a repubblica marinara di Genova,
una delle quattro (Amalfi e Pisa) superstite con Venezia all'inizio della rivoluzione
francese, era stata ceduta al Piemonte coi trattati di Vienna del 1815.
La sua potenza sui
mari, la grandezza dei suoi capitani, da Colombo ai Doria, si era esaurita ancor prima della rivoluzione francese, tant'è che
la Corsica era stata venduta per rimpinguare le casse
dello stato (1). La
prima potenza navale ora è l'Inghilterra, che ha navi in ogni porto e mette
naso in tutti gli affari italiani. Il passaggio dalla repubblica alla monarchia di Vittorio Emanuele I è tangibile anche in porto, dove non si
lavora. I potenti camalli, scaricatori di banchina, ne sono il
termometro.
Nell'economia del 7/800, succede frequentemente
che gli scambi si riducano, non perchè ci siano divieti alle
importazioni o dazi tali da impedirne l'esecuzione, ma solo perché è
vietata o soggetta a dazio l'esportazione delle merci!!. Tale stato di
cose, comprensibile per i prodotti della natura che se esportati creano
una rarefazione sul mercato con gravi conseguenze sociali, non si
capisce per il prodotto industriale soggetto a più variabili: la mano
d'opera non mancava il capitale forse si.
L'aumento della produzione, anche agli occhi di non esperti sarebbe
la soluzione migliore, ma qui entrano in campo altri fattori come la
cultura agricola e industriale, l'istruzione e non ultimo la miglior
organizzazione del lavoro e del ciclo produttivo oltre che il capitale. Fattore questo che avrà
a che fare a breve con le rivendicazioni salariali degli operai e della
nuova borghesia. Tutto quello che avviene fuori dalla Liguria è
filtrato ancora con gli occhi del Balilla
del 1746,
con l'affronto di una sconfitta (Novara) che non sentono, di un futuro che può
essere anche peggiore del presente. Gli austriaci, si dice, arriveranno a
Genova un'altra volta. Il 25 marzo 1849 il comandante la Piazza Gen. De
Asarta delibera lo stato d'assedio. Si costituisce intanto fra i rivoltosi un
triumvirato con a capo
Giuseppe Avezzana,
comandante la Guardia Nazionale di fede Mazziniana. Dal 27 marzo il
Piemonte ha un altro perfetto sconosciuto come primo ministro, il
DeLaunay.
(Nota
di Franco Bampi: iIl giorno
29 marzo, il Municipio, riunito in permanenza, inviò a Torino due emissari con la richiesta di trasferire il Parlamento a Genova. Il generale Giuseppe Avezzana, comandante della Guardia Civica, con un editto annunciò di non riconoscere l'Armistizio con l'Austria. Il significato sottinteso di quella mossa era: uniamoci a difesa dell'indipendenza del Regno. Ma a Torino l'interpretarono come l'annuncio di un colpo di Stato di matrice repubblicana. In seguito, per giustificare l'impiego delle truppe contro la città, i commentatori filopiemontesi inventarono una congiura repubblicana che nemmeno si profilò
all'orizzonte.).
Armati anche i camalli, il 31
marzo inizia la caccia al Governativo. E' una strage senza precedenti
per ferocia, che non lascia presagire nulla di
buono (2). I frati cappuccini
cominciano pietosamente ad assistere e curare i feriti, a seppellire i
morti. Il 2 aprile quello che resta del presidio regio (carabinieri e
granatieri) esce dalla città. Dal Nord, lasciati i problemi della successione al trono, cala Alfonso
La Marmora con un grosso corpo di spedizione (oltre 19.000 uomini),
con 2 battaglioni bersaglieri tratti da diverse compagnie. I numeri che spesso si leggono sono di
una consistenza anche superiore, ma si commette probabilmente l'errore
di inglobarvi anche la divisione lombarda (quasi 6000 uomini) allora in
arrivo sulla costa. Questi uomini sono già circondati da un aura
antimonarchica e il loro impiego in Genova è fuori discussione, anzi c'è
il rischio che s'uniscano ai rivoltosi. Per questo a Chiavari dove
alloggiano viene fatto di tutto per fornire loro, quello che in 12 mesi
di campagna, non è stato possibile dare: vestiario, scarpe, cibo ed
alloggio. Gli inglesi, a Genova con una loro nave
(Vengeance-3), hanno
già minacciato di sparare sui rivoltosi dal 29 marzo. Al termine della
rivolta al
Capitano di vascello
Lord
Charles Philip HARDWICKE viene
assegnata una Medaglia d'oro al Valor Militare. La minaccia probabilmente è degenerata.
Il 4 aprile l'attacco
piemontese, preceduto da colpi di cannone che finiscono per errore su un
ospedale, si spiega su tre colonne ciascuna rinforzata da una compagnia
di bersaglieri. Fra i combattenti ha fatto intanto la sua comparsa
Alessandro La Marmora superiore del fratello. Diversi ufficiali dei bersaglieri, Pallavicini, Ferrè, Grosso-Campana e piccole squadriglie erano state inviate
per occupare dal mare moli e porte della città (degli Angeli), allora
fortificata. Le navi inglesi dal mare hanno aperto il fuoco,a loro si
attribuiscono i colpi dell'ospedale di Pammatone, che fanno 107 vittime.
Tutte e quattro le compagnie dei capitani Cassinis, Longoni,
Viarigi e Canosio ora sono impegnate negli scontri furibondi che si sono
aperti. Il giovedì santo la 2a compagnia conquista forte Begato dove
rimane gravemente ferito Alessandro de
Stefanis (4). Alle cinque del
pomeriggio del 11 aprile la
lotta si spegne dopo che nella città sono stati perpetrati saccheggi,
rapine, fucilazioni sommarie, violazione di chiese. Il numero preciso
dei morti e feriti non si saprà mai, ma certamente si avvicinò al
migliaio. I reggenti comunali stileranno una lista di 463 persone che
avranno subito violenza, e 250 genovesi saranno sepolti nella cripta
della chiesa dietro Piazza Corvetto. Da parte Regia ci furono condanne
e provvedimenti contro militari per una situazione sicuramente sfuggita di
mano (5).
Dalla RELAZIONE DELLA COMMISSIONE PER L'ACCERTAMENTO DEI DANNI
http://www.genovalibri.it/genova_1849/balestr.htm
…… Ma dunque direte voi: i soldati che in quei giorni si sbandarono e si introdussero in Città furono tutti ladri, assassini, inumani ? No, signori, fra i tanti tristi furonvi i buoni, che non contaminarono l'onore delle armi Italiane. Stando alle relazioni, delle quali si dà il sunto, fra tutti primeggia
Alessio Pasini, già dal Municipio pubblicamente lodato e distinto con Daga
d'onore
(gli verrà consegnata in Francia dove era
scappato dopo le minacce). La soldatesca introdottasi per la porta e per le finestre nella casa Curotto, ove eransi rifuggiate 18 donne e cinque uomini, questo caporale dei bersaglieri, più volte, esponendo la propria vita, frenò il furore de' suoi commilitoni, e la loro rapacità e così salvò quattro famiglie. Per ben due volte, gridando che in nome del generale La Marmora non si doveva far male ad alcuno, oppose il suo petto a carabine e pistole puntate a minaccia di fucilazione contro un distinto Magistrato genovese (Senatore Daneri) ed un servo, già fatti inginocchiare. Riuscito a far sgombrare da quella casa il primo drappello di soldati, vi si pose a guardia e vantando l'ordine di non lasciare entrare alcuno, la liberò dalle scorrerie di
altre bande armate, che successivamente si presentarono. Fatto avvertito che alla prima invasione un signore era riescito a salvarsi e nascondersi in cantina, si portò nel nascondiglio, l'abbracciò, lo rincorò, lo aiutò a meglio celarsi, e vistogli pendere la catena dell'orologio, lo consigliò a nasconderla. Nella stessa guisa difese e protesse in altra casa la famiglia di certo Pieri. In riconoscenza dei servigi prestati, una giovane volle regalarlo di una sua catena d'oro, la rifiutò; il Magistrato che aveva salvato dalla minaccia di fucilazione volle donargli una discreta somma, la ricusò; fatto interpellare dal Municipio, se in attestato delle generose sue azioni desiderava denaro, ricusò denaro. Un marito alla vista della moglie in procinto di essere trafitta al ventre da un colpo di baionetta, si frappose, fece resistenza e salvolla. I soldati si rivolsero allora contro il marito, e volevano fucilano ad ogni costo. Presenziavano questa scena due carabinieri ed un sergente. I carabinieri lasciarono fare, ed in luogo d'impedire il minacciato assassinio, con due tende di damasco rosso sulle spalle si pavoneggiavano, dicendo di essere ornai cardinali. Il sergente solo s'interpose fra la vittima e gli aggressori ed ottenne una tregua. Nel frattempo alle strida della disperata famiglia accorse un Maggiore, che mosso a compassione pose in salvo quell'infelice. Si ignorano i nomi del Maggiore e del sergente. La famiglia di un povero falegname era già stata derubata dai soldati del poco denaro che possedeva. Sopraggiunse un drappello di bersaglieri comandato da un caporale, ed
istantemente chiese denaro, risposto che più non ne aveva, fu battuto dal caporale con la
canna del fucile, e gli altri soldati appuntarono i loro contro la famiglia. Accorsero altri bersaglieri, che erano poco lungi a custodia di un ferito, e sgombrarono la casa
dagli assalitori. Un bersagliere salvò e scortò in salvo un cittadino assalito e minacciato da una turba di soldati . Si distinsero pure per atti umanitari il Maggiore Carena Giuseppe, Strucchi ufficiale del XXV ed il capitano Marchese, direttore dell'ospitale militare.
Da
Genova città di mare e quindi già portata alla marineria, non verranno
bersaglieri per molti anni, se non per espressa richiesta
d'arruolamento. In occasione del raduno del 1994 a parziale gesto
rappacificatore l'unico rappresentante in Italia dei Savoia, il duca
Amedeo d'Aosta porgeva le scuse alla città. Il caso dopo 145 anni
poteva considerarsi chiuso (7).
Ricevo
una severa reprimenda dal professore di meccanica Franco Bampi ex leghista, ex
forzista (Forza Italia), e ora esponente di
un fantimatico virtuale
Movimento
Indipendentista Ligure. I passi contestati sono segnati in rosso corsivo. Poiché non
pubblico i segni di apprezzamento sono ben felice di pubblicare questo
di dissenso
sui fatti di Genova, la cui esclusione dal novero della storia italiana,
come dice giustamente il Bampi, è
incredibile (il rimando al suo sito è
http://www.francobampi.it)
1- Rimpinguare
le casse - risposta mia - Il dire che la cessione fu subita non fa che
perpetrare una cattiva immagine dei Genovesi che subiscono tutto. La
clausola del riscatto e il suo mancato rispetto (avevano 20 anni: nel
senso di scritto su un trattato con una grande potenza) fa politicamente
ridere i polli e fa
ancor più ridere che si proposero di ricomprarla. Che
fossero ingenui ?. Il nostro Risorgimento, la nostra storia con le
transazioni avvenute o tentate, assomiglia più a un
supermarket che a una lotta nazionale. Il professore recrimina spesso che nessun plebiscito a
"Diritto Internazionale" venne proposto ai genovesi. In
effetti neanche ai Corsi lo proposero per passare ai francesi e se ne è
visto le conseguenze. Non mi
dilungo sulla effettiva democraticità dei plebisciti del tempo perché
diventerebbe un'opera comica. C'era anche gente che quando andava a votare
credeva che si votasse per l'indipendenza !!!. La parola plebiscito mi
suona male perché gia in partenza si da la vittoria 100 a 1, come
ratificare decisioni già da altri prese. Per
verificare quanto dico basta fare un giro al Nuovo Museo della marineria
di Genova e queste cose sono spiegate molto chiaramente (su
pannelli) ai genovesi che lo
ignorano o fanno finta di ignorarlo.
2- Per
ferocia ....-
la parola ferocia era chiaramente riferita come quella della strage ai
morti Genovesi che vengono anche elencati. Quelli piemontesi, che il
"Secolo d'Italia" afferma essere due,
assomiglia molto a una falsità politica.
E' consuetudine tacere sui propri morti, anche se pochi, nello specifico in simili circostanze,
da parte di tutti i governi anche quelli più o meno liberali !!!. Lo
stanno facendo anche gli americani in Iraq. Per inciso in alcuni link si
spaccia Alfonso La Marmora comandante dei Bersaglieri: al limite era il
fratello Alessandro.
3- Vengeance
- dal
sito "Marina Italiana" Lord
Charles Philip HARDWICKE, Capitano di Vascello della Marina di S. M.
britannica, nacque a Southampton (Inghilterra) il 2 aprile 1799. Entrato nel Regio Collegio Navale di Portsmouth nel 1813, nel 1815 conseguì la nomina a Guardiamarina. L'anno successivo partecipò al bombardamento di Algeri, compiuto dalla Squadra dell'Amm. Lord Exmouth e nel 1823 ebbe il comando della fregata Alacrity con la quale si distinse nel Mediterraneo contro le navi piratesche del Bey di Tunisi. Ebbe poi incarichi di addetto navale presso la Corte di Prussia e quella dello Zar di Russia; al suo rientro in Patria ebbe il comando della
Vengeance. Il 5 aprile 1849, stando l'unità in sosta nel porto di Genova, su richiesta delle Autorità locali, partecipò attivamente a sedare i moti scoppiati in città, mettendo seriamente a repentaglio la propria vita e quella degli uomini del suo equipaggio. Per questo coraggioso intervento
venne decorato di Medaglia d'Oro al Valor Militare ed insignito dell'Ordine dei SS. Maurizio a Lazzaro, ma le severe disposizioni del suo Governo non gli permisero di accettare le decorazioni. Soltanto in data 24 luglio 1855 fu, dalla Regina Vittoria, autorizzato a fregiarsi della Medaglia d'Oro.
Dopo aver tenuto il Dicastero delle Poste inglesi, nel 1854 venne
collocato a riposo col grado di Vice Ammiraglio, poi di Ammiraglio nella
Riserva . Mori a Londra nel 1873.
dal
sito "Marina Italiana"
.
(ex nota 5 di Bampi che chiosa subito la nota e passa ad altra
enunciazione: di palo in frasca)
(la
regina Vittoria aveva una brutta opinione del donnaiolo Emanuele (che
era comunque appena salito al trono), ma se
i suoi marinai andavano in giro per il mondo a sparare sugli altri lo
avrà pur saputo se a Lord Palmerston Il 12 marzo 1849 viene
attribuito il seguente programma politico -
“Il piano che egli ha concepito è quello di una nuova configurazione
dell'Europa attraverso la costituzione di un forte regno tedesco che
possa costituire un muro di separazione fra Francia e Russia, la
creazione di un regno polacco-magiaro destinato a completare l'opera
contro il gigante del nord, infine un reame d'Italia superiore guidato
dalla casa Savoia” .
4- De
Stefanis- Riporto quanto scrisse di lui il Prof. Bampi
Alessandro De Stefanis, aveva 24 anni, savonese, studiava all'Università di Genova.
(Suo fratello Filippo De Stefanis fu amico di Cavour. Nell’epopea del Risorgimento ospitò molti esuli di Milano, Venezia, Roma Napoli. Venne definito “padre dei poveri”. Cavour lo incaricò di missioni scientifiche e presso l’Ateneo di Santiago del Cile ricoprì la cattedra di
chirurgia). Fu tra i capi dell'insurrezione della città. Aveva valorosamente combattuto nell'infausta campagna del 1848, guadagnandosi la medaglia d'onore sul campo di Custoza. ln quei giorni aveva conosciuto Goffredo Mameli, del quale era diventato fraterno amico. La mattina del 5 aprile, De Stefanis si trovava fra i difensori del Forte Begato. Usci con alcuni compagni in avanscoperta e venne sorpreso dal nemico che stringeva il forte in una morsa. Si accese uno scambio di fucileria, De Stefanis venne colpito ad una gamba. Riuscì a trascinarsi, strisciando, fino ad una cascina. I piemontesi lo trovarono disteso a terra, inerme. Si accanirono su di lui, a calci e pugni. Invano il giovane invocò la morte come una liberazione. Venne abbandonato per due giorni in quello stato pietoso, senza acqua né cibo. Infine un ufficiale che aveva militato con lui sui campi di battaglia della 1° guerra d'Indipendenza, mosso a pietà, lo fece trasportare in ospedale e da lì, a casa sua, dove De Stefanis spirò il 4 maggio, dopo un mese di atroci sofferenze.
5- Una
situazione sicuramente ..... Avezzana
(vedi
biografia
http://digilander.libero.it/fiammecremisi/carneade/avezzana.htm ) nonostante fosse condannato a morte divenne
deputato
del regno e si vede con gran piacere (questa è una nota che Bampi in
prima battuta "spacciava" per falsa).
Ho cercato ma non ho trovato nessuna partecipazione, anche di sostegno morale, da
parte di patrioti ed altri personaggi risorgimentali (vedi Mazzini impegnato nella Repubblica Romana)
e di Garibaldi, che forse un pò ligure poteva sentirsi da parte di
nonno chiavarese, non ne
parla nemmeno nelle memorie, ma lui
personalmente non era ligure e nemmeno italiano come dirà dopo che gli
avranno ceduto Nizza -
Moi, je suis Niçois ! C’est-à-dire ni Italien, ni Français. Je ne suis
pas Italien puisque le plus grand des grands hommes italiens du XIXe
siècle, dont le plus grand titre de gloire est d’avoir échangé deux
provinces contre une, a décrété que Nice était française ett que ce
décret fut sanctionné, consacré par un vote du parlement sarde avec une
majorité de 229 représentants de la Nation. Je ne suis pas Français
parce que je reconnais ni la validité ni la légalité du plébiscite
organisé par quelques valets de Badinguet, l’empereur mensonge qui a
obtenu la majorité à Nice comme il l’obtint en France avec 7 millions de
voix obtenues pour lui par les prêtres auprès des populations ignorantes
des campagnes. Je suis donc Niçois et, quand la justice dans le monde ne
sera plus une vaine parole, l’indépendance de mon pays sera reconnue et
du même coup la vente de Nice par la maison de Savoie, à laquelle Nice
s’unit mais ne se vendit pas, sera invalidée. Caprera, 4 juillet 1878
firmato Garibaldi
6-.....Considerarsi
Chiuso.
Il ricordo delle violenze di quei giorni è rimasto vivo nelle coscienze dei genovesi più consapevoli. Nel 1994 il raduno nazione dei Bersaglieri, a Genova, trovò l'opposizione di alcuni, tra i quali
l'allora consigliere comunale Franco Bampi,
che chiese conto al sindaco di aver concesso proprio ai bersaglieri le
strade e le piazze di una città che dai bersaglieri venen massacrata come dice lui.
Fu allora che il re di Sardegna Vittorio Emanuele II, ordinò al generale La Marmora, a capo
di 30.000 bersaglieri, di reprimere nel sangue l'insurrezione"
(l'organico
dei bersaglieri al 30 dicembre 1848 per le note condizioni armistiziali era
di 5 battaglioni che corrispondono a 3.500 uomini se il reparto è al
completo: erano quindi una
minima minoranza, quand'anche vi fossero stati tutti (e non era vero
perchè tenevano uomini anche in Sardegna). La
distorsione della verità in questo caso proviene da mera ignoranza o da
mera faziosità.
La querelle si concluse con un gesto di riappacificazione da parte dei Fanti Piumati. Il 7 maggio 1994 una delegazione, guidata dal presidente nazionale, Gianni Romeo, si recò alla chiesa di Nostra Signora di Loreto, in Oregina, e depose una corona di alloro sulla lapide che ricorda il sacrifico di Alessandro De Stefanis. Un gesto di riconciliazione nazionale, una richiesta sommessa di perdono
(e di pace) che
non cancellano la storia ma
chiudono una pagina dolorosa (si scrisse).
Ora
il Prof Bampi ci informa che vuole i danni dai Savoia (non sarebbe
l'unico), il ritiro
dell'ingiuria da parte di Vittorio Emanuele II (l'uomo era quello che
era e quello che allora poteva permettersi il paese), ce l'ha col
generale Romeo per le parole insufficienti e con Alfonso La
Marmora fratello
di Alessandro. Il prof. Bampi è in guerra, siete avvisati.
Non
si accettano ulteriori contestazioni da parte di Monarchici, di sinistri
di destri e dei suoi ex compagni di partito (rivolgetevi al professore).
Conclusioni. La cosa che a volte stupisce, in questa come in altre vicende è il cattivo leghismo,
se Bampi può essere classificato leghista, separatista, indipendentista
o cos'altro (se il
problema
sono gli immigrati questo non è un loro problema ma nostro, delle nostre leggi). A distanza di 150 anni gli
italiani hanno ancora il problema, il dilemma di farsi rappresentare in politica, della
espressione di delegati che siano tali, delle proprie idee e della concezione di
uno
stato più vicino all'Europa che all'Africa (non stupisce quindi più di tanto che la maggior parte di chi se ne appropri lo
consideri suo e che la maggior parte che va a votare non ha nulla da
chiedere al proprio rappresentante). L'Italia non ha alcuna tradizione Federalista, quelle
risorgimentali erano Boutade, e anche dopo il 1945 non mi risulta che a
Genova venissero concesse autonomie (date invece a tanti altri). Mi dispiace che dalle parole di Bampi trapeli
una Genova remissiva, sempre perdente, incapace di difendersi anziché quella che era stata sia col Balilla
che coi Piemontesi. Avezzana non era uno che aspettava che gli
sparassero addosso per rispondere. Se le sono anche date sicuramente di
santa ragione (spesso partecipare, come reagire è altrettanto bello che vincere,
è un segno di vitalità) come
è nella logica del fatto e non sto qui a recriminare che siano stati
vittime e/o carnefici anche dei Bersaglieri. Il soldato dell'epoca era
uno che lo faceva per soldi e sicuramente per miseria. Succede a volte
anche adesso, non è poi passata tanta acqua sotto i ponti anche se
quella ligure è cattiva. Chiudo con un aggiornamento del 2011: Il problema
della rappresentanza è ancora, a distanza di anni talmente sentito, che
il governo Monti di salvezza nazionale l'hanno fatto senza interpellare Bampi
e gli italiani (se esistono oltre il ruolo di pelle di tamburo): si è dato
per scontato ancora una volta che chi va a votare non ha
proprio nulla da
chiedere al proprio rappresentante....
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