Johann Joseph Wenzel Anton
Franz Karl Graf von Radetz
Radetzky
1766-1858
Feldmaresciallo austriaco: nato da una famiglia di antica nobiltà boema, economicamente decaduta, entrò come cadetto nell'esercito imperiale austriaco, dove condusse una brillante e rapida
carriera.
la media età .... Nelle gore della sconfitta di Wagram, Radetzky non perse lustro presso la corte imperiale, come dimostra l’onore che gli venne riservato. Secondo la consuetudine dell’epoca che prevedeva che la grande nobiltà ‘possedesse’, ovvero armasse, singoli reggimenti, Radetzky divenne il secondo ‘proprietario’ (oggi si chiamano sponsor), del 4° reggimento dei corazzieri e, il 6 settembre, ebbe il titolo di colonnello del 5° reggimento ussari, ribattezzato Reggimento Ussari di Radetzky: si trattava di un titolo onorifico, talmente onorifico che un altro colonnello dello stesso 5° reggimento Ussari sarebbe divenuto Carlo Alberto di Savoia, suo futuro nemico. Del reggimento, Radetzky divenne ‘proprietario’ solo nel 1848. Il 21 agosto 1809, venne promosso Capo di Stato Maggiore, si impegnò nella riorganizzazione e ammodernamento dell’esercito e del suo sistema tattico, ma si dimise nel 1812, sostenendo di non poter portare avanti la sua riforma a causa dell’opposizione del Tesoro. Le sue puntuali manovre d'addestramento erano costosissime.
l'avventura
italiana... Nel maggio 1815 divenne capo del quartiere generale della armata
dell’alto Reno. Il 22 giugno venne accolto nell’assai importante consiglio
segreto dell’Imperatore d’Austria. Dal 1816 al 1818 servì, col grado di generale
di divisione di cavalleria, quale comandante della regione di Ödenburg e, poi, a
Ofen (Budapest). Dal 1818 fu accanto all’arciduca Ferdinando Carlo allo stato
maggiore. Lì ripropose le sue idee di riforma militare (incluse le solite grandi
manovre), che sfociarono nel nulla nel generale clima di pace che si era
instaurato sul continente. Si procurò, comunque, numerosi nemici. Ciò fece si
che, nel 1829, venisse avanzata proposta per un suo ritiro. L’imperatore preferì
una soluzione più decorosa e, nel novembre 1829, gli affidò la carica di
governatore della città e fortezza di Olmütz (oggi Olomouc). A salvare Radetzky
dall’oblio fu il divampare della rivoluzione dell'Italia centrale, il 26 febbraio
1831. Fu richiamato in servizio e messo, quale luogotenente e capo del Q.G. del feldmaresciallo Frimont, comandante dell’esercito
austriaco del Lombardo-Veneto.
Mentre in Austria fu ed è considerato eroe nazionale e uno dei massimi condottieri di ogni tempo, in Italia la stampa risorgimentale lo presentò sempre sotto una luce negativa. Al governatore del Lombardo-Veneto (per un quarto di secolo dal 1831) piaceva invece tantissimo l’Italia, tanto da ritirarcisi a vita privata quando si congedò all'età di 90 anni* (Si vede che anche in Austria all'epoca le pensioni erano un problema). L'insurrezione di Milano del marzo 1848 lo portò a chiudersi nel quadrilatero Peschiera-Verona-Mantova-Legnago. Battuto a Goito il 31 Maggio 1848 si rifece a Novara e, l'anno successivo, a Custoza. Con l'armistizio di Vignale, pose fine alla guerra e al regno di Carlo Alberto. Fu Governatore del Lombardo-Veneto fino al 1857. La carica di governatore giunse in tarda età a coronamento di una ambita carriera. Morirà nel 1858 all'età di 92 anni !!!.
RADETZKY A TAVOLA
*Si era accasato con una stiratrice che gli diede 4 figli (non da pensionato) e parecchie leccornie tra cui la Cotoletta alla Milanese e gli gnocchi di Zucca di cui era golosissimo. Ricette tradizionali lombarde dal sito taccuini storici.it. Ai più Radetzky è noto per la marcia che si suona ogni 1° dell'anno nel concerto di Vienna, con tutti gli spettatori in piedi che battono le mani, compreso gli italiani. Dall'ultimo capodanno esiste una versione del concerto tutta italiana da cui il Radetzky è escluso. Io ve lo servo in tavola, fate un pò voi quello che volete.
Ricetta Gnocchi di Zucca: Mondare una zucca, eliminando la buccia e i semi interni. Cuocerla a vapore fino a farla ammorbidire. Lasciarla poi asciugare su uno strofinaccio. Tritarla e metterla in una terrina, aggiungendo uova, farina, noce moscata e latte. Aggiustare di sale e mescolare con un cucchiaio di legno. Se l'impasto risulterà troppo morbido aggiungere ancora farina, in caso contrario ammorbidire con altro latte. Far bollire abbondante acqua salata e versarvi il composto a cucchiaini. Quando gli gnocchi verranno a galla, toglierli con un mestolo forato e versarli direttamente su un piatto da portata caldo. Servire gli gnocchi di zucca, conditi con burro fuso, salvia e abbondante parmigiano grattugiato.
A sostegno della paternità dei milanesi sulla cotoletta (costoletta) a un certo punto intervenne lo stesso maresciallo Radetzky con una missiva indirizzata al conte Attems (aiutante di campo di Francesco Giuseppe). Nella lettera Radetzky affermava di aver scoperto a Milano la famosa cotoletta e ne descriveva minuziosamente la ricetta. La polemica a questo punto sembrò placarsi, poiché i milanesi interpretarono l'affermazione del feldmaresciallo come un riconoscimento di identità culturale che spesso passa anche attraverso le tradizioni culinarie. Si racconta che il conte Attems, dopo aver ricevuto la missiva, abbia esclamato costernato: "Ahinoi, può nuocere di più all'impero, una cotoletta che le mie prigioni di Silvio Pellico, basta una cotoletta a fortificare l'animo del ribelle lombardo e a disfare la vittoria di Custoza!"
Ricetta
Co(s)toletta alla Milanese:
Prendasi una costoletta di vitello o nodino che abbia il suo osso
attaccato !!!, altrimenti sarebbe almeno esagerato e fuori luogo chiamarla costoletta... E la si scelga né troppo grassa né troppo magra, ma più sul magro che sul grasso. La si stenda sul tagliere e col pestacarne si cominci a tormentarla dolcemente di modo che le fibrille della carne non si spappolino, ma si rompano. Quando questa operazione che può anche durare una ventina di minuti è finita, la costoletta viene fatta passare in uovo battuto, poi in pane grattugiato. Anche questa operazione va ripetuta almeno due volte per garantire una impanatura perfetta e regolare. Sul fuoco si sarà nel frattempo messo a sciogliere un grosso pezzo di butirro e poco olio di oliva finissimo, in modo da giungere alla bollitura. In esso si faranno passare le costolette che debbono, per essere mangiabili e perfette, risultare dorate in ogni loro parte. Prima di portarle in tavola, le costolette vanno finite, cioè bisogna coprire i 'manici' di ciascuna con un decoro di carta. Un tempo infatti i buoni milanesi non avrebbero per nessuna ragione al mondo rinunciato ad agguantare l'osso e a rosicchiare la saporita carne fino in fondo. si
abbina con l'insalata, le patate fritte alla francese, ma specialmente il risotto alla milanese.
E sia eterna lode al Sacro Bue e ai doni impanabili che esso ci profonde! Nel nome del padre bue, del figlio vitello e dello
spirito mucca, amen."(Ricetta milanese dell'Ottocento,
citata da C. Steiner ne Il ghiottone lombardo.)