Raimondo Montecuccoli e Padre Marco d'Aviano
Nasce al castello di famiglia a Pavullo di Modena il 21 febbraio 1609. Il padre Conte Gaelotto, feudatario degli Este, ha sposato Anna Bigi loro dama di corte. Nel 1616 il padre viene comandato alla piazza di Brescello (Reggio Emilia). Nel 1619, alla morte del padre, Raimondo viene accolto dal cardinale Alessandro d'Este nel vescovado di Reggio per essere avviato alla carriera ecclesiastica. La sua vocazione non lo spinge in quella direzione e alla prima occasione (1624) si arruola con Rambaldo di Collalto diretto in Austria. Nel 1629 diviene alfiere e inizia i gradini della carriera militare. La sua fama non tarda a diffondersi nell'impero. Combatte nella guerra dei Trent'anni, nella campagna di Polonia, etc.. Nel 1643 viene chiesto in prestito dai suoi vecchi signori, gli Este, per battere il Papa Urbano VIII a Nonantola il 20 luglio. In questo periodo si parlò di lui anche per una presunta relazione con la Regina Cristina di Svezia che abdicò per convertirsi al Cattolicesimo. Comandante supremo negli anni successivi batté, come si è detto, i turchi facendo esclamare al Vizir "Io ero venuto per combattere un uomo, non un demonio". Era il luglio del 1664; con truppe insufficienti stava cercando di tenere in scacco i 100.000 uomini del Gran Vizir. Tenendosi al di la della Raab (fiume) aspettava coi suoi 30.000 uomini i rinforzi promessi. E questi arrivarono. 8.300 erano tedeschi e 5.400 francesi col Reggimento Carignano dei Savoia. Il Vizir che aveva lasciato nelle fortezze la metà degli uomini era ora alla portata di Montecuccoli. Vienna era salva. Si era intanto sposato con la Principessa Margarethe Von Dietrichstein del Lichtenstein che gli diede tre figlie e un figlio. Nella campagna del Reno del 1675 contro i francesi di Luigi XIV (il re Sole), scese in campo contro il Maresciallo Turenne, all'epoca considerato il più grande condottiero. Questi ebbe la peggio, anche perchè trovò la morte in battaglia. Ormai vecchio lasciò il comando al Duca Carlo di Lorena altro grande condottiero. A questo e a Eugenio di Savoia toccherà vent'anni dopo fermare di nuovo i Turchi. Scrittore in varie branche letterarie si distinse per gli studi di ingegneria militare e per le sue memorie, tradotte poi dal Foscolo. Muore il 16 ottobre del 1680, all'età di 71 anni, a Linz dove è rifugiato per sfuggire ad una epidemia di peste. La causa del suo decesso si fa risalire ad un probabile tumore intestinale di cui soffriva da tempo. Il corpo, liberato dai visceri, inumati alla Chiesa dei Cappuccini a Linz, viene imbalsamato e riposa nella chiesa dei Nove Cori Angelici a Vienna. Tutta la corte imperiale seguì il feretro del suo più grande condottiero.
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Il castello di Pisino d'Istria |
Il maniero di famiglia a Pavullo nel Frignano |
(sopra e a fianco) |
*Pisino fu fra i domini veneziani dell‘Istria dal 1420 al 1536, ma successivamente alla Lega di Cambrai entrò in possesso degli Asburgo, che la diedero in feudo prima alla famiglia Mosconi di Pisino e in seguito ai Montecuccoli. Le fonti alternativamente affermano che furono gli uni o gli altri a dare il via al completo rinnovamento del grande castello che domina Pisino: comunque sia, l‘aspetto odierno della costruzione risale ai secoli XV° e XVI°. I Montecuccoli possedettero anche dal XVIII° secolo la signoria di San Dorligo/Dolina, ma abitarono solo saltuariamente in Istria. Nonostante la loro signoria feudale venisse abolita nel 1848, i Montecuccoli mantennero la proprietà del castello di Pisino fino alla fine della seconda guerra mondiale. http://www.comune.pavullo-nel-frignano.mo.it/pgcantem/arte_cult/cast-raimondo.htm
Nota: Tra il 1150 e il 1160 Mainardo di Schwarzenburg, con usurpazioni di cui non si conoscono i particolari, s'impadronì di Pisino (Istria Centrale) e fondò intorno ad essa la contea d'Istria, detta anche contea di Pisino. Questa venne per eredità nel 1374 agli Asburgo. Dal 1380 fu continuamente (meno l'anno 1508, quando l'ebbe Venezia) data in ipoteca o in affitto a diversi signori e, dopo avere cambiato 22 padroni, venne nel 1766 in mano ai Montecuccoli, che tennero il castello sin oltre il 1848. Dal 1814 al 1821 Pisino rimase aggregata al circolo di Fiume, soppresso il quale, dal 1825 al 1861, essa fu la capitale amministrativa dell'Istria. Mediante un'artificiale formazione del comune, al governo austriaco riuscì nel 1890 di far cadere il municipio in mano agli Slavi, ma gl'Italiani (che vi tenevano la sede della battagliera Società politica istriana) difesero la città sempre con ardore. Nel 1899, l'istituzione d'un ginnasio croato, ordinata dal governo austriaco, provocò una superba manifestazione d'italianità in tutta la Venezia Giulia.
Padre Marco da Aviano
Vent'anni dopo un altro italiano, oltre il giovane Eugenio di Savoia ebbe l'onore di servire gli Asburgo e di diventare un grande d'Austria. Padre Marco da Aviano: Marco nato appunto ad Aviano il 17 novembre 1631 da Marco Pasquale Cristofori e Rosa Zanoni, fu ordinato sacerdote cappuccino a Chioggia il 18 settembre 1655. L'evento che tolse la persona del frate avianese dalla cella conventuale dei frati minori e la impose all'attenzione universale si verificò l'8 settembre 1676: inviato a predicare nel monastero padovano di San Prosdocimo, tramite la sua preghiera e la sua benedizione fu istantaneamente guarita la monaca Vincenza Francesconi, ammalata e costretta a letto da circa 13 anni. Eventi straordinari simili si verificarono un mese dopo a Venezia, creando intorno alla sua persona un notevole afflusso di popolo e dando così un credito particolare alla sua attività apostolica. Molti re e nobili chiesero la sua presenza ma con speciale evidenza vanno ricordate le relazioni tra padre Marco e l'imperatore Leopoldo I (Asburgo). Dal primo incontro, che ebbe luogo a Linz nel settembre 1680, fino alla morte, il Servo di Dio fu per Leopoldo amico, consigliere, padre spirituale e confidente in ogni occasione e per ogni problema, tanto di ordine familiare che politico, economico, militare e religioso. Fu anche suo grande merito l'aver contribuito in prima persona e in maniera determinante alla liberazione di Vienna dall'assedio turco il 12 settembre 1683. Da un altare eretto in fretta e furia davanti alla marea delle truppe disse che in quel giorno sarebbero state decise le sorti di tutta la cristianità e che Dio non avrebbe permesso una sconfitta della croce come diceva anche Sobieski di Polonia davanti alla collina del Kahlenberg dove si era radunata la truppa mussulmana ".. da qui non dipendono solo le sorti di Vienna ma quelle di tutta l'umanità". Nel maggio 1699 Marco d'Aviano intraprese il suo ultimo viaggio verso la capitale dell'Impero. La sua salute, già cagionevole, subì un progressivo peggioramento, tanto che dovette interrompere ogni attività. Il 2 agosto ricevette in convento la visita della famiglia imperiale e poi man mano quella dei più illustri personaggi di Vienna. Il 12 dello stesso mese il Nunzio Apostolico Andrea Santa Croce portò personalmente la benedizione apostolica del Papa Innocenzo XII all'ammalato, che ricevette gli ultimi sacramenti e rinnovò la professione religiosa. Il 13 agosto 1699, assistito dal suo augusto amico l'imperatore Leopoldo e dall'imperatrice Eleonora, stringendo tra le mani il crocifisso, padre Marco spirava dolcemente. Il frate di Aviano riposa in una cappella della chiesa dei cappuccini di Vienna nelle cui cripte sono sepolti gli imperatori d'Austria. E' beato dal 27 aprile 2003.