FRANCO MARINOTTI

..Cancellare la Russia dalla carta d’Europa?, sopprimere 150 milioni di russi? conquistare questo territorio con le armi o servirsene invece come base per i nostri scambi commerciali ??. Trovo molta diffidenza, particolare ironia da parte del segretario della Confindustria (sulle possibilità commerciali da me prospettate dopo aver abbandonato la crociata antibolscevica): comincio a conoscere l’ambiente industriale presso il quale non avrò mai più "stampa favorevole"....   VAI AI 3 CAPITOLI...

 .... LA BATTAGLIA DEL RAYON - http://digilander.libero.it/trombealvento/vari/rayon.htm  - IL TERRITORIO,  I MATERIALI - IL DOCUMENTARIO

  Franco Marinotti, nasce a Vittorio (Veneto) il 5 giugno del 1891. Primogenito di quattro figli, alla morte del padre, avvenuta nel 1906, si dedica all'amministrazione dell'azienda di famiglia, specializzata nella produzione di alcolici, ma presto, viste le difficoltà, decide di affittarla e di trasferirsi a Venezia.

Dalla sua autobiografia compilata per il Duce http://www.primiditorviscosa.it/associazione/autobiografia.pdf 
… Io mi recai a Venezia, ove all’età di 17 anni presi il diploma di ragioniere. Divenni vice-segretario del Museo commerciale di Venezia, diedi delle lezioni, frequentai due corsi alla scuola superiore di Venezia. Vissi per due anni con 70 lire mensili, poi, stanco di non poter migliorare, cercai altro impiego... Non avevo ancora vent’anni, mi sembrava d’averne trenta..

Nel luglio '22 ha inizio la conferenza internazionale economica di Genova. Sono nominato tra gli esperti delle questioni russe e come tale mi reco a Genova, ma nessuno si degna d’interrogarmi. dirà Marinotti nel '24
- Čičerin mi consegna una pergamena ch’io porto al mio capo del governo. Essa porta una data ed un verso di d’Annunzio che Čičerin (sotto) scrive di suo pugno. «Oggi è il giorno, il giorno del gran volo».

Cicerin

  Dopo il diploma Marinotti viene assunto come contabile alla Filatura Cascami Seta di Milano. Nel 1912 la società gli propone un incarico più prestigioso prima presso la filiale di Varsavia (è procuratore in una fabbrica Russo-Italiana con 800 operai), poi di Mosca quando a Varsavia arrivano i tedeschi.
- Dalla sua autobiografia ..Caricai tutte le merci e le scorte e con queste partii per Mosca. Il viaggio durò parecchi giorni, le merci potei rintracciarle, quasi nella totalità. A Mosca m’installai presso gli uffici esistenti della società. Venni nominato dopo qualche mese direttore commerciale, ricevendo in custodia personale tutti i beni mobili dell’azienda, comprese le enormi somme depositate alle banche. Ebbi inoltre l’incarico di mantenere i contatti con la clientela, alla quale mantenni il rifornimento delle merci via Vladivostok.
Dopo la rivoluzione deve lasciare la Russia e arriva in Italia nell’Agosto del 1918. Non ha fatto il militare e sul Piave c’è bisogno d’uomini. I suoi, che non vede da anni sono sfollati: un fratello prigioniero e la fabbrica in amministrazione controllata. La guerra finisce subito senza di lui ma non migliora la sua situazione economica. Nel 1919 rimasto senza impiego, inizia a collaborare da professionista autonomo con numerose società occupandosi della compravendita tra l'Italia e Russia di merci varie. E il momento che la rivoluzionaria Russa non può stare a sottilizzare sui partner e neanche lui che viene coinvolto in avventure mozzafiato quando continua ad operare in territori che vengono disputati da fazioni bianche e rosse e decine di altre minori arcobaleno.
- Dalla sua autobiografia …. Decisi di chiedere a qualche industriale di affidarmi della merce per riprendere la penetrazione commerciale. Trovai la più larga fiducia ed ottenni le seguenti condizioni: merce in conto deposito vendita, utili a metà, non un soldo di stipendio fisso. Questo primo incarico che rappresentava un valore di circa 800.000 lire, lo collocai nello spazio di tre mesi, utile del 20% circa. A Jassy, ove non era giunto ancora alcun europeo sotto un portico della stazioncina di confine russa, in due giorni liquidai le mie merci agli ebrei del luogo.

 Mosca era riuscita a siglare accordi commerciali con la Germania, ma non con altri Paesi occidentali, riluttanti ad allentare il "cordone sanitario" attorno alla Russia bolscevica. Per aprire un'altra breccia contro l'embargo, i russi confidavano nel Governo di Roma, presieduto allora da Giovanni Giolitti, in quanto, a loro giudizio, l'Italia era schierata nel Consiglio economico dei Paesi dell'Intesa "a sinistra" rispetto alla Francia "a destra" e alla Gran Bretagna "al centro". Sta di fatto che, anche per affrancarsi dalla "schiavitù di un cambio esoso" per l'acquisto di materie prime negli Usa, erano stati incoraggiati i negoziati della Cice con la Delegazione commerciale russa a Roma, con il plauso dei socialisti riformisti e della CGdL ora CGIL.

Ma fu Mussolini a dire l'ultima parola decidendo di ripristinare le normali relazioni diplomatiche con Mosca. Il 19/11/23 aveva espresso al plenipotenziario sovietico, Vaclav Vorovskij, l'intenzione dell'Italia «d'avvicinarsi pienamente alla Russia», giacché «il potere sovietico» era «ben saldo»: purché da Mosca non ci si intromettesse negli «affari interni italiani». La Russia intendeva importare camion e trattori agricoli, impianti elettromeccanici e tessuti; l'Italia a sua volta aveva bisogno di nafta e cereali: fu così che l'interscambio andò intensificandosi. Successivamente, durante la "Grande crisi" degli anni 30, risultò provvidenziale per la Fiat l'appalto, da parte dell'Urss alla Riv e alle sue consociate, delle attrezzature per la costruzione di una fabbrica di cuscinetti a sfera nei pressi di Mosca, la più grossa al mondo. Del resto, per Stalin risultava meno ingombrante la presenza in Russia dei tecnici torinesi rispetto a quella dei loro concorrenti americani

  Marinotti costituisce nel maggio 1921, la C.I.C.E. (Compagnia Italiana Commercio Estero) con un capitale di 500.000 lire. Il Consiglio d’amministrazione si componeva allora dei sigg.: Gavazzi, Pirelli, Targetti, Sessa. Le ditte che avevano affidato la loro esclusiva rappresentanza alla Cice, risultavano circa un centinaio, e fra queste: Fiat, Pirelli, Tosi, Marelli, Lanificio e Canapificio Nazionale, Lanificio Rossi, Targetti, Miani e Silvestri e tutti i principali cotonieri. Viene poi il fascismo e la stabilizzazione della rivoluzione comunista in Russia ma non cambia molto il volto del commercio con l’Urss. Il commercio estero dell’Urss non avrà inizio che nel 1924 dopo la ricostruzione del commercio interno: la scarsità di riserve in metalli preziosi e in valute straniere per fronteggiare impegni, l’incapacità della valuta nazionale, la mancanza assoluta o quasi di materie prime da esportare, sono i fattori che ritardano alla Russia il ritorno sul mercato internazionale.
Dalla sua autobiografia ….Nel gennaio 1923 mi decido a partire per Mosca. Viaggio inutile, senza risultato. Il paese è depresso, avvilito, affamato. Ho bisogno di denaro, i fondi della Società si esauriscono. Sono presentato al sig. Borletti Senatore, che mi dichiara la sua adesione con un versamento immediato in c/c di L. 500.000 da tramutarsi in conto capitale in occasione di un primo aumento. Nell’agosto 1923 ha luogo la fiera panrussa di Mosca. La CICE decide di parteciparvi, un padiglione viene progettato e costruito nello spazio di due mesi. Krassin e Cicerin la visitano, s’interessano al nostro padiglione, illuminatissimo. Il giorno dell’inaugurazione spedisco un telegramma a S. E. Mussolini …”gli italiani presenti inaugurazione esposizione panrussa Mosca inviano mio mezzo saluti riverenti al Capo del Governo”. Rientrando in Italia ho l’onore di essere da Lei ricevuto.
  A partire da quel momento inizia tra Borletti e Marinotti, amministratore delegato della società, un forte sodalizio che prosegue nel corso degli anni. Son sempre fascisti e comunisti a commerciare ma su molti punti hanno idee in comune. E’ pragmatismo. Dal punto di vista politico Marinotti è un convinto sostenitore di Mussolini e dell'ideologia fascista. Nel 1922 si iscrive al Fascio di Vittorio Veneto, tra il 1935 e il 1938 ricopre il ruolo di vice-podestà di Milano e nel 1940 di primo podestà di Torviscosa.

«I Soviet hanno sempre pagato, è inutile imbottirsi di garanzie suppletive». diceva Mussolini. Significativi di questa situazione sono l'import di greggio dalla Russia che su una media di 150.000 tonnellate annue vedeva la Russia passare da una quota del 23 % del 1928 al 39% (57.495 tonn del 1931 (punta massima)  che in  bilancia dei pagamenti vuol dire averlo compensato con altrettanto (o quasi) export come visto sopra. Una egual quota andava alla Romania in mano tedesca (destinata poi a crescere fino a oltre 70.000 tonn a svantaggio degli Usa che passavano nello stesso periodo da 38.000 a 3.000 tonn !!!)

  Dalla sua autobiografia …Il capitale che aveva ormai raggiunto, attraverso vari aumenti, i 5 milioni, risultava in parte compromesso. Nel luglio 1925 a Mosca, col presidente della Fiera di Novgorod, Malisceff, getto le basi di un “contratto generale” un contratto paese con un interscambio di 300 milioni di lire. Riesco a legare in garanzia i contratti di nafta russa della Snom. Le condizioni di pagamento costituivano la maggiore difficoltà per la realizzazione dell’accordo; accettare un pagamento totale in effetti da 5 a 18 mesi, sembrava in quel momento una vera follia. In Germania gli effetti russi erano scontati al 30%, con scadenza non superiore ai 6 mesi. «Affare interessante ma banche contrarie» dicevano le aziende. Il Duce ordinò che si telegrafasse a suo nome ai Direttori delle grandi banche, di prendere contatti con me il giorno dopo, mentre dava istruzioni alla Banca d’Italia di facilitare in ogni modo l’operazione.

  Era fatta: Nascono però anche i concorrenti quando la strada è aperta in un mercato dove niente sembra avere un prezzo certo e certificato. Nasce la «ItaloRussa» di Nicola Bombacci* fondatore del PCI. Bombacci diviene l’uomo della situazione, denigra e diffama la Cice presso i russi, sostiene presso gli industriali italiani che, nessuno meglio di lui, ha qualità “politiche” per facilitare le negoziazioni. Faccio come a Poker, vado a vedere. Spedisco trecentomila lire per comperare la maggioranza dell’Italo-Russa. Chiedo conto al sig. Bombacci delle sue spese personali che toccano L. 10.000 mensili, giustificate da una rivista «L’Italo-russa» che non legge nessuno. Rinuncia a tutto. Verifico i conti e gli affari conclusi da questa Società. Noto che le vetture Lancia vengono vendute ai russi col 70% d’utile, pagamento parte in contante, il resto a tre mesi contro cambiali. Affari buoni, ottimi, ultra grasso-borghesi. E il comunismo di Bombacci e le critiche alla Cice?.
* dalla scheda di Bombacci: …. ma Bombacci verrà espulso dal partito. Nel gennaio del 1924, Bombacci fu dunque richiamato a Mosca, dove rappresentò la delegazione italiana ai funerali di Lenin: Grigorij Zinov'ev ne decise il reintegro nel PC d'Italia, in quei mesi decimato dalla campagna di arresti decretata dal governo fascista. Bombacci trovò impiego alla ambasciata Russa di Roma e nel 1925 fondò la rivista "L'Italo-Russa", poi una omonima società di import-export, dalla vita breve. Nel 1927 i dirigenti comunisti italiani ora in esilio ne decretarono l'espulsione definitiva. Vivrà della benevolenza del Duce e morirà con lui a Dongo.

R. BROGGINI - Un rifugio in Svizzera

   

** Così da un rapporto ufficiale delle autorità elvetiche: .. Anche ora, Marinotti è probabilmente in pericolo in Italia e certo corre questo rischio da parte italiana, e questo si comprende dal fatto che sia potuto uscire con una regolare autorizzazione tedesca, che non avrebbe ricevuto se da parte tedesca ci fosse stato qualcosa contro dì lui. [...]. Il Marinotti, dopo il suo passaggio in Isvizzera, continuò con tutti i mezzi a favorire il movimento della resistenza e della liberazione, e ciò mentre colà egli svolgeva un'azione di alto interesse politico ed economico per l'Italia. In effetti, Marinotti era stato incaricato dai tedeschi di un primo contatto in Svizzera con gli alleati per una resa separata e il 25 ottobre era rientrato pure in Italia, con uno speciale lasciapassare, per un colloquio segreto con il capo del SD di Verona.

  Nel 1929 Senatore (nome) Borletti cede il pacchetto azionario di controllo della CICE ad un'impresa concorrente, la Italo Americana d'Esportazione. Poco dopo anche Marinotti, entrato in contrasto con la nuova proprietà, abbandona il suo incarico. Conclusasi l'esperienza della CICE, Marinotti viene chiamato da Borletti a ricoprire l'incarico di direttore centrale della SNIA Viscosa ai cui vertici rimane per più di 30 anni (amministratore delegato dal 1934 e presidente dal 1939)
Dalla sua autobiografia ….. 1930 - Non condivido i programmi dei dirigenti ….Chiedo di essere esonerato dal mio incarico in CICE. Oggi gli scambi con la Russia avvengono ugualmente e su scala considerevole, i rapporti commerciali sono tenuti direttamente dall’industrie con gli organi ufficiali dell’Urss. Lo Stato italiano si è accollato le garanzie del credito per il 75% delle forniture. Lo Stato russo importa in Italia le sue materie prime e si fa pagare per contanti. Nessun rapporto e legame fra il movimento delle merci che vanno e vengono. I tempi sono mutati: i rapporti basati sul massimo delle garanzie tangibili sono stati sostituiti da rapporti di fiducia !!!.
Marinotti prese le distanze da Mussolini dopo l'8 settembre 1943 è fu arrestato dagli uomini della RSI nel 1944 per essersi opposto alla nazionalizzazione dell'impresa ed al trasferimento delle maestranze in Germania, si legge in rete (ndr. due cose antitetiche poiché la nazionalizzazione bloccava di fatto qualsiasi esproprio tedesco ed era da questi osteggiato) ma anche, secondo Renata BROGGINI - Un rifugio in Isvizzera 1993, - "per aver ricoverato nella villa di Cadorago numerosi perseguitati politici o razziali e favoriti per il loro passaggio in Isvizzera". Fuggì comunque anche lui in Svizzera** rientrando dopo la liberazione per essere di nuovo arrestato dai partigiani del C.L.N.A.I.* e sottoposto a processo di epurazione. Condannato alla sospensione per sei anni dalle funzioni di amministratore delegato, Marinotti, grazie all'intercessione di alcuni esponenti del mondo politico, viene riabilitato. Nel 1947 rientra in SNIA e apre ad una diversificazione della chimica passando con successo alla fabbricazione di fibre sintetiche. Marinotti muore a Milano il 20 novembre 1966 all'età di 75 anni.

*27 aprile 1945 - Il commissario del C.L.N.A.I. (Comitato liberazione nazionale alta Italia) dalla prefettura spicca ordinanza di arresto per Antonio Stefano Benni,  Ing. Pietro Puricelli, Prof. Giuseppe Belluzzo, Conte Giovanni Treccani degli Alfieri, Ing. Guido Donegani, Dott. Alberto Pirelli,  Ing. Agostino Rocca, Avv. Giuseppe Bianchini e Comm. Franco Marinotti.

 

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