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I due socialisti |
1911 la guerra di Libia |
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IL GIOVANE MUSSOLINI |
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Mussolini e Nenni sotto le armi (nel '15) |
Dopo un comizio socialista in piazza, la folla si diresse vociando verso la stazione ferroviaria dalla quale partivano le tradotte militari per la Libia. I treni erano carichi dei richiamati della classe '88, congedati solo 20 giorni prima. Alla testa dei manifestanti erano due giovani sindacalisti, Pietro Nenni (il repubblicano segretario della Federazione Braccianti della "Nuova Camera del Lavoro" di Forlì) e Benito Mussolini. Riunita una squadra di gente decisa, riuscirono a rovesciare un vagone facendo poi distendere sui binari donne e bambini. I soldati venivano letteralmente strappati dal treno senza che i carabinieri e la cavalleria, arrivata in rinforzo, potesse farci nulla. Il brigadiere dei carabinieri intuì che se avesse colpito i capi dei rivoltosi forse avrebbe avuto partita vinta. Nenni si prese allora una sciabolata alla testa. Col ricovero di Nenni e la sparizione di Mussolini la manifestazione si sciolse. Il 14 ottobre (siamo nell'11) il governo li fa arrestare entrambi e mette dentro anche Aurelio Lolli, portiere della C.d.L. per attentato alla libertà di lavoro (picchettaggio), resistenza alla forza pubblica e incitamento all'odio di classe. Condannati in primo grado, sono trasferiti in carcere a Bologna ad attendere l’appello, dibattuto il 19 febbraio 1912: la sentenza infligge sette mesi e mezzo a Nenni, cinque mesi e mezzo a Mussolini. Da dove veniva questo capopopolo 27enne antimilitarista chiamato dai socialisti Duce?. Il padre Alessandro gli impose il nome Benito il 29 luglio 1883 in memoria di Benito Juarez rivoluzionario americano. La madre maestra (Rosa Maltoni morta nel 1905) fu la sua prima insegnante e la sua sponsor dai salesiani dove prese, lui stesso, il diploma di maestro. La sua passione di arringare la folla, teneva incollato chiunque passasse durante le sue sfuriate oratorie, sia che fossero storiche sia politiche. Il primo incarico da maestro lo ha a Gualtieri di Reggio Emilia dove diventa anche segretario di sezione dei socialisti. La sua anima inquieta (e storie con donne del paese) lo conducono presto fuori dai confini nazionali, in Svizzera, dove oltre all'apprendimento del tedesco (insegnava già francese) e delle teorie di Pareto*, insegna italiano agli emigranti per la licenza elementare
(Da
wikipedia:
*Vilfredo
Pareto (Parigi, 15 luglio 1848 – Céligny, 19 agosto 1923), fu uno dei
maggiori economisti italiani: trovò il modo di rappresentare in forma
grafica gli aspetti prioritari di un problema, quelli su cui cioè,
concentrare gli sforzi. Nel 1897 Pareto, studiando la distribuzione dei
redditi, dimostrò che in una data regione solo pochi individui possedevano
la maggior parte della ricchezza. Questa osservazione ispirò la cosiddetta
"legge 80/20", una legge empirica che fu formulata da Joseph M. Juran, ma
che è nota anche con il nome di principio di Pareto, e che è
sintetizzabile nell'affermazione:
la maggior parte degli effetti è dovuta ad un numero ristretto di cause
(considerando grandi numeri). Secondo la "legge 80/20" (i valori 80% e
20% sono ottenuti mediante osservazioni empiriche di numerosi fenomeni e
sono solo indicativi), in genere l'80% dei risultati dipende dal 20%
delle cause. Questo principio può avere diverse applicazioni pratiche in
diversi settori, ad esempio:economia: l'80% delle ricchezze è in mano al
20% della popolazione (ma ovviamente i valori reali variano a seconda
dei paesi e dei periodi). Oppure: il 20% dei venditori fa l'80% delle
vendite, ed il restante 80% dei commerciali fa solo il 20% delle
vendite. Pareto è inoltre
conosciuto per essere stato assunto nel 1870 come ingegnere presso
l’ufficio centrale del servizio del materiale della trazione di Firenze
della "Società anonima delle strade ferrate" e successivamente in tante
altre aziende al pari di moderni Manager.
http://www.fiammacanicatti.it/libri/Vilfredo Pareto.pdf
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FOGLIO MATRICOLARE DI MUSSOLINI http://www.larchivio.org/xoom/matricolare.htm |