Manfredo Fanti
Figlio di Antonio e di Silea Ferrari Corbolani, nacque a Carpi di Modena il 22 febbraio 1806 e morì a Firenze il 5 aprile 1865. Cadetto nel 1825 nel Corpo dei pionieri al servizio degli Estensi, dopo cinque anni di studi, conseguì la laurea in ingegneria. Nei moti rivoluzionari del 1831, organizzati da Ciro Menotti, aderì al Governo insurrezionale di Modena e combattè nelle Romagne con le truppe dello Zucchi, segnalandosi il 25 marzo nel combattimento di Rimini. Dopo la capitolazione di Ancona, condannato a morte, sfuggendo gli agguati della polizia, si rifugiò in Francia, da dove congiurò con Mazzini per una sollevazione in Savoia quindi nel 1835 passò nella Spagna e si arruolò volontario nell'Esercito della reggente Maria Cristina contro i Carlisti. Fu tenente nel 5° battaglione di Catalogna, poi capitano, indi maggiore sempre per merito di guerra. Nel 1839 entrò nell'Esercito regolare spagnuolo e nel 1847 venne promosso colonnello di cavalleria assumendo le funzioni di capo di stato maggiore del Comando generale di Madrid. Alle avvisaglie della nuova guerra italiana del 1848, lasciò la Spagna per rientrare in Italia dove, rifiutato dai Piemontesi, ebbe il comando della difesa di Vicenza poi di una brigata della divisione Lombarda. Nel 1849 alla ripresa della guerra, sostituì Ramorino alla Divisione dopo la sconfitta sul fronte del Po’. Dirottato coi suoi su Genova, evitò di prendere parte alla repressione della rivolta.
Congedati gli uomini e posto in aspettativa dai Piemontesi, sempre per la sua cattiva fama di monarchico, fu richiamato nel 1855 al comando di una brigata del corpo di spedizione della Crimea. Nel 1859 comanda la Brigata Aosta della 2a divisione segnalandosi specialmente nei combattimenti sulla Sesia, a Confienza, a Magenta ed a San Martino, meritando la croce di cavaliere dell'Ordine Militare di Savoia. Dopo la pace di Villafranca venne inviato ad organizzare l’esercito delle regioni liberatesi dai governanti filo austriaci e papalini. Oltre 45.000 uomini erano pronti in poco tempo per l’invasione del papato, ma considerazioni politiche sconsigliano questa mossa ora. Nel gennaio del 1860 fu nominato ministro della guerra e contemporaneamente assunse il comando del Corpo d'esercito destinato ad operare nell'Italia centrale. Con ammirabile e travolgente successo, in poche settimane, egli ottenne l'annessione all'Italia della Romagna, delle Marche e dell'Umbria, e per tale risultato fu decorato della gran croce dell'Ordine Militare di Savoia. Ebbe quindi la promozione a generale d'armata e la nomina a capo di stato maggiore generale dell'esercito nell'Italia meridionale. Fu decorato di medaglia d'oro al valore con regio decreto 1° giugno 1861 «per essersi distinto all'attacco e presa di Mola di Gaeta, 4 novembre 1860 ». L’invasione del restante territorio pontificio (Lazio escluso) si era reso necessario per collegare il nord al sud liberato da Garibaldi
Fanti was given the chief command of a strong Italian force which invaded the papal states, seized Ancona and other fortresses, and defeated the papal army at Castelfidardo, where the enemys commander, General Lamoricire, was captured. In three weeks Fanti had conquered the Marche and Umbria and taken 28,000 prisoners. When the army entered Neapolitan territory the king took the chief command, with Fanti as chief of the staff. After defeating a large Neapolitan force at Mola and organizing the siege operations round Gaeta, Fanti returned to the war office at Turin to carry out important army reforms. His attitude in opposing the admission of Garibaldis 7000 officers into the regular army with their own grades made him the object of great unpopularity for a time, and led to a severe reprimand from Cavour.
Fu deputato, pel collegio di Nizza Monferrato nella 2a legislatura e fu anche nominato senatore il 29 febbraio 1860. Fra le sue opere principali c’è la rinascita della Accademia di Modena e la costituzione del regio Esercito Italiano in data 4 maggio 1861.
"Vista la legge in data 17 marzo 1861, colla quale S.M. ha assunto il titolo di Re d'Italia, il sottoscritto rende noto a tutte le Autorità, Corpi ed Uffici militari che d'ora in poi il Regio Esercito dovrà prendere il nome di Esercito Italiano, rimanendo abolita l'antica denominazione di Armata Sarda."
Firmato Manfredo FANTI, Ministro della Guerra.
La sua assenza alla guerra del 1866 si fece sentire. Era morto l’anno prima a Firenze.