Gaetano Giardino (Montemagno 25/1/1864-Torino 1935)

Entra appena 17enne alla Scuola militare acquisendo l'anno successivo (1882) la nomina a sottotenente e due anni dopo il grado superiore al 8° bersaglieri (1885). Presta servizio in vari reggimenti e viene destinato nel 1887 alle truppe d'Africa. A Cassala, nel 1894, il Tenente Giardino, in forza alle bande del Barca (Sabderat e Ad Omar) http://www.soldatinionline.it/Articoli/Storia/Gli-Italiani-in-Africa-Orientale.-Le-Battaglie-contro-i-Dervisci.html guadagna una Medaglia d'Argento coi pochi ufficiali bersaglieri che componevano il comando e lo stato maggiore delle forze coloniali. Rimpatriato con promozione presta servizio al  6° Reggimento Bersaglieri come capitano. Per avere influenza sulla sua carriera e per confermare le sue doti di organizzatore frequenta la Scuola di Guerra e il Comando di S.M. classificandosi coi primi. Fra il 1904 e il 1911 è maggiore al 3° Reggimento bersaglieri poi C.S.M. alla Divisione di Livorno e di Napoli dove svolge le funzioni col grado di T. Colonnello. Nel 1912 allo scoppio della Guerra di Libia viene nominato Sottocapo di S.M. del corpo di spedizione. Nella lentezza con cui procedevano le operazioni militari, G. fu inviato a Roma dal comandante della spedizione, C.F. Caneva, per svolgere un’importante missione diplomatica, presentando le ragioni e le giustificazioni relative alla condotta del corpo di spedizione, e conferendo direttamente con le più alte cariche politiche. Al termine della riunione, anche se certo non solo per merito delle doti retoriche di G., un comunicato della Agenzia di stampa Stefani annunziava come, almeno per il momento, il governo fosse a pienamente d’accordo con il comandante in capo della spedizione, nel quale ripone completa fiducia. La doppia esperienza, coloniale e di stato maggiore, aveva irrobustito il carattere militare di G. e lo aveva spinto su posizioni politiche antigiolittiane. Negli anni successivi all’impresa di Libia arrivò la promozione a colonnello (4 genn. 1914) e l’incarico a C.S.M del 1V C.d.A. Lo scoppio della Grande Guerra e la partecipazione a essa dell’Italia, ora guidata da A. Salandra e S. Sonnino, fornirono a G., cui si era aperta la via per la nomina a generale, l’occasione di un’ascesa sino a quel momento imprevedibile: da allora egli doveva diventare una delle figure più rilevanti, se non più influenti, dell’intera gerarchia militare e giocò, in qualche occasione, un ruolo politico di primo piano a livello nazionale.
Tra il 1914 e il 1916 fu C.S.M della II armata (con Frugoni), poi della V, fra l’altro preparando il balzo oltre l’alto Isonzo e lo ludrio. A riconoscimento dell’attività svolta, che incontrò il pieno favore del comandante supremo Cadorna , arrivò la promozione a maggior generale (18 ago. 1915). Con quel grado, comandante della 48a divisione, G. si distinse nella presa di Gorizia, verso S. Marco e sul Vertoiba. Comandante del I C.d.A nel 1917, passò presto al XXIV. Il 5 apr. 1917 Cadorna lo nominava tenente generale. Apprezzamenti e critiche aumentarono, nell’ambiente militare, quando, in occasione della crisi parlamentare del giugno 1917, Cadorna lo propose come sostituto del ministro della Guerra P. Morrone, dimissionario.
L’incarico ministeriale con la connessa nomina a senatore, aveva portato alla ribalta una figura di militare tecnico, estraneo ai giochi della politica, che a Cadorna doveva per intero la sua ascesa e che era, inoltre, intimamente convinto della bontà della tattica e della globale condotta della guerra da parte del comandante supremo.
La difesa di Cadorna prima e dopo Caporetto gli valsero, nella continuità voluta dalla corona per bilanciare Diaz, la poltrona di Vice capo di S.M. Generale in tandem con Badoglio. Per la vicenda di Caporetto non aveva alcuna responsabilità poiché come tutti i politici, prima e dopo, era stato estromesso dalla sala dei bottoni. Secondo alcuni era già in progetto la sostituzione di Cadorna col duca d'Aosta e due vice nelle persone di Giardino e Diaz. Torna quindi al Comando Supremo con Diaz dopo il 9 novembre 1917 con delega al Consiglio superiore interalleato a Parigi praticamente tagliato fuori dai maneggi di Badoglio che restava l'unico titolare della carica*. A meta del 1918, da le dimissioni dall'incarico di Parigi e chiede un comando operativo che viene individuato nella IV Armata del Grappa. Fu membro nel dopoguerra del Consiglio dell'Esercito, massimo organo consultivo formato dai generali vittoriosi. Dal 1923 al 1924 fu governatore dello Stato libero di Fiume e nel 1926 venne nominato Maresciallo d'Italia. E'decorato di Croce dell'Ordine Militare di Savoia, di Gran Ufficiale e Cavaliere di Gran Croce nello stesso Ordine.

 

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