò ad arrivare e
in linea i soldati si videro solo ad inizio '18, ma centinaia di migliaia
di soldati già lavoravano alla logistica da mesi e comunque il sostegno
commerciale e finanziario era già ampiamente utilizzato. L’assalto finale
degli alleati, dopo le controffensive austriache ( in Italia) e Tedesche
(in Francia) iniziò nel Balcani nel settembre 1918 con il crollo del fronte fino a Prilep.
Il 30 settembre veniva firmato l’armistizio in anticipo di oltre un mese
su quello italiano. Le condizioni della entrata in Guerra dell’Italia
oltre a prevedere il ritorno della Dalmazia all’Italia, prevedevano lo
smembramento delle colonie Tedesche in Africa, e l’occupazione di zone
minerarie della Turchia (a noi l’Anatolia, Smirne compresa)
oltre ai già noti possedimenti delle isole del Dodecanneso (Rodi).
Con l’entrata in guerra della Grecia (Giugno 1917) e degli Stati Uniti
tutto il "cartello" degli accordi era però destinato a saltare.
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