VIGILIA DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE

Conferenza di Monaco, Non belligeranza, Dino Grandi

Domanda la parola Dino Grandi e con "proditorie" circonlocuzioni cerca di portare il filo della discussione sull'effettiva interpretazione della parola "Non Belligeranza" sbandierata negli ultimi giorni di agosto del '39. Neutralità vigile ? Denuncia dell’alleanza !?. Bottai scuote la testa. Annuisce, forse?!. Altri vorrebbero dire ma non dicono?! Denuncia o neutralità ?. Mussolini si fa terreo. Si alza di scatto e dice “Per oggi la seduta è sciolta”. D'altronde era l'unico che poteva sciogliere o aprire sedute. Non era il 25 Luglio del 43 era soltanto il 1° giorno della II guerra mondiale: Il 1 settembre 1939. Dino Grandi era stato richiamato da Londra alcuni mesi prima perché le sue ultime affermazioni non erano gradite, avevano un che di fronda (la congiura delle barbette sarà poi chiamata). Due giorni dopo Mussolini e Grandi si chiariranno "de visu", ma non appianeranno più i contrasti. Ma facciamo un passo indietro di un anno.  

  Conferenza di Monaco 28/29/30 settembre 1938

La diffidenza occidentale verso la Russia, che bene o male accomuna sia l’asse che le democrazie evolute, facilita non poco Hitler. In Cecoslovacchia, le mire tedesche favorite da una minoranza demografica di cittadini di origine germanica (sul totale della popolazione, ma non nei Sudeti), portano ad un braccio di ferro quando il rappresentante locale di Hitler, Henlein, vincitore delle elezioni, non ha soddisfazione sulla riforma federativa dello stato. Il 12 settembre 1938 Hitler denuncia al Reich che i tedeschi dei Sudeti sono torturati e perseguitati. Chamberlain, primo ministro inglese, si reca subito in Germania e riceve la richiesta ufficiale di annessione. La non volontà Anglo-Francese di intervenire a difesa del paese lascia alla mercé di tutti la Cecoslovacchia. Diceva Mussolini " (Le vecchie democrazie).....mangiano troppo, non fanno figli, hanno cimiteri per animali e questi ereditano pure... non hanno certamente voglia di combattere. Il loro declino è inarrestabile !!! (le stesse parole che ho sentite di recente pronunciare da un Imam, si vede che è destino).Iniziano gli slovacchi che ambivano da tempo alla liberazione (la vera divisione l’avranno 50 anni dopo). Il paese in mano a un militare si vide rivendicato, a dire dei tedeschi, anche da minoranze Ungheresi e Polacche (vecchie rogne che abbiamo visto alla fine del primo conflitto). La tensione fu smorzata il mattino del 28 Settembre quando Chamberlain chiese una conferenza internazionale a Monaco di Baviera e invitò Mussolini a vestire l'abito del moderatore, mediatore. Due giorni prima Mussolini a Verona aveva detto "l'Europa si trova di fronte a molti bisogni, ma certamente il meno urgente di tutti è quello di aumentare il numero degli ossari......". (nel pomeriggio del 28 alle 16,15 Chamberlain annunciava ai comuni che Mussolini aveva ottenuto il rinvio di ogni mossa tedesca. " Qualunque sia l'opinione che voi onorevoli colleghi abbiate avuto in passato di Mussolini credo che ognuno di Voi saluterà questo suo gesto come un desiderio di contribuire con noi alla pace in Europa" in chiusura del discorso ricevette l'invito ufficiale per il giorno successivo a Monaco).

Sgogna pian Adolfo cat vegna un c....

  La conferenza si concluse in fretta il 30 con la vittoria di Hitler davanti a una blanda promessa di non smembrare il paese, ma di sottrargli soltanto diversi territori come proposto da Mussolini. (Mussolini aveva tirato fuori dalla tasca un pezzo di carta con la sua soluzione che era la copia esatta di quella tedesca). L'Italia in quel momento aveva un rapporto privilegiato solo con gli Inglesi, perché l'ambasciata Francese a Roma era vacante. Mussolini parlava bene il tedesco, un pò meno il Francese e sembra che capisse l'inglese, cosa che lo metteva al centro dell'attenzione. Solo dal 1 ottobre Poncet (Francia) tornerà ad occupare la sede sospesa dal 1936 in seguito alla guerra etiope. I successivi accordi bilaterali di non aggressione vennero sventolati da tutti (Hitler escluso) come un grande successo sulla via della pace. Mussolini, come altri, ne aveva bisogno a fini politici interni. Mussolini tornò in Italia da trionfatore, da salvatore del mondo. “Dal Brennero a Roma, dal re ai contadini, il Duce riceve accoglienze mai viste, uguali a quelle della proclamazione dell’Impero”. "Ho salvato l'Europa" diceva "sono venuti (Chamberlain e Daladier) a leccare le zampe del plebeo dittatore italiano".  A est Stalin l’interpretò come il via libera dell'occidente a Hitler per espandersi a sue spese. Dopo l’occupazione tedesca anche la Rutenia slovacca (cattolici di rito orientale), ai confini con l’Ucraina, si elesse indipendente. A metà marzo 1939 la Boemia e la Moravia ultime vestigia del paese vennero invase. Memel, porto polacco in discussione, venne occupato. Si salvò la Slovacchia eretta a stato satellite nazista, già in lotta col potere centrale ceco. A capo dello stato andò un vescovo cattolico, Josef Tiso, che si rese responsabile della persecuzione e della cacciata degli ebrei.

A fine conflitto Tiso si rifugiò in Germania dove venne arrestato dagli americani. Estradato in Cecoslovacchia venne processato e condannato a morte. La sentenza venne eseguita il 18 aprile 1947. Naturalmente per cattolici e  slovacchi Josef Tiso è un santo vittima del comunismo.

6 milioni di tonnellate di carbone, 2 di acciaio, 7 di oli minerali, 1 di legno, 150.000 tonn. Rame, idem di nitrato di sodio, 70.000 tonn di sali potassici, altrettanti fra gomma, toluolo, piombo e stagno e nichelio. Sotto il migliaio tutti i metalli nobili, usati industrialmente per le leghe come, molibdeno, tungsteno, zirconio, titanio. La lista prosegue con materiale bellico vario, macchinari e utensili già costruiti, già pronti all'uso. In totale alla fine oltre 17 milioni di tonn., tanto per almeno 50 treni al giorno, 17.000 treni circa che terrebbero occupati in esclusiva i binari per almeno 12 mesi.

 

A fine mese il governo polacco deve respingere anche la richiesta formale di annessione dei territori di collegamento alla Prussia Orientale, il cosiddetto corridoio di Danzica, non Danzica che era già formalmente tedesca. Il governo dei polacchi, antirusso da sempre, e le blande promesse di aiuto occidentale ne fanno un vaso di coccio fra giganti. Churchill che non è ancora primo ministro, ma lungimirante, avverte: al di là delle illusioni di Chamberlain e dei polacchi, la scelta di schieramento che farà l'Unione Sovietica al momento decisivo sarà fatale. 

Il 23 AGOSTO 1939 - Il mondo conosce la soluzione all'enigma Churchill. Stalin ha firmato il patto con la Germania. (PATTO RIBBENTROP-MOLOTOV)

   
  Tutto è già predisposto; alle 4,30 del giorno dopo, provocando degli incidenti ad arte, le armate tedesche sono già pronte a oltrepassare il confine polacco. Nella notte però Hitler apprende due sgradite notizie: La prima è quella che Churchill, primo lord dell'Ammiragliato, ha firmato con i polacchi un patto di alleanza “effettiva” che significa aiutarli in caso di conflitto. La seconda viene dall'Italia: Mussolini già inebetito, infuriato, ammutolito, per la notizia del patto russo-tedesco, fa irritare Hitler quando gli comunica un appoggio morale, ma non materiale. Infatti gli scrive: "..dopo i nostri incontri e secondo i piani concordati, ( a voce) la guerra era prevista dopo il 1942, io solo a quella epoca sarei stato pronto per terra per mare e per aria".

Amici !?

  ( Il preventivo accordo in caso di guerra a breve scadenza non era esplicitamente richiesto dall'alleanza). Hitler per motivi opposti la pensa diversamente sui suoi nemici, in particolare degli Usa di cui forse conosce la forza. Mussolini, spiazzato in casa con l'anticomunismo (ora deve essere formalmente anche amico dei suoi nemici), ma spiazzato anche perché il patto d’acciaio che ha firmato era una cambiale in bianco a Hitler. Mussolini aveva organizzato la grande esposizione del 42 dove la summa dello sviluppo italiano avrebbe dovuto concretizzarsi e far fare al paese un grande salto qualitativo e tecnologico. “Noi non siamo pronti, lo faremo (o la faremo la guerra) se ci darete tutto quello che di mezzi bellici e di materie prime può abbisognarci. “ In privato le pesanti considerazioni che elargiscono lui e Ciano ai tedeschi si sprecano. Stesso umore nel paese, in tutte le fazioni politiche e al Quirinale. Si paventa che l’appetito tedesco si rivolga anche a Sud, d’altronde ne avrebbero motivo ed ora anche la certezza che non sapremo difenderci (Alto Adige e giù giù fino alla mitica Miramare). La previsione di una Italia ambigua come nel 1914 manda su tutte le furie Hitler. Sospesa l’invasione della Polonia, dall’ambasciata tedesca si chiede la lista. Alle 10 del 26 agosto i nostri ministri interessati la compilano. Al termine qualcuno commenta che è tale da uccidere un toro che sapesse leggere. I numeri se non diversamente espressi sono in milioni di tonnellate. Qualcuno visto che non costava nulla caricò anche la mano. (Il fabbisogno a fianco è naturalmente per i primi 12 mesi. Consegna immediata, pagamento a 180 giorni dice l’ambasciatore Attolico. Mussolini dovrà scusarsi poi di quell'"immediato" Hitler ci resta di sasso ma abbozza). 

Parodiando Livingstone e Stanley - Sotto Hitler a Stalin The Scum of the earth, I believe  la feccia del mondo credo ? - Stalin a Hitler The Bloody assassin of the workers, I presume Il sanguinario assassino di lavoratori, presumo ? (ndr. debolucce: nel '39 si vede che questo era il massimo della satira)

 

27 AGOSTO 1939 - Il ministro polacco Ian Paderewsky, in missione a Londra (per firmare il patto) legge un messaggio disperato alla radio: "Tutto il mondo civile ha condannato le richieste irragionevoli e senza precedenti della Germania di Hitler. Questa è l'ultima e la minore preoccupazione di Hitler e dei suoi amici che ormai dopo alcune goffe finzioni di moralità politica, hanno sdegnosamente messo da parte tutti i principi morali che stavano sul loro cammino. Hanno proclamato come unica regola del loro comportamento il diritto naturale del Reich tedesco ad espandersi con la forza fino al massimo potere militare dei suoi eserciti bene equipaggiati. Tutto ciò che chiedono ora, facendo grande sfoggio di ipocrita indignazione, è di "essere lasciati in pace", e conseguentemente che gli si consenta di schiacciare la resistenza della Polonia nella sua impari lotta per l'onore e l'indipendenza nazionali. Il crimine così facilmente perpetrato sul corpo vivo della Cecoslovacchia ha perfezionato il metodo di attaccare le vittime prescelte una per una. Hitler ama la pace; ha fatto cenno a questo suo nuovo sentimento in numerosi discorsi, molte volte e in varie occasioni. Anche noi amiamo la pace. Perché allora non si può raggiungere una intesa con un metodo pacifico? Forse a causa del significato diverso che noi diamo alla stessa parola. La pace, così come la intende il cancelliere del Reich, significa "rinunciate" a qualsiasi speranza e a qualsiasi resistenza e cedete a tutte le mie pretese, non discutete sulla loro giustizia e accettate i miei desideri come legge inevitabile dello sviluppo storico della grandezza del Reich"

Dino Grandi (1895-1988)

     

Dino Grandi

Grandi scriverà a Vittorio Emanuele Orlando: "Si è detto che io volevo abbattere Mussolini, ma salvare tuttavia il regime fascista. Non è vero. Oramai il regime fascista si identificava con la dittatura e da questa non poteva venire dissociato ormai più. Occorreva pertanto distruggere l’una e l’altro, per permettere alla Costituzione di risorgere e nello stesso tempo per rendere possibile la conclusione della pace con gli Alleati, pace che io intendevo dovesse essere fatta nello stesso momento della caduta della dittatura fascista”

  Avvocato, ufficiale degli alpini, pluridecorato della grande guerra, fu da subito fra gli adepti dei fasci in Emilia Romagna, ( divenendone segretario regionale nel 1921)., Durante la marcia su Roma fu Capo di Stato maggiore del quadrumvirato. Membro del Gran Consiglio dalla fondazione, deputato, fu anche luogotenente generale della Milizia, membro della direzione del PNF e sottosegretario agli Interni (1924-1925). Fu sottosegretario agli esteri dal 1925 al 1929 e poi segretario, (ministro) dal 29 al 32. Mussolini gli cede personalmente il ministero degli esteri per tre anni perché tratteggi una politica di intesa con Francia e Gran Bretagna e guidi l'entrata dell'Italia nella Società delle Nazioni. Il suo tentativo di fascistizzare la diplomazia italiana, per renderla organica al regime, si accompagnò a una politica estera basata sul principio del "peso determinante" dell'Italia. Perduta la carica per aver aderito, senza autorizzazione di Roma, al piano di disarmo mondiale proposto dal presidente statunitense Hoover, è nominato ambasciatore a Londra con il compito di mantenere relazioni cordiali con la Gran Bretagna e gli Stati Uniti, (nonostante l'aggressiva politica estera di Mussolini). A Londra, Grandi sembra non preoccuparsi di nulla; fa la bella vita nei salotti e Mussolini ogni tanto gli aumenta il già congruo stipendio. Perfino il Re gli fa pervenire il titolo di Conte di Mordano per non farlo sfigurare in mezzo alla nobiltà londinese. Cercò senza successo di riequilibrare la politica estera dopo le guerre d'Etiopia e di Spagna; fu contrario all'asse e al Patto d'Acciaio. Grandi resta a Londra per sette anni nonostante le Sanzioni all'Italia proposte proprio dagli inglesi; nonostante la Spagna e nonostante l'Asse e il Patto d'Acciaio poi. Pacifista, si disse, disarmista, anglofilo ed infine realista, cinico, macchiavellico, ma abile e intelligente, deciso a far valere l'Italia nel mondo senza "dare vita a nefaste avventure". Mai l'Italia era stata presa in così tanta considerazione. Dopo la firma del patto d'acciaio è richiamato in Italia dove è nominato ministro guardasigilli (Giustizia). Porta a termine la pubblicazione di tre codici, divenendo presidente della camera dei fasci e delle corporazioni. Ma in Italia ci sono i bellicisti, i filogermanici, insofferenti a Grandi ma altrettanto fortemente ricambiati. Grandi sembra già entrare nella fronda di una "congiura delle barbette". Ma il giorno dopo l'attacco alla Francia (come tanti altri, Re, Badoglio, Graziani, industriali, stampa e popolo) si accoda con un discorso dai toni aggressivi, minacciosi, guerreschi pronunciato alla Camera. La sua ambiguità fino al 25 luglio ed anche dopo non tarderà a palesarsi. Dopo la tragica realtà della guerra, inviato sul fronte greco (nov. '40), lui così mondano con i piedi in mezzo al fango, avverte crisi di regime, e racconterà di avere già abbozzato allora il famoso ordine del giorno del 25 luglio '43. ". Grandi spiega inoltre che, nei suoi intendimenti, il colpo di Stato del 25 luglio 1943 avrebbe dovuto "restaurare la Costituzione, il Parlamento, le prerogative della Corona, assicurando le condizioni indispensabili perché una rivoluzione antifascista, che consideravo inevitabile, potesse svolgersi - così come la rivoluzione fascista di 21 anni prima- nell’alveo costituzionale"
     

La campagna polacca ha inizio

  La non belligeranza

 e termine in 20 giorni, ma vediamo cosa succede intanto in Italia. 

  Alle 15 del 1 settembre 1939 è convocato il consiglio dei ministri, per avvallare il comportamento italiano. Procedura insolita, come si disse, perché Mussolini non aveva bisogno del si dei suoi ministri. -Mussolini (pallido secondo Bottai),” il Fuhrer mi ha liberato dall’obbligo…(era vero) non credo che la Francia ci attaccherà.. più precaria la nostra situazione in Libia..(si contavano a Ovest fra Algeria, Tunisia e Marocco almeno 300 mila soldati francesi (in gran parte coloniali, di scarso peso poi comunque sulla carta) l’africa orientale si difenderà da se.” Approvazione unanime ? (nasce il neologismo non belligeranza, neutralità non gli piaceva). Mentre il Duce scruta gli umori, domanda la parola Dino Grandi che vuole chiarire di cosa si stia parlando. Neutralità ? Denunciare l’alleato?. Bottai annuisce. Altri vorrebbero annuire. Mussolini li fissa tutti dritti negli occhi, con quello sguardo magnetico, si fa terreo. Si alza di scatto e dice “Per oggi la seduta è sciolta”  Dino Grandi era stato richiamato da Londra in primavera perché le sue ultime affermazioni non erano gradite. “E’ l’ora che torni a bagnarsi nell’atmosfera del regime, che finalmente si disinglesizzi questo bigio, torbido e infido Grandi. Gli dirò personalmente che ho saputo sul suo conto cose che non mi sono piaciute” . Non era il 25 Luglio del 43 era soltanto il 1° giorno della II guerra mondiale, ma mai il duce era andato così vicino alla sconfitta. Prima del 25 luglio del 43 (187a seduta) anche il Gran Consiglio del Fascismo si riunirà una sola volta il 7 dicembre di quell’anno confermando quanto fin qui deciso. (186a seduta: "... udita l'ampia relazione (di Ciano) accompagnata da una dettagliata irrefutabile documentazione afferma che i precedenti immediati della guerra....il suo sviluppo attuatosi prevalentemente sul terreno economico con il blocco e controblocco dei traffici... legittimano pienamente la decisione del 1° settembre, decisione che ha fin qui evitato l'estensione del conflitto... decisione che il Gran Consiglio riconferma") 
 

da cronologia.it
Ma cosa scrivono i giornali in Italia finita la campagna polacca. Quali sono i commenti sulla stampa nonostante il silenzio tombale di Mussolini che da giorni e giorni non incontra nessuno, evita tutti, si è chiuso in se stesso. "Inaudito egoismo"; "Conscia saggezza tedesca", "cieca intransigenza delle altre parti", "Tremenda responsabilità degli inglesi". "La superba compattezza della Grande Germania tutta stretta attorno al suo Fuhrer", "All'edificazione e liberazione dell'Europa l'Italia non sarà estranea". Il contrario di quello che hanno detto sulla stampa e in radio Francesi e Inglesi. La Polonia, accomunata all’Italia in sorti e affetti condivisi (vedi gli inni nazionali) veniva lasciata al suo destino. La stampa riporta il “giubilo” della popolazione “polacca” all'entrata dei "liberatori", le pagine traducono il discorso, trasmesso alla radio quando il 19 settembre Hitler fa il suo trionfale ingresso a Danzica, accolto dal Gauletier Forster:

  Due giorni dopo (3/9) Mussolini e Grandi si chiariranno de visu. Ciano il 5 settembre annota nei suoi diari “Le borse vanno alle stelle, le prime commesse dalla Francia !! (sic e dall’Inghilterra avversarie di Hitler) i piroscafi che viaggeranno a tariffa doppia per i belligeranti !!, vendita di armamenti all’estero… (si ma poi la guerra con cosa la faremo ?) “ Il primo cannone anticarro va fuori dei confini. In tutte le parti del mondo le scatolette arrigoni (gli L3 detti anche scatole di cipria o bare da morto) si vendono come il pane. Sono inefficienti ma costano poco. Vanno bene per le sommosse interne. Ancora oggi in 23 paesi hanno residuati bellici museali italiani di quel tempo. Si dirottano gli operai, che stanno costruendo le fortificazioni verso la Francia, al Brennero. Treni pieni di cemento per la nostra Maginot trentina. Agli italiani (soldati) manca di tutto. I soldati non hanno di che vestirsi e i primi giorni di libera uscita escono con pantaloni civili e giacche militari o viceversa, facendo sbellicare dalle risa i pochi turisti che incontrano. Le scarpe vecchie ritirate e destinate al macero, vengono riassegnate. Il fucile mod. 91 anche se vecchio non c’è per tutti (8 milioni di baionette). Di 3.300 aerei se ne scarta subito un migliaio che non riesce neanche ad alzarsi in volo, altri 980 dei 3 mila previsti comunque è ancora sulle linee di montaggio. L’industria italiana non studia e non mette più in produzione, (chissà perché lo faceva prima con Balbo), nessun automezzo di tipo speciale, solo macchine commerciali. Anche gli americani metteranno in produzione molti mezzi commerciali, ma erano signori mezzi che verranno convertiti al servizio militare. Mancano le carte geografiche, mancano gli autisti, mancano i generali. Tutti quelli che abbiamo, e sono molti, erano al massimo colonnelli di brigata nella Grande Guerra, sul Carso !!!. Si stima che molte riserve strategiche (oli, benzina etc..) non andassero oltre il mese di conflitto. Hitler si guardò bene dal fornire tutte quelle materie richieste e solo in marzo del 1940 quando gli inglesi ci misero spalle al muro col blocco navale, diede avvio alle forniture di carbone su treno. 
... In realtà l'Italia si era venuta a trovare in una situazione molto difficile, poiché, il 16 gennaio 1940, Londra aveva messo decisamente in crisi i buoni rapporti che si erano stabiliti, approfittando del blocco navale come minaccia per estorcere ciò che ai britannici premeva. In pratica gli italiani avrebbero dovuto acquistare in valuta, invece che 4, ben 8 milioni di tonnellate di carbone dalla Gran Bretagna, cosa impossibile per l'Italia, come era stato fatto chiaramente capire fin dal 29 dicembre, quando la richiesta, cioè, era già nell'aria. Da sinistra Ribbentrop, Stalin, MolotovIl carbone tedesco, infatti, era acquistato non in valuta, ma in compensazioni: in frutta. La risposta britannica fu lapidaria: il carbone sarebbe stato pagato con 600-800 aerei, cannoni anticarro, batterie contraeree, munizioni, esplosivi, strumenti ottici per 15 milioni di sterline. Mussolini, per rispetto all'indipendenza italiana e per fedeltà all'alleato, rifiutò. Il 3 febbraio Londra modificò di poco la sua richiesta, il 9 poi Halifax, rendendosi conto che l'atteggiamento del suo governo, a prima vista scaltro, avrebbe potuto gettare definitivamente l'Italia nelle braccia della Germania, sperò di migliorare la situazione esprimendo vagamente il desiderio di un miglioramento dei rapporti bilaterali. La cosa naturalmente non bastò e i rapporti bilaterali peggiorarono, poiché Mussolini, contro il parere di Ciano e dì altri, rifiutò (e con molta dignità) ogni fornitura di materiale bellico. Al che l'ambasciatore britannico dichiarò che i presupposti per trattative commerciali erano crollati e minacciò il sequestro delle carboniere, che infatti fu preannunciato ufficialmente da Londra il 22. Il 5 marzo la prima carboniera italiana venne sequestrata e grande fu perciò il vantaggio morale quando la Germania annunciò, il 9 marzo, l'invio di von Ribbentrop a Roma per importanti comunicazioni. Lo stesso giorno in cui Ribbentrop giungeva nella capitale italiana, la Gran Bretagna tentò di correre ai ripari, rendendosi finalmente conto dello sbaglio fatto: le carboniere sequestrate che erano già tredici, vennero lasciate libere e Chamberlain dichiarò, alla Camera dei Comuni, che il sequestro era dovuto ad un “equivoco” e chiedeva perciò “comprensione” al governo italiano. La lettera fu stesa ventiquattr'ore dopo la dichiarazione di Londra di voler rivedere le disposizioni del blocco riguardanti l'Italia, ma giunse in un momento particolarmente infelice, poiché l'11 maggio il ministro plenipotenziario Luca Pietromarchi, capo dell'ufficio della guerra economica presso il ministero degli Esteri, aveva inviato al Duce una pepata relazione sui danni economici e di prestigio che il blocco alleato, soprattutto britannico, aveva fino al 3 maggio causato all'Italia. fonte http://dopopiove.blogspot.com/
     

Qualcuno dirà poi che Mussolini ha fatto la guerra per Collera, Orgoglio, Invidia, Paura, Sete di potere. Occhio e croce gli stessi motivi di tutte le guerre, anche quelle d'oggi.

  "Voi, mio Fuhrer, avete riparato alla ingiustizia commessa a Versailles contro Danzica. Voi avete liberato la popolazione di Danzica dall'oppressione polacca, che per vent'anni ha gravato su di essa. Riportando gli abitanti di Danzica in grembo alla grande patria tedesca, avete reso loro la vita ancora degna di essere vissuta. La popolazione di Danzica, uomini e donne, ragazzi e fanciulli, vi ringrazia di tutto cuore, mio Furher, per il dono della libertà e perchè siete accorso qui per celebrare personalmente il ritorno sotto il dominio del Reich di questi tedeschi" Segue il discorso di Hitler, anche questo fatto ascoltare alla radio e riportato dalla stampa italiana. "La Polonia non fu mai una democrazia. Una striminzita e tisica classe dirigente dominava qui non solo le nazionalità straniere, ma anche il suo cosiddetto popolo. Era uno stato tirannico, governato dagli sfollagente, dalla polizia e in ultima analisi anche dai militari. La sorte dei tedeschi in questo stato era spaventosa. C'è una certa differenza se un popolo di livello culturale inferiore ha la sfortuna di essere governato da uno culturalmente superiore, oppure se un popolo di alto livello subisce il tragico destino di essere violentato da un popolo inferiore. In tal caso nel popolo inferiore tutti i possibili complessi di inferiorità si rivolteranno contro il popolo migliore, depositario di cultura. Questo popolo verrà quindi maltrattato in modo crudele e barbaro e i tedeschi sono stati testimoni di questo destino da ormai vent'anni" 

Alla vigilia d'una guerra che coinvolgerà il mondo, oltre che l'Italia, il regime presentava una dirigenza militare non dissimile da quella post purghe russa. I rapporti dei capi col dittatore fascista furono di totale acquiescenza, in un contesto che portava ai vertici uomini di mediocre valore, privi di spirito critico e capacità decisionali, ai quali le continue sostituzioni, i cosiddetti "cambi della guardia", impedivano di fatto l'approfondimento delle vastissime tematiche militari. D'altronde ufficiali d'alto livello professionale presuppongono una scuola e tradizioni inesistenti nelle nostre forze armate. De Felice il "Ciclo vitale". Dal 29/10/1922 al 25/7/1943 si susseguirono 5 ministri della Guerra, 9 sottosegretari di Stato alla Guerra con Mussolini ministro della Guerra, 5 ministri della Marina, 7 alti commissari o ministri dell'Aeronautica, tre capi di SMG, 13 capi di SME, sette della Marina, sette dell'Aeronautica. Dall'ottobre 1939 al dicembre 1940 furono "dimissionati" i sottosegretari e capi di SM delle tre armi. Caratteristico dello spirito mussoliniano fu la lettera con la quale accompagnò il siluramento del generale Gàzzera sottosegretario di Stato alla Guerra dal 24/11/1928 al 12/9/1929 e ministro della Guerra sino al 22/7/1933. "Ritengo caro Gàzzera, che Ella sarà d'accordo con me nel considerare che di quando in quando la rotazione degli uomini è necessaria a loro stessi e per la situazione generale". da ICSM Emilio Bonaiti

   

HOME       STORIA        BIOGRAFIE      UNIFORMI        IMMAGINI       MEZZI      BIBLIOGRAFIA