|
EUGENIO DI SAVOIA |
I mille anni della dominazione |
|
Musulmana in Europa |
|
(711-1717) |
|
I primi quindi a essere colpiti dal maglio coranico furono i Bizantini a Damasco (635), Aleppo, Antiochia (637), la Palestina (638-640), la Tripolitania (644) poi il resto dell’africa settentrionale con tribù ostili come i berberi (mori) che furono piegate e divennero poi le principali alleate degli Arabi. A est toccò ai persiani: Mesopotamia (635-638), Persia (642-648) poi il centro Asia russo Turkestan (651-655) e le montagne Afgane (652). Era ora ormai di passare sul continente Europeo per quella che era la porta più debole, la Spagna dei Visigoti, ombra dell’antico popolo guerriero dei Goti. Gli Arabo-berberi avanzarono rapidamente (711), oltrepassando anche i Pirenei. Entrati in Francia (715), occuparono Narbona (719), dilagando nella Francia meridionale. Fermati in due memorabili battaglie nel centro della Francia, ad Autun (725) e a Poitiers (732), per opera di Carlo Martello, nel 759 Pipino il Breve (714-768) li costrinse a lasciare gran parte del territorio francese. Con veloci azioni le navi musulmane presero però a scorrazzare lungo le coste europee, facendo bottino e schiavi. Già dall'VIII secolo le galee arabe a remi nel Mediterraneo erano diventate una temibile realtà, anche se la superiorità bizantina non fu messa in forse fino al IX-X secolo. Papa Adriano I per contrastarli (772- 795) fece costruire una flotta. Papa Leone III (795-816) incrementò la flotta col concorso delle città marittime del Lazio per tenere a bada i Saraceni che, sterminati gli abitanti di Lampedusa, saccheggiavano i litorali di Sicilia, Sardegna, Corsica, Ischia e Ponza, fino a Nizza. Le incursioni spesso servivano anche per ottenere ingenti riscatti per le persone importanti catturate. Quando nell’827 i Saraceni sbarcarono a Mazara in Sicilia, facendo strage di cristiani, Papa Gregorio IV (827-844) ordinò di fortificare il porto di Ostia per il timore che alla fine anche Roma fosse saccheggiata. Il dominio islamico sulla Sicilia iniziò a partire dallo sbarco di Mazara del Vallo e terminò con la caduta di Noto nel 1091. Il saccheggio di Roma avvenne puntualmente ma la città capitolina per il momento restò esclusa a danno della campagna circostante. Nell’829 i Saraceni presero Centocelle, facendone la base di partenza di incursioni. Dall’840 all’842 occuparono Bari e Taranto, infiltrandosi fino a Benevento, mentre nello stesso anno anche Genova subiva un attacco saraceno. Durante il pontificato di Sergio II (844-847) i Saraceni sbarcarono in forze alle foci del Tevere risalendolo, col saccheggio delle basiliche di S. Pietro (fuori le mura) e di S. Paolo. La città (sotto Leone IV (847-855) si munì di possenti mura che includevano S. Pietro e altri quartieri (Castel Sant’Angelo). Le incursioni continuarono quindi lungo le coste ma anche lungo i fiumi navigabili come il Garigliano in cui si insediarono per lungo tempo con la complicità anche dei signori italiani. Da li saccheggiarono Montecassino, dove uccisero l’abate e molti monaci, portando desolazione per oltre trent’anni nelle province di Benevento, Roma, Spoleto. Con l’aiuto degli Spoletani papa Giovanni X (914-928) riuscì a far rientrare nel Garigliano i Saraceni, che si erano stabiliti nella Sabina, a nord di Roma. Molto probabilmente la pagina più tragica per Genova fu il saccheggio della città del 26 Agosto 935 da parte dei musulmani. Alle prime luci dell'alba, gli arabi arenarono le loro 200 galee sotto San Siro e, mentre tutti i genovesi dormivano, entrarono nelle case, saccheggiandole, uccidendo tutti gli uomini e rapendo le donne e le bambine. La cattedrale di San Siro e le altre chiese furono profanate e bruciate. Dopo due ore d'inferno gli arabi tornarono alla spiaggia e ripartirono verso altri lidi trascinando seco il naviglio genovese. L'evento risultò devastante per i genovesi che cominciarono a serbare un odio feroce verso i saraceni che potrà essere placato solo 16 anni dopo quando li sconfissero. Contemporaneamente i mori di Frassineto (Provenza) si spinsero fino ad Acqui, Alba, Asti e Tortona bloccando presso Serravalle Scrivia le vie di comunicazione con la Lombardia. Gli eccessi in terra santa fecero perdere le staffe ai Papi succedutisi dopo l’anno mille che per la piega che aveva preso sembrava veramente per l’occidente la fine del mondo. Papa Sergio IV (1009-1012) pensò ad una spedizione armata per liberare i cristiani e i luoghi santi cosa che non ebbe seguito fino al pontificato di Urbano II nel 1096. Durante il pontificato di Benedetto VIII (1015) i Mori di Spagna sbarcarono in Sardegna: sconfitti dalle flotte del papa, di Genova e di Pisa, furono costretti a rientrare in Spagna. |
|
La Spagna musulmana
La Reconquista fu il periodo che distinse la riappropriazione dei Regni moreschi musulmani di al-Andalus (arabo: الأندلس, al-Andalus) insediatisi nella Penisola iberica (le attuali Spagna e Portogallo) da parte dei sovrani cristiani di Leon e Castiglia Ferdinando II e Isabella, che culminò il 2 gennaio 1492, Los Reyes Católicos ("I Re Cattolici"), espulsero dalla Penisola l'ultimo dei governanti musulmani, Boabdil di Granada, e tutti gli ebrei, unendo gran parte di quella che è la Spagna odierna sotto il loro potere e apprestandosi a finanziare Cristoforo Colombo per la sua navigazione alla scoperta dell'America.. * …. Da wikipedia http://en.wikipedia.org/wiki/History_of_the_Jews_in_Spain I barbari, in quanto dediti originariamente ad altra religioni non si occupavano molto del formalismo cristiano e continuavano nelle loro pratiche familiari praticamente sulla scia dei culti familiari romani. Ma tutto questo aveva fine se a convertirsi era la famiglia reale….dall’arianesimo al cattolicesimo nel 587 d.c. (I Germani veneravano le forze naturali che personificarono ed intesero dualisticamente, cioè come potenze lucide o buone e potenze tenebrose o cattive: Gli dei per poco non debellati dai Giganti, furono salvati da Odino o Wotan. Accanto a Odino o Wotan è Donar o Thórr, dio del tuono; seguono: Tyr (Zill, Eru), dio della guerra; Nerfus la terra, madre degli dei; Frigg, moglie di Odino; Freyja, dea dell’amore; Baldur, dio della luce primaverile; Bragi, della poesia; Loki, dio diabolico del fuoco; Freyr, dell’abbondante raccolto, che cavalca un cinghiale dalle setole d’oro; Hel, dea dell’inferno; le tre Norne che tessono la sorte; le Walchirie, vergini portascudo di Odino, che sospingono nel Walhalla gli eroi caduti sul campo di battaglia. da storiafilosopfia.it)
|
|
LA QUARTA CROCIATA
Un altro Regno, questa volta provvisorio (in giallo nella piantina a fianco), si creò sui territori oggi Greci e su parte della Turchia Asiatica (Costantinopoli inclusa come da immagine a dx), all'epoca della IV crociata. L'impero latino (1204-1261) fu il risultato delle mire veneziane che avevano messo a disposizione "gratuitamente" navi per il trasporto dei crociati non prima di aver preso (espugnato) Zara sulla costa Dalmata sotto la protezione Ungherese e concorrente commerciale. Precisiamo: Zara era cattolica e sotto la protezione ulteriore di Papa Innocenzo III. La conquista, con una flotta di 370 navi, non fu difficile (5 giorni d'assedio) e si scalava dal noleggio. Arrivò la scomunica per i Veneziani che avevano ben altro di cui preoccuparsi, ma non per i crociati complici perché questi come le navi veneziane dovevano proseguire nella loro opera. Opera che come si vedrà ebbe un'altro stop e un altro obiettivo: l'impero romano d'Oriente ora in eresia ortodossa*. Nel 1203 fu la volta di Costantinopoli le cui terre residue vennero spartite fra Baldovino di Fiandra, eletto imperatore cristiano d'oriente, i nobili della crociata e per 1/3 (isole Greche e scali) ai veneziani che così si assicuravano il monopolio dei traffici commerciali nel Mediterraneo orientale a discapito dei rivali genovesi (punti verdi) e saldavano il conto dell'affitto delle navi. I veneziani, come gli altri, portarono anche a casa come bottino i quattro cavalli di bronzo della Basilica di San Marco, l'icona della Madonna Nicopeia e molte preziose reliquie che sono nel tesoro della cattedrale di San Marco. Così ebbe fine la quarta crociata partita con uno scopo e finita con un altro.
*.Il Grande Scisma, detto d’Oriente divise la Cristianità Calcedoniana fra la Chiesa Cattolica romana, che aveva sviluppato l'idea del primato (anche giurisdizionale) del Vescovo di Roma (in quanto considerato successore di Pietro), e la Chiesa Ortodossa, che invece riteneva di rappresentare la continuità della chiesa divisa in patriarcati (Costantinopoli, Alessandria, Antiochia e Gerusalemme, che, con Roma, formavano la cosiddetta pentarchia). Lo Scisma fu il risultato di un lungo periodo di progressivo distanziamento fra le due Chiese e solo ai fini storici lo si individua nel 1054 anno in cui Papa Leone IX, attraverso i suoi legati, lanciò la scomunica al patriarca Michele I Cerulario e quest'ultimo, a sua volta, rispose con un proprio anatema. Altre divisioni considerate marginali (l'aggiunta del Filioque nel Credo Niceno) entrarono poi nella disputa che non si ricompose più. La Chiesa si divise lungo linee dottrinali, teologiche, linguistiche, politiche e geografiche nonostante in due formali riunioni, nel 1274 (nel Secondo Concilio di Lione) e nel 1439 (nel Concilio di Basilea), fosse avvenuta una qualche riconciliazione. In entrambi i casi le riconciliazioni furono disconosciute dai fedeli e dal basso clero in quanto i capi spirituali che vi presero parte, nel consentire queste cosiddette "unioni", avrebbero oltrepassato la propria autorità. Alcune comunità ecclesiastiche inizialmente Ortodosse tuttavia cambiarono giurisdizione e passarono sotto il controllo del Papa di Roma. Tali comunità sono ora dette Chiese cattoliche di rito orientale ovvero Uniati (termine spregiativo). La situazione comunque si aggravò col sacco di Costantinopoli per opera dei Crociati latini nel 1204 e nel 1472, anno in cui la Chiesa d'Oriente rifiutò il Concilio di Firenze in occasione del Sinodo indetto da Dionisio I di Costantinopoli. La rottura tra Oriente e Occidente loro la chiamano "Scisma dei Latini".
Espansione Ottomana
Se le crociate (1099/1399) avevano in parte aiutato a fermare
l’espansione musulmana che si era arenata alle porte di Costantinopoli
(e a favorire la riconquista spagnola del 1400), la fine di queste diede slancio a un
nuovo ciclo espansivo questa volta ad opera delle tribù turche ottomane** del Centro
Asia convertite alla fede musulmana. L'avanzata dei turchi fu
rapida e inarrestabile: partendo dall'Asia minore, nel 1354 essi
superarono lo stretto dei Dardanelli, nel 1361 conquistarono Adrianopoli;
nel 1389, a seguito della battaglia detta Kosovo Polje, abbatterono il
regno di Serbia (per i serbi questa è festa nazionale 15 giugno di ogni
anno) e nel 1393 conquistarono il regno di Bulgaria, arrivando
a minacciare l'Ungheria. Il re d'Ungheria per arginare il pericolo turco, costituì un grande esercito composto da cavalieri polacchi, boemi,
ungheresi, tedeschi e francesi, ma anch'esso venne distrutto nella
battaglia di Nicopoli, sul Danubio, nel 1396. **Se d'ora in poi identifichiamo la dinastia turca fondata da Othman o Osman I nel sec. XIV (1300) in Impero ottomano lo si deve alle vicende del suo primo condottiero oghuz. Verso l'Anatolia si diressero quindi numerose tribù di nomadi turchi, tra cui gli oghuz o turcomanni, in cerca di bottino e di gloria quali combattenti per la fede musulmana (in arabo ghâzî). Quando i selgiuchidi vennero a loro volta sottomessi dai mongoli, l'Anatolia si frantumò in numerosi principati, tra i quali emerse, a diretto contatto con la frontiera bizantina, quello di Osmân, un condottiero oghuz che conquistò il ricco centro commerciale di Bursa nel 1326, facendone la prima capitale dello stato. I suoi figli Orkhân e Ala ud-Dîn gettarono le basi dell'espansione successiva, avviando da una parte una politica di alleanze, anche matrimoniali, con le fazioni bizantine in lotta per la supremazia, e combattendo dall'altra i principati islamici lasciati alle spalle. Un altro passo sulla via dell'espansione imperiale fu merito di Süleyman, figlio di Orkhân, che, conquistando Gallipoli nel 1354, diede alla dinastia una preziosa testa di ponte in Europa. |
|
L'espansione ottomana riprese sotto il regno del sultano Murad II, che guidò i turchi dal 1421 al 1451. Fu sotto di lui che nell'esercito turco vennero introdotte le prime artiglierie. Nel 1430 egli conquistò Salonicco: in questo modo, all'Impero Bizantino non restavano che Costantinopoli e una sottile striscia di territorio circostante. Vista la gravità della situazione, il governo bizantino si appellò ai regnanti occidentali, dichiarandosi disposto a riaccettare un'unione con i cattolici, deliberata dal Concilio di Firenze del 1439: questa unione venne però respinta dalla popolazione locale, memore delle tragedie provocate dalle Crociate. Nonostante ciò, i regnanti europei riuscirono a mettere insieme un esercito composto da polacchi, ungheresi, boemi, tedeschi e francesi, che venne duramente sconfitto dai Turchi nella battaglia di Varna (Bulgaria), nel 1444. La caduta di Costantinopoli alla fine arrivò martedì 29 maggio 1453, dopo un assedio di due mesi comandato da Maometto II. Cadde poi in mano dei turchi tutta l’Africa Settentrionale e le aree precedentemente Arabe. Nel 1917 Lawrence si appellò al popolo arabo per sconfiggere gli ottomani e qualche anno dopo questo cadde anche ufficialmente con la costituzione della Repubblica Turca (1923). Marginale ma non meno importante (torniamo indietro) la posizione dell'Ungheria che vive uno stato di guerra continua contro il confinante Impero Ottomano, con risultati alterni ora di vittoria (battaglia di Belgrado, 1456), ora di sconfitta (battaglia di Mohács, 1526). Con la battaglia di Mohács l'Ungheria venne divisa in tre parti: ad ovest e a nord, la così detta "Ungheria Reale", controllata dagli Asburgo; ad est il principato di Transilvania, tributario della Sublime Porta, ed a sud l'Ungheria ottomana, divisa nei "vilajeti" di Buda e Temesvár (Timişoara). Vennero poi le vittoria alla battaglia di Lepanto (1571), della Lega Santa che riuniva le forze navali di Venezia, della Spagna (con Napoli e Sicilia), di Roma, di Genova, dei Cavalieri di Malta, del Ducato di Savoia, del Ducato d'Urbino e del Granducato di Toscana, federate sotto le insegne pontificie e di Vienna (1683). La vittoria sui Turchi nel 1683 a fianco del re Polacco Jan Sobieski, venuto in aiuto dell'Imperatore Leopoldo I, inaugura per Eugenio di Savoia una vita intera dedicata alla guerra, alla diplomazia ed alle vittorie. Promosso maggior generale e membro di diritto dello Stato Maggiore si distingue nella successiva campagna contro i turchi (1687), portando con i suoi due reggimenti un contributo determinante alla vittoria di Mohács e guadagnandosi la promozione a tenente generale. I turchi di Ahmed III nel 1714 dichiarano guerra alla Repubblica di Venezia alleata dell'Austria, che viene coinvolta nel conflitto. Violati i patti della pace di Carlowitz, i turchi guidati dal Gran visir Damad Alì Kumurçi, si avvicinano con un esercito di oltre 100.000 uomini alle postazioni di Eugenio nei pressi di Petervaradino e cominciano l'accerchiamento delle truppe austriache, ma Eugenio con una sortita audace ed improvvisa il 5 agosto 1716 li sconfigge pesantemente. Il resto dell'anno lo impiega a liberare il Banato e ad espugnare la fortezza di Temesvar (14 ottobre 1716). L'anno successivo marcia su Belgrado, ancora in mano ai turchi, e il 16 agosto 1717 strappa la città ai turchi dopo un breve assedio. Il 21 luglio 1718 viene firmata la pace di Passarowitz, con la quale l'Austria ottiene a spese dell'impero ottomano il Banato, Belgrado e la Serbia settentrionale, la Valacchia ed altri territori circostanti. L'Impero raggiunge così, grazie ad Eugenio di Savoia, la sua massima espansione e la fine ufficiale dell'orda ottomana. Dovranno però trascorrere altri 200 anni per avere la fine dell'Impero Ottomano e il rilascio dell'ultimo stato referente al sultano, l'Albania. |