Cristina Trivulzio di Belgioioso 1808-1871

Di casata nobile, principessa, resta orfana del padre all'età di 4 anni. Educata secondo i dettami della aristocrazia lombarda all'età di 16 anni sposa il nobile Emilio di Belgioioso. Questo matrimonio, con un impenitente donnaiolo, ha vita breve. A vent'anni Cristina lascia il paese e per motivi di salute si reca prima in Liguria poi a Ischia. Frequenta salotti liberali mazziniani tanto che il suo passaporto "Lombardo" è nella lista dei sospesi dalla polizia. Dalla Francia in cui si è rifugiata, finanzia il movimento insurrezionale modenese di Menotti. Falliti i moti e rimasta senza soldi si rivolge a Parigi al marchese de Lafayette che la introduce a corte. Ripresi i rapporti con la madre in Italia recupera una parte del suo patrimonio. Nel 1832 il marito Emilio si stabilisce a Parigi e riallaccia i rapporti con lei dal quale avrà una figlia, Maria Gerolama (1838). Nel suo salotto accoglie Bellini, Liszt ma anche gli italiani in fuga. Nel 1840 ritorna in Lombardia, dove ritrova una società molto diversa da quella che aveva lasciato. Le sue idee "moderne" sono in netto contrasto con quella parte aristocratica che non abbandonerà mai l'imperatore d'Austria. Quadro di F. HayezLo stesso Manzoni le vieta di assistere la madre Beccaria morente. Ritorna a Parigi dove si dedica alla stesura del suo primo libro (opera religiosa) in francese. Il marito dopo l'ultima scappatella sparisce per sempre dalla sua vita.  Nel 1844 finanzia prima la nascita della Gazzetta Italiana subito sequestrata dalla Polizia, poi l'Ausonio diffuso dal Piemonte. Le difficoltà che in Piemonte le frappongono la spingono a portare a Napoli la redazione. Allo scoppio della rivolta delle 5 giornate Cristina ritorna a Milano accompagnata dai patrioti napoletani e qui si dedica al giornalismo con un altro foglio "Il Crociato". Dopo la sconfitta di Novara, anziché seguire l'amico Niccolò Tommaseo a Venezia, si reca a Roma col Mazzini, pur non condividendone l'avventurismo insurrezionale sempre fallimentare. Lei stessa aveva cercato di mediare con Carlo Alberto un avvicinamento fra i due. Il 2O aprile 1849 le viene dato l'incarico di formare un comitato di soccorso ai feriti (si dice che Cristina, con i suoi modi da donna fatale, fa salire la febbre ai feriti. Oltre a lei e a Giulia Modena, moglie dell'attore mazziniano,  nel comitato di soccorso della Repubblica romana ci sono Margherita Fuller *, la scrittrice americana che ha sposato in segreto il marchese Ossoli e Enrichetta di Lorenzo, la compagna di Carlo Pisacane) e ad assumere l'incarico di direttrice delle ambulanze. Nonostante l'impegno profuso dalla "cittadina Trivulzio", la mancanza di mezzi sanitari idonei non permette di fornire ai feriti anche gravi un idoneo intervento. Se a questo si aggiunge come diceva lei "Il consiglio di sanità composto di neri (preti) e di asini e l'intendenza di ladri"si capisce come i risultati tardassero a venire. Poiché anche gli interventi dovevano essere decisi collegialmente, il consiglio passava più tempo in seduta che sui malati. La sua proposta di aprire una scuola per infermiere, stante la situazione, cadde nel vuoto. Non è la prima volta che la Principessa Belgioioso si occupa del problema della formazione professionale femminile; tra le sue contadine lombarde di Locate ha condotto esperimenti di associazione per l'educazione, il lavoro e gli affari domestici. Sugli ospedali è stato steso un drappo nero nella speranza che i francesi evitino i bombardamenti, cosa che non avviene.

Pio IX con la "Noscitis et nobiscum"** le insulta volgarmente «miseri infermi già presso a morire, […] costretti ad esalare lo spirito tra le lusinghe di sfacciata meretrice». La Belgioioso replicherà: «Non sosterrò che tra la moltitudine di donne che, durante il maggio e giugno del 1849, si dedicarono alla cura dei feriti non ve ne fosse neppure una di costumi reprensibili: Vostra Santità si degnerà sicuramente di considerare che non disponevo della Polizia Sacerdotale per indagare nei segreti delle loro famiglie, o meglio ancora dei loro cuori. Tuttavia "continuava" di una sola cosa si poteva essere certi, che esse «erano state per giorni e giorni al capezzale dei feriti; non si ritraevano davanti alle fatiche più estenuanti, né agli spettacoli o alle funzioni più ripugnanti, né dinnanzi al pericolo, dato che gli ospedali erano bersaglio [proprio per continuo criminale incitamento papale] delle bombe francesi». (Durante i funerali di Pio IX (tanto santo a detta di Woitjla), la polizia e i bersaglieri riuscirono a stento a trattenere la folla che, spintonando brutalmente, si era già impadronita della bara per gettarla nel Tevere).

Vengono colpiti quartieri come Trastevere e monumenti importanti. Nelle notti di tregua legge Dickens e assiste Mameli nella sua lunga agonia.  Lasciata Roma vaga per diversi anni nel mediterraneo, prima da Malta ad Atene, poi da Scutari a Gerusalemme. Nel 1857 le vengono restituiti i beni confiscati e può ritornare a casa in Lombardia. Rimasta sola dopo il matrimonio della figlia scrive " Della presente condizione delle donne e del loro avvenire " e riceve nel suo salotto tutti i reduci del risorgimento. Il 5 luglio del 1871 muore a Milano.   http://www.url.it/donnestoria/testi/belgioioso/sagrivquarantotto.htm

* Margaret Fuller è stata la prima donna corrispondente estera americana, ma è soprattutto una leggenda femminista per la sua passione politica, il suo impegno sociale e la sua vita anticonvenzionale. …Nel 1846 dunque la Fuller giunse a Londra, dove conobbe anche Mazzini, di cui divenne amica. Arrivata in Italia (conosceva bene l’italiano), la Fuller partecipò con fervore agli entusiasmi e alle vicende risorgimentali, conoscendo anche Alessandro Manzoni. A Roma si innamorò del Marchese Giovanni Angelo Ossoli, un bel ragazzo di 26 anni (circa dieci anni più giovane di lei) da cui ebbe un figlio. A novembre del 48 ritornò a Roma e riprese il lavoro, inviando i suoi articoli al Tribune, in cui parlava degli eventi di cui era testimone: nel febbraio 1849 era stata proclamata la Repubblica Romana ed il Papa Pio IX era fuggito, Garibaldi aveva amministrato Roma per un mese, poi i francesi avevano attaccato Roma, vi era stata una lotta eroica, la sconfitta. Durante l’assedio di Roma, sotto la direzione di Cristina di Belgioioso, la Fuller collaborò all’assistenza dei feriti, mentre Ossoli prendeva parte alla rivolta. Caduta la Repubblica, Margaret Fuller con Angelino ed Ossoli, si trasferì a Firenze, dove cominciò a lavorare ad una saggio sulla rivoluzione italiana. La situazione economica però lasciava a desiderare ed occorreva trovare al più presto un editore per il libro. Con il figlio Angelino dunque, gli Ossoli si imbarcarono a Livorno, sul veliero 'Elisabeth'. Durante il viaggio, il capitano della nave morì ed il comando fu affidato ad un sottufficiale poco esperto, che portò la nave al naufragio proprio davanti alla baia di New York. http://www.psicolinea.it/p_p/margaret_fuller.htm  

SFACCIATA MERETRICE

**L'incipit della Enciclica Papale "Noscitis et nobiscum"data a Napoli, dal sobborgo di Portici, li 8 Dicembre dell’anno 1849 da Pio IX in predicato di diventare santo.

"Voi conoscete, e vedete con Noi, o Venerabili Fratelli, con quanta malvagità siano invalsi e abbiano preso animo, non ha guari, certi dichiarati nemici della verità, della giustizia e di ogni onestà, i quali sia con frode e con insidie di ogni fatta, sia all’aperto e come flutti del mare inferito che spumano le proprie turpitudini (Jud. 13), si studiano di propagare da per tutto tra i popoli della Cattolica Italia una sfrenata licenza di pensare, di favellare e di osare ogni cosa, e si sforzano di indebolire nella stessa Italia la Religione Cattolica, e di atterrarla, se fosse possibile mai, fino dalle fondamenta. La trama di questo infernale divisamento si diede a conoscere in parecchi luoghi, ma soprattutto nell’alma Nostra città, sede del Nostro supremo Pontificato, nella quale, poiché fummo costretti a partirne, imperversarono più liberamente, sia pure per pochi mesi; e ove, messa con sacrilego attentato sottosopra ogni cosa divina ed umana, il loro furore giunse a tal segno, che conculcata l’autorità e impedita l’opera dello specchiatissimo Clero Romano e delle Autorità che per Nostro comando soprattendevano ivi alle cose sacre, più d’una volta gli stessi miseri infermi già presso a morire, sprovveduti di ogni conforto della Religione, furono astretti ad esalare lo spirito fra le lusinghe di sfacciata meretrice".

il testo completo http://www.totustuus.biz/users/magistero/p9noscit.htm

27 luglio 1849 Fine della Repubblica Romana – Avviso per i Signori Ufficiali Francesi. – La signora Luisa Phiffer, Luigia Ravaglini e Clelia Belli, di pubblica e conosciuta fama, e specialmente per la carriera che fin dalla loro prima gioventù percorsero in servizio dei preti e degli stranieri, si recano a dovere di prevenire i signori ufficiali francesi che a rendere ad essi più gradito il soggiorno di Roma, si sono determinate di aprire nelle rispettive loro abitazioni casini di piacere esclusivamente dedicati all’uso dei francesi e del clero sotto la protezione speciale della mai abbastanza encomiata commissione municipale: questi casini saranno montati con ogni eleganza e polizia sotto la garanzia sanitaria dell’egregio e charissimo signor Dott. Achille Lupi, spontaneo in tutto. In essi si promette varietà di persone e varietà di piacere. Tutte le figlie, tutte le nepoti, l’affine del parentado in genere, dalla più giovane, alla più matura si presteranno (ciascuna nelle opportune e convenienti parti) a soddisfare con impegno ed affetto, e soprattutto con quel disinteresse che per le suddette famiglie è ormai tradizionale in Roma ai desideri tutti dei signori uffiziali francesi. Tra le gentili signore, così sarcasticamente vilipese, troviamo Luigia Ravaglini detta l’“anticamera del paradiso”, sorella di Carolina Morici, altra romana di razza, amante dell’Azeglio negli anni giovanili... http://italies.revues.org/2025 

Torna all'indice di Carneade

Torna a paragrafo