LA
LUNGA VIGILIA DI GUERRA
La settimana rossa, protettorato d'Albania,
bilanci "da" guerra |
Da
la "Storia d'Italia" di Pietro Bianchi:
Il 7 giugno 1914
doveva tenersi ad Ancona a Villa Rossa un comizio antimilitarista....Terminato il
comizio i partecipanti si accorsero che era
stata accerchiata dai carabinieri. Lo scontro fu inevitabile.... Caddero
uccisi tre uomini. La notizia dell'eccidio si diffuse in tutta l'Italia
e venne proclamato lo sciopero generale. A Imola il comizio terminò con
l'assalto alla stazione. A rendere ancora più tesa la situazione
sopraggiunse la notizia che ad Ancona ai funerali delle tre vittime ci
fossero state ulteriori uccisioni. Un giornale di Bologna il 10 diffuse
la notizia che la rivoluzione era scoppiata in tutta la Romagna. A
Milano era stato instaurato un Governo popolare e la Monarchia stava per
crollare. La mancata uscita di quotidiani nazionali impedì di
verificare l'esattezza delle informazioni. Lo stesso giorno, a Ravenna,
dopo che erano stati tagliati tutti i fili del telegrafo e isolata la
regione si tenne un imponente comizio, che le forze dell'ordine
numericamente inferiori non dispersero. Posti di blocco rivoluzionari furono istituiti sulle
principali arterie. La furia dei dimostranti si rivolse verso i simboli
pubblici come stazioni e caserme dei carabinieri, e religiosi spogliando
e devastando chiese....Il prefetto di Ravenna non potendo fare
altrimenti cedette il compito di ristabilire l'ordine alla autorità
militare. Il comandante la Piazza entro la mattina successiva aveva
riportato l'ordine e dato il permesso di riaprire i negozi. Alle 14
dell'11 giugno giunse la notizia che, al ponte sul Savio, il Generale
Luigi Agliardi (pluridecorato bersagliere di Cina e di Libia) era stato fatto
prigioniero !!. Il Generale che comandava in quel momento la brigata Forlì
era partito verso Cesenatico coi suoi aiutanti e due ufficiali di
Marina
per ispezionare la costa e le opere antisbarco nel caso ci
fosse stata la Guerra con l'Austria. Ad un posto di blocco dei dimostranti in armi l'autovettura fu lasciata
inspiegabilmente passare. Raggiunta Cervia trovarono la strada per
Cesenatico sbarrata
e dovettero tornare al ponte del Savio. Qui i dimostranti di prima non
si lasciarono sfuggire il personaggio altolocato. Non servirono le spiegazioni che
la delegazione militare non aveva nulla a che fare con lo sciopero".
Cosa
era successo?.
La sera del 10 giugno sembrò tranquilla. Il prefetto informò di ciò il generale Agliardi
che con altri sei ufficiali si diresse in auto a Cervia e Cesenatico. A
Savio (oggi un borgo lungo
la vecchia SS adriatica) le due auto furono fermate dagli insorti. Solo a mezzogiorno dell’11 si seppe che il generale Agliardi e alcuni ufficiali erano stati fatti prigionieri. Fermato dai rivoltosi e,
impossibilitato a difendersi, fu coi suoi condotto nella trattoria Torsani, l'unica del posto sotto l'argine del Fiume. Uno squadrone di cavalleria di stanza a Classe
(Ra) si mosse
allora verso Savio.
"Alla
intimazione della consegna delle armi l'ufficiale poteva ingaggiare uno scontro che sarebbe comunque stato mortale o aderire e
considerare forse finita la propria carriera. Il Generale scelse la seconda. La
tensione si spense fra i contendenti per riaccendersi di li a poco quando
il plotone di
cavalleria uscito da Ravenna intimò la consegna dei prigionieri. Gli
scioperanti erano decisi a una disperata resistenza e il Generale Agliardi per evitare lo scontro propose di parlamentare
egli stesso col comandante
del plotone. L'ufficiale ottenne lo scioglimento del posto di blocco e
il ritiro della cavalleria in cambio della liberazione di tutti i
militari".
Un
altro fatto importante s'era venuto ad aggiungere. Un giornalista Rino Alessi riuscì a mettersi in contatto con i rivoltosi, e spiegò loro che non era vero che il Re era fuggito a Gaeta, né che la Repubblica fosse stata proclamata a Milano sotto la presidenza di Filippo Turati, né che Mussolini stesse organizzando squadre armate (socialiste) per piombare su Roma. Spiegò loro che anche Errico Malatesta era convinto del mancato successo dell'insurrezione e che lo sciopero sarebbe finito quella notte stessa. Tra urli e imprecazioni si decisero tutti a risolvere pacificamente l'episodio restituendo le armi tolte al generale e agli ufficiali
che liberi ripartirono in auto.
"Il reportage dei fatti dell'11 comparve la mattina dopo sui
quotidiani in tutta Italia, mentre a Roma si era all'oscuro di quanto
succedeva. Si condannò l'operato del Generale Ciancio comandante la
Piazza per non essere riuscito se non dopo giorni a mezzo piroscafo ad
avvisare Venezia e da qui le autorità centrali. Le agitazioni continuarono in tutta Italia senza però
avere l'avvallo di un grosso partito, di una organizzazione e quindi di
un capo. Il 16 la "Settimana Rossa" era terminata lasciando
sul terreno morti, feriti, catture e condanne".
PROTETTORATO
D'ALBANIA
La guerra libica era finita sulla carta nell'ottobre del 1912
quando nei Balcani si
scatenavano, contro la soccombente Turchia, le rivendicazioni degli ex
Sudditi. Lo zar di Russia, padre e padrino di tutti gli ortodossi
dell'Est
(Bulgari, Serbi, Greci e Montenegrini), li aizzò contro la "sublime porta"
con la scusa palese di nuove forme più democratiche di vicinato (Macedonia e Albania erano ancora formalmente Turche) ma con il
segreto scopo di avere uno sbocco sull'adriatico via Serbia e Montenegro o
almeno sui Dardanelli. I
turchi anticipando le mosse scatenarono una offensiva che si risolse in un
disastro. Quello che restava della Turchia Europea veniva fagocitato dai
vincitori (con gravi divisioni etniche). La Bulgaria che si riteneva
artefice principale della vittoria, non ricambiata dai vantaggi territoriali, scatenava nel luglio 1913 una guerra contro gli amici di fede.
Questa volta ad entrare in lizza ci si provò anche la Romania che non
voleva la grande Bulgaria e la stessa Turchia speranzosa di rifarsi.
Tempo 1 mese e la Bulgaria era ripiegata su se stessa. (II guerra
balcanica). Nuova spartizione, con l'aggiunta della Romania, e nuove beghe. La Serbia si stava
pericolosamente avvicinando all'adriatico cosa che non poteva piacere
sia a noi che all'Austria, sconfitta moralmente su quella parte
d'Europa, lei che si proponeva uno sbocco ai Dardanelli a
Salonicco. La
Germania, benché nostra alleata
(L'Italia faceva ancora parte dell'Alleanza con Austria e Germania), guidava già le truppe turche in tutte
le operazioni compresa la guerriglia in Libia contro di noi. Gli italiani di Dalmazia, villipesi da anni da Vienna a favore degli slavi, ora erano sopraffatti dalla
nuova ideologia della Grande Serbia che includeva tutti gli slavi del
Sud (Jugoslavi) croati e sloveni ed altre propaggini come il piccolo
Montenegro. L'Italia, all'idea austriaca di creare un unico stato fra Albania e
Montenegro per frenare la Serbia (e per crearsi una sponda d'appoggio
sul canale di Otranto), levò gli scudi in maniera decisa.
Collaboratori Si, fessi No. La proposta aveva anche una
percentuale di assurdità del 99%. I montenegrini sono ortodossi, gli
albanesi mussulmani !!! (anche per
questo in Italia ci si stava preparando a una guerra che volenti o
nolenti ci avrebbe visto coinvolti). L'Austria attendeva
ora solo un passo falso
della Serbia, per giocare l'ultima carta regionale che le serviva, la
Guerra. E il passo falso venne con l'uccisione dell'Arciduca Francesco
Ferdinando il 28 giugno 1914. Prima ancora d'entrare in guerra,
la neutrale Italia inviava in Albania,
il 26 ottobre 1914, una missione sanitaria, si disse, per una
grave epidemia, e il mese successivo i bersaglieri del 10°, qualora
l'Austria andasse oltre il Montenegro. Una
compagnia di fanti di Marina aveva già occupato da settembre l'isolotto
albanese di Saseno, considerato strategico. La nostra zona d'influenza al termine
della guerra di cui eravamo stati spettatori (non i garibaldini) sarebbe stato l'Adriatico
(ma provvisoriamente solo l'isolotto di Saseno), la Georgia !!forse !!! (nel Caucaso). Dal sud dell'Albania, dalle zone Greco albanesi bande armate
minacciavano Valona, costringendo le nostre truppe ad opere di
fortificazione. L'imminenza della nostra entrata in guerra a fianco dell'Intesa
c'impose d'aumentare il contingente.
Anche l'Albania dopo la fine della neutralità era diventata fronte di guerra poiché i Serbi in rotta
davanti agli Austriaci alla fine del 1915 erano sconfinati. Nel
novembre del 1915, nonostante il generale Cadorna fosse contrario
all'invio di ulteriori truppe fu ex novo costituito un "Corpo speciale
italiano" dipendente però non dal Capo di Stato Maggiore, ma dal
Ministero della Guerra ZUPELLI. Il comando del corpo, con decreto
luogotenenziale del 1° dicembre 1915 fu affidato al generale E. BERTOTTI,
che ebbe sotto di sé, oltre le truppe già esistenti a Valona, la brigata
"Savona" (con il 115°, mentre il 116° raggiunse l'Albania il 15 gennaio
1916), la brigata "Verona", i reggimenti 47° e 48° di milizia
territoriale, uno squadrone di cavalleria, tre batterie da montagna
someggiate da 70, due batterie Skoda, due batterie da posizione da 87,
reparti del genio e servizi vari, in tutto circa 50 mila uomini.
Occupata
anche Durazzo, demmo assistenza ai circa 180.000 serbi in fuga inviando a S. Giovanni di Medua
29.000 tonn di derrate. Lo sgombero richiese 80 piroscafi (la metà italiani),
e in 202 viaggi fino al febbraio
1916 furono traghettati a
Corfù (la Grecia non era belligerante) i resti decimati dell'armata serba.
La scorta delle navi alleate
non impedì agli Austriaci di affondare dalla base fortificata delle
Bocche di Cattaro 6
piroscafi e due navi da guerra italiane. L'operazione
si svolse sotto il comando del Duca degli Abruzzi Luigi Amedeo
comandante la flotta dell'Adriatico. L'incalzare degli eserciti dell'Alleanza, ci vide
costretti a trincerarci in Valona, non potendo disporre di ulteriori
forze libere quando già in Italia i problemi erano accresciuti.
http://www.cimeetrincee.it/albania.pdf
.... La marina militare italiana trasferì a Durazzo diciotto piroscafi,
scortati dai cacciatorpediniere per aiutare i profughi, imbarcarli,
trasportarli a Brindisi per poi consegnarli alla Francia: questi erano
gli accordi. Ma, visto il diffondersi di “malattie castrensi”
(dissenteria, tifo, colera) per frenare il contagio, i francesi chiesero
“ospitalità” all’alleata Italia che li destinò al “Lazzaretto del
Mediterraneo”, l’isola dell’Asinara. L’isola era stata espropriata
con la legge n.3.183 del 28 giugno 18857, alle poche famiglie che vi
abitavano, per la creazione di una colonia penale agricola ed un
lazzaretto. Gli edifici presenti nell’area ospitavano stabilimenti di
disinfezione, gruppi di edifici, i cosiddetti “periodi contumaciali” di
Campu Perdu, Tumbarino e Fornelli per le diverse fasi della quarantena,
alloggi del personale sanitario e magazzini. Stando ad una comunicazione
del Ministero della Guerra, i prigionieri avrebbero dovuto arrivare
nell’isola a scaglioni: finito il periodo di contumacia del primo,
questo avrebbe fatto posto ad un secondo e così via fino alla completa
evacuazione dall’Albania. Del resto, e solo a prezzo di enormi sforzi
organizzativi, la piccola isola dell’Asinara (5192 ettari) era in grado
di accogliere non più di mille uomini da alloggiare nel lazzaretto...
©2010 Marinella Lotti-Nonno Ugo
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Comunicato Ufficiale II Squadra navale 16 gennaio
1916 -
L’esodo dell'intero esercito serbo, Q.G., principi, profughi, infermi,
nonché 10.00 cavalli, fu compiuto senza che un solo serbo o un solo
cavallo perissero per cause militari in mare
Da "Mine e Spie" del Com.te Gennaro Pagano
di Melito*…...Con l’esodo dell’Esercito
Serbo, la Marina Italiana scrisse una pagina immortale. Animatore Luigi
di Savoia, esecutori impareggiabili l’Ammiraglio Cutinelli ed il suo
Stato Maggiore della Il Squadra. Mancherei ad un dovere se qui non ne
ricordassi i nomi additandoli come esempio alle future generazioni di
Ufficiali di Marina. Non ho altro ausilio che la memoria e chiedo scusa
se commetto qualche involontaria omissione.
Capitano di Vascello Piero Orsini, Capo di Stato Maggiore; Capitano di
Fregata Mario Grenet, Sottocapo di Stato Maggiore; Tenenti di Vascello
Antoldi, Bafile, Filippini, Lovisetto ed in ultimo Montefinale che,
addetto alla radiotelegrafia, prestò opera continua, instancabile e di
enorme portata per la riuscita delle operazioni.
Più ammirevole nucleo di intelletti, più cordiale coesione non mi
accadde di vedere mai più nei Comandi che si succedettero a Brindisi.
Chi obiettivamente ricorda, sa che io dico il vero (tralascio le
dichiarazioni forti nei confronti della classe dirigente serba).
Indico questi nomi di Superiori e compagni, alla ammirazione della
Marina ed alla riconoscenza della Patria. Potrei aggiungere, alla
riconoscenza dei Serbi.... Ad essi però potrebbe applicarsi la
definizione che dava della riconoscenza un uomo politico di tempi
trascorsi:
La riconoscenza degli umani — egli diceva — è la espressione
dei benefici futuri!... ». A guerra finita tutti volevano il merito di
quella impresa forse unica nella storia.
L’Ammiraglio Revel fece cessare la gazzarra e pose una pietra, non solo
in senso figurato, sulla faccenda. Fece murare a Brindisi una lapide,
unica nel suo genere, con un’epigrafe che rassomiglia un pugno che mette
knok-out!
DAL DICEMBRE MCMXV AL FEBBRAIO MCMXVI — LE NAVI D’ITALIA — CON 584
CROCIERE PROTESSERO — L’ESODO DELL’ESERCITO SERBO — E — CON 202 VIAGGI
TRASSERO IN SALVO — 115.000 DEI 185.000 PROFUGHI — CHE DALLA OPPOSTA
SPONDA TENDEVANO LA MANO
*Gennaro
Pagano di Melito. Console Generale a Shanghai, 1941-1942. Negli anni
precedenti risulta essere stato Reggente di consolato generale ad Hong
Kong. Su di lui è stato scritto: “ An hero during the First World War
and afterwards wrote popular books about his enterprises. He died near
beijing in 1944 while in custody of japanese military force.
Da la Dante Alighieri Faceva parte del corpo
inviato successivamente in Albania la Brigata Marche (Comandante:
colonnello Piano Ernesto) col 55° e 56° fanteria. il 55° perì al rientro
col piroscafo Principe Umberto.
Dal Diario di Guerra della Brigata anno
1916 - Nel primo semestre di quest'anno la brigata Marche lascia
l'Italia per essere trasferita in Albania. Il movimento viene eseguito
in due scaglioni: primo a partire è il 55°, che il giorno 5 febbraio
inizia il movimento ferroviario per Taranto. Il 56° rimane ancora nella
zona di Meretto fino al 7 marzo, quando, a sua volta, imbarcatosi per
ferrovia a Pasian Schiavonesco, si trasferisce a Taranto, mentre il
comando della brigata Marche cessa dì funzionare, come tale, ed assume
il comando della brigata Volturno. Il 55° sbarca a Valona l'11 febbraio
e il I6 dello stesso mese si trasferisce a Grnec, aggiungendosi alle
truppe del 2° settore. Il 15 marzo anche il 56° giunge a Valona e la
brigata Marche può così nuovamente costituirsi alla dipendenza della 43a
divisione. Le viene assegnato il settore est (Haderai) dove il 55°
fanteria occupa Grnec e il 56° Sevaster. Nei mesi in cui i reparti della
Marche rimangono in Albania non si verificano avvenimenti notevoli, ma
solo qualche scaramuccia e qualche azione di artiglieria. Il 5 giugno
cominciano le operazioni d'imbarco per rientrare in Italia e già il 13
dello stesso mese il comando della brigata ed il 56° fanteria giungono a
Terzo nei pressi di Cervignano. Nel frattempo un doloroso colpo si
abbattè sul 55°: i suoi reparti si erano imbarcati, per rimpatriare, sul
piroscafo Principe Umberto; ma la sera dell'8 giugno, navigando nel
basso Adriatico, molto insidiato dai sommergibili nemici, esso viene da
uno di questi colpito.
Il piroscafo Principe Umberto (Comandanti: tenente di vascello Nardulli
e capitano Sartorio) l’ 08.06.1916 alle ore 19.00 circa, con a bordo
2065 militari di truppa lasciava Valona ed era diretto a Taranto,
insieme al piroscafo “Ravenna” ed ai due piccoli piroscafi “Jonio” e
“Espero”. La formazione del convoglio era così composta: Principe
Umberto con “Espero” e “Pontiere”; “Ravenna” con “Impavido”, “Jonio” ed
“Espero”. La nave navigava alla velocità di 16 miglia e accennava ancora
ad aumentare, quando alle 20.45, a 15 miglia per Sud Ovest da Capo
Linguetta, colpita da un siluro di un sommergibile nemico (U-5 comandato
dal tenente di vascello Friedrich Schlosser), affondava in meno di sette
minuti dalla parte poppiera. Vi perirono circa 2000 persone.
Ufficio
Storico Marina Militare
BILANCI DA GUERRA
SPESE MILITARI PER LA DIFESA DAL 1891 AL 1914 |
PAESE
SPESA PER DECENNI |
SPESA 1891 IN MIL. |
SPESA 1901 IN MIL. |
SPESA 1911 IN MIL. |
SPESA 1914 IN MIL. |
% sp.gen.stato |
DEBITO PUBBLICO
IN MIL. |
popolazione in milioni
+ colonie |
AUSTRIA
UNGHERIA |
335 |
355,8 |
453,67 |
740 |
10 |
13.246 |
51 |
FRANCIA |
745 |
1.063,82 |
1.408,77 |
1.033 |
31 |
31.162
(5) |
40
+ 458 !! col |
GERMANIA |
634 |
1.070,07 |
1.657,92
(6) |
2.319 |
43,5 |
17.100 |
66
+ 15 |
GRAN
BRETAGNA |
823 |
2.314,60
(2) |
1.777,46 |
2.014 |
34,3 |
17.960 |
45
+ 390 !! |
ITALIA |
414 |
409,29 |
627,51 |
740 |
24 |
13.430 |
35
+
2 |
RUSSIA |
760 |
1.085,82 |
1.562,80 |
2.314 |
23,5 |
25.000
(4) |
169 |
STATI UNITI
|
|
991,79 |
1.472,05 |
|
43,3
(1) |
4.595 |
92 |
TURCHIA |
|
|
251,13 |
|
31,4 |
2.537 |
22 |
TOTALI |
|
|
9.211,31 |
|
|
|
|
(1) L'alta percentuale degli Usa è dovuta al peso dell'esercito sul
solo Bilancio Federale e non su quello generale.
(2) Il dato inglese, che nel 1914 ha ancora un esercito professionale
ridotto è
influenzato nel 1901 dalla guerra Boera. In verde gli
abitanti delle colonie.
(4) La Russia,
che è il paese più popoloso (ma Inghilterra e Francia con le colonie lo
superano), ha un debito pubblico alto e una percentuale di spesa militare
fra le più basse, dal che si può desumere che il paese non può dare di più.
(5) La Francia
con un debito pubblico altissimo, ha spese militari doppie di noi (al netto
della nostra guerra di Libia).
(6) La
Germania (che ha la coscrizione obbligatoria come noi) ha una progressione
costante di spesa e una percentuale sul bilancio dello stato fra le più alte, ma ha
anche 30 milioni di abitanti più di noi e un apparato
industriale alle spalle primo al mondo. L'Austria Ungheria, senza colonie, ha
una delle spese più basse, inferiore anche ai dati italiani, (dati inattendibili per la divisione in due regni ?).
Austria:
Capo di Stato maggiore, generale Conrad von Hötzendorf. L'esercito mobilitato
era forte di 6 armate (Galizia (1a Gen. Dankl, 2a Gen. Böhm-Ermolli,
3a Gen. Brudermann e 4a Gen. Auffenberg), il comando della 6a Armata
nei Balcani Gen. Potiorek (da cui dipendeva anche la 5a Gen. Frank), 16
corpi d'armata, 49 divisioni di fanteria, 9 divisioni di cavalleria e alcune
brigate da montagna e di Landsturm non individsionate. In complesso 1.094
battaglioni, 425 squadroni, 483 batterie con 2.610 pezzi, per un totale di
circa 1.400.000 combattenti. Nel 1914 l'Austria-Ungheria aveva una popolazione
di ca 52 milioni di abitanti (contro i 170 ca della Russia, i 66,5 della
Germania, i 4,5 della Serbia e i 516.000 del Montenegro).
Di questi, solo i 12
milioni di austriaci, i 10 milioni Magari e pochi Polacchi erano fedeli. Questi 2
ultimi comunque con problemi di nazionalismo spinto.
Nell'impero vi era quindi una popolazione di Cechi e di Slovacchi che
assommava complessivamente ad 8 milioni, una sud slava di 7 milioni (fra
Sloveni, Croati e Serbi), una ucraina (rutena) di ben 4 milioni; 3 milioni
erano i Romeni e circa 750.000 gli Italiani, mentre un altro milione era
costituito da nazionalità diverse e divenne un problema gestirle
sia separate che insieme. Tutti questi popoli avevano, oltre i confini della Monarchia,
la loro patria spirituale fra Stati che parlavano la loro stessa lingua e
avevano le stesse tradizioni. L'aver dichiarato guerra alla Serbia e alla
Russia aveva posto l'Impero austro-ungarico in una posizione politico-morale
insostenibile. I tedeschi andavano fuori da confini per cercare altri tedeschi
in Austria era il contrario.
Investimenti in milioni
di marchi nella marina da guerra riferita all'anno 1909.
Gran Bretagna 717 !!!,
Usa 575, Germania 400, Francia 290, Russia 185, Giappone 151, Italia 128,
Austria 54.
Sulle cause della grande guerra sono state
probabilmente scritte montagne di carte e è facile trovare nei libri di testo,
ma non solo, la più semplice di queste motivazioni sulla quale in molti
concordano - L'antagonismo anglo-tedesco e l'espansione economica della
Germania -. Detto così non significa niente o meno di niente. Le potenze
veramente mondiali del tempo, Inghilterra e in subordine Francia e Usa
vivevano di un espansionismo coloniale imperialista che aveva bisogno di
alimentarsi continuamente con nuovi mercati e nuove rotte, se non nuovi
prodotti. Che questa via, per tacito accordo, fosse preclusa ad altri eravamo
noi italiani i primi a verificarlo e contestarlo (vedi guerra di Libia) e ad essere contestati
sia dai francesi che dai tedeschi (ns. alleati) che a loro volta si vedevano guastare le uova nel paniere filo tedesco
dell'impero ottomano ancora vastissimo e su aree petrolifere. Se lo faceva la Germania li si
poteva anche tacciare di guerrafondai se lo faceva la Francia in Marocco no. Uno dei principali (dei tanti)
focolai di tensione era però il petrolio (mediorientale o caucasico che dir si
voglia). La Germania era infatti
protesa nello sforzo di creare intorno a sé un blocco che abbracciasse tutta
la "Mitteleuropa" (Europa Centrorientale e la mediterranea Italia) e di conseguire il rango di
potenza mondiale, secondo il programma lanciato nel 1896 da Guglielmo II, che
aveva sostenuto la necessità di un "posto al sole" anche per il suo paese
a scapito di Russia e di chi si fosse messo di traverso.
L'impero tedesco stava vivendo un periodo di rapida ascesa economica
appoggiata dalla grande industria pesante poi dalla chimica per non parlare
della fisica. I Turchi, sotto tutela tedesca, gli offrivano per ora una base di
appoggio in medio oriente. Da qui il Kaiser contava d'irradiare
ferrovie in ogni dove e ad ogni bacino petrolifero. Naturalmente la corona
inglese non
voleva concorrenti in terra e in mare (e sulla rotta per l'India): la infastidiva anche quella nascente
degli Usa che gli toglierà il primato anni dopo.
All’annuncio dei programmi
navali tedeschi questa pare abbia risposto (falliti i consigli di limitare la corsa agli
armamenti navali: a quale titolo ?), che per ogni nave messa in mare dalla
Germania gli inglesi ne avrebbero varate due: una risposta che offrì ai
circoli dirigenti tedeschi l'opportunità di intensificare la campagna antinglese
con l'accusa a Londra di mirare all'accerchiamento del Reich. E così sembrerebbe se si sommano le spese della Germania pari a 5.680
mil e dell'Inghilterra pari a 6.930 !!!. (Sono ancora problemi attuali quando con vari
mezzi si cerca di limitare o di ignorare nuove figure egemoniche e/o
economiche sulla scena
internazionale come l'India, la Cina, di nuovo la Russia , l'Iran etc..).
Da Wikipedia: La Hochseeflotte tedesca
era superata numericamente in rapporto di tre a due dalla Grand Fleet
britannica; tuttavia in alcuni periodi del primo anno di guerra si
realizzò nel mare del Nord una quasi uguaglianza numerica, data la dispersione
delle unità britanniche ai 4 angoli del mondo. La marina tedesca non
aveva volontà di ingaggiare la flotta avversaria in uno scontro diretto,
preferendo una strategia di incursioni nel mare del Nord con lo scopo di
attirare verso di sé una parte della flotta britannica e distruggerla.
Tuttavia le battaglie di Heligoland Bight (28/8/1914), Dogger Bank (24/1/1915)
e dello Jutland (31/5/1916) furono inconclusive, e non mutarono la situazione
strategica. A parte due uscite nell'agosto 1916 e nell'aprile 1918 la
Flotta d'alto mare tedesca rimase nei porti per il resto della guerra. Secondo i
termini dell'armistizio di Compiègne, la Hochseeflotte sarà internata a Scapa Flow nelle Isole Orcadi (11 navi da battaglia, 5
incrociatori da battaglia, 8 incrociatori e 48 cacciatorpediniere) ma Il 21
giugno 1919 il personale di bordo si autoaffondò con tutta la flotta.
Lo
storico svedese Alf W Johansson considera la creazione della Flotta d'alto
mare tedesca un grave errore strategico:
«La Flotta d'alto mare
dell'ammiraglio von Tirpitz diede prova di essere un gigantesco errore di
calcolo; un prodotto di vanità, preconcetti e pensiero militare incoerente. Si
rivelò inutile come mezzo di pressione politica: invece di forzare un
avvicinamento britannico alla Germania ottenne di avvicinarla alla Francia.
Quando venne la guerra era uno strumento militare inadatto.» Morale a volte
anche i numeri non contano nulla (ma non per gli storici patentati)
Dall’annuario almanacco Sei n.1 - 1914 (edito dic. 1913)
Previsioni sinistre.
Nel trentennio 1881-1911, le sette grandi Potenze
Austria-Ungheria, Francia, Germania Gran-Bretagna, Italia, Russia e Stati
Uniti, se avessero mantenuto i loro bilanci militari costanti sulla base del
1881, in circa 3 Miliardi e 400 Milioni di lire avrebbero speso per gli
eserciti un complesso di poco più di 102 Miliardi di lire. Invece hanno speso
effettivamente, secondo il calcolo fatto, durante lo scorso trentennio più di
167 Miliardi di lire. Ammettendo che i bilanci militari delle sette grandi
Potenze nominate debbano rimanere consolidati intorno ai 9 miliardi annui del
1911, ciò che già non è vero dopo le nuove leggi per l’aumento delle flotte e
dei contingenti militari in Germania, Francia, Italia, ecc, nel nuovo 30ennio
1911/41, l’ammontare complessivo delle spese per gli armamenti salirà per le
stesse 7 potenze alla somma spaventosa di oltre 270 miliardi di lire.
Uno sperpero di 500 miliardi di lire
Per avere una idea adeguata della somma enorme di sperperi di privazioni e di
sacrifici che questa probabile spesa di 270 Miliardi di lire rappresenta, si
può considerare
(a) che tutto l’oro (monetato e non monetato) attualmente esistente nel mondo
è calcolato in poco più di 50 Miliardi di lire
(b) che tutto il frumento prodotto nel mondo in un anno di raccolto ottimo (al
massimo 1 Miliardo di quintali) rappresenta un valore di appena una ventina di
Miliardi di lire
(c) che la ricchezza complessiva della nazione italiana (terreni, miniere,
fabbricati, industrie, marina mercantile, ferrovie, ecc., ecc.), non supera
gli 80 Miliardi di lire;
(d) che tutti i 35 Milioni d’individui che oggi compongono la nazione italiana
vivono sopra un reddito annuo complessivo di non più di 12 Miliardi di lire.
(e) che una annualità di 9 Miliardi di lire destinata a scopi produttivi,
calcolato, al solo frutto composto del 4 % all’ anno, costituirebbe, al
termine di un trentennio, un capitale di oltre 500 Miliardi di lire !!!
CONSUNTIVO
Il Ministero del
Tesoro annunciò nel 1930 che la cifra definitiva, complessiva anche dei
trattamenti postbellici del costo del primo conflitto mondiale era stata di
148 miliardi di lire, una somma doppia a quella delle spese complessive dello
Stato Italiano fra il 1861 e il 1913
!!!!
(MA
QUALCUNO LA CONSIDERA ANCORA SOTTOSTIMATA).
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